Questa è un'approfondita intervista audio del 1987, risalente alla campagna promozionale USA dell'album "Faith", ove - ai minuti 34.45' e poi 40.40' - George Michael spiega la genesi di "Crazyman Dance" al suo interlocutore statunitense, che l'ha ascoltata in anteprima e se ne dichiara entusiasta (inizialmente doveva essere pubblicata per l'appunto nell'album "Faith", che invece finirà con l'ospitare una sola canzone attenta al sociale, la comunque notevole "Hand To Mouth"): https://www.youtube.com/watch?v=P1znwNFA6vU
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Curiosità: il testo originario di "Crazyman Dance" comprendeva la seguente ulteriore strofa di otto versi, poi tagliata nella versione discografica:
"He hasn't seen a doctor
Since he got here in the spring
Went to the Medicentre
But they wouldn't let him in
Without a green card
Life can be so hard
Take pity on a man without a home of his own
How... (continua)
23/5/2018 - 09:14
TESTO PUBBLICATO IN APPENDICE AL LIBRO AUTOBIOGRAFICO "BARE" (1990) due anni prima dell'uscita del brano su disco. L'appendice, intitolata "Lyrics", comprende in realtà un nucleo assai ristretto di testi: a parte "Crazyman Dance" vi sono quelli di "Praying For Time", di "Mother's Pride" e di "Something To Save" (tutti brani pubblicati quello stesso anno - 1990 - nell'album "Listen Without Prejudice") e quello di "Happy", altro brano all'epoca inedito che fu pubblicato su disco solo due anni dopo, nel 1992, all'interno del progetto benefico RED HOT + DANCE, un album collettaneo di artisti vari (cui George Michael contribuì con tre pezzi, uno dei quali è quella "Too Funky" di cui "Crazyman Dance", viceversa non presente in RED HOT + DANCE, fu la B-side) i cui proventi andarono per intero a sostegno della lotta contro l'AIDS.
Well I'm still here
But I'm so scared
Got myself in trouble, so... (continua)
Che dirti, Riccardo: un’altra delle tue traduzioni magistrali.
Aggiungo due cosine sul tuo amato slang: l’espressione idiomatica “kam se hrabeš na...” giustamente ti ha messo un po’ in difficoltà perché è uno slang stretto. In italiano si potrebbe rendere ad esempio: “ma che vuoi mettere...”, o “niente a che vedere”, nel senso quando confronti due cose di cui una non arriva all’altezza dell’altra. Se fosse riferito a una persona, si potrebbe dire “non gli lega neanche le scarpe” o una cosa del genere. “Hrabat se” è sempre un’espressione figurativa e significa camminare a stento, zoppicare, e forse viene da qui appunto il senso di qualcosa che zoppica nel confronto di qualcos’altro. Il senso della strofa cambierebbe un po’:
vi ringrazio davvero per il panino con l’hamburger,
anche se non è una cattiva idea,
Donald, ma niente a che vedere con uno knedlík.
Ah - dimenticai -, sulla questione melodica: ho apportato delle modifiche, sì; ne sono stato costretto dal fatto che (come mi succede col francese e l'inglese) anche il polacco ha, se non prevalentemente ma una bell'abbondanza anch'esso, qualche parolina eccessivamente corta. Ciò determina una certa difficoltà nella trasposizione metrica che si può risolvere in due modi: o te ne infischi e sacrifichi alla ragione ritmica quella poetica, eliminando interi versi, immagini, concetti.
Oppure allunghi il tutto e di quattro versi, ad esempio, ne fai otto. E se te ne vengono solo sei e due rimangono vuoti, beh: te li inventi, divertendoti anche a compartecipare alla stesura del testo come se una parte fosse tua e stessi scrivendo, ex-novo, a tre mani con l'autore. Tre perché tu ti limiti a mettere una mano sola, sennò il concetto di "traduzione" si spinge troppo oltre i limiti.