Keren čhave
anonimo
Keren šavorale drom, te khêlel o puro řom,
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Gullotta 5/8/2020 - 23:55
K, najís tuke !
Album: Kalyi Jag / Fekete Tűz / Fuoco Nero / Black Fire / Feu Noir / Musta tuli
[1987]
Tracks:
A1 Szo Rodesz Tu, Phrála / What Are You Looking For, Brother (Slow Song From Szatmár)
A2 Keren, Savorále, Drom / Make Way, Children (Rolled Song From Szatmár)
A3 Sukar Szasz Amari Bóri / Our Daughter-in-law Was Fair (Slow Rolled Song From Szatmár)
A4 T'al O Del Bahhtalo (May God Be Lucky (Slow Song From Szekszárd)
A5 A) Sudetut, Sej; B) Nyevo Vurdon Keradém / A) Follow Me, Girl; B) I've Had A New Cart Made (Rolled Songs From Szekszárd)
A6 Szájbőgő-Improvizáció / Oral Bass Improvisation
A7 Zsi Tehára Cirdel Banda / The Band Played Till The Morning (Rolled Song From Szabolcs)
A8 Szosztar Manga Kadala Love / What Do I Need That Much Money For (Transdanubian Slow Song)
A9 Rumeláj (Roumanian Gypsy Dance From The Balkans)
B1 Starvarestajdúj Ratya / For Forty-two Nights (Dance... (continua)
Album: Kalyi Jag / Fekete Tűz / Fuoco Nero / Black Fire / Feu Noir / Musta tuli
[1987]
Tracks:
A1 Szo Rodesz Tu, Phrála / What Are You Looking For, Brother (Slow Song From Szatmár)
A2 Keren, Savorále, Drom / Make Way, Children (Rolled Song From Szatmár)
A3 Sukar Szasz Amari Bóri / Our Daughter-in-law Was Fair (Slow Rolled Song From Szatmár)
A4 T'al O Del Bahhtalo (May God Be Lucky (Slow Song From Szekszárd)
A5 A) Sudetut, Sej; B) Nyevo Vurdon Keradém / A) Follow Me, Girl; B) I've Had A New Cart Made (Rolled Songs From Szekszárd)
A6 Szájbőgő-Improvizáció / Oral Bass Improvisation
A7 Zsi Tehára Cirdel Banda / The Band Played Till The Morning (Rolled Song From Szabolcs)
A8 Szosztar Manga Kadala Love / What Do I Need That Much Money For (Transdanubian Slow Song)
A9 Rumeláj (Roumanian Gypsy Dance From The Balkans)
B1 Starvarestajdúj Ratya / For Forty-two Nights (Dance... (continua)
Riccardo Gullotta 7/8/2020 - 09:22
Romance de la guardia civil española
ritengo sia migliore la traduzione in italiano di Carlo Bo, peraltro immortalata da Arnoldo Foà...
francesco maestri 2/5/2020 - 18:12
Zingari
2020
Le nuove avventure di Capitan Capitone
Vox: Carmine D’Aniello, Marcello Coleman
Con “Zingari”, invece, si piazzano in mezzo i “lautari” partenopei, che ci fanno canta’ e abballa’ su tempi balcan-funk, prima di passare a elencare il novero di artisti famosi di origine rom.
www.blogfoolk.com
Le nuove avventure di Capitan Capitone
Vox: Carmine D’Aniello, Marcello Coleman
Con “Zingari”, invece, si piazzano in mezzo i “lautari” partenopei, che ci fanno canta’ e abballa’ su tempi balcan-funk, prima di passare a elencare il novero di artisti famosi di origine rom.
www.blogfoolk.com
Negli ultimi trent’anni ci siamo appassionati e siamo stati influenzati culturalmente dai film di Kusturica e dalla musica di Bregovic eppure la gente ha continuato a cacciare gli zingari. Ecco che la canzone nasce come una specie di Black Man di Stevie Wonder, lo ricordate che parlava dei grandi uomini di origine africana del passato? Quanti sanno che Elivis Presley o Rita Haiworth erano rom? E’ quindi un esercizio di memoria, omaggio a un popolo senza esercito.
Intervista a Napoli Click: Le nuove (avvincenti) avventure di Capitan Capitone e la società 2.0
Intervista a Napoli Click: Le nuove (avvincenti) avventure di Capitan Capitone e la società 2.0
Dint’’o campo simmo assaje
(continua)
(continua)
inviata da Dq82 29/4/2020 - 18:49
Percorsi:
I Rom, il razzismo, il Porrajmos
Tutto bello e condiviso tranne la citazione finale "Black Magic Woman" associata a Santana, perchè lui la portò effettivamente al successo planetario ma non è sua.
Peter Green la scrisse nel 1968 per i Fleetwood Mac e la incisero nel Marzo di quell'anno in un 45 giri. Un paio di anni dopo Santana la ripropose nel suo secondo LP "Abraxas" e addirittura la rappresentò sulla copertina: una donna nera, tutta nuda, con una colomba bianca in mezzo alle gambe (forse perchè le colombe erano spesso oggetto di sacrificio voodoo).
La canzone non venne stravolta ma il suono latino ebbe il sopravvento sul rock-blues inglese dell'originale, comunque la tendenza ad attribuirla a Santana purtroppo è rimasta. Ma credo che con tutto quello che è toccato nella vita al povero (GRANDE) Peter Green, questo sia stato proprio l'ultimo dei suoi pensieri.
Per curiosità: questa “black magic woman” non era... (continua)
Peter Green la scrisse nel 1968 per i Fleetwood Mac e la incisero nel Marzo di quell'anno in un 45 giri. Un paio di anni dopo Santana la ripropose nel suo secondo LP "Abraxas" e addirittura la rappresentò sulla copertina: una donna nera, tutta nuda, con una colomba bianca in mezzo alle gambe (forse perchè le colombe erano spesso oggetto di sacrificio voodoo).
La canzone non venne stravolta ma il suono latino ebbe il sopravvento sul rock-blues inglese dell'originale, comunque la tendenza ad attribuirla a Santana purtroppo è rimasta. Ma credo che con tutto quello che è toccato nella vita al povero (GRANDE) Peter Green, questo sia stato proprio l'ultimo dei suoi pensieri.
Per curiosità: questa “black magic woman” non era... (continua)
Flavio Poltronieri 29/4/2020 - 21:03
Forest
da "Cuckooland"
Hannibal/Rykodisc
2003
Apparentemente sembra la trasognante canzoncina di una zingarella che canta in riva al fiume, mentre la luna dà un'occhiata e il canto si alza come fumo verso il cielo, dal buio verso la luce come il sole sulla foresta. Ma i presagi sono cattivi…. e infatti è una metafora allucinante, perché quello non è solo fumo e la nuvola che passa sopra la luna non è una nuvola qualsiasi. Invero subito dopo nel testo entrano il campo di sterminio per zingari di Lety, nella Repubblica Ceca e quello più tristemente noto di Auschwitz, dove più volte è stato ricordato non ci fu solo il genocidio degli ebrei. Nei tre anni tra il 1941 e il 1944, i rom deportati furono all'incirca 23.000 di cui ne sopravvissero appena 2.000. Lety è attualmente una fattoria per l'allevamento di maiali e nulla in quel luogo commemora o testimonia di quello di atroce che avvenne nel passato.
... (continua)
Hannibal/Rykodisc
2003
Apparentemente sembra la trasognante canzoncina di una zingarella che canta in riva al fiume, mentre la luna dà un'occhiata e il canto si alza come fumo verso il cielo, dal buio verso la luce come il sole sulla foresta. Ma i presagi sono cattivi…. e infatti è una metafora allucinante, perché quello non è solo fumo e la nuvola che passa sopra la luna non è una nuvola qualsiasi. Invero subito dopo nel testo entrano il campo di sterminio per zingari di Lety, nella Repubblica Ceca e quello più tristemente noto di Auschwitz, dove più volte è stato ricordato non ci fu solo il genocidio degli ebrei. Nei tre anni tra il 1941 e il 1944, i rom deportati furono all'incirca 23.000 di cui ne sopravvissero appena 2.000. Lety è attualmente una fattoria per l'allevamento di maiali e nulla in quel luogo commemora o testimonia di quello di atroce che avvenne nel passato.
... (continua)
Deep in the forest
(continua)
(continua)
inviata da Flavio Poltronieri 15/2/2017 - 12:09
Alcune cose rilevanti sono da aggiungere: ho letto che (circa sette mesi dopo l’inserimento della canzone nel sito) il governo ceco aveva smantellato i capannoni sistemati sul campo di morte di Lety ed eretto al loro posto finalmente almeno un monumento alla memoria. Romani Rose, che ha avuto più di venti parenti sterminati dai nazisti, fa parte proprio di una delle organizzazioni umanitarie che più si è impegnata per questo: The International Holocaust Remembrance Alliance. Alfreda Benge, l’autrice del testo, moglie di Wyatt, è nata in Polonia proprio durante la seconda guerra mondiale. La chitarra che si sente nel brano è quella di David Gilmour.
FORESTA
(continua)
(continua)
inviata da Flavio Poltronieri 30/1/2020 - 00:37
Phabol lamba, merel lamba ando štraflageri
anonimo
KzMusic vol. 20
Canzone contenuta nell'enciclopedia musicale KZMusic, un'enciclopedia di ben 24 CD, che raccolgono la musica concentrazionaria da qualsiasi Campi di prigionia, transito, lavoro, concentramento, sterminio, POW Camps, Oflags, Stalags e Penitenziari militari aperti da Terzo Reich, Italia, Giappone, Repubblica di Salò, regime di Vichy e altri Paesi dell'Asse, Gran Bretagna, Francia, Unione Sovietica e altri Paesi Alleati.
A cura di francesco Lotoro
Canto raccolto da Tamara, Novi Sad, 1968
Testo trovato su doew.at
Canzone contenuta nell'enciclopedia musicale KZMusic, un'enciclopedia di ben 24 CD, che raccolgono la musica concentrazionaria da qualsiasi Campi di prigionia, transito, lavoro, concentramento, sterminio, POW Camps, Oflags, Stalags e Penitenziari militari aperti da Terzo Reich, Italia, Giappone, Repubblica di Salò, regime di Vichy e altri Paesi dell'Asse, Gran Bretagna, Francia, Unione Sovietica e altri Paesi Alleati.
A cura di francesco Lotoro
Canto raccolto da Tamara, Novi Sad, 1968
Testo trovato su doew.at
Phabol lamba, merel lamba
(continua)
(continua)
inviata da Dq82 4/12/2019 - 18:15
Traurigi čerheni
1990
Canzone scritta e cantata da Paula Nardai, deportata ad Auschwitz nel 1943.
Testo e traduzioni da romsintimemory.it
Burgenland-Roma song in concentration camps, sung by Paula Nardai (from Hemetek, Ursula / Heinschink, Mozes (1992): Lieder im Leid. Zu KZ-Liedern der Roma in Österreich. In: Jahrbuch des Dokumentationsarchiv des österreichischen Widerstands: 76-93, Wien, p. 81)
Canzone scritta e cantata da Paula Nardai, deportata ad Auschwitz nel 1943.
Testo e traduzioni da romsintimemory.it
Burgenland-Roma song in concentration camps, sung by Paula Nardai (from Hemetek, Ursula / Heinschink, Mozes (1992): Lieder im Leid. Zu KZ-Liedern der Roma in Österreich. In: Jahrbuch des Dokumentationsarchiv des österreichischen Widerstands: 76-93, Wien, p. 81)
Traurigi čerheni ando učo nebo.
(continua)
(continua)
inviata da Dq82 4/12/2019 - 17:35
Chant populaire en romanès des Roms du Burgenland, enregistré par Ursula Hemetek et Moses Heinschink
dans: Romane Gila, Chants et danses des Roms en Autriche,
Vienne 1992.
dans: Romane Gila, Chants et danses des Roms en Autriche,
Vienne 1992.
UNE ÉTOILE TRISTE
(continua)
(continua)
inviata da Dq82 4/12/2019 - 17:38
Johnny Faa, or The Gypsy Laddie
anonimo
Nell'ultima parte del 15° secolo e nella prima parte del 16°, nelle isole britanniche, gli zingari venivano chiamati "egiziani" a causa della loro pelle scura. Addirittura, li si credeva provenienti dall'Africa. Johnny Faa era proprio il nome dello zingaro per antonomasia. Nelle cronache del tempo furono vari i Johnny Faa condannati all'impiccagione per non aver obbedito all'ordine di espulsione dal paese: il 24 luglio 1616 Johnny Faa, suo figlio e due compagni, il 24 gennaio 1624 il capitano Johnny Faa e sette suoi compagni e cinque giorni dopo tocco a sua moglie Helen insieme ad altre nove donne del clan di Johnny e così via....
Verso la fine del 1700 la ballata venne associata alla famiglia del Duca di Cassilis (forse una storpiatura di Castle?!) ma senza fondamento storico dimostrato....
L'origine è scozzese, della fine del 16° secolo, è compresa ne 4° volume del "Tea Table Miscellany"... (continua)
Verso la fine del 1700 la ballata venne associata alla famiglia del Duca di Cassilis (forse una storpiatura di Castle?!) ma senza fondamento storico dimostrato....
L'origine è scozzese, della fine del 16° secolo, è compresa ne 4° volume del "Tea Table Miscellany"... (continua)
Flavio Poltronieri 14/10/2019 - 21:44
@Flavio Poltronieri
Magari non c'entra niente, però mi sono chiesto spesso se il famoso comandante Faà di Bruno, quello che cadde nella battaglia di Lissa del 1866, fosse di origine gitana. A quanto leggo, la casata Faà di Bruno è di nobìllima origine astigiana, iniziata attorno al 1500 da tale Tommaso Faà, segretario del Senato del Monferrato. Però quel "Faà" mi ha fatto sempre pensare fin da quando, e non è da ieri, mi occupo di ballate angloscozzesi; ho sempre trovato il fatto piuttosto curioso.
Magari non c'entra niente, però mi sono chiesto spesso se il famoso comandante Faà di Bruno, quello che cadde nella battaglia di Lissa del 1866, fosse di origine gitana. A quanto leggo, la casata Faà di Bruno è di nobìllima origine astigiana, iniziata attorno al 1500 da tale Tommaso Faà, segretario del Senato del Monferrato. Però quel "Faà" mi ha fatto sempre pensare fin da quando, e non è da ieri, mi occupo di ballate angloscozzesi; ho sempre trovato il fatto piuttosto curioso.
Riccardo Venturi 15/10/2019 - 10:55
Prima di tutto
2013
Tuttinpiedi
Libera reinterpretazione di un testo del pastore Martin Niemöller, ripreso anche da Christy Moore in Yellow Triangle e Songgruppe Regensburg in Als die Nazis die Kommunisten holten
Tuttinpiedi
Libera reinterpretazione di un testo del pastore Martin Niemöller, ripreso anche da Christy Moore in Yellow Triangle e Songgruppe Regensburg in Als die Nazis die Kommunisten holten
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari,
(continua)
(continua)
inviata da Dq82 2/5/2019 - 14:11
Girotondo
Contro i fascio-razzisti di Salvini e CasaPound ha avuto più coraggio, intelligenza e lucidità un regazzino de Torre Maura che tutto il Campidoglio, tutti gli antagonisti e pure noantri che semo sempre a pigià dietro ad una tastiera...
Simone de Torre Maura (da solo) vs i ceffi fascisti: 6 a 0
Bravo Simone di Torre Maura!
Spero davvero che sia la tua la Giovine Italia di domani.
Simone de Torre Maura (da solo) vs i ceffi fascisti: 6 a 0
Bravo Simone di Torre Maura!
Spero davvero che sia la tua la Giovine Italia di domani.
Simone: "Se mi svaligia casa un rom, tutti gli devono andare contro, se lo fa un italiano mi sto zitto che è italiano. È sempre la stessa cosa, si va sempre contro la minoranza, a me non mi sta bene. Nessuno deve essere lasciato indietro: né italiani né rom né africani né qualsiasi tipo di persona".
Casapound: "Sei uno su cento, solo tu pensi queste cose".
Simone: "Almeno io penso. Almeno io non mi faccio spingere dalle cose vostre per raccattare voti".
Casapound: "E perché, quelli della tua fazione politica non ci vengono qui?".
Simone: "Io non ne ho fazione politica, io so de Torre Maura, tu di dove sei?"
Casapound: "Sei uno su cento, solo tu pensi queste cose".
Simone: "Almeno io penso. Almeno io non mi faccio spingere dalle cose vostre per raccattare voti".
Casapound: "E perché, quelli della tua fazione politica non ci vengono qui?".
Simone: "Io non ne ho fazione politica, io so de Torre Maura, tu di dove sei?"
B.B. 4/4/2019 - 16:39
Merav pal e parochňa
anonimo
[194?]
Anonima autrice romaní slovacca internata nel Zigeunerlager di Auschwitz–Birkenau, la sezione destinata agli zingari.
Testo trovato su Memoria in scena
"Il Terzo Reich avviò nei confronti del popolo romaní (comunemente definito roma, o gypsies in inglese, cigány per gli ungheresi, zigeuner in tedesco), una politica fortemente discriminatoria, mediante persecuzioni e deportazioni. I primi roma arrivarono ad Auschwitz nel 1941; da fine febbraio 1943 numerose famiglie roma furono alloggiate presso lo Zigeunerlager in Auschwitz–Birkenau. Numerosi roma di Amburgo, Cecoslovacchia e Polonia furono deportati a Belzéc e alloggiati presso una tenuta agricola nel campo; il governatore di Lublino Ernst Zörner dispose che Belzéc divenisse il principale lager dei roma. Da Belzéc circa 1.000 roma furono trasferiti presso il campo di lavori forzati di Krychow (Sobibór) e infine a Treblinka. Altri... (continua)
Anonima autrice romaní slovacca internata nel Zigeunerlager di Auschwitz–Birkenau, la sezione destinata agli zingari.
Testo trovato su Memoria in scena
"Il Terzo Reich avviò nei confronti del popolo romaní (comunemente definito roma, o gypsies in inglese, cigány per gli ungheresi, zigeuner in tedesco), una politica fortemente discriminatoria, mediante persecuzioni e deportazioni. I primi roma arrivarono ad Auschwitz nel 1941; da fine febbraio 1943 numerose famiglie roma furono alloggiate presso lo Zigeunerlager in Auschwitz–Birkenau. Numerosi roma di Amburgo, Cecoslovacchia e Polonia furono deportati a Belzéc e alloggiati presso una tenuta agricola nel campo; il governatore di Lublino Ernst Zörner dispose che Belzéc divenisse il principale lager dei roma. Da Belzéc circa 1.000 roma furono trasferiti presso il campo di lavori forzati di Krychow (Sobibór) e infine a Treblinka. Altri... (continua)
Merav pal e parochňa,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 17/1/2019 - 21:30
Auschwitzake lagerura
anonimo
[194?]
Canzone romnì sui campi di sterminio.
testo trovato su YT, cn traduzione in inglese e ungherese
Canzone romnì sui campi di sterminio.
testo trovato su YT, cn traduzione in inglese e ungherese
Auschwitzake lagerura,
(continua)
(continua)
inviata da Dq82 7/11/2018 - 17:27
Sia pure con differenze, a me sembra una versione di Aušvicate hin kher báro di Růžena Danielová. Può anche trattarsi di qualcosa derivato da una fonte comune. Per ora, però, lascio questa pagina così com'è facendo qualche ricerca.
Riccardo Venturi 7/11/2018 - 18:33
Khorakhané (A forza di essere vento)
Dal blog Fabrizio De André in English
"Khorakhanè" is a song about the Romani people, who originated from India in the 14th century. Khorakhanè means lover of the Koran, and the Romanis of this song are a Serbian/Montenegran Islamic tribe. Due to the nomadic ways of Romani tribes, they are sometimes called "people of the wind." The first verse is the image of the conflict that Romanis feel about settling down to a perhaps easier life versus their impulse to keep moving. The second verse refers to several Romani practices: giving their children the names of people currently in power so as to win them over and gain the ability of passage across borders; hiding their jewels in loaves of bread to avoid having them discovered and taken; and marrying within the tribe to maintain social purity. The third verse presents an image of Romanis who have settled down (as is the case for the great majority... (continua)
"Khorakhanè" is a song about the Romani people, who originated from India in the 14th century. Khorakhanè means lover of the Koran, and the Romanis of this song are a Serbian/Montenegran Islamic tribe. Due to the nomadic ways of Romani tribes, they are sometimes called "people of the wind." The first verse is the image of the conflict that Romanis feel about settling down to a perhaps easier life versus their impulse to keep moving. The second verse refers to several Romani practices: giving their children the names of people currently in power so as to win them over and gain the ability of passage across borders; hiding their jewels in loaves of bread to avoid having them discovered and taken; and marrying within the tribe to maintain social purity. The third verse presents an image of Romanis who have settled down (as is the case for the great majority... (continua)
KHORAKHANÉ (BY WAY OF BEING WIND)
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 18/2/2016 - 08:48
Salve vorrei proporvi una canzone di un cantautore semi Abruzzese che vive a Montorio Romano. NO WAR FABIO IPPOLITI.
Cordiali saluti,
In Fede
Veronica Micciarelli.
Cordiali saluti,
In Fede
Veronica Micciarelli.
Veronica Micciarelli 20/9/2018 - 20:09
Ho inviato il link alla pagina facebook "Atmosfere Gitane" e ho ricevuto critiche per il fatto che il nome di Žarko Jovanović è riportato da voi anche come Yarko Yovanovich.
Secondo loro, la pronuncia è in ogni caso con la j francese di jardin (mentre Jovanović si pronuncia con la j italiana di Jonio). Riporto la risposta testuale:
" Povero Žarko, l'han chiamato Yarko
Secondo loro, la pronuncia è in ogni caso con la j francese di jardin (mentre Jovanović si pronuncia con la j italiana di Jonio). Riporto la risposta testuale:
" Povero Žarko, l'han chiamato Yarko
Luigi Cozza 11/1/2017 - 21:57
Cioè, fammi capire, Luigi Cozza... Di tutta questa enorme pagina, composta da ben 18 traduzioni, un'articolata introduzione e svariati commenti, tutto quello che hai ricevuto è una critica per un Ž - che pure c'è - al posto di un Y ?!?
Bernart Bartleby 11/1/2017 - 22:49
Me lo stavo dicendo pure io :-) Ai suoi tempi, quando avevo preparato la pagina, mi ero premurato di metterci il più alto numero di varianti testuali possibili (il romanes non è certo una lingua unitaria...), e la grafia "Yarko Yovanovich" la avevo riportata, diciamo, solo "a complemento" visto che comunque in rete la si trova spesso...ivi compreso nella (purtroppo moribonda) Wikipedia in lingua romanes, cosa di cui gli amici di "Atmosfere Gitane" dovrebbero quantomeno tenere conto. Ma comunque pazienza, le critiche vanno accettate e si leverà lo Yarko. Tra l'altro questa pagina, mi accorgo, andava un po' ristrutturata. Saluti a tutti!
Riccardo "Yarko" Venturi 12/1/2017 - 10:57
Here are a couple of remarks concerning the above text frame under »18. Finlandese / Finnish«:
- It's not true that the Finnish Roma are mostly settled in the town of Tampere. Instead, they are proportionally distributed all over Finland very much in the same way as the entire population, i.e. most of them live in the capital region of the country.
- As for the picture of a Romany family, the location where it was taken is nowhere near Tampere but in Kerava some 30 km north of Helsinki.
- It's not true that the Finnish Roma are mostly settled in the town of Tampere. Instead, they are proportionally distributed all over Finland very much in the same way as the entire population, i.e. most of them live in the capital region of the country.
- As for the picture of a Romany family, the location where it was taken is nowhere near Tampere but in Kerava some 30 km north of Helsinki.
Juha Rämö 13/4/2018 - 14:40
But fačunge, but maro pekal
anonimo
[1940-45]
Canzone dei Rom in Austria, composta nei campi di concentramento e conservata nell’Annuario del Centro di Documentazione della Resistenza Austriaca.
Testo trovato nel programma di sala dello spettacolo "Tutto ciò che mi resta", concerto per il Giorno della Memoria, Roma, 2015, a cura di Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese.
Il brano è interpretato da Myriam Fuks, voce, Marian Balog, voce, Roby Lakatos, violino, Marian Serban, cymbalon, Francesco Gesualdi, fisarmonica, Massimo Ceccarelli, contrabbasso.
"L’origine di questo pezzo e sconosciuta, ma venne probabilmente composta nello Tzigane Lager di Auschwitz. La musica romaní composta nei lager costituisce un patrimonio vastissimo di melodie e canzoni di cui e molto difficile ricostruire la genesi e anche stabilirne l’effettiva origine concentrazionaria, poiché i musicisti tzigani si tramandano tutto oralmente e non conoscono... (continua)
Canzone dei Rom in Austria, composta nei campi di concentramento e conservata nell’Annuario del Centro di Documentazione della Resistenza Austriaca.
Testo trovato nel programma di sala dello spettacolo "Tutto ciò che mi resta", concerto per il Giorno della Memoria, Roma, 2015, a cura di Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese.
Il brano è interpretato da Myriam Fuks, voce, Marian Balog, voce, Roby Lakatos, violino, Marian Serban, cymbalon, Francesco Gesualdi, fisarmonica, Massimo Ceccarelli, contrabbasso.
"L’origine di questo pezzo e sconosciuta, ma venne probabilmente composta nello Tzigane Lager di Auschwitz. La musica romaní composta nei lager costituisce un patrimonio vastissimo di melodie e canzoni di cui e molto difficile ricostruire la genesi e anche stabilirne l’effettiva origine concentrazionaria, poiché i musicisti tzigani si tramandano tutto oralmente e non conoscono... (continua)
But fačunge, but maro pekal
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 27/1/2018 - 19:27
Invito Riccardo a dare un'occhiata a questa pagina, se linguisticamente può considerarsi a posto.
Grazie
Saluti
Grazie
Saluti
B.B. 27/1/2018 - 19:28
Ho controllato tutto e direi che va quasi tutto bene, a parte una piccola incongruenza che ho corretto: se nella prima strofa c'era scritto ...šei ma maren e nella seconda ...šej ma maren , ho riportato tutto a quest'ultima grafia. Il romanes della canzone, tra l'altro, corrisponde bene alla variante centrorientale (austriaca, ungherese, ceca, slovacca) del Romsko-český a česko-romský slovník che ho a casa e di cui devo aver già parlato qua dentro, da qualche parte. Un'altra osservazione (la cui importanza è molto relativa, comunque), è la grafia "Auschwitz": nella grafia romanes standard dovrebbe essere Aušvic, ma la pronuncia di quel posto orrendo non cambia comunque. A parte la piccola correzione di cui sopra, lascio quindi tutto così come hai messo. Casomai una nota sui Rom Lovara (o "Lovari"): nella tradizione suddivisione dei popoli Rom, i Lovari erano specialisti nell'arte di ammaestraere i cavalli. Lo si capisce dal loro stesso nome, che è l'ungherese lovar "fantino, cavallaio", derivato da ló, plurale lovak "cavallo".
Riccardo Venturi 28/1/2018 - 18:18
Grazie Riccardo,
allora penso che sia da correggere nella prima strofa il primo "šei" in "šej" così come nella seconda strofa "činem" in "činen", giusto?
Saluti
allora penso che sia da correggere nella prima strofa il primo "šei" in "šej" così come nella seconda strofa "činem" in "činen", giusto?
Saluti
B.B. 28/1/2018 - 23:21
ציגײַנערליד
Leggo sul programma di sala dello spettacolo “Tutto ciò che mi resta. Il miracolo della musica composta nel lager”, concerto per il Giorno della Memoria tenutosi all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 26 gennaio 2015, a cura di Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese, che David Beyglman scrisse anche la versione in lingua romaní del suo “Tsigaynerlid”. Anzi, si ipotizza che “Romani Džili” – questo il titolo della versione – fosse una melodia originale dei Roma polacchi alla quale Beyglman si ispiro nella stesura del “Tsigaynerlid” in Yiddish.
Trovo il testo – con lievi difformità grafiche – anche in questo scritto dal titolo “The Pariah Syndrome. German Treatment of Gypsies in the Twentieth Century”
Trovo il testo – con lievi difformità grafiche – anche in questo scritto dal titolo “The Pariah Syndrome. German Treatment of Gypsies in the Twentieth Century”
ROMANI DŽILI
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 22/7/2016 - 13:10
Klezroym
Yankele nel ghetto (2009)
Yankele nel Ghetto è l'elaborazione originale in forma di suite delle Canzoni del Ghetto di Łódź raccolte nel libro di Gila Flam: "Singing for survival, Songs of the Łódź Ghetto,1940-45", University of Illinois Press.
L’album dei KlezRoym raccoglie e rielabora le canzoni che Gila Flam, direttrice del Dipartimento di Musica e della Fonoteca di Stato dell’Università di Gerusalemme, ha ricostruito insieme ai superstiti, intervistandoli, accogliendo i loro ricordi, riannodando liriche e note preservate nella memoria di chi le ha cantate per sopravvivere. Molte di queste canzoni erano inedite, altre erano già state eseguite in pubblico.
I KlezRoym hanno così lavorato sulle liriche e le melodie di Yankele Hershkowitz, cantore di strada, di Miriam Harel, membro di un’organizzazione giovanile, e di David Beygelman, direttore musicale del teatro della Casa... (continua)
dq82 27/7/2016 - 18:01
Cronache scaramantiche
Parole e musica di Maurizio Geri
dall'album Madreperla (2011)
Una bella canzone scritta da Maurizio Geri sull'olocausto degli zingari dall'abum Madreperla di Banditaliana
dall'album Madreperla (2011)
Una bella canzone scritta da Maurizio Geri sull'olocausto degli zingari dall'abum Madreperla di Banditaliana
Di questi tempi non sospetti
(continua)
(continua)
inviata da Lorenzo Masetti 27/1/2018 - 16:19
Percorsi:
I Rom, il razzismo, il Porrajmos
Yasmina
2004
Parole da fare Vol. 1
arrangiamenti del gruppo Barbapedana
Parole da fare Vol. 1
arrangiamenti del gruppo Barbapedana
Zingara, mi chiami zingara,
(continua)
(continua)
inviata da dq82 21/6/2017 - 16:33
Percorsi:
I Rom, il razzismo, il Porrajmos
Gypsy
[1972]
Parole e musica di
La canzone che chiude l’album intitolato “Not Till Tomorrow”
Parole e musica di
La canzone che chiude l’album intitolato “Not Till Tomorrow”
Our fathers out of India come
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 12/1/2017 - 08:48
Percorsi:
I Rom, il razzismo, il Porrajmos
Černej gádžo
Un paio di settimane fa, praticamente per caso, mi è capitato di leggere sui giornali online i risultati del tradizionale concorso musicale ceco Český slavík (Usignolo ceco). In realtà non si tratta di un concorso ma di una votazione in cui chiunque può eleggere i propri cantanti preferiti, e quindi dovrebbe essere un premio alla popolarità presso il pubblico. Dico dovrebbe essere, perché come si sa, ormai tutti questi concorsi lasciano un po' il tempo che trovano, tra televoti, sponsor, pubblicità, personaggi raccomandati ecc. Oggi si vota praticamente solo su internet, il che esclude una parte di votanti, oltre a limitare la credibilità, per non parlare che alla maggior parte delle persone non interessa più e non lo seguono né votano. Quindi per vincere basta qualche decina di migliaia di voti, che anche per un paese piccolo come la Repubblica Ceca è un campione che non può rispecchiare... (continua)
V černýho gádža se proměníš
(continua)
(continua)
inviata da Stanislava 23/12/2016 - 17:58
Percorsi:
I Rom, il razzismo, il Porrajmos
Grandissima Stanislava. L'Anonimo Toscano del XXI secolo è rimasto, letteralmente, senza parole; per la canzone, ma ancora di più per la tua introduzione.
L'Anonimo è poi andato a prendere il suo famoso dizionario rom-ceco e ti conferma tutto quello che hai scritto su more, e ti riporta l'intero lemma:
more! člověče! (fam. Oslovení vrstevníka nebo mladšího muže)
Ti aggiunge, l'Anonimo di sua propria iniziativa e canoscenza, che il termine è di origine greca: μωρέ [moré] è comunissimo in greco, ed è propriamente il caso vocativo di μωρóς [morós], che già in greco classico voleva dire: "stupido, scemo, imbecille". Da qui si sono sviluppate le forme abbreviate ρε [re], βρε [vre], μπρε [bre] che in greco vogliono dire praticamente tutto: "ehi! accidenti! cazzo! perdincibacco! toh! ma non mi dire! vieni un po qua tu! demente!": έλα δω συ μαλάκα ρε! [éla dho sy maláka re] "vieni un po' qua,... (continua)
L'Anonimo è poi andato a prendere il suo famoso dizionario rom-ceco e ti conferma tutto quello che hai scritto su more, e ti riporta l'intero lemma:
more! člověče! (fam. Oslovení vrstevníka nebo mladšího muže)
Ti aggiunge, l'Anonimo di sua propria iniziativa e canoscenza, che il termine è di origine greca: μωρέ [moré] è comunissimo in greco, ed è propriamente il caso vocativo di μωρóς [morós], che già in greco classico voleva dire: "stupido, scemo, imbecille". Da qui si sono sviluppate le forme abbreviate ρε [re], βρε [vre], μπρε [bre] che in greco vogliono dire praticamente tutto: "ehi! accidenti! cazzo! perdincibacco! toh! ma non mi dire! vieni un po qua tu! demente!": έλα δω συ μαλάκα ρε! [éla dho sy maláka re] "vieni un po' qua,... (continua)
L'Anonimo Toscano del XXI Secolo 23/12/2016 - 20:01
E io invece sono rimasta senza parole per la spiegazione esauriente dell'Anonimo Toscano, e approfitto così per ringraziarlo. Sinceramente, qualche possibile collegamento con il greco μωρέ lo stavo sospettando, ma nel mio ragionamento mi sono fermata lì. Ecco cosa vuol dire andare in profondità!
Χαιρετισμούς!
Χαιρετισμούς!
Stanislava 23/12/2016 - 21:41
Χαιρετισμούς a te carissima! Ne approfitto anch'io per confermarti anche il significato di Čavale, Čhavale che vuol dire proprio "ragazzi, figli"; ma credo che, tutto sommato, tu abbia fatto bene a lasciare nella traduzione le parole in lingua romanes. Ti segnalo anche che tra i rom italiani si dice comunemente gagio o gagiò. Salud!
L'Anonimo Toscano del XXI secolo 24/12/2016 - 08:29
Zingara (Il cattivista)
(2016)
dall'album "La terza guerra mondiale"
Parole del popolo italiano dei social network
Musica degli Zen Circus
Sul finale citazione del monologo del colonnello Kurtz in Apocalypse Now
La copertina del nuovo album degli Zen Circus è il nostro mondo al tempo dei social network. In primo piano ad un tavolo i tre componenti della band a prendere l'aperitivo, con i loro begli spritz davanti e i cellulari in mano a farsi i selfie, mentre dietro campeggia una città completamente distrutta dalla guerra. Macerie, fiamme e desolazione.
Intanto il popolo di facebook dà sfogo alle peggiori pulsioni razziste di cui questa canzone è un ottimo compendio, salvo poi condividere l'immancabile foto del cagnolino e del gattino (e guai a chi li tocca!).
Hai detto che dietro questo disco non c’è un’intenzione politica. Eppure “Zingara”, con cui raccontate “il cattivista” del web, è estremamente politica.
C’è... (continua)
dall'album "La terza guerra mondiale"
Parole del popolo italiano dei social network
Musica degli Zen Circus
Sul finale citazione del monologo del colonnello Kurtz in Apocalypse Now
La copertina del nuovo album degli Zen Circus è il nostro mondo al tempo dei social network. In primo piano ad un tavolo i tre componenti della band a prendere l'aperitivo, con i loro begli spritz davanti e i cellulari in mano a farsi i selfie, mentre dietro campeggia una città completamente distrutta dalla guerra. Macerie, fiamme e desolazione.
Intanto il popolo di facebook dà sfogo alle peggiori pulsioni razziste di cui questa canzone è un ottimo compendio, salvo poi condividere l'immancabile foto del cagnolino e del gattino (e guai a chi li tocca!).
Hai detto che dietro questo disco non c’è un’intenzione politica. Eppure “Zingara”, con cui raccontate “il cattivista” del web, è estremamente politica.
C’è... (continua)
Zingara che cazzo vuoi io so che cosa fai
(continua)
(continua)
inviata da Lorenzo 27/9/2016 - 13:45
Percorsi:
I Rom, il razzismo, il Porrajmos
A proposito di “Zingara”: è un ritratto abbastanza fedele e spietato di una fetta di Italia che guarda con cinismo e spavento al diverso.
A: Più che fedele! Venerdì uscirà il video e si capirà, perché la prima parte non l'ho scritta io, ma sono commenti di Youtube. Dovremo dare almeno il 50% dei dritti al popolo italiano.
K: È il primo testo scritto dagli italiani!
Di primo acchito veder spiattellato così il peggio del peggio di quello che succede in Italia, ci è sembrato un modo di trattare l'argomento un po' cheap, fin troppo cafone. Il rischio non è che sembriate voi quelli populisti?
U: È lì che voglio vedere il cortocircuito. Esplicitandolo col video la gente la faremo guardare allo specchio.
A: "Zingara" ha un ruolo, che è quello di far schifo. Serve a spiegare la violenza, un concetto integrante del disco. Probabilmente non servirà a niente, ma è una cartolina fedele.
K: Se noi... (continua)
A: Più che fedele! Venerdì uscirà il video e si capirà, perché la prima parte non l'ho scritta io, ma sono commenti di Youtube. Dovremo dare almeno il 50% dei dritti al popolo italiano.
K: È il primo testo scritto dagli italiani!
Di primo acchito veder spiattellato così il peggio del peggio di quello che succede in Italia, ci è sembrato un modo di trattare l'argomento un po' cheap, fin troppo cafone. Il rischio non è che sembriate voi quelli populisti?
U: È lì che voglio vedere il cortocircuito. Esplicitandolo col video la gente la faremo guardare allo specchio.
A: "Zingara" ha un ruolo, che è quello di far schifo. Serve a spiegare la violenza, un concetto integrante del disco. Probabilmente non servirà a niente, ma è una cartolina fedele.
K: Se noi... (continua)
CCG Staff 29/9/2016 - 21:27
e' uscito oggi il video di questa canzone, dategli un'occhiata perché e' molto eloquente, a partire dalla didascalia "la prima canzone scritta direttamente dagli italiani". Ecco il commento del gruppo
"Zingara (Il Cattivista) è una canzone atipica. Si tratta sì del terzo singolo e video estratto da "La Terza Guerra Mondiale", ma è anche -a tutti gli effetti- un esperimento sociale. Il testo è stato scritto per buona parte direttamente dagli Italiani; abbiamo messo in rima dei commenti pubblicati sotto ad alcuni video caricati su Youtube mettendo "Zingari" come chiave di ricerca. Quelli "meno pesanti" sono diventati buona parte del testo della canzone, mentre quelli che non abbiamo avuto il cuore di cantare fanno parte del video che la accompagna. È troppo? Vi disgusta? La trovate di una cattiveria gratuita? Meta-qualunquismo? Forse, ma rimane per noi una fotografia (di guerra) del paese... (continua)
"Zingara (Il Cattivista) è una canzone atipica. Si tratta sì del terzo singolo e video estratto da "La Terza Guerra Mondiale", ma è anche -a tutti gli effetti- un esperimento sociale. Il testo è stato scritto per buona parte direttamente dagli Italiani; abbiamo messo in rima dei commenti pubblicati sotto ad alcuni video caricati su Youtube mettendo "Zingari" come chiave di ricerca. Quelli "meno pesanti" sono diventati buona parte del testo della canzone, mentre quelli che non abbiamo avuto il cuore di cantare fanno parte del video che la accompagna. È troppo? Vi disgusta? La trovate di una cattiveria gratuita? Meta-qualunquismo? Forse, ma rimane per noi una fotografia (di guerra) del paese... (continua)
CCG Staff 30/9/2016 - 14:31
Khorakhané (A forza di essere vento)
Μετάφραση - Velvet
KHORAKHANÉ / Η ΔΎΝΑΜΗ ΝΑ ΕΊΣΑΙ ΑΝΕΜΟΣ
(continua)
(continua)
inviata da Velvet 7/8/2016 - 11:11
Un Sócrates gitano
Chanson espagnole – Un Sócrates gitano – Olga Manzano y Manuel Picón – 1978
Paroles et musique de Manuel Picón
Paroles et musique de Manuel Picón
SOCRATE GITAN
(continua)
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 31/7/2016 - 21:36
Gagiò romanò
2015
Eresie
E’ la storia di un renitente alla leva bresciano, aggregatosi, negli anni ‘70, ad un gruppo di giostrai rom per sfuggire al servizio militare. Dopo la fuga, la latitanza, la prigione, le interrogazioni parlamentari sul suo conto, le tragedie personali, torna alla sua vita di periferia rifiutando, con la consueta coerenza, ogni rappresentazione “eroica” delle sue scelte.
Eresie
E’ la storia di un renitente alla leva bresciano, aggregatosi, negli anni ‘70, ad un gruppo di giostrai rom per sfuggire al servizio militare. Dopo la fuga, la latitanza, la prigione, le interrogazioni parlamentari sul suo conto, le tragedie personali, torna alla sua vita di periferia rifiutando, con la consueta coerenza, ogni rappresentazione “eroica” delle sue scelte.
Mi ricordo bene il viso che conobbe la prigione
(continua)
(continua)
inviata da DonQuijote82 25/6/2016 - 17:12
Percorsi:
Disertori, I Rom, il razzismo, il Porrajmos
Chanson italienne – Gagiò romanò – Alessandro Sipolo – 2015
C’est l’histoire d’un insoumis de Brescia, qui, dans les années 1970, se joint à un groupe de forains roms pour échapper au service militaire. Après la fuite, la contumace, la prison, les interpellations parlementaires à son propos, les tragédies personnelles, il revient à son existence de banlieue en refusant, avec sa cohérence habituelle, toute représentation « héroïque » de ses choix.
Dialogue maïeutique
Quand même, dit Marco Valdo M.I., on ne pouvait pas laisser cette canzone sans quelques mots d’explication. Pour mille raisons et la première étant que le personnage dont parle cette chanson, dont le narrateur raconte l’histoire, est d’abord et surtout, un insoumis.
C’est en effet un homme de raison. Un insoumis est un personnage que l’on se doit de saluer, dit Lucien l’âne, grattant le sol de son petit sabot noir pour... (continua)
C’est l’histoire d’un insoumis de Brescia, qui, dans les années 1970, se joint à un groupe de forains roms pour échapper au service militaire. Après la fuite, la contumace, la prison, les interpellations parlementaires à son propos, les tragédies personnelles, il revient à son existence de banlieue en refusant, avec sa cohérence habituelle, toute représentation « héroïque » de ses choix.
Dialogue maïeutique
Quand même, dit Marco Valdo M.I., on ne pouvait pas laisser cette canzone sans quelques mots d’explication. Pour mille raisons et la première étant que le personnage dont parle cette chanson, dont le narrateur raconte l’histoire, est d’abord et surtout, un insoumis.
C’est en effet un homme de raison. Un insoumis est un personnage que l’on se doit de saluer, dit Lucien l’âne, grattant le sol de son petit sabot noir pour... (continua)
GAGIÒ ROMANÒ
(continua)
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 3/7/2016 - 22:04
Rukelie
[2006]
Parole e musica dei Ratatouille, band tedesca da Bochum dedita ad uno stile che è una mescolanza di Ska, Dub, Rocksteady, Polka e Swing
Nel loro disco intitolato “Techno”
Stamattina, mentre sbocconcellavo una pasta di meliga per colazione, ascoltavo senza attenzione la radio. Su Radio2 era in onda la trasmissione “Miracolo italiano” e i due conduttori - Fabio Canino e LaLaura (Laura Piazzi) - avevano invitato Mauro Garofalo, scrittore, giornalista e fotoreporter, a parlare del suo ultimo libro, pubblicato da Frassinelli, che s’intitola “Alla fine di ogni cosa”, un romanzo biografico che racconta la storia di un boxeur tedesco, Johann Trollmann, soprannominato “Rukeli”, una parola in romanes che sull’“Angloromani Dictionary” vedo che ha che fare con la radice di “ruk”, albero, ma anche di “rukkelo”, ragazzo. Comunque, potrà dire meglio Riccardo al proposito... Il sottotitolo del... (continua)
Parole e musica dei Ratatouille, band tedesca da Bochum dedita ad uno stile che è una mescolanza di Ska, Dub, Rocksteady, Polka e Swing
Nel loro disco intitolato “Techno”
Stamattina, mentre sbocconcellavo una pasta di meliga per colazione, ascoltavo senza attenzione la radio. Su Radio2 era in onda la trasmissione “Miracolo italiano” e i due conduttori - Fabio Canino e LaLaura (Laura Piazzi) - avevano invitato Mauro Garofalo, scrittore, giornalista e fotoreporter, a parlare del suo ultimo libro, pubblicato da Frassinelli, che s’intitola “Alla fine di ogni cosa”, un romanzo biografico che racconta la storia di un boxeur tedesco, Johann Trollmann, soprannominato “Rukeli”, una parola in romanes che sull’“Angloromani Dictionary” vedo che ha che fare con la radice di “ruk”, albero, ma anche di “rukkelo”, ragazzo. Comunque, potrà dire meglio Riccardo al proposito... Il sottotitolo del... (continua)
This is a song, not like the others you know from this band
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 6/2/2016 - 14:07
Riprendo quanto segue da una recensione di Cristiano Armati al libro di Roger Repplinger che ho citato in premessa, “Buttati giù, zingaro”. Tra le tante cose che ho letto nelle ultime ore, questa mi sembra la più interessante e precisa:
[...] E se anche il piccolo Rukeli ha appena otto anni quando gli capita di affacciarsi in una palestra (semi-clandestina) di pugilato, in quel momento la boxe non potrebbe certo essere sventolata come un vessillo patriottico considerando che la sua pratica, fino al 1919, è addirittura vietata dalla polizia. Con la caduta del divieto, la prima palestra di Trollmann può trasformarsi in una vera squadra: la BC Heros Hannover. Era il 1922, due anni dopo la fondazione della “Federazione del Reich tedesco per la boxe amatoriale” ma con appena un anno di anticipo rispetto al tentato, e famigerato, putsch di Hitler, datato 9 novembre 1923. Il particolare è determinante... (continua)
[...] E se anche il piccolo Rukeli ha appena otto anni quando gli capita di affacciarsi in una palestra (semi-clandestina) di pugilato, in quel momento la boxe non potrebbe certo essere sventolata come un vessillo patriottico considerando che la sua pratica, fino al 1919, è addirittura vietata dalla polizia. Con la caduta del divieto, la prima palestra di Trollmann può trasformarsi in una vera squadra: la BC Heros Hannover. Era il 1922, due anni dopo la fondazione della “Federazione del Reich tedesco per la boxe amatoriale” ma con appena un anno di anticipo rispetto al tentato, e famigerato, putsch di Hitler, datato 9 novembre 1923. Il particolare è determinante... (continua)
Bernart Bartleby 6/2/2016 - 15:47
Da quel che sono riuscito a sapere, rukeli (la grafia rukelie sembra piuttosto un tedeschismo) significa "alberello" e sarebbe il diminutivo di ruk "albero". Pare che tale soprannome lo avesse fin da quando combatteva da ragazzino, perché si piantava lì in mezzo al ring, aspettava e poi metteva a segno il colpo. Era un "alberello" anche per il suo aspetto, coi capelli neri, foltissimi e ricci come fosse un albero. Sulla parola che significa "ragazzo" non sono riuscito a sapere nulla, ma non è escluso che -se esiste- abbia proprio la stessa origine.
Riccardo Venturi 8/2/2016 - 17:17
El Gitano, or Gypsy
[1984]
Parole di Holly Near
Musica di José Seves Sepulveda degli Inti-Illimani
In “Sing To Me The Dream - Peace in the Americas Concert Tour”, concerto con Holly Near e gli Inti Illimani, 1984, registrato presso la Great American Music Hall in San Francisco ed il Berkeley Community Theater in Berkeley, California.
Ripresa nella raccolta “Sing To Me The Dream” del 2008.
Parole di Holly Near
Musica di José Seves Sepulveda degli Inti-Illimani
In “Sing To Me The Dream - Peace in the Americas Concert Tour”, concerto con Holly Near e gli Inti Illimani, 1984, registrato presso la Great American Music Hall in San Francisco ed il Berkeley Community Theater in Berkeley, California.
Ripresa nella raccolta “Sing To Me The Dream” del 2008.
Out on the highway of flutes and fire
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 19/8/2015 - 11:43
Percorsi:
I Rom, il razzismo, il Porrajmos
Czardasz Birkenau
[1944]
Versi di Roman Friedlein, un giovane polacco.
Su di una melodia del compositore ungherese Ferenc Lehar (1870-1948).
Testo trovato su w-blasku blog
Nella raccolta di Kulisiewicz intitolata “Pieśni obozowe z hitlerowskich obozów koncentracyjnych 1939-45”, pubblicata nel 1979 dalla casa discografica polacca Muza.
Nel suo volume “Auschwitz” (tradotto in inglese col titolo “Auschwitz: True Tales From a Grotesque Land) l’autrice Sara Nomberg-Przytyk, una sopravvissuta, racconta che Roman Friedlein era uno studente di Cracovia internato ad Auschwitz II-Birkenau e che scrisse questa poesia guardando una ragazzina zingara che ballava una “csárda” ungherese per ottenere qualcosa da mangiare dalle guardie del campo. Roman Friedlein era all’epoca già gravemente ammalato di tubercolosi e poco prima di morire gli toccò pure di assistere all’eliminazione degli zingari nelle camere a gas, la... (continua)
Versi di Roman Friedlein, un giovane polacco.
Su di una melodia del compositore ungherese Ferenc Lehar (1870-1948).
Testo trovato su w-blasku blog
Nella raccolta di Kulisiewicz intitolata “Pieśni obozowe z hitlerowskich obozów koncentracyjnych 1939-45”, pubblicata nel 1979 dalla casa discografica polacca Muza.
Nel suo volume “Auschwitz” (tradotto in inglese col titolo “Auschwitz: True Tales From a Grotesque Land) l’autrice Sara Nomberg-Przytyk, una sopravvissuta, racconta che Roman Friedlein era uno studente di Cracovia internato ad Auschwitz II-Birkenau e che scrisse questa poesia guardando una ragazzina zingara che ballava una “csárda” ungherese per ottenere qualcosa da mangiare dalle guardie del campo. Roman Friedlein era all’epoca già gravemente ammalato di tubercolosi e poco prima di morire gli toccò pure di assistere all’eliminazione degli zingari nelle camere a gas, la... (continua)
Nie mam już nikogo,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 12/5/2015 - 13:18
d'après la version italienne de Bernart Bartleby
d'une chanson polonaise – Czardasz Birkenau – Aleksander Kulisiewicz – 1979
Paroles de Roman Friedlein, un jeune Polonais – 1944
Sur une mélodie du compositeur hongrois Ferenc Lehar (1870-1948).
Dans son livre « Auschwitz » (traduit en Anglais sous le titre « Auschwitz : True Tales From a Grotesque Land) l'auteure Sara Nomberg-Przytyk, une survivante, raconte que Roman Friedlein était un étudiant de Cracovie interné à Auschwitz II-Birkenau et qu'il écrivit ce poème en regardant une gamine gitane qui dansait une « csárdás » hongroise pour obtenir quelque chose à manger des gardes du camp. Roman Friedlein était à l'époque déjà gravement malade de tuberculose et peu avant de mourir, il lui advînt aussi d'assister à l'élimination des Gitans dans les chambres à gaz, sa Marika avec tous les autres…
Les Gitans, qui à Birkenau étaient concentrés... (continua)
d'une chanson polonaise – Czardasz Birkenau – Aleksander Kulisiewicz – 1979
Paroles de Roman Friedlein, un jeune Polonais – 1944
Sur une mélodie du compositeur hongrois Ferenc Lehar (1870-1948).
Dans son livre « Auschwitz » (traduit en Anglais sous le titre « Auschwitz : True Tales From a Grotesque Land) l'auteure Sara Nomberg-Przytyk, une survivante, raconte que Roman Friedlein était un étudiant de Cracovie interné à Auschwitz II-Birkenau et qu'il écrivit ce poème en regardant une gamine gitane qui dansait une « csárdás » hongroise pour obtenir quelque chose à manger des gardes du camp. Roman Friedlein était à l'époque déjà gravement malade de tuberculose et peu avant de mourir, il lui advînt aussi d'assister à l'élimination des Gitans dans les chambres à gaz, sa Marika avec tous les autres…
Les Gitans, qui à Birkenau étaient concentrés... (continua)
CSÁRDÁS DE BIRKENAU
(continua)
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 12/5/2015 - 21:21
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Anonymous
Kinsztleri /Interpreti / Performed by / Interprétée par / Laulavat:
1. Ando Drom
Album: Chants Tziganes De Hongrie
2. Csókolom
Album: The Very Best of Gipsy World (Le meilleur des tziganes et gitans du monde)
Agosto 1944. I Rom nel lager di Auschwitz
Danuta Czech (1922 - 2004) era una storica polacca dell'Olocausto e vicedirettrice del Museo statale di Auschwitz-Birkenau a Oświęcim, Polonia. È conosciuta per il suo libro Kalendarium wydarzen w obozie Koncentracyjnm Auschwitz-Birkenau 1939–1945 , nell’edizione inglese The Auschwitz Chronicle: 1939–1945 (1990) . In circa 1000 pagine Danuta Czech traccia la cronistoria del lager dalla costruzione sino alla liberazione.
Quello che segue è un estratto del suo libro sul 2 agosto 1944, un giorno terribile del Porrajmos di Rom... (continua)