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Sergio Endrigo: Il dolce Paese

Sergio Endrigo: Il dolce Paese
[1968]
Scritta da Sergio Endrigo con Gianni Musy (1931 – 2011), attore, doppiatore, direttore del doppiaggio e paroliere italiano.
Un singolo poi incluso nel doppio album dal vivo “L'Arca di Noé” del 1970.

Propongo questa canzone, seppur cautamente come Extra, perchè trovo che le sue strofe ed il suo andamento musicale da banda di paese un po’ spompa, con tanto di mandolino e basso tuba, sia il miglior commento a questa giornata grondante di retorica patriottarda alla quale si è immancabilmente aggiunto l’abbraccio ai “nostri” due marò trattenuti in India da oltre due anni, i quali proprio oggi hanno pensato bene di alzare la voce professando la loro innocenza e affermando di aver soltanto adempiuto agli ordini...

Beh, sull’intricata vicenda il commento migliore è proprio la prima strofa di questa canzone di Endrigo. E infatti quella dei due marò è una “gonfia, tumefatta vicenda, una... (continua)
Io sono nato in un dolce Paese
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 2/6/2014 - 21:55
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Disisperada

Disisperada
[Anni 60]
Testo di un poeta logudorese, Giovanni Maria Dettori, il quale, dopo l’esordio di Maria Carta con l’album intitolato “Paradiso in re” (1971), le regalò una sua raccolta di poesie che l’artista mise poi in musica.
Nell’album della Carta intitolato “Delirio - In s'amena campagna dilliriende”, pubblicato nel 1974.
Testo trovato sul sito della Fondazione Maria Carta

“Sa Disisperada” (Disperata) non è solo il titolo di questa poesia-canzone ma il nome di una delle varianti più recenti del “cantu a chiterra” sardo. Si canta su un'intera ottava e pare che sia stata composta per musicare un'ottava del poeta Antoni Cubeddu che comincia con i versi "Ahi mama isconsolada ite mi naras" che tratta di un soldato che saluta la madre prima di partire per la guerra.
Un canto di vecchi, un canto di solitudine e di dolore, un canto di emigrazione...
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 2/6/2014 - 15:09
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Corsicana

Corsicana
[fine 800]
Testo tradizionale in corso gallurese (Gadduresu) risalente alla fine dell’Ottocento, famoso canto sui banditi, adattamento di Maria Carta (che in un 45 giri del 1971 la intitola “Antoneddu, Antoneddu”).
Canto della Gallura, diffuso ampiamente nel Logudoro, denominato Corsicana perché ritenuto originario della Corsica.
Presente anche nel repertorio di Elena Ledda.
Interpretato da voce maschile e chitarra nel disco “Musica Sarda Vol.1” realizzato nel 1964 a cura di Diego Carpitella, Pietro Sassu e Leonardo Sole.
Testo trovato sul sito della Fondazione Maria Carta

Un canto che è una schermaglia a tre, tra il bandito e le sue donne, moglie e madre.
Ma nelle due ultime strofe (che Maria Carta non canta e di cui l’ultima, in particolare, è comune anche ad altre canzoni) sono sintetizzati i motivi che hanno fatto dell’uomo un fuorilegge (le comodità sono solo per i ricchi, per... (continua)
(La moglie)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 1/6/2014 - 22:30
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Rammstein

Rammstein
Album: "Herzeleid" (1995)

Canzone dedicata al tragico incidente del 1988 alla base NATO di Ramstein (con una sola m) da cui il gruppo ha preso il nome. Una vera e propria strage causata dall'esibizione militarista delle Frecce Tricolori che precipitarono all'inizio dello spettacolo facendo 67 vittime tra il pubblico più i tre piloti degli aerei caduti. Vedi anche Frecce Avvelenate dei Punkreas.
Rammstein
(continua)
1/6/2014 - 22:12
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10.1.80

10.1.80
[1981]
Parole e musica dei Tavagna, nell’album intitolato “Chjamu” del 1981.

Credo che la canzone si riferisca ai sanguinosi scontri che si verificarono ad Ajaccio tra il 9 e il 10 gennaio 1980. Nei giorni precedenti gli abitanti del villaggio di Bastelica avevano fermato tre membri del Service d'Action Civique (SAC), organizzazione paramilitare creata da de Gaulle in chiave anticomunista, zeppa di poliziotti, pieds noir e fascisti, usata anche in Corsica contro gli autonomisti locali. I tre furono sequestratti in un albergo di Ajaccio, accusati di preparare un attentato. Il governo francese mandò i CRS in forze e si verificarono degli scontri violenti nel corso dei quali rimasero uccisi tre manifestanti corsi e un gendarme francese.
Languida hè l’alba sta mane
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 1/6/2014 - 19:03
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L'alivu culomba

L'alivu culomba
[2009]
Parulle è Musica: Ghj.P. Lanfranchi
Accunciamenti: M. Bothwell
Nell’album intitolato “L'Ortu di e nostre muse”

Cumu fà da chì l’alivu di a libertà ascondi sempre in le so fronde a culomba di a pace?
À purtà tanti morti
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 1/6/2014 - 18:05
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Tù ch'eri partutu

Tù ch'eri partutu
[2009]
Parulle: Ghj. Fusina
Musica: Tavagna (M. Paoli)
Nell’album intitolato “L'Ortu di e nostre muse”

À quelli chì, fiori strappati, sò morti in lochi scunnisciuti per guerre ch’ùn sanu arricoglie chè cuscogliule di morte...
Tù chì eri partutu in festa
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 1/6/2014 - 17:53
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Reggae per Carlo Giuliani

Reggae per Carlo Giuliani
Testo: Carmelo Albanese
Musica: Rock Brothers
Quando ti portan via la tua città
(continua)
inviata da adriana 1/6/2014 - 15:03
Percorsi: Genova - G8
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Lamentu d’una matri

Lamentu d’una matri
[1947/1953]
Poesia concepita - come “A stragi da Purtedda” - nel giorno dell'eccidio di Portella della Ginestra, 1 maggio 1947, ma strutturata e pubblicata solo qualche anno più tardi nella raccolta intitolata “Lu pani si chiama pani” (Editori Riuniti 1954), con la traduzione italiana a fronte a cura di Salvatore Quasimodo.

Nel repertorio di Nonò Salamone e recentemente ripresa anche dal giovane cantastorie siciliano Paolo Zarcone.

Trovo il brano anche in un disco collettivo intitolato “La mia vita vorrei scriverla cantando”, a cura della Fondazione Ignazio Buttitta, con le musiche del compositore Salvatore Di Grigoli e gli arrangiamenti del fisarmonicista Ruggero Mascellino, entrambi siciliani.
I
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 1/6/2014 - 12:21
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La vita xe tuto un bidon

La vita xe tuto un bidon
(1946?)

Sull'aria di Lili Marleen

Canzone del grande comico triestino Cecchelin scritta probabilmente nell'immediato dopoguerra. Durante il fascismo Cecchelin, pur non scrivendo pezzi apertamente antifascisti, da spirito libero aveva avuto dei guai per alcune battute su Mussolini.

Nel dopoguerra fu vittima di tristi vicissitudini politiche. Accusato di aver denunciato al comando partigiano quale fascista e collaborazionista un altro attore, Giacomo Pellegrina in arte Nino D’Artena che fu poi ucciso nella foiba Plutone, fu per questo condannato ad una pena che molti all’epoca giudiarono comunque eccessiva. Uscito di galera gli fu impedito di calcare i palcoscenici di Trieste e morì a Torino nel 1964.

La trascrizione all'ascolto potrebbe essere anche sbagliata in qualche punto... chiedo aiuto ai triestini DOC.
Amici cari, inutile essere filosofi. La vita no xe che un grande bidon. E che bidon. Se odiemo, femo la guerra, se masemo, se parlemo drio. Per cossa? Solo per essere in possesso dei quattro pilastri della vita: vestirse, spoiarse, inpinirse e svodarse.
(continua)
1/6/2014 - 00:09

Salmo alla casa e agli emigranti

Salmo alla casa e agli emigranti
[1952]
Testo trovato in “L'universo contadino e l'immaginario poetico di Rocco Scotellaro”, di Giovanni Battista Bronzini, Edizioni Dedalo, 1987.
Nella sezione intitolata “Quaderno a cancelli” della raccolta “È fatto giorno. 1940-1953”, Milano, Mondadori, 1954.

Dopo aver visto i suoi contadini imbarcarsi a Napoli, Rocco Scotellaro, postosi il problema della forma poetica più idonea a esprimere l'angoscia di chi assiste al ripetersi dell'esodo biblico, lo risolse per il salmo: “Epica: è falsa, ora. Elegia: è facilissima. Ode: per chi e che? Sonetto: ci vuol pace e molti giorni di incubazione, non delle rime, del fatto. Canzone: sono solo. Comizio: idem. Epicedio: i morti sono freddi. Salmo: sto per arrivarci, ma l'ignoto è lontano. Vada per una specie di Salmo...”
Inchinati alla terra, alla piccola porta mangiata della casa,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 1/6/2014 - 00:02

Il morto

Il morto
[1951]
Ennesima poesia di Rocco Scotellaro nata da un canto popolare lucano, in questo caso quello intitolato “Na cantata di mammaranna”, la ninna nanna di una nonna, che ha perso i figli in guerra e che ora fa crescere il suo nipotino rimasto orfano cantando il ritornello distico “Non vole fa cchiò notte e iume / s’é ‘nchiummate lu pane ’nta lu fome” (“Non possa far più notte né giorno / si è impiombato il pane nel forno”).
Testo trovato in “L'universo contadino e l'immaginario poetico di Rocco Scotellaro”, di Giovanni Battista Bronzini, Edizioni Dedalo, 1987.
La poesia fu anche pubblicata sulla rivista internazionale di letterature “Botteghe Oscure” (ottavo quaderno, II semestre 1951), fondata dalla nobildonna Marguerite Caetani ed edita dal 1948 al 1960.
Non voglia mai far notte, mai far giorno,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 31/5/2014 - 23:18

‘N galera chi pane e lavoro

‘N galera chi pane e lavoro
[1951]
Ancora una poesia-canzone di Rocco Scotellaro nata dal grido dei contadini di Tricarico.
Nella sezione “Canti popolari” della raccolta “Tutte le poesie (1940-1953)”, Milano, Oscar Mondadori, 2004.
Testo trovato su Rabatana, bagatelle e cammei tricaricesi.
Cci l’ami fatte nuie a Creste:
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 31/5/2014 - 22:43

Terra

Terra
[1951]
Un’altra poesia-canzone di Rocco Scotellaro nata dal grido dei contadini di Tricarico.
Nella sezione “Canti popolari” della raccolta “Tutte le poesie (1940-1953)”, Milano, Oscar Mondadori, 2004.
Testo trovato su Rabatana, bagatelle e cammei tricaricesi.
So state n’anne ‘ngalera
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 31/5/2014 - 22:32
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Take Good Care

Take Good Care
Album: LP1 (2011)
Produced by Dave Stewart

July 2012: Singer-songwriter and actor Joss Stone, war photographer Paul Conroy and musician and producer Dave Stewart are calling on world leaders gathering at the United Nations to deliver an effective Arms Trade Treaty as they launch a new version of the song ‘Take Good Care’.

‘Take Good Care’ was co-written by Paul Conroy – who was seriously injured earlier this year in Homs, Syria – and Joss Stone, and produced by Dave Stewart. The song is being released in support of Amnesty International’s call upon world leaders to deliver an effective and robust international Arms Trade Treaty.

Conroy wrote the song in response to the devastating impact upon people’s lives of armed violence and conflict in Misrata, Libya. He said:

"Having covered armed conflicts up close I have seen the sickening human toll of a world awash in weapons and military... (continua)
Take Good Care
(continua)
31/5/2014 - 21:52

Le cartulline

Le cartulline
[1950]
Composta all’impronta e cantata da Rocco Scotellaro insieme ad alcuni giovani contadini - in particolare tali Pietro Pepe e Paolo Zasa - che erano stati appena richiamati sotto le armi.
La prima parte è dei due contadini tricaricesi citati, la seconda di Scotellaro.
Nella sezione “Canti popolari” della raccolta “Tutte le poesie (1940-1953)”, Milano, Oscar Mondadori, 2004.
Testo e traduzione trovati su Rabatana, bagatelle e cammei tricaricesi.

Questo e altri canti popolari furono inviati da Rocco Scotellaro alla seconda edizione del “Premio Cattolica - Calendario del Popolo”, il primo concorso di poesia dialettale del dopoguerra, ma lui non ne rivendicò mai solo a sè stesso la paternità, anzi. Nello stralcio, che segue, di una lettera a Pietro Ingrao del 1951, Rocco Scotellaro lamenta la “disonestà intellettuale” dell’amico Ernesto De Martino - che di Scotellaro fu ospite mentre... (continua)
Alla guerra nui nun ci sciame
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 30/5/2014 - 23:45
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Видо, Видо, бяла Bидо

anonimo
Vido, Vido, bjala Vido
Tradizionale bulgara
(XIX secolo)
Bulgarian Folksong
(19th Century)




"Una canzone tradizionale composta ai tempi dell'invasione turca della Bulgaria". [Flavio Poltronieri]

La canzone tradizionale bulgara deve risalire alla prima metà del XIX secolo, ma fa senz'altro parte di un “blocco” di canti tradizionali omologhi che sovente, al posto di “Vida” presentano “Jana”. Il nome “Vida”, diffuso in tutti i balcani, è di antica origine veneziana (significa “vita”). Il modo in cui tale testo ci è pervenuto è spiegato da Flavio Poltronieri in un suo commento; la trascrizione era però improponibile ed è stata rifatta assieme al testo in alfabeto cirillico, basandosi anche e soprattutto sull'ascolto diretto. In Rete non si trova traccia di tale testo, che quindi questo sito propone per la prima volta; ma diversi frammenti di frasi si trovano sparsi qua e là, a sottolineare che si tratta di una tradizione diffusa. [RV]
Видо, Видо, бяла видо
(continua)
inviata da Flavio Poltronieri 30/5/2014 - 16:32

U metetore

U metetore
[1952]
Canto di mietitura di autore anonimo, raccolto adattato e tradotto da Rocco Scotellaro.
Nella sezione “Canti popolari” della raccolta “Tutte le poesie (1940-1953)”, Milano, Oscar Mondadori, 2004.
Testo e traduzione trovati su Rabatana, bagatelle e cammei tricaricesi.

«Sono note le condizioni di vita dei mietitori migranti che riposano, appunto, sulle pubbliche piazze»
«Falce a solo è il mietitore isolato, che non è in gruppo (paranza) solitamente composto da cinque mietitori»
«Si dice andare ‘penna penna’ di chi non ha mestieri e preoccupazioni, di chi si pavoneggia passeggiando» (note di Rocco Scotellaro dal volume sopra citato)
Vurria arreventane cavallette,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 30/5/2014 - 14:28

Canzone della Rabata

Canzone della Rabata
[immediato secondo Dopoguerra]
Si tratta di alcune strofe - qui non complete - scritte da Rocco Scotellaro insieme ad alcuni contadini (fra i quali tali Rocco Tammone, Giuseppe Cetani e Giuseppe Paradiso) della Ràbata, antico quartiere di origine araba di Tricarico, provincia di Matera, Basilicata.

Una canzone “di dolore e di ribellione, di rampogna e di minaccia”, un testo fluido che “ha continuato a nascere e crescere, ribelle a qualsiasi lavoro di fissazione definitiva”, come ebbe a dire Ernesto De Martino nel suo “Furore, simbolo, valore” (Il Saggiatore, 1962), saggio nato frequentando i quartieri poveri dei paesi poverissimi della Lucania, da cui traggo le strofe che vado a contribuire.

“La strofa esige alcune delucidazioni per la comprensione. La Rabata, dice, è tutta una rovina e in essa, come in una specie di bolgia, gli uomini si vanno tendendo le mani l'uno verso l'altro, chiedendosi... (continua)
La Rabata è tutta ruvinata
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 30/5/2014 - 13:05
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Mal d'Africa (Ilaria, Miran e i sentieri delle banane)

Mal d'Africa (Ilaria, Miran e i sentieri delle banane)
Album: "Il diavolo di mezzogiorno" (2003)


Ilaria Alpi e Miran Hrovatin



"Ilaria e Miran uccisi per un traffico rifiuti-armi. Ma è una verità troppo scomoda per l'Italia"


"In 20 anni di indagini", spiega la madre della giornalista del Tg3 uccisa a Mogadiscio con il suo operatore, "mi sono scontrata con un muro di silenzi, depistaggi, documenti spariti e strani decessi di persone legate al duplice omicidio". Il governo potrebbe desecretare gli 8 mila documenti raccolti dai nostri Servizi. "Credo servirà a poco", sostiene la signora Alpi, "a me basta trovare i mandanti e guardarli in faccia"

Io so perché Ilaria e Miran sono stati uccisi. Dopo 20 anni di indagini inutili e faticose, di menzogne, depistaggi, sparizioni, altre morti sospette, ho bisogno solo di conoscere i nomi dei mandanti di quel duplice omicidio. Non li voglio vedere dietro le sbarre. Mi basta guardarli in faccia".... (continua)
Non c'è verso di conoscere il vento
(continua)
inviata da Flavio Poltronieri 30/5/2014 - 00:03

Orta Nova 1948

Orta Nova 1948
[1975]
Testo e musica di Nadia Furlon e Mario Acquaviva
Album: Quarto Stato
Lyrics and music by Nadia Furlon and Mario Acquaviva
Album: Quarto Stato



"E' stato uno dei primi gruppi della Cooperativa L’Orchestra, l'etichetta musicale degli Stormy Six. Il loro disco, che prendeva il nome Quarto Stato, uscito nel 1975, ha avuto un certo ruolo nel campo della nuova musica politica, grazie alle numerose esibizioni, sostenute anche all’estero, soprattutto in Germania. Il disco era firmato dai due componenti del Quarto Stato, Nadia Furlon e Mario Acquaviva, che provenivano dalla Commissione Culturale del Movimento Studentesco, e si avvaleva del contributo di musicisti occasionalmente strappati al terreno jazzistico, Gaetano Liguori, Roberto Del Piano. C’erano alcuni pezzi che si elevavano sopra gli altri, Il brigante, Luca Marano (ripresi dalle tradizioni popolari del sud) e Non è tempo...... (continua)
Dieci giorni alla bonifica e dodici all’azienda
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 29/5/2014 - 18:51
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Ruanda

Ruanda
[1995]
Brano strumentale nell’album intitolato “Sanacore”

In Ruanda, dal 6 aprile alla metà di luglio del 1994, per circa 100 giorni, vennero massacrate sistematicamente - a colpi di armi da fuoco, machete pangas e bastoni chiodati - almeno 500.000 persone (secondo le stime di Human Rights Watch), in stragrande maggioranza appartenenti all’etnia minoritaria dei Tutsi (ma anche Hutu moderati). I carnefici, organizzati in milizie finanziate, armate ed equipaggiate dal Governo, erano di etnia Hutu. La stima delle vittime salì in seguito fino a raggiungere una cifra pari a circa 800.000 o 1.000.000 di persone.

Un’immagine emblema del genocidio ruandese:

Durante un notiziario del 2000 il quotidiano britannico The Guardian rivelò che l’allora Segretario Generale dell'ONU, l’egiziano Boutros Boutros-Ghali [in carica tra il 1992 ed il 1996 e quindi anche durante il genocidio ruandese], giocò... (continua)
[strumentale]
inviata da Bernart Bartleby 29/5/2014 - 14:57
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Tall el Zataar

Tall el Zataar
[1976]
Atlantic Records, T 50324.
Ristampato in CD nel 2003
e nuovamente in vinile nel 2012 da BTF.

Si tratta di un brano strumentale jazz rock progressive che gli Agorà, storica band marchigiana ancora in attività (fondata nell'estate del 1974) dedicò al Massacro di Tell al-Zataar, avvenuto durante la guerra civile libanese il 12 agosto 1976. Tell al-Zaatar (in arabo تل الزعتر) era un campo di rifugiati palestinesi gestito dall'UNRWA, e ospitava circa 50000-60000 rifugiati nella zona nordorientale di Beirut; il suo nome significa "La collina del timo", ed è traslitterato in vari modi. Gli Agorà, scossi dal terribile massacro di profughi inermi perpetrato dalle milizie "cristiane" libanesi con il coinvolgimento diretto della Siria di Hafez al-Assad (il padre dell'attuale presidente siriano), provocò migliaia di vittime.
inviata da Riccardo Venturi 29/5/2014 - 12:42
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Larimer Street

Larimer Street
[1973]
Parole e musica di Utah Phillips.
Nel songbook “Starlight On The Rails and Others Songs – The Golden Voice of the Great Southwest”, raccolta di canzoni scritte da Bruce ‘Utah’ Phillips tra anni 60 e primi 70.
Poi anche in dischi successivi come “El Capitan” del 1975.

Una canzone sulla trasformazione di Larimer Street, un tempo la “skid row” di Denver, Colorado, la strada più vecchia della città.
Piccoli negozi, barucci, bordelli e camere a buon mercato dove i diseredati potevano trovare un minimo di conforto furono spazzati via alla fine dei 60 per fare spazio al “progresso”, alle sedi di grosse compagnie, della camera di commercio, a ristoranti di lusso e boutiques… E i poveracci vennero cacciati e relegati ai margini della città… “Così ho capito”, dice Utah Phillips, “che c’è un solo genere di guerra, quella tra i ricchi e i poveri. Non so molto di classi sociali, ma so che quella alta e quella media possono anche baciarmi il culo…”
Your bulldozers rolling through my part of town
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 29/5/2014 - 12:09
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La ballata del Pinelli [Ballata dell'anarchico Pinelli, o Il feroce questore Guida]

La ballata del Pinelli [Ballata dell'anarchico Pinelli, <i>o</i> Il feroce questore Guida]

“L’IMPEGNO DI MIO PADRE E LA VIOLENZA DEL POTERE”. PARLA LA FIGLIA DI GIUSEPPE PINELLI

“Dalla lotta partigiana al movimento anarchico e alla non violenza, Pino era un ottimista che viveva con entusiasmo quel tempo di speranze e di profondi cambiamenti. Con la sua tragica morte è diventato un simbolo dei diritti negati e dei connotati violenti che può assumere il potere”. Claudia Pinelli ricorda il padre Giuseppe, volato da una finestra della Questura di Milano la notte del 15 dicembre 1969.

di Laura Tussi, da peacelink.it, ripreso da MicroMega in data 29 maggio 2014.

Il ricordo di tuo padre è stato un punto fermo nella vita della famiglia Pinelli. Quali sono le parole più significative e gli ideali più alti che la sua memoria ti ha trasmesso?

Il suo ricordo sicuramente è un punto fermo nella nostra famiglia e abbiamo dovuto testimoniarlo innumerevoli volte, ma la memoria sua e di quello... (continua)
Bernart Bartleby 29/5/2014 - 10:23
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The Two Bums

The Two Bums
[1973]
Parole e musica di Utah Phillips.
Ispirata al volume di George Milburn (1906-1966, scrittore dell’Oklahoma) intitolato “The Hobo's Hornbook”, una raccolta di ballate di homeless vagabondi incontrati nei suoi viaggi.
Nel songbook “Starlight On The Rails and Others Songs – The Golden Voice of the Great Southwest”, raccolta di canzoni scritte da Bruce ‘Utah’ Phillips tra anni 60 e primi 70.
Poi anche in dischi successivi come “We Have Fed You All for a Thousand Years” del 1983.

I due fannulloni scansafatiche parassiti della società sono, il primo, un homeless vagabondo, una piccola pulce che viaggia aggrappato agli assi dei merci, mentre il secondo è il “parassita di lusso”, la sanguisuga sociale che gozzoviglia alle spalle dei lavoratori, accumulando profitti e ricchezze. Quale dei due è il più fastidioso, il più pericoloso? Ancora oggi, come sempre, grazie ai benpensanti, ai fascisti,... (continua)
The bum on the rod is hunted down
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 29/5/2014 - 09:00
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Jungle Sermon & Dump the Bosses Off Your Back

Jungle Sermon & Dump the Bosses Off Your Back
[1973]
Parole di Utah Phillips.
Sulla melodia di inni religiosi come “Take It to the Lord in Prayer” o "What a Friend We Have in Jesus”.
Nel songbook “Starlight On The Rails and Others Songs – The Golden Voice of the Great Southwest”, raccolta di canzoni scritte da Bruce ‘Utah’ Phillips tra anni 60 e primi 70.
Poi anche in dischi successivi come “All Used Up: A Scrapbook” (1979) e “We Have Fed You All for a Thousand Years” (1983)

Una “tirata” sulla necessità dell’organizzazione fatta da uno di quegli organizzatori/agitatori alla Joe Hill che anche il nostro Utah Phillips conobbe bene e che sono stati ormai, purtroppo, consegnati alla Storia. Gente che conosceva bene il lavoro, i lavoratori, i loro problemi e che naturalmente, non per investitura dall’alto, diveniva leader. Non come i sindacalisti di oggi, giacca e cravatta, indaffarati in continue riunioni nei palazzi del potere, con... (continua)
I guess you think I'm gonna preach a sermon,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 28/5/2014 - 17:49

The Pride of Northern Mexico

The Pride of Northern Mexico
[1973]
Parole di Utah Phillips.
La melodia è quella di una “ranchera” composta da Hoyle Osborne, poliedrico pianista e compositore.
Nel songbook “Starlight On The Rails and Others Songs – The Golden Voice of the Great Southwest”, raccolta di canzoni scritte da Bruce ‘Utah’ Phillips tra anni 60 e primi 70.

“Here's a different kind of bandit. Northern Mexico is that part of Mexico north of the Rio Grande: Texas, New Mexico, California, Utah, Nevada, and Colorado. That's the half of the infant republic of Mexico which we stole in 1847, during the first of our imperialist wars.
The people who were left behind became virtual slaves. They were disfranchised, they lost their wealth, they lost their land, they lost everything. It's their descendants who are living on the back sides of the cities in the slums, and who are working as migrants in the fields.
This song is about a wise-ass Mexican... (continua)
You have heard them sing of Jesse and William Bonney, too.
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 28/5/2014 - 15:40
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Jesse James Farewell Blues

Jesse James Farewell Blues
[1973]
Parole di Bruce 'Utah' Phillips.
Sulla melodia di “Farewell Blues”, un brano di Glenn Miller.
Nel songbook “Starlight On The Rails and Others Songs – The Golden Voice of the Great Southwest”, raccolta di canzoni scritte da Bruce ‘Utah’ Phillips tra anni 60 e primi 70.

“Now we come to an occupation highly honored among people in the old and new West. At the end of the Civil War a lot of guys came home to the border states, Kansas and Missouri, found out their stock had been run off and their land had been expropriated, or the mortgage had been foreclosed, and they didn't have any home to come back to. They figured, ‘For this I went off and fought for the Union? Maybe got an eye or an arm shot off. I spent four years of my life to find out I don't have a home anymore.’
A lot of these angry young fellows decided to become outlaws, bank robbers and train robbers. I always did feel... (continua)
Jesse James he lived in Arkansas,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 28/5/2014 - 14:45
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Fratelli

Fratelli
1994
corrispondance

testo e musica di François Castiello
Siamo tutti fratelli
(continua)
inviata da donquijote82 28/5/2014 - 13:22
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All About Preachers

All About Preachers
[1973]
Parole e musica di Utah Phillips.
Nel songbook “Starlight On The Rails and Others Songs – The Golden Voice of the Great Southwest”, raccolta di canzoni scritte da Bruce ‘Utah’ Phillips tra anni 60 e primi 70.

“E’ tutto previsto nei piani di Dio. Saremo tutti insieme lassù in cielo”. Frasi simili, pronunciate brandendo la Bibbia di fronte alle vedove e agli orfani di minatori ed operai morti sul lavoro, hanno fatto spesso di preti e predicatori il braccio “celeste” di padroni e sfruttatori…
Here comes the preacher with his long black coat
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 28/5/2014 - 10:07
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Mrs. McGrath

anonimo
Mrs. McGrath
MME MCGRATH
(continua)
inviata da donquijote82 28/5/2014 - 09:20
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Różne rozmowy z życiem

Różne rozmowy z życiem
Grazie a tutti, specialmente a Donquijote82, al grande Riccardo, a Lorenzo, Bart, Gian Piero e Flavio, lasciamo perde le femmine. Sto chiudendo 'na tappa nella mia vita e vi voglio augurare ogni bene, pace e prosperità. Questa qua vi tocca tradursela da soli, ma vale la pena. Poi, se le frontiere permangono, pazienza, fu sempre così. Un abbraccio forte... e a riscriverci, nel non più definito futuro.
Krzysiek
Krzysiek Wrona 28/5/2014 - 06:07
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Prośba o piosenkę

Prośba o piosenkę
28.05.2014
E che Julian Tuwim mi perdoni...che non capì più un cazz
LA PREGHIERA PER UNA CANZONE
(continua)
inviata da krzyś³ 28/5/2014 - 03:23
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Płyń mój bluesie płyń

Płyń mój bluesie płyń
Rysiek nacque in Alta Slesia, una regione delle miniere di carbone nella Polonia meridionale. Allora procurarsi la morfina era quasi impossibile...se no, forse sarebbe ancora fra di noi...così va la vita :)
E questo blues parla di luogo dove nacque
krzyś 28/5/2014 - 00:47
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Back Home In Derry

Back Home In Derry
POTESSI TORNARE A DERRY
(continua)
inviata da Flavio Poltronieri 27/5/2014 - 22:40

Secret, secret

Secret, secret
Secret, secret

Canzone française – Secret, secret – Marco Valdo M.I. – 2014

Le Livre Blanc 3

Opéra-récit contemporain en multiples épisodes, tiré du roman de Pavel KOHOUT « WEISSBUCH » publié en langue allemande – Verlag C.J. Bucher, Lucerne-Frankfurt – en 1970 et particulièrement de l'édition française de « L'HOMME QUI MARCHAIT AU PLAFOND », traduction de Dagmar et Georges Daillant, publiée chez Juillard à Paris en 1972.

Voici donc, Lucien l'âne mon ami, le troisième épisode de cette curieuse histoire d'Adam Juracek, l'homme qui vainquit la pesanteur. Il te souviendra – on le sait par la déposition du professeur de physique au commissariat, celle qui se termine par

« Pourquoi ? Ô pourquoi t'ai-je quittée Elisabeta ?
Pour ce merdeux de Newton ... »,

il te souviendra donc qu'Adam était monté au plafond en plein conseil de professeurs du lycée de K, où il enseigne la gymnastique et... (continua)
De là-haut, hého, de là-haut
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 27/5/2014 - 21:17
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Mutation

Mutation
Translated by Steven Birkbeck
The Cavalryman’s Farewell
(continua)
inviata da Steven Birkbeck 27/5/2014 - 20:29
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L'Histoire du Soldat

L'Histoire du Soldat
Pare che anche qua il diavolo centri :)
krzyś 27/5/2014 - 20:25
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Dyktator

Dyktator
27.05.2014
IL DITTATORE
(continua)
inviata da Krzysiek Wrona 27/5/2014 - 20:08
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Misery Is the River of the World

Misery Is the River of the World
Cantata da Kazik Staszewski
Nell'album "Piosenki Toma Waitsa" (Le canzoni di Tom Waits)
Il testo dal sito ufficiale
ROZPACZ PŁYNIE RZEKĄ POPRZEZ ŚWIAT
(continua)
inviata da Krzysiek Wrona 27/5/2014 - 17:17
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The Miner's Lullaby

The Miner's Lullaby
[1973]
Parole e musica di Bruce 'Utah' Phillips.
Nel quadruplo disco compilativo intitolato “Starlight On The Rails: A Songbook” pubblicato nel 2005.

Lavorando per la società storica di Salt Lake City, ad Utah Phillips capitò di fare un sopraluogo in un villaggio di minatori abbondonato all’inizio del 900. Quasi tutto era rimasto fermo ad allora, intatto. In una drogheria, fra le mercanzie e gli oggetti ancora allineati sugli scaffali, Utah Phillips trovò alcune piccole scatole di metallo ermetiche da portarsi alla cintura. Scoprì che si trattava di contenitori per fiale di morfina che i minatori si portavano in galleria per potersi suicidare nel caso fossero rimasti intrappolati in galleria in seguito a frane, esplosioni ed incidenti. Una pratica consueta, di cui però non si poteva parlare, essendo molte famiglie cattoliche, religione che condanna come peccato imperdonabile alzare la mano su sé stessi…
Once, long ago, he was handsome and tall
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 27/5/2014 - 17:10




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