Mayn yingele
[1887]
Versi di Morris Rosenfeld, nella raccolta intitolata "Die Glocke", pubblicata a New York nel 1888.
Ignoro se fosse lo stesso Rosenfeld a comporre la musica per le proprie poesie… Di certo molte di esse divennero così popolari tra i lavoratori ebrei immigrati da essere musicate e intonate nelle fabbriche e nei raduni sindacali.
Testo trovato su Yidlid - Chansons yiddish
Una delle poesie più famose di Rosenfeld, una classica “sweatshop song”, il lamento di un padre cui lo sfruttamento sul lavoro impedisce persino il contatto con il figlio, un bimbo profondamente amato ma non vissuto a causa del continuo, incessante lavoro per la sopravvivenza, dalle prime luci dell’alba a notte fonda… E il padre sa che il lavoro finirà per ucciderlo (come accadde, per esempio, a David Edelstadt), separandolo ancora una volta e definitivamente dal suo amato bambino…
Keshenever shtikele
Testo trovato su Yidlid - Chansons yiddish
Un bellissimo brano tradizionale Yiddish che ho preferito non attribuire ad anonimo ma a Moyshe Oysher (1906-1958), uno dei più grandi “chazanim” - i cantori in ebraico - di sempre.
Nato a Lipcani, in Moldavia, nel 1921 raggiunse suo padre emigrato in Canada. Dotato di una voce calda e potente (come “il ruggito di un leone”), Moyshe Oysher fece fortuna negli USA esibendosi non solo nelle sinagoghe ma anche nei grandi teatri, ricoprendo diversi ruoli negli allestimenti della Chicago Opera Company. Tra gli anni 30 e 40 partecipò anche ad alcune pellicole di ambientazione ebraica.
“La melodia di Kišinëv” allude alla città di Chişinău (Kišinëv / Кишинëв in russo) in Moldavia dove, all’inizio del 900, quasi metà della popolazione era di fede ebraica. Il degradarsi della situazione economica, anche grazie ad una protratta siccità,... (continuer)
Il sito "YIDLID - Chansons Yiddish" è veramente benemerito e fatto oltremodo bene; riporta regolarmente i testi in alfabeto ebraico (a volte quasi si tende a scordare che lo yiddish non si scrive con l'alfabeto latino...) e le trascrizioni sono fatte perfettamente e secondo i criteri YIVO. Ha un solo "difetto": è un sito di lingua francese. Indi per cui vi si trovano traslitterazioni alla francese come "Kichinev", "Irgoun Zvaï Leoumi" e persino "Likoud". Il francese è quella lingua dove bisogna scrivere "Lenine", "Pouchkine" e "Pougatchoff", che Iddio li stramaledica; quando vedo cose del genere divento un misogallo. Indi per cui mi sono permesso di riportare le franciosate di questa pagina a una sana traslitterazione internazionale.
Una traduzione condotta il più possibile alla lettera dal testo originale yiddish. Laddove necessario, sono state inserite delle note esplicative. Il nome della città è stato riportato nella sua forma russa, dato che è quello che ha dato la forma yiddish (Keshenev). Curiosamente, ma forse non è un caso, è molto simile al termine yiddish per "tasca", keshene, pure presente nel testo. [RV]
A proposito della foto, i colbacchi di pelliccia ostentati dai due potentoni mi pare mostrino - ma potrei sbagliarmi - anche l'ordine gerarchico e, quindi, alimentare che vige in natura e anche laddove l'essere umano, nei suoi consorzi, torna ad essere una bestia: da notarsi infatti che il copricapo sfoggiato da Vladimir è di pelliccia di lupo, mentre quello di Silvio sembra soltanto più ricco e imponente ma in realtà pare proprio essere di volpe...
Putin, il grande cacciatore, e Berlusca, la volpina che si ciba dei suoi avanzi..
Dati e immagini tratti da da Feel the Rhythm, sito dedicato all'Italo Disco gestito da un appassionato turco (sic).
Nessuna notizia biografica è stata per ora potuta reperire su Umberto Tabbi. In una miriade di siti e pagine è indicato come "Umberto Tabbini", su un disco è "Umerto Tabbi" (forse avevano deciso che c'erano troppe "b". [RV]
Non c'e' un solo posto in questa terra (continuer)
Ciao krzyś, c'era un bug nel codice (stiamo aggiornando alcune librerie) comunque le canzoni sono arrivate. Ora rifunziona tutto (spero). Comunque a un blocco su Umberto Tozzi ci potremmo pure pensare... ;)
Chiedo venia. Non si tratta di Umberto Tozzi bensì del cantante di nome Umberto Tabbi, un esponente del genere Italo Disco. Lascio agli amministratori la decisione di ospitare o meno il brano nel sito. Se dovesse rimanere bisognerebbe però cambiare l'attribuzione. Magari, accompagnata con un segno "Bleuuuh", ci potrebbe anche rimanere, visto che comunque si iscrive a sufficenza nel percorso su emigrazione? Che ne dite?
Secondo me questa invece rischia di diventare una pagina indimenticabile di questo sito: prima viene attribuita all'incolpevole Umberto Tozzi, poi scoviamo addirittura tale Umberto Tabbi e l' "Italo Disco". Trash allo stato puro. Si noti che, sulla copertina del disco con "Ciao Siciliano" c'è anche la canzone "Vuolo con te", voce del verbo "vuolare". Non saprei nemmeno dire se la canzone "ci può stare", l'ho letta e ascoltata e mi sento come illuminato. Sappiatelo! "Ciao Siciliano" diventerà una pietra miliare: l'immagine del povero emigrato cacciato via come Frank Sinatra e Dean Martin (ovvero Dino Paul Crocetti; in realtà era originario di Montesilvano, provincia di Pescara) e che torna in Mercedes con la mamma è basilare. Come non sentirmi partecipe, quando vado in giro con una macchina del genere?
Insomma, come dire? Ancora una volta bisognerà ringraziare Krzysiek Wrona, autentico fondatore... (continuer)
[1981]
Da una poesia di James Thurber
(Tradotta in islandese da Magnús Ásgeirsson)
Musica: Utangarðsmenn / Bubbi Morthens
Album: Í upphafi skyldi endinn skoða
From a poem by James Thurber
(Translated into Icelandic by Magnús Ásgeirsson)
Music: Utangarðsmenn / Bubbi Morthens
Album: Í upphafi skyldi endinn skoða
Texti: Ljóð eftir James Thurber
Þýðing: Magnús Ásgeirsson
Lag: Utangarðsmenn / Bubbi Morthens
Af plötunni: Í upphafi skyldi endinn skoða
L'ultimo fiore, dal Quartetto Cetra al punk islandese
Che cosa c'entra, secondo voi, una punk band islandese con il Quartetto Cetra? Tutti e due gruppi musicali, d'accordo; ma più diversi sarebbe difficile immaginarseli. Eppure una cosa in comune ce l'hanno: una canzone. Per quanto possa sembrare incredibile, derivata dalla stessa poesia.
La poesia si chiama, in inglese, The Last Flower in the World e fu scritta dal giornalista,... (continuer)
Undir XII. alheimsfrið (continuer)
envoyé par Rikarður V. Albertsson 17/2/2014 - 03:30
Grazie a Francesco Brazzale per il suo contributo storico; naturalmente nessuno di noi pensa che che occuparsi della Prima guerra mondiale significhi automaticamente essere un guerrafondaio; tutt'altro.
Barikadn - Mames, tates, kinderlekh
[metà anni 20]
Parole e musica di Shmerke Kaczerginski, all’epoca appena adolescente.
Nel repertorio di molti artisti, a cominciare dai Klezmatics, che la incisero nel loro “Rise Up! Shteyt Oyf!” del 2002
Testo trovato su Yidlid - Chansons yiddish
La prima canzone esplicitamente politica composta da Shmerke Kaczerginski quando la sua città natale, Vilnius, dopo essere passata di mano più e più volte (prima i tedeschi, poi i lituani e quindi i bolscevichi) dopo la fine della prima guerra mondiale, nel 1922 fu annessa alla Polonia come “Voivodato di Vilnius”, non riconosciuto dalle istituzioni lituane che scelsero Kaunas come sede (ho sintetizzato così, ma potrebbe non essere corretto perchè in quell’area c’è sempre stato un gran casino...). Kaczerginski, ebreo e comunista, si scontrò più volte con la polizia e finì pure alcune volte in gattabuia.
Su... (continuer)
Mi dispiaceva parecchio che di questa "canzoncina" che parla di un'esemplare "casetta" e di una "famigliuola" operaia di Vilnius negli anni '20, non ci fosse una traduzione italiana; così mi ci sono messo con grande piacere, dal testo yiddish, cercando di rendere un po' il "flavour" dell'originale. La lingua yiddish, come si sa, ha un carattere di "umanità a stretto contatto" (leggasi: gli shtetl, i ghetti urbani...) assolutamente unico, espresso princcipalmente con l'uso spaventosamente intraducibile dei diminutivi. Bene potrebbe essere resa, una cosa del genere, nell'unica lingua che in questo gli si avvicina molto: il greco. Ce li vedrei bene qui, lo σπιτάκι e i παιδάκια con la μανούλα a prendere i poliziotti a sassate. Accidenti se ce li vedrei bene! Ma anche in italiano si può fare qualcosa. [RV]
Avreyml der marvikher
[1936?]
Parole e musica di Mordechai Gebirtig. Credo che la canzone sia inclusa in מײַנע לידער (“Le mie canzoni”), raccolta pubblicata a Cracovia nel 1936.
Nel repertorio di molti artisti e interpretata in molte lingue.
Voglio qui ricordare Mendy Cahan, Chava Alberstein, Bratsch, Daniel Kahn and the Painted Bird, Noëmi Waysfeld, Bente Kahan, solo per citarne alcuni...
Il testo in alfabeto ebraico l’ho trovato qui (se qualcuno - Riccardo - ci volesse dare un’occhiata...). Allo stesso indirizzo si trova anche un utile glossario trilingue...
Una delle tante canzoni che l’ebreo socialista Gebirtig dedicò a chi sta ai margini della società, in questo caso un ladruncolo. E verso il protagonista non c’è nessun giudizio, nessuna condanna, semmai invece verso l’ingiustizia sociale, i ricchi grassi e rapaci, la loro polizia e le loro prigioni...
אָן אַ הײם בין איך יונג געבליבן (continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 15/2/2014 - 22:31
Traslitterazione dal libretto del disco “Kalyma” di Noëmi Waysfeld
Nota. La traslitterazione è ottima e secondo i criteri YIVO (anche con esatta traslitterazione delle parole ebraiche), però nella sua forma ripresa dal libretto dell'album presenta delle strane separazioni di parole intere (ad esempio, "aroysget r ibn" per "aroysgetribn", "har ts" per "harts", "b in" per "bin" ecc.). Tali separazioni sono state qui del tutto eliminate. Leggo poi che la cosa può essere dovuta alla copiatura da un file PDF. [RV]
La trascrizione del testo yiddish presenta qui delle lievi differenze rispetto a quella standard. Costante l'uso della ampersand (&) sia nella parte yiddish che in quella inglese. Il testo è stato comunque qui lasciato così com'è. [RV]
La qui presente (e bella) versione di Flavio Poltronieri presentava "Avrelm" al posto di "Avreml" (o "Avreyml", come si traslittera in base ai criteri YIVO; ma la pronuncia effettiva è "Avréml" con la "e" chiusa"). La cosa è stata corretta Si ricorda che "Avreml/Avreyml" è la forma diminutiva del nome "Avrom", vale a dire "Abramo": corrisponde quindi a qualcosa come "Abramuccio", "Abramino" o roba del genere. [RV]
Per Bernart Bartleby: Ho cominciato a dare un'occhiata a questa pagina. Il testo in alfabeto ebraico mi sembra perfetto, casomai c'è qualche lieve imperfezione nella traslitterazione e in qualche traduzione (a livello di errori di digitazione, come "Avrelm" per "Avreml" o "Avreyml"). Comunque ora mi ci dedico. Ti potrei chiedere un favore? Quando inserisci una canzone in yiddish, non riportare la traslitterazione in caratteri latini a fianco del titolo in caratteri ebraici. La traslitterazione sta sopra le note autoriali (come accade per le canzoni in alfabeto greco, cirillico ecc.). Salud!
Data un'occhiata migliore e confermo che il testo in alfabeto ebraico è perfetto. Anche la traslitterazione lo è, e secondo i criteri YIVO: sembrava avere però degli strani problemi di interspazi, con parole intere che sono state separate ("aroysget r ibn" per "aroysgetribn", "har ts" per "harts", "b in" per "bin" ecc.). La cosa è stata ovviamente corretta con un avvertimento. (NB: Ho appena letto della copiatura da un PDF, e che la cosa è probabilmente dovuta a questo).
Colgo l'occasione per ricordare che Flavio Poltronieri, che da qualche tempo abbiamo la fortuna di annoverare tra i nostri contributori, è un importante autore di testi e traduttore. Veronese, lavora spesso assieme a Marco Ongaro; è autore, ad esempio, di traduzioni da Leonard Cohen. Naturalmente, se lo desidera, Flavio può integrare a suo piacimento queste brevissime note biografiche; per l'intanto ci limitiamo a ringraziarlo parecchio per i suoi contributi.
Più che di una canzone si tratta di una trilogia, ovvero di tre micro-canzoni, nelle quali tre dei componenti del gruppo interpretano le sensazioni che immaginano abbia provato il pilota che durante la seconda guerra mondiale ha sganciato la bomba atomica su Hiroshima, nel corso della sua vita. La paura, nel momento in cui era sull'aereo, che non gli fa vedere la gravità del gesto, il rimorso che comincia a tormentarlo come uno spettro da subito, una volta tornato a casa alla fine della guerra ed in fine la vergogna, durante la sua vecchiaia che maschera con orgoglio e arroganza. Questa trilogia non si ispira alla reale biografia del pilota, gli autori prendono semplicemente spunto dalla vicenda per interpretare l'assurdità della guerra.
Tanto per capire a cosa sono serviti i totalitarismi vari in queste parti d'Europa. Non conoscevo questo cognome e ne sono venuto a conoscenza solo oggi, grazie ad un mio insegnante, un siciliano di Catania. Questa volte gli devo dare ragione, ha detto che non esiste un monumento, neanche una strada o una misera piazzetta dedicata ad Albert Sabin in Polonia; infatti, ho controllato, manco a Białystok, dove naque:
...con tanti monumenti ai macellai di diversa provenienza, questo fatto parla da sé. C'è qualche coleggio a Sao Paolo in Brasile che porta il suo nome. Di canzoni non ne ho trovato nessuna. Così va il mondo...pazienza.
Krzysiek Wrona 15/2/2014 - 23:17
Il testo traslitterato.
Rispetto alla traslitterazione data nel sito della cantante Heather Klein, la presente traslitterazione è stata rifatta secondo i criteri YIVO tassativi in questo sito. La traslitterazione della Klein li segue in generale, lasciandosi però andare spesso alla traslitterazione tedeschizzante ("tochter", "nacht", "shmeychlt"). [RV]
E se il testo in alfabeto ebraico non si trova, pazienza; ci si mette da una parte e si ritrascrive basandosi sulla traslitterazione. La quale, in questo caso, va detto, non era ben fatta; anch'essa è stata sottoposta ad una revisione in quanto "tedeschizzante" in alcuni punti. Devo ribadire la mia totale antipatia verso lo yiddish traslitterato secondo la grafia del tedesco standard, e per motivi più che ovvi. Tra le altre cose, il titolo in alfabeto ebraico com'era stato qui riprodotto in origine (פֿרהלעס פּאָררעט) è sbagliato, manca una ט; così come stato messo sarebbe "porret", non "portret". Anche questa cosa è stata corretta. Questo certamente non per fare degli appunti a chi ha inserito questa canzone e si è limitato a riprodurre quel che ha trovato, ma per far notare la sciatteria estrema sia nei libretti degli album, sia nei vari siti di testi.
Shifre era la figlia maggiore di Mordechai Gebirtig. Allo scoppio della guerra Shifre viveva a Lwów (Lviv, Leopoli, oggi in Ucraina) allora capitale di uno dei voivodati in cui era divisa la Polonia. Nel 1939 la regione finì sotto controllo sovietico in seguito all’accordo di spartizione siglato coi nazisti, il patto Molotov–Ribbentrop.
A dispetto dell’ottimismo che ancora traspare in questi versi, Mordechai Gebirtig e sua figlia non si sarebbero mai più rivisti: lei morì nel 1941, uccisa in uno scontro a fuoco tra tedeschi e sovietici; lui venne ucciso, insieme alla moglie, dai nazisti il 4 giugno del 1942, durante una delle fasi preliminari alla liquidazione del ghetto di Cracovia...
In margine: il nome femminile qui espresso come Shifre (nella sua forma diminutiva, Shifrele) è, nella forma biblica, Shifra (שִׁפְרָה). Nella Bibbia, Shifra era una delle levatrici che sfidarono, ai tempi della cattività egiziana degli Ebrei, il decreto del Faraone e continuarono a far nascere bambini in Egitto e a mantenerli in vita.
Mayn tsavoe - O, gute fraynt
[1892?]
Parole e musica di David Edelstadt
Testo trovato su Yidlid - Chansons yiddish
Il testamento politico del giovane anarchico operaio di origine russa David Edelstadt, morto nel 1892 a soli 26 anni a Denver, Colorado, a causa della tubercolosi contratta nelle insane boite in cui gli toccò lavorare, sfruttato a morte come tanti immigrati “che hanno fatto grande l’America”...
Ho letto che il testo di questa canzone è inciso sulla sua pietra tombale...
Musica di Maciej Maleńczuk
Album "Proste historie" (2005)
Trovato qui http://www.tekstowo.pl/
Sono le parole di Garczarek sostanzialmente, Maleńczuk ha riarrangiato la canzone e ha aggiunto quei tre versi:
"W żółtych domach czynowniki
Na donosach schnie atrament
Wazelina i sakrament… wazelina i sakrament…"
nella ultima strofa.
Ci tenevo a precisarlo perché nella rete gira questo testo e viene spesso attribuito a Maleńczuk, che da buon cantante popolare, lo ha solamente adattato alle proprie esigenze.
È un po' la stessa storia dell"Azzurro", che come sappiamo tutti è di Paolo Conte, ma viene spacciato per un brano di Adriano Celentano. La canzone si ispira ovviamente al romanzo "Delitto e castigo" di Fëdor Dostoevskij.
[1887]
Versi di Morris Rosenfeld, nella raccolta intitolata "Die Glocke", pubblicata a New York nel 1888.
Ignoro se fosse lo stesso Rosenfeld a comporre la musica per le proprie poesie… Di certo molte di esse divennero così popolari tra i lavoratori ebrei immigrati da essere musicate e intonate nelle fabbriche e nei raduni sindacali.
Testo trovato su Yidlid - Chansons yiddish
Una delle poesie più famose di Rosenfeld, una classica “sweatshop song”, il lamento di un padre cui lo sfruttamento sul lavoro impedisce persino il contatto con il figlio, un bimbo profondamente amato ma non vissuto a causa del continuo, incessante lavoro per la sopravvivenza, dalle prime luci dell’alba a notte fonda… E il padre sa che il lavoro finirà per ucciderlo (come accadde, per esempio, a David Edelstadt), separandolo ancora una volta e definitivamente dal suo amato bambino…