Déclaration universelle des droits de l'âne
Chanson française – Déclaration universelle des droits de l'âne – Marco Valdo M.I. – 8 avril 2015
Marco Valdo M.I. mon ami, tu devrais quand même expliquer comment on en est venu à cette « Déclaration universelle des droits de l'âne » ; ce n'est pas, dit Lucien l'âne en souriant, que je l'ignore, mais il me paraît important de l'expliquer à ceux qui la liront. D'autant que c'est la première fois qu'on la publie et qu'elle résulte – la chose est importante – de notre collaboration : celle d'un homme et d'un âne, chacun se portant garant pour son espèce.
Tout a commencé par une réflexion de Bernart Bartleby - publiée ce 8 avril 2015 au matin dans les Chansons contre la Guerre. Réflexion qui disait très exactement ceci :
Per Marco Valdo M.I.: a quando la "Déclaration des droits de l'âne"?.
Ah, dit Lucien l'âne, il faudra donc y associer l'auteur... (continuer)
Zut alors, j'allais justement la traduire en italien... Du moins, j'allais essayer de le faire. Mais Bernart Bartleby, mieux que moi, l'a fait tellement bien... Que le Grand Âne l'emporte sur les chemins de montagne jusqu'à la mer et de là, nageant de concert, l'emmène à l'Elbe vider deux-trois fiasques avec le Ventu...
Trêve de salutations, il ne reste plus qu'à la traduire dans les mêmes langues (a minima - Jusqu'à présent, l'ONU en a dénombré 380) que celles dans lesquelles a été traduite la Déclaration Universelle des Droits de l'Homme de 1948 - dès à présent périmée, car raciste au plus haut point.
Continuo a dire che "tentattivo" mi piace parecchio, una sorta di "tentativo attivo", che poi, in fondo, sarebbe l'essenza stessa della traduzione: "tentare" di rendere "attivamente" un testo in un'altra lingua...che comunque sia ti è venuto parecchio bene, e confermo le parole di Marco Valdo. Sperando naturalmente che all'Elba a svuotarci fiaschi di quello buono ci andiamo prima o poi tutti assieme, cristiani, asini e chiunque desideri.
A proposito, però, devo lamentare la scomparsa del "Gringo", il vicino di campo all'Elba, che aveva le vigne sottocasa. A dire il vero è già diversi anni che non c'è più, ma su fallecimiento mi rende triste al ricordo. Faceva soprattutto un bianco torbido che non ho mai più sentito da nessuna parte al mondo, una broda che ghiacciava quasi nelle botti (altro che frigoriferi) e che sembrava andare giù allegra per poi tagliarti le gambe, zàc, senza pietà.... (continuer)
Rectification : La déclaration universelle des Droits de l'Homme a été traduite (ce jour) en 444 langues. La dernière qui devrait plaire à Bartleby est la traduction en franco-provençal - valaisan (ici pdf)
À hredatabase
Methodology, Education and Training Unit
Office of the High Commissioner for Human Rights (OHCHR)
Palais des Nations
1211 Geneva 10
Switzerland
(hredatabase@ohchr.org)
Mesdames, Messieurs,
Mon ami Marco Valdo M.I. avec ma participation active vient de rédiger – à la demande du sieur Bernart Bartleby – la Déclaration universelle des droits de l'âne et de la publier sur le site des Chansons contre la Guerre, à l'adresse :
Pouvez-vous nous aider à la traduire dans le maximum de langues possibles ?
Au nom de toutes les espèces (encore?) vivantes sur cette Terre, nous sollicitons l'aide de vos services.
Traduzione inglese di Riccardo Venturi
April 9, 2015 / 9 aprile 2015
Due parole del traduttore. Stupefatto e commosso anch'io della Déclaration des droits de l'âne, che da oggi dovrebbe senz'altro essere applicata universalmente, tento con questa traduzione di diffonderla. Naturalmente, non ho nessuna speranza di poterla rendere in 444 lingue; però una buona resa in inglese potrà dare un contributo. A tale riguardo, garantisco di aver posto la massima attenzione nella scelta della terminologia, perché scegliere la terminologia adatta in inglese non è semplice per niente. E non solo la terminologia, ma anche il tono adatto che ho volutamente ripreso dall'uso britannico di stile sì elevato, ma non esageratamente solenne. L'impressione che se ne dovrebbe ricevere è quella, esattamente, di tranquille e ferme good manners (la cui esatta resa in italiano è proprio “civilizzazione”, e non “buone... (continuer)
UNIVERSAL DECLARATION OF THE RIGHTS OF THE DONKEY (continuer)
Il nous faudra bien traduire seuls ( et pas Ventu seul) la Déclaration universelle des droits de l'âne; comme vous le verrez, les Nations Unies n'en ont pas les moyens...
On va s'en foutre plein le cul de m.me Kurbangalieva et de ses ressources financières. On a déjà les traductions en italien, anglais, finnois et polonais (merci Krzysiek et Juha!!!!), et je regrette terriblement que Gian Piero Testa ne puisse plus nous aider, sinon on aurait tou'd'suit' une traduction grecque aussi. L'Ankoù nous a privé de Gian Piero mais ne nous privera jamais de notre folie. Bon, on est seuls: notre mission commence. 444 langues? La vie est longue. Pour les ânes et la liberte!
I gather that there's been some discussion about the essence or »purity« of a translation. To me, the most charming feature about »Déclaration universelle des droits de l'âne« is rhythm and rhymes. Therefore, any translation of it should be made accordingly. An authentic 1 to 1 translation would propably be acceptable, but the outcome would, without doubt, lack most of the original charm. And hey, let's not forget that this is a poem, whereas its Mother, the Universal Declaration of Human Rights, isn't.
Canto tradizionale siciliano della Settimana Santa.
Nel disco di Carlo Muratori intitolato “Pesah. I canti e le musiche della Settimana Santa in Sicilia” (1999)
Lo propongo perché penso che i canti sull’assassinio del Cristo – ma solo quelli popolari e apocrifi come questo - andrebbero tutti inseriti nelle CCG, nei percorsi sulle vittime della repressione e sulla pena di morte, omicidio legalizzato perpetrato dai potenti.
Questo, in particolare, mi ha commosso per quel “Gisuzzu” così intimo, confidenziale, pieno d’amore, e per la suprema sintesi che, in sole tre strofe, l’anonimo autore è riuscito a fare del calvario di Gesù Cristo torturato a morte.
Mi permetto qui di accostare la passione di Gesù Cristo a quella di Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano tedesco, protagonista della resistenza al nazismo, che proprio 70 anni fa, il 9 aprile 1945, fu trucidato nel campo di concentramento di Flossenbürg. Oggi si sa esattamente come morì, e non fu come finora ci è stato raccontato:
“Esattamente 70 anni fa, all'alba del 9 aprile 1945, completamente nudo, veniva giustiziato nel lager nazista di Flossenbürg il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer che scontava così la sua partecipazione alla Resistenza. Nel 1955 il medico del lager H. Fischer-Hüllstrung rilasciò una testimonianza, da allora ripetutamente citata, secondo cui il condannato prima di svestirsi si era raccolto in preghiera: «La preghiera così devota e fiduciosa di quell'uomo straordinariamente simpatico mi ha scosso profondamente; anche al luogo del supplizio egli fece una breve... (continuer)
Canto tradizionale siciliano, molto antico, della Settimana Santa.
Lo propongo perché penso che i canti sull’assassinio del Cristo – ma solo quelli popolari e apocrifi come questo - andrebbero tutti inseriti nelle CCG, nei percorsi sulle vittime della repressione e sulla pena di morte, omicidio legalizzato perpetrato dai potenti.
Rosa Balistreri registrò questo e altri canti nel 1987 ad Udine, ospite della famiglia di Vittorio Vella, goriziano, editore musicale e compositore. Quelle registrazioni restarono inedite fino al 2007, quando furono pubblicate nel CD intitolato “Rosa canta e cunta. Rari e Inediti” edito dall’etichetta Teatro del Sole fondata dall’Associazione Cielozero, quella che cura il sito ufficiale dedicato a Rosa Balistreri.
Il testo però l’ho trovato su Cultura Siciliana, sito curato da Nicolò La Perna, autore della biografia “Rosa Balistreri - Rusidda... a Licatisa”.
[1798-99]
Versi di Edoardo Ignazio Calvo.
Ignoro se la musica sia sua o invece qualche aria rivoluzionaria.
Dato il ricordo di Gian Piero Testa suscitato da un recente intervento di Riccardo Venturi, vorrei qui dare dignità autonoma ad una canzone, finora relegata a commento del canto rivoluzionario francese Ah ça ira!, e ad un autore che garbavano molto al nostro GPT.
Edoardo Ignazio Calvo (1773-1804) fu medico e poeta e fu un acceso repubblicano, giacobino, libertario e anticlericale. Visse la Rivoluzione francese in prima persona e in seguito rischiò più volte l’arresto e la morte per averne abbracciato e difeso gli ideali. Ma si rese pure conto che sulle baionette francesi portate oltralpe non scintillavano sempre i lumi della fraternità e della libertà. E quando palesò la sua disillusione nelle sue “Fàule moraj” fu costretto a sparire dalla circolazione per qualche tempo per sfuggire... (continuer)
Vu le souvenir de Gian Piero Testa suscité par une récente intervention de Riccardo Venturi, je voudrais ici donner sa dignité autonome à une chanson, jusqu'à présent reléguée en commentaire au chant révolutionnaire français Ah ça ira!, et à un auteur qui plaisait beaucoup à notre GPT.
Edoardo Ignazio Calvo (1773-1804) fut médecin et poète et fut un ardent républicain, de l'époque jacobine, un libertaire et un anticlérical. Il vécut la Révolution française en direct et par la suite, il risqua plusieurs fois l'arrestation et la mort pour avoir embrassé et défendu ses idéaux. Mais il se rendit aussi compte que sur les baïonnettes françaises passées au-delà des Alpes ne brillaient pas toujours les flammes de la fraternité et de la liberté. Et lorsque il manifesta sa déception dans sa « Fàule moraj » fut contraint... (continuer)
[1964]
Parole e musica di Giuseppe Nicola Ciliberto (1942-), scrittore, poeta, compositore e pittore nativo di Ribera, in Provincia di Agrigento.
Testo trovato su Cultura Siciliana, sito curato da Nicolò La Perna, autore della biografia “Rosa Balistreri - Rusidda... a Licatisa”
La canzone è inedita nella versione di Rosa Balistreri, che la interpretò in almeno due occasioni: in un concerto a Barcellona Pozzo di Gotto, Messina, in data imprecisata, e nel corso di una serata con il popolare cantante e conduttore televisivo Claudio Lippi.
La storia del risorgimento italiano dalla parte dei vinti. Un disco folk cantato nell'antica lingua siciliana e prodotto da Cesare Basile. Le canzoni del nostro west: briganti, partigiani, anarchici, carnefici e vittime. Un passato di dolore e sconfitta, un presente di rinascita libera e feconda.
A cinque anni dal fortunato “Vivere ci stanca”, Salvo Ruolo torna con un nuovo e importante lavoro, frutto di anni di studio sulla storia della Sicilia a cavallo fra Ottocento e Novecento e sulla sua lingua, l'antico idioma siciliano oggi mutato e in larga parte scomparso. “Canciari patruni un è l'bittà”, prodotto da Cesare Basile e in uscita per la Controrecords di Davide Tosches, è un disco che in sette canzoni animate da un folk asciutto e terrigno racconta il Risorgimento dalla parte dei vinti, di coloro che non hanno scritto la storia ma se la sono... (continuer)
Nenti hieni giustu e nenti hie’ virita’ (continuer)
La storia del risorgimento italiano dalla parte dei vinti. Un disco folk cantato nell'antica lingua siciliana e prodotto da Cesare Basile. Le canzoni del nostro west: briganti, partigiani, anarchici, carnefici e vittime. Un passato di dolore e sconfitta, un presente di rinascita libera e feconda.
A cinque anni dal fortunato “Vivere ci stanca”, Salvo Ruolo torna con un nuovo e importante lavoro, frutto di anni di studio sulla storia della Sicilia a cavallo fra Ottocento e Novecento e sulla sua lingua, l'antico idioma siciliano oggi mutato e in larga parte scomparso. “Canciari patruni un è l'bittà”, prodotto da Cesare Basile e in uscita per la Controrecords di Davide Tosches, è un disco che in sette canzoni animate da un folk asciutto e terrigno racconta il Risorgimento dalla parte dei vinti, di coloro che non hanno scritto la storia ma se la sono... (continuer)
La storia del risorgimento italiano dalla parte dei vinti. Un disco folk cantato nell'antica lingua siciliana e prodotto da Cesare Basile. Le canzoni del nostro west: briganti, partigiani, anarchici, carnefici e vittime. Un passato di dolore e sconfitta, un presente di rinascita libera e feconda.
A cinque anni dal fortunato “Vivere ci stanca”, Salvo Ruolo torna con un nuovo e importante lavoro, frutto di anni di studio sulla storia della Sicilia a cavallo fra Ottocento e Novecento e sulla sua lingua, l'antico idioma siciliano oggi mutato e in larga parte scomparso. “Canciari patruni un è l'bittà”, prodotto da Cesare Basile e in uscita per la Controrecords di Davide Tosches, è un disco che in sette canzoni animate da un folk asciutto e terrigno racconta il Risorgimento dalla parte dei vinti, di coloro che non hanno scritto la storia ma se la sono... (continuer)
La storia del risorgimento italiano dalla parte dei vinti. Un disco folk cantato nell'antica lingua siciliana e prodotto da Cesare Basile. Le canzoni del nostro west: briganti, partigiani, anarchici, carnefici e vittime. Un passato di dolore e sconfitta, un presente di rinascita libera e feconda.
A cinque anni dal fortunato “Vivere ci stanca”, Salvo Ruolo torna con un nuovo e importante lavoro, frutto di anni di studio sulla storia della Sicilia a cavallo fra Ottocento e Novecento e sulla sua lingua, l'antico idioma siciliano oggi mutato e in larga parte scomparso. “Canciari patruni un è l'bittà”, prodotto da Cesare Basile e in uscita per la Controrecords di Davide Tosches, è un disco che in sette canzoni animate da un folk asciutto e terrigno racconta il Risorgimento dalla parte dei vinti, di coloro che non hanno scritto la storia ma se la sono... (continuer)
Note
(1) in realtà molti dei cosiddetti briganti erano dei soldati fuoriusciti dall’esercito borbonico - spesso poverissimi cafoni del sud - e diventati in seguito eroi partigiani.
(2) Giuseppe Nicola Summa, detto Ninco Nanco, combattè contro i Savoia ritenuti invasori al fianco di carmine crocco del quale divenne uno dei più fidati subalterni.
[XVIII secolo?]
Nel suo libro “Rosa Balistreri - Rusidda... a Licatisa”, Nicolò La Perna attribuisce questa canzone alla collaborazione tra Ignazio Buttitta, autore dei versi, e Rosa Balistreri, che li mise in musica.
Ma su questa pagina del sito Teatrailer se ne cita il testo come prologo di una commedia brillante del Settecento di autore ignoto, una “Vastasata in tre atti” che narra della vita del popolo di Palermo a quell'epoca, già dominata dalla dinastia dei Borbone (che aveva invaso la Sicilia nel 1734).
La fonte citata riferisce inoltre che nel 1973 (o forse 1977) la commedia fu rielaborata da Ignazio Buttitta per una trasmissione su RAI1 intitolata “Seguirà una brillantissima farsa”, diretta da Piero Ponza. La piéce andò poi anche in scena a teatro con il titolo “Il cortile degli Aragonesi” (che divenne poi “U curtigghiu di li Raunisi”) nell’interpretazione di due mostri sacri del teatro e del cinema italiano, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, insieme all’attore – anche lui palermitano verace – Franco Zappalà Sr.
Canzone inedita scritta da Lillo Catania, già coautore di Quannu moru, il testamento artistico e spirituale di Rosa Balistreri, e autore della meno nota Chi m’insunnai (Viaggiu o ‘nfernu).
Testo trovato sul libro di Nicolò La Perna “Rosa Balistreri - Rusidda... a Licatisa”, dove si afferma che la canzone fu eseguita e registrata dal vivo durante un concerto a Cianciana, provincia di Agrigento, in data imprecisata.
Si a milli, a milli m’hannu cunnannata (continuer)
Canzone inedita scritta da Lillo Catania, già coautore di Quannu moru, il testamento artistico e spirituale di Rosa Balistreri.
Testo trovato sul libro di Nicolò La Perna “Rosa Balistreri - Rusidda... a Licatisa”
[1983]
Testo e musica: Iwan Fals
Lyrics and music: Iwan Fals
Album: Sumbang [1983]
Mata Dewa [1989]
Può darsi che la metafora sia decisamente trita, però Iwan Fals (nato a Giacarta il 3 settembre 1961) è talmente noto nel suo (non piccolo) paese da essere chiamato il “Bob Dylan indonesiano”. Ogni paese, probabilmente, ha il suo Bob Dylan, e lo scrivo senza nessun sarcasmo e con pura convinzione; solo che Bob Dylan ha avuto due trascurabili vantaggi: il primo, quello di essere Bob Dylan, e il secondo quello di scrivere e cantare in inglese. I Bob Dylan locali, ivi compresi quelli italiani, francesi, tedeschi e, in questo caso, indonesiani, hanno invece l'orribile vizio di scrivere e cantare nelle loro lingue; e poco importa se, metti caso, l'indonesiano è parlato da centocinquanta milioni di persone e capito alla perfezione da altre svariate decine di milioni perché è praticamente... (continuer)
Si noti come il verso "il morbo infuria il pane manca sul ponte sventola bandiera bianca" Sia ripreso dalla poesia L'ultima ora di Venezia di Arnaldo Fusinato del 1849
Riccardo Marasco è noto popolarmente, almeno a Firenze, per alcune sue composizioni decisamente sboccate; lo è meno, e assai ingiustamente, per la sua attività di folklorista, etnomusicologo e raccoglitore che, in Toscana, è degna di stare al pari di quella di una Caterina Bueno, di una Daisy Lumini o di una Lisetta Luchini. Nel 1977 Riccardo Marasco pubblicò, presso la casa editrice Birba di Firenze, quella che è un po' la “summa” del suo lavoro di folklorista: il volume Chi cerca trova, al quale era abbinata una corposa stereocassetta. Il qui presente, nel 1977 aveva la bella età di 14 anni, era lunghissimo e filiforme (sic) e faceva già l'etnomusicologo in erba, senza per altro conoscere nemmeno una nota del pentagramma (ora come allora, fedele nei secoli); Chi cerca trova fu un regalo di Natale di mio padre in mezzo a quel mitico '77. La stereocassetta... (continuer)
Chanson française – Déclaration universelle des droits de l'âne – Marco Valdo M.I. – 8 avril 2015
Marco Valdo M.I. mon ami, tu devrais quand même expliquer comment on en est venu à cette « Déclaration universelle des droits de l'âne » ; ce n'est pas, dit Lucien l'âne en souriant, que je l'ignore, mais il me paraît important de l'expliquer à ceux qui la liront. D'autant que c'est la première fois qu'on la publie et qu'elle résulte – la chose est importante – de notre collaboration : celle d'un homme et d'un âne, chacun se portant garant pour son espèce.
Tout a commencé par une réflexion de Bernart Bartleby - publiée ce 8 avril 2015 au matin dans les Chansons contre la Guerre. Réflexion qui disait très exactement ceci :
Per Marco Valdo M.I.: a quando la "Déclaration des droits de l'âne"?.
Ah, dit Lucien l'âne, il faudra donc y associer l'auteur... (continuer)