Una canzone che descrive bene il periodo della Grande Depressione, seguita al crollo della borsa di Wall Street nell’ottobre del 1929, che ebbe fra le sue cause – per usare il linguaggio degli economisti – la cattiva distribuzione del reddito (= la guerra che aveva devastato e impoverito il mondo era stata una manna per pochi che erano diventati ricchi sfondati), la cattiva struttura del sistema bancario (= ieri come oggi le banche sono strumenti dell’oppressione e della criminalità organizzata) e l’eccesso di prestiti a carattere speculativo ( = uno dei sistemi da sempre in voga per impoverire ulteriormente i poveracci ed arricchire sempre di più gli squali). E - ieri come oggi - la naturale e sacrosanta protesta di chi è stato privato di tutto è duramente repressa dagli sgherri dei potenti, mentre quelli ingrassano all’ombra dei troni, delle dominazioni e degli altari…
Insomma,... (continua)
There once was a time when everything was cheap, (continua)
Ci sono state polemiche, francamente a mio parere sterili, sul fatto che Springsteen durante il concerto a Ferrara non abbia fatta parola della tragedia in Romagna.
Secondo me avrebbe fatto benissimo a rispolverare questa canzone in cui la seconda strofa sembra la descrizione della scena odierna con la Sora Meloni rientrata dal Giappone per fare la passeggiatina di circostanza nelle zone colpite dall'alluvione.
COME PUÒ UN POVER UOMO SOPPORTARE TUTTO QUESTO E (continua)
[1929]
Parole e musica di Blind Alfred Reed.
Testo trovato sull’imprescindibile Mudcat Café
Nel disco collettivo “Poor Man, Rich Man - American Country Songs Of Protest”, pubblicato dalla statunitense Rounder Records nel 1989
Poi nella raccolta interamente dedicata a Blind Alfred Reed intitolata “Complete Recorded Works In Chronological Order (1927-1929)”, pubblicata dall’austriaca Document Records nel 1998.
Ripresa anche da Frank Tovey, in arte Fad Gadget, nel suo dico del 1989 intitolato “Tyranny And The Hired Hand”
I ricchi, gli avidi, gli usurai e gli affamatori, che il diavolo se li porti!
Let me tell you 'bout the money cravin' folks (continua)
[1927]
Lyrics by Blind Alfred Reed
Album: Complete Recorded Works (1927-1929)
On Dec 6, 1907, several mines owned by the Fairmount Coal Company in Monagah, West Virginia exploded, killing hundreds of miners.... Twenty years later the memory of this tragedy was so strong in Alfred Reed's mind that he naturally associated his song with that event. The new accident, that resulted in more than 300 deaths, set up perhaps the most popular of many songs about mining disasters released during this era. The song itself stems from a recording made in 1924 by Vernon Dalhart, composed by Andrew Jenkins and based on an earlier piece of English origin ("Don't Go Down In The Mine, Dad").
It is interesting to note how Reed has modified the rhymes and meter.... The beautiful melody he employs also parallels its original in an interesting fashion: where the chorus of the Jenkins piece employs the subdominant,... (continua)
One bright morning, the miner just about to leave, (continua)
Sulla pagina di Folk Archive dedicata alla canzone mi sembra di capire che non sia tutta farina del sacco di Blind Alfred Reed. Le parole dovrebbero essere basate su di una versione precedente di tal Andrew Jenkins e la melodia dovrebbe essere quella di una canzone inglese di qualche anno prima, “Don't Go Down in the Mine, Dad”.
Inoltre la prima raccolta in cui si trova la versione di Blind Alfred Reed è del 1972 (Rounder Records) e s’intitola “How Can a Poor Man Stand Such Times and Live?... The Songs Of Blind Alfred Reed”.
Una canzone che descrive bene il periodo della Grande Depressione, seguita al crollo della borsa di Wall Street nell’ottobre del 1929, che ebbe fra le sue cause – per usare il linguaggio degli economisti – la cattiva distribuzione del reddito (= la guerra che aveva devastato e impoverito il mondo era stata una manna per pochi che erano diventati ricchi sfondati), la cattiva struttura del sistema bancario (= ieri come oggi le banche sono strumenti dell’oppressione e della criminalità organizzata) e l’eccesso di prestiti a carattere speculativo ( = uno dei sistemi da sempre in voga per impoverire ulteriormente i poveracci ed arricchire sempre di più gli squali). E - ieri come oggi - la naturale e sacrosanta protesta di chi è stato privato di tutto è duramente repressa dagli sgherri dei potenti, mentre quelli ingrassano all’ombra dei troni, delle dominazioni e degli altari…
Insomma,... (continua)