Tradizionale bretone (XIX secolo)
Breton traditional (19th Century)
Traditionnel breton (19ème siècle)
Album / Albumi: Alan Stivell, Reflets, 1970
Ed ecco una delle famose e simpatiche “dimenticanze delle CCG”, un “percorso fantasma” presente in questo sito fin dai suoi vagiti, ma che non è stato mai ufficializzato. E’ un brano che attribuisco a Alan Stivell perché fa parte del suo primissimo album in studio (se si esclude il Telenn Geltiek – Harpe Celtique del 1964), vale a dire Reflets del 1970; ma si tratta in realtà di una versione di un notevole canto tradizionale dei primi anni del XIX secolo. E non ci può essere alcun dubbio sull’epoca: è quella della coscrizione obbligatoria durante il periodo napoleonico e le sue guerre. Questo perché, nel canto, Napoleone è nominato espressamente: per quanto ne so, è una cosa piuttosto rara anche nei (tanti) canti bretoni basati sul coscritto... (continuer)
Teñval an deiz barzh an ti-mañ, la ru ri (continuer)
Allora sono quasi rassicurato...in realtà la canzone l'ho sentita per la prima volta dal vivo, il 1° giugno 1981 al concerto di Alan Stivell al vecchio teatro Apollo di Firenze, in via Nazionale. E la ho registrata lì la cassetta piratata: si riuscì a entrare dentro con un'asta di microfono alta due metri e mezzo, in mezzo al teatro, senza che nessuno ci dicesse nulla. Altri tempi! Ovviamente non ci capivo niente, per me il bretone allora era come il marziano. Imparavo i testi "a suono" senza capirli minimamente.
Sarebbe per me assai interessante possederla quella registrazione d’epoca al Teatro Apollo ma tant’è...a Riccardo una sola cosa (Brassens in dialetto cremonese) domandai tanti anni fa e non la ottenni mai: l’ingrato!! Solo per questo non meriterebbe questa mia consulenza armoricana ma per i “bretonanti” ho un debole e per stavolta...
Questo è il testo utilizzato da Alan Stivell, le correzioni rispetto a quello trascritto all'ascolto da Aotrou Gwenndour sono davvero minime e pressoché insignificanti (‘barzh/lon-lu-ra/’garan/da wel’)
Teñval an deiz ‘barzh an ti-mañ, lon-lu-ra
Teñval an deiz ‘barzh an ti-mañ,
Teñval an deiz ‘barzh an ti-mañ,
‘N hani garan n’eo ket amañ.
‘N hani ’garan n’eo ket amañ, lon-lu-ra
‘N hani ’garan n’eo ket amañ,
‘N hani ’garan n’eo ket amañ,
Aet da servij er rejimant.
Aet da servij er rejimant, lon-lu-ra
Aet da servij er rejimant,
Aet da servij er rejimant,
Napoleon... (continuer)
Purtroppo devo dirti che la cassetta con la registrazione del concerto del 1° giugno 1981 al teatro Apollo è oramai del tutto inservibile. E' una cassetta che ha 42 anni ed è completamente smagnetizzata: ho provato per scrupolo anche poco fa a metterla nel mangianastri, ma non si sente oramai che una specie di brusio indistinto. La tengo solo per ricordo. Naturalmente, con la mia ben nota imperizia, in questi 42 anni non ho mai provveduto a doppiarla, ma a quanto mi ricordo l'ultima volta devo averla ascoltata una ventina d'anni fa quando ancora funzionava un po'. Una copia doveva averla senz'altro anche la persona che era con me al concerto, un compagno di scuola chiamato L.P. (segnalo che avevamo entrambi anni 18 non ancora compiuti): l'attrezzatura, compresa l'asta di due metri e mezzo, era sua. Ma l'ho perso di vista da decenni né saprei dove ritrovarlo. Ohimé, questi sono, lo so, i miei... (continuer)
...non ci casco in questa offerta "brevi manu"...ti ho fornito del mio indirizzo di casa a Nesente, basterebbero i servigi delle Poste Italiane e qualche giorno di attesa del postino...pensa che anni fa ho contribuito ad una discografia italiana di Brassens pubblicata dal mensile Vinile, dove è citato il Ferrari che è l'unico che non ho mai ascoltato e vale pure per un altro articolo che scrissi nel 2020 per Blogfoolk Magazine "Brassens nei linguaggi e nelle musiche del mondo"...se credi di cavartela con le semplici "fiamme dell'inferno" ti sbagli di grosso, per questa tua insensibile e immotivata crudeltà verso di me serve ben altro...
In margine: mi fa ovviamente piacere che la mia trascrizione all'ascolto non differisca granché dal testo effettivo; ma con tutti i miei discorsi sul "bretone facile", avevo preso una cantonata sesquipedale trascrivendo "gweled" in dipendenza dall'aggettivo "kontant", che e' un errore da doppia matita rossa e da bocciatura immediata in bretone. In più, Alan Stivell proprio non lo dice. Ho quindi provveduto a ripristinare la dizione corretta, cospargendomi il capo di cenere.
Non è finita qui. Dieci minuti fa mi è venuto l'uzzolo di vedere se c'erano altri "videi" della canzone sul Tubo. E c'era anche quello che segue, col testo nei sottotitoli (!!!) -ancora leggermente diverso, tra l'altro; direi più "unificato". Insomma, eccolo qui.
PS. Tutto l'intervento di Flavio Poltronieri, col testo corretto e con la versione "notturna", è stato debitamente segnalato e linkato nell'introduzione.
Le fiamme dell'inferno riguardano appunto la mia insensibile e immotivata crudeltà; tanto che sono certo che, al momento del trapasso, invece di San Pietro troverò a giudicarmi Flavio Poltronieri che mi spedirà tra le fiamme ricordandomi del Ferrari. Per salvarmi da codesta mia sorte già segnata, comincia intanto a ridarmi il tuo numero di telefono (perso in un vecchio telefono letteralmente esploso). Pensa che da qualche tempo ho pure Whatsapp! Mi ridarai anche, poi, il tuo indirizzo di casa e provvederò a spedirti direttamente l'originale (che poi è un cd piratato, ma fa niente), che ti terrai. Sono stato letteralmente incapace di doppiarlo, quindi è giusto che passi in mano tua. In compenso spero che metterai una buona parola al momento del giudizio universale. Saluti.
PS. Il mio numero di telefono è sempre quello: 338 8619029. Per la mail invece puoi utilizzare rv250963@gmail.com
Se e quando avrò ricevuto il cd ogni mia rabbia esploderà estinguendosi all'istante come il tuo telefono, cosicché niente fiamme infernali ma, considerati i numerosi, incommensurabili e stimabili talenti fin qui da te espressi, sarò assai clemente (ma non mastella) con te, d'altronde, come scrivevo tempo fa in un articolo pubblicato su Terre Celtiche:
"...per i Bretoni la strada che porta all’inferno si presenta ben curata ed invitante. Se percorri quel cammino ci trovi novantanove taverne e in ciascuna di esse hai tempo per una sosta che dura cento anni. Ti siedi comodo e vieni servito da delle cameriere veramente assai graziose e gentili. Ti apparecchieranno liquori dal sapore sempre più gradevole, man mano che vai avanti nel percorso. E’ dura resistere alla tentazione di esagerare, ma se riesci a non ubriacarti prima dell’ultima taverna, fai ancora in tempo a tornare indietro e sfuggire... (continuer)
Chanson italienne (Elboise) — All'Elba non c’è più Napoleone — Alberto Carletti — 1955 ça.
Chanson composée par Alberto Carletti
NAPOLÉON SUR L’ELBE
Elles ne sont pas nombreuses, malheureusement, les informations que j’ai pu repérer sur Alberto Carletti, un chansonnier de Rio Marina qui est également l’auteur de « Elba terra nostra » — ELBE NOTRE TERRE (écrite en 1945), la chanson qui est quelque peu reconnue comme « l’hymne d’Elbe ». D’après ce qu’on trouve sur le net, Alberto Carletti est décédé en mai 2008 à Livourne ; son frère Carlo Carletti (connu sous le nom de Carlo D’Ego), également poète et animateur culturel de Rio Marina (et du Cavo), est décédé quelques années plus tard. Les chansons d’Alberto Carletti, c’est-à-dire celle présentée ici et « Elba terra nostra » mentionné ci-dessus, ont été interprétées et enregistrées par Giorgio Onorato, chanteur et interprète de folklore romain,... (continuer)
Con la sua melodia, la canzone è attestata attorno al 1840 nell'Odenwald, gruppo montuoso tra l'Assia, la Baviera e il Baden-Württemberg; siamo quindi molto lontani dai luoghi della Battaglia di Lipsia, la celebre “Battaglia delle Nazioni” (Völkerschlacht) che si svolse nelle campagne attorno a Lipsia tra il 16 e il 19 ottobre 1813 e che segnò forse la sconfitta decisiva di Napoleone Bonaparte. In termini di forze impegnate e di vittime (tra le due parti; di fronte c'era la coalizione tra Russia, Prussia, Austria e Svezia), la battaglia di Lipsia fu anche il più grande scontro delle intere guerre napoleoniche. Attestata ancora, attorno al 1880, nei territori del Nassau (quindi maggiormente nei pressi dei luoghi della battaglia), la canzone proviene dal n° 355 della rivista Deutscher Liederhort, pubblicato nel 1883. Con le sue oltre 2200 canzoni popolari tedesche raccolte, il “DL” è probabilmente la principale fonte per la conoscenza del canto popolare germanico. [RV]
Nel 1902, il drammaturgo, giornalista e sceneggiatore Valentino Soldani, nato nel 1873 a Rio Marina sull'Isola d'Elba, ma vissuto fin dal 1898 a Firenze (dove morì nel 1935), pubblicò sul giornale Il Secolo XX quanto segue. Nel 1902, il “secolo XX” che dava titolo al giornale aveva soltanto due anni: era nella sua prima infanzia e, appunto, questa è una cosa che ha a che fare con l'infanzia. Scriveva Valentino Soldani:
“Ma nell'Isola d'Elba colgo, forse ultimo fiore di ricordi napoleonici, dalla bocca d'una mia parente più che nonagenaria, una strana ninna-nanna cantata nella prima metà del secolo dalle madri elbane addormentanti i loro piccini. 'È la ninna-nanna cantata dalla mamma di Napoleone al figliolo piccino', mi disse, convinta, la vecchia.”
Facciamo che la vecchia parente del giornalista elbano, più che novantenne, fosse nata attorno al 1810, più o meno. Facciamo... (continuer)
Sombre et morose, il est l'atmosphère qui règne dans l'esprit des soldats en guerre.