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In the Arena

In the Arena
‎[1967]‎
Album “Vol. 2 (Breaking Through)”‎
Testo completo, verificato all’ascolto, trovato su Rockol.it.
Le parti indicate in corsivo sono parlate (la voce di uno speaker all’altoparlante che invita allo spettacolo)


“Venghino siore e siori al grande spettacolo! Questo pomeriggio nello stadio della città la ‎nostra brava polizia farà a pezzi bambini e donne innocenti, fricchettoni e gentaglia del genere, ‎insegnanti e altre specie di pacifisti! La prossima settimana, invece, a grande richiesta, potrete ‎assistere alla fucilazione di negri saccheggiatori di tutte le età! Arrivate presto per assicurarvi i posti ‎migliori! Venghino siore e siori!!!”
In the arena the crowd is restless
(continua)
inviata da Bartleby 16/9/2011 - 13:40
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Suppose They Give a War

Suppose They Give a War
‎[1967]‎
Album “Vol. 2 (Breaking Through)”‎
Testo trovato qui
‎ ‎


Come Zor And Zam dei Monkees, una canzone ispirata ad un celebre passo da “The People, Yes”, poema ‎scritto da Carl Sandburg nel 1936:‎

The little girl saw her first troop parade and asked, “What are those?”
‎“Soldiers.”
‎“What are soldiers?”
‎“They are for war. They fight and each tries to kill as many of the other side as he can.”
The girl held still and studied.
‎“Do you know…I know something?”
‎“Yes, what is it you know?”
‎“Sometime they’ll give a war and nobody will come.”


L’innocente e rivoluzionaria considerazione della bimba portata ad assistere alla sua prima parata ‎militare venne adottato come slogan dal movimento contro la guerra in Vietnam.‎
This is an African tribal chant that we wrote called
(continua)
inviata da Bartleby 16/9/2011 - 13:38
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A Child of a Few Hours Is Burning to Death

A Child of a Few Hours Is Burning to Death
‎[1968]‎
Album “Vol. 3: A Child's Guide To Good And Evil”‎
Testo trovato qui

Da uno dei gruppi più rappresentativi della psichedelia dei 60 un testo durissimo che allude alla ‎guerra in Vietnam, alla sua spettacolarizzazione ed all’indifferenza o assuefazione di molti ‎americani di fronte al quotidiano, raccapricciante spettacolo di “un bambino appena nato bruciato ‎vivo”. ‎


D’altra parte, in quegli anni “il Napalm era perfetto per donne e bambini”…‎
A child of a few hours is burning to death
(continua)
inviata da Bartleby 16/9/2011 - 13:36
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A Child's Guide to Good and Evil

A Child's Guide to Good and Evil
‎[1968]‎
Album “Vol. 3: A Child's Guide To Good And Evil”‎
Testo trovato qui



Frase chiave di questa guida al bene e al male scritta per i bambini:‎
“Il diavolo non esiste, salvo che per la guerra”
Take my hand and run away with me
(continua)
inviata da Bartleby 16/9/2011 - 13:34
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Come Out

Come Out
‎[1966]‎
Composizione per nastro magnetico.‎

‎Harlem, New York, 16 luglio 1964. James Powell, un quindicenne di colore, fu ‎ucciso per strada da un poliziotto bianco, Thomas Gilligan. L’assassinio scatenò una delle più ‎devastanti rivolte razziali nella storia degli USA.‎

La morte di James Powell fu solo la goccia che fece traboccare il vaso perchè già nelle settimane ‎precedenti la polizia era stata protagonista di brutalità e violenze assolutamente ingiustificate nei ‎confronti di giovani neri. In aprile un gruppo di poliziotti avevano arrestato e poi massacrato di ‎botte di fronte a tutti alcuni ragazzi solo perché si erano messi a tirarsi la frutta presa da un banco in ‎strada. Un bianco ed un ispanico che erano intervenuti per chiedere conto del brutale pestaggio ‎erano stati a loro volta colpiti e poi arrestati per intralcio alla forza pubblica. Tutti quanti erano poi ‎stati rimessi... (continua)
I had to, like, open the bruise up and let some of the bruise blood come out to show them
(continua)
inviata da Bartleby 16/9/2011 - 10:48
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I Don’t Want Nobody to Give Me Nothing (Open Up the Door, I’ll Get It Myself)‎

I Don’t Want Nobody to Give Me Nothing (Open Up the Door, I’ll Get It Myself)‎
‎[1969]‎



Canzone “gemella” di Say It Loud - I'm Black and I'm Proud.‎
I don't want nobody
(continua)
inviata da Bartleby 16/9/2011 - 09:05
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Live Those Songs

Live Those Songs
Saw him sittin' on a sidewalk in Fresno
(continua)
inviata da anonymous 16/9/2011 - 06:04
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Rame

Rame
Rame

Chanson française – Rame – Alain Souchon – 1980
Paroles : Alain Souchon – Musique : Laurent Voulzy

On peut n'y voir qu'une simple chanson, ce qu'elle est assurément... mais quand même, au-delà du « Papa, c'est loin l'Amérique ? Tais-toi et rame... » Il y a toute l'histoire des galères et évidemment, des galériens.

Oh, les galères et les galériens... Ils ont des vies pareilles à celles des ânes, des bêtes de somme.

Bien sûr, on pourra objecter que l'affaire commence sur la Loire, qu'en manière de galérien, il s'agit d'un gars en canoë... Faut voir. La Loire et le canoë sont purs symboles... et puis quand même, « Tais-toi et rame... », c'est un peu le discours du pouvoir : à la marine, aux galères, à l'armée, à l'usine... Et le « on n'avance à rien dans ce canoë », c'est la conclusion que bien des jeunes ( peuvent tirer à propos de cette société... Les plus âgés ont compris depuis... (continua)
Pagaie, pas gai,
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 15/9/2011 - 21:19
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En el nombre del Señor

En el nombre del Señor
En 1985, José Antonio Labordeta grabó su disco titulado "Aguantando el temporal" y en él incorporó una magnífica canción titulada "En el nombre del Señor". Es una canción cargada de historia en la que van apareciendo personajes como Reagan (Presidente de los Estados Unidos), Gorbachov, Narciso Serra (Ministro de Defensa con el gobierno de Felipe González) y Jomeini.

En esta canción Labordeta plantea una alianza, o complicidad, que el algún momento existió y que, desde luego, debería existir siempre con la Iglesia, en lo que se refiere a la condena de las asesinas y crueles guerra, y de las malditas armas.

Fernando Lucini, Cantemos como quien respira.
Monseñor ha dicho
(continua)
15/9/2011 - 18:06

Les Briques rouges de Berlin

Les Briques rouges de Berlin
Les Briques rouges de Berlin

Canzone française – Les Briques rouges de Berlin – Marco Valdo M.I. – 2011
Histoires d'Allemagne 45

Au travers du kaléidoscope de Günter Grass. : « Mon Siècle » (Mein Jahrhundert, publié à Göttingen en 1999 –
l'édition française au Seuil à Paris en 1999 également) et de ses traducteurs français : Claude Porcell et Bernard Lortholary.

Nous voici en 1946 à Berlin. La guerre est finie... Pour les Berlinois – et tu verras dans la chanson qu'il s'agit surtout des Berlinoises ou du moins des femmes qui résident à Berlin et dans les environs, la fin de la guerre débouche sur une étrange paix, sur monde d'apocalypse, sur un univers plat et poussiéreux. Un univers rouge, rouge et très exactement rouge brique. Ici, c'est une femme qui parle... Elle soliloque auprès de son homme, égaré dans ses songeries infinies. Elle raconte le terrible destin des femmes après la... (continua)
Finalement, ils avaient tout détruit
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 15/9/2011 - 15:53

War Babies

War Babies
‎[1916]‎
Parole di Ballard Mcdonald e Edward Madden.‎
Musica di James F. Hanley.‎

Dall’interprete di Hello Central! Give Me No Man's Land, un’altra canzone “strappalacrime” – come si usava ‎all’epoca – eppure molto diretta e cruda nella sua descrizione dell’orrore della guerra. Strofe che mi ‎hanno ricordato le immagini di “Germania Anno Zero” di Roberto Rossellini, girato proprio sulle ‎macerie di Berlino tra il 1947 ed il 1948:‎



E anche la locandina ‎che pubblicizzava l’esibizione di Al Jolson non scherzava affatto: un gruppo ‎di piccoli orfani di guerra tutti in fila sullo sfondo di un villaggio distrutto…‎


Considerato che era il 1916 e ci si trovava quindi nel pieno del primo conflitto mondiale, mi pare ‎proprio che non ci fosse niente di meglio per risollevare il morale alle truppe e a tutti quanti! ‎
Per questo credo che “War Babies” trovi posto a buon diritto fra le CCG/AWS.
Forsaken, alone, amid tumbled down stone, ‎
(continua)
inviata da Bartleby 15/9/2011 - 14:05
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Born Free

Born Free
‎[1966]‎
Parole di Don Black
Musica di John Barry

E’ proprio lei, la title track del film “Nata libera” diretto da James Hill, quello che raccontava la ‎toccante storia di Elsa, la leonessa che da piccola fu salvata e adottata dagli Adamson, coppia di ‎naturalisti che in Kenia si dedicò alla riabilitazione ed alla reintroduzione nel loro ambiente ‎selvaggio dei grandi felini feriti o allevati in cattività.‎
Elsa morì di malattia a soli 5 anni, nel 1961. Joy Adamson fu uccisa nel 1980 da un giovane ‎dipendente che lei aveva licenziato. George Adamson fu ucciso nel 1989 da alcuni banditi dopo ‎essere intervenuto in difesa di un gruppo di turisti.‎

E io che da piccolo guardavo rapito la serie che trasmettevano in tivvù, avrei voluto andare a fare il ‎fotografo o il veterinario in Africa… e invece sto morendo seduto ad una scrivania, altro che “Born ‎Free”! Per giunta di questo passo finirà che non mi faranno andare in pensione prima dei 97 anni!!!‎
Born free, as free as the wind blows
(continua)
inviata da Bartleby 15/9/2011 - 11:36
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Lift Every Voice and Sing

Lift Every Voice and Sing
‎[1900]‎
Parole di James Weldon Johnson
Musica di John Rosamond Johnson

James Weldon Johnson è stata una delle figure centrali della cultura afro-americana negli anni a ‎cavallo tra 800 e 900. Poeta, scrittore, avvocato, attivista per i diritti civili, presidente della National ‎Association for the Advancement of Colored People (NAACP), primo nero ad insegnare alla New ‎York University, James Weldon Johnson scrisse nel 1900 questa poesia che venne subito ‎universalmente riconosciuta come “The Black National Anthem”, l’inno nazionale degli afro-‎americani negli USA.‎
Nel 1939 la scultrice Augusta Savage, esponente del movimento dell’Harlem Renaissance, dedicò ‎alla canzone una delle sue opere più famose, un gruppo bronzeo alto 6 metri. Purtroppo la scultura ‎non venne mai fusa ed il calco venne in seguito distrutto.‎

Ho attribuito il brano all’autore del testo – che peraltro fu anche... (continua)
Lift every voice and sing,‎
(continua)
inviata da Bartleby 15/9/2011 - 10:32
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Μαλαματένια λόγια

Μαλαματένια λόγια
Στίχοι: Μάνος Ελευθερίου
Μουσική: Γιάννης Μαρκόπουλος
Πρώτη εκτέλεση: Λάκης Χαλκιάς - Χαράλαμπος Γαργανουράκης - Τάνια Τσανακλίδου
LP: Θητεία - 1974

Malamatenia loghia
Testo di Manos Eleftherìou
Musica di Yannis Markopoulos
Prima esecuzione: Lakis Halkiàs con Haràlampos Garganourakis e Tania Tsanaklidou
LP: "Thitìa/Milizia" - 1974

Una delle canzoni greche che più amo. Manos Eleftherìou - voce poetica insigne - gode forse troppo delle sue oscurità, tormento del traduttore: ma il senso alla fine è sempre chiaro. Un amaro colloquio con la madre Grecia di un poeta il cui sguardo coglie d'un balzo gli amari secoli e le amare avventure, da Troia a Kessarianì - e certo anche a quella che si era appena chiusa nel 1974 - da cui nulla la madre vuole imparare. (gpt)
Μαλαματένια λόγια στο μαντήλι
(continua)
inviata da Gian Piero Testa 14/9/2011 - 23:09
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Il n'y a plus rien

Il n'y a plus rien
Il n'y a plus rien

Chanson française – Il n'y a plus rien – Léo Ferré – 1973
Écoute, écoute... Dans le silence de la mer, il y a comme un balancement maudit qui vous met le cœur à l'heure, avec le sable qui se remonte un peu, comme les vieilles putes qui remontent leur peau, qui tirent la couverture.
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 14/9/2011 - 20:36
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Οι ρήτορες

Οι ρήτορες
Oi rítores
Στίχοι: Νίκος Γκάτσος
Μουσική: Δήμος Μούτσης
Πρώτη εκτέλεση: Μανώλης Μητσιάς
LP: "To Δρομολόγιο" - 1979

I rìtores
Testo di Nikos Gatsos
Musica di Dimos Moutsis
Prima esecuzione di Manolis Mitsiàs
LP: "To Δρομολόγιο/Itinerario" - 1979

Appena finito di vedere la diretta del dibattito parlamentare sull' ennesima fiducia, avevo bisogno di una piccola dose di antipolitica, ed ecco la prima che ho trovato nella mia... farmacia. Non è una canzone di eccelso valore, ma ci si può fraternizzare grazie anche al testo di Gatsos, il quale, per quanto mitissimo uomo, ogni tanto perdeva la pazienza. Anch'io, del resto. Nella canzone, gli oratori di Gatsos parlano nelle piazze; i nostri oggi parlavano dai loro sudatissimi banchi d'onorevole con l'occhio alla telecamera: ma poco cambia. Una differenza, però: i poeti non ci sono più nelle piazze. Stanno a casa a contemplarsi l'ombelico adolescenziale e sognano il prossimo premio letterario. (gpt)
Έρημες κι άδειες οι πλατείες
(continua)
inviata da Gian Piero Testa 14/9/2011 - 15:27
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It Don't Make Sense (You Can't Make Peace)‎

It Don't Make Sense (You Can't Make Peace)‎
‎[1983]‎
Dall’album “Mighty Earthquake and Hurricane”‎



Un altro bellissimo blues contro la guerra dall’autore di Study War No More.‎
You have made great planes to span the skies
(continua)
inviata da Bartleby 14/9/2011 - 12:03
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Atomic Sermon

Atomic Sermon
‎[1953]‎
Testo trovato su Atomic Platters


Un vero proprio sermone in cui un comune cittadino americano, timorato d’Iddio, esprime il ‎‎“terrore dell’atomo” che si viveva negli anni del secondo dopo guerra, della guerra fredda e della ‎caccia ai comunisti: “Meglio fermare gli scienziati perché stanno andando troppo lontano. ‎Fanno volare i nostri ragazzi più veloci del suono e diffondono la guerra per tutto il pianeta. Questa ‎energia atomica mi spaventa perché se davvero succedesse quello che ci dicono ci sarebbe solo da ‎raccomandare l’anima al Signore”.‎
Then every Sunday mornin’, and the preacher gave his warnin’
(continua)
inviata da Bartleby 14/9/2011 - 11:42
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Uncle Sam Blues

Uncle Sam Blues
‎[1923]‎
Scritta da Clarence Williams (1898-1965), pianista, compositore, cantante e produttore musicale ‎afro-americano.‎
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla ‎‎Storia senza censure del Blues.‎

Un blues cui forse si ispirarono i Jefferson Airplane per la loro Uncle Sam's Blues…‎
Qui una donna si rivolge incazzatissima direttamente allo Zio Sam: “Cos’hai contro di me? ‎Cosa ti ho fatto, cattivo Zio Sam, per portarmi via il mio uomo? Digli subito che per lui la guerra è ‎finita e rimandamelo a casa!”.‎
Let me tell you postman, what Sammy has done to me
(continua)
inviata da Bartleby 14/9/2011 - 11:15
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Gary Gilmore's Eyes

Gary Gilmore's Eyes
‎[1977]‎



‎Come si sentirà una persona che deve la vita o una funzione fondamentale del ‎suo corpo all’organo di un feroce omicida giustiziato dallo Stato? E’ un tema suggestivo piuttosto ‎frequentato nella letteratura e nel cinema, penso per esempio al romanzo di Maurice Renard ‎‎“Les mains d'Orlac” del 1921 che ispirò anche diversi film, uno sopra tutti ‎l’espressionista “Mad Love” di Karl Freund del 1935, interpretato da un colossale ed ‎inquietante Peter Lorre nella parte di un geniale e folle chirurgo che ad un celebre pianista che ha ‎perso le sue preziose mani in un incidente impianta gli arti, altrettanto “sensibili”, di un serial killer ‎ghigliottinato di fresco.‎
E se l’organo del mostro violentemente espulso dal consesso umano fossero addirittura gli occhi che ‎lo guidarono nelle sue efferatezze? E se quegli occhi fossero quelli del primo uomo ad essere ‎giustiziato negli States... (continua)
I'm lying in a hospital,
(continua)
inviata da Bartleby 14/9/2011 - 09:27
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Η κόρη του πασά (Ανατολίτικο)

Η κόρη του πασά (Ανατολίτικο)
I kóri tou pasá (Anatolítiko)
Στίχοι: Νίκος Γκάτσος

Μουσική: Σταύρος Ξαρχάκος

Πρώτη εκτέλεση: Νίκος Ξυλούρης
LP: Συλλογή - 1974

Testo di Nikos Gatsos
Musica di Stavros Xarhàkos
Prima interpretazione di Nikos Xylouris
LP: "Silloghì/Raccolta" - 1974


Un indizio del testo (Smirne incendiata) rimanda a un momento preciso della storia contemporanea (agosto 1922); ma il contrasto tra amore e guerra ha i colori tenui di un'antica favola tradizionale, nella quale, per partecipare con il loro vano pianto alla patetica vicenda, compaiono anche le divinità per le quali gli uomini si odiano e si combattono. La voce cretese di Psaronikos si ritrova a perfetto agio nel renderci questo tono da tempi andati. (gpt)
Του Χατζησταυρή τ'αγόρι
(continua)
inviata da Gian Piero Testa 13/9/2011 - 18:52
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Beating Me Blues

Beating Me Blues
‎[1928]‎
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla ‎‎Storia senza censure del Blues.‎

Blues molto “blue”, perché intonato da una donna (Jewell Nelson, che come Gene ‎Campbell è stata cantante blues oggi pressochè sconosciuta) che racconta senza perifrasi della ‎terribile, continua violenza subita dal suo uomo (“that man of mine”) che nelle strofe si confonde ‎col padre (“my daddy’s killing me”) a rivelare una sottocultura maschilista dove la donna era ‎sempre trattata come e peggio di una bestia, dalla culla alla bara…‎
I wish someone could tell me where that man of mine ‎
(continua)
inviata da Bartleby 13/9/2011 - 15:19
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Levee Camp Man Blues

Levee Camp Man Blues
‎[1930]‎
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla ‎‎Storia senza censure del Blues.‎



Gene Campbell è stato uno della miriade di bluesman neri, spesso suonatori e cantanti di indubbie ‎qualità, che sono rimasti praticamente sconosciuti perché vissuti o prima della diffusione del ‎fonografo o prima che gente come Alan Lomax si interessasse alle “roots” dell’America profonda.‎
Di Gene Campbell, texano, è rimasta una ventina di tracce oggi raccolte nel cd da cultori del genere ‎intitolato “Complete Recorded Works (1929-1931)”.‎

Questo “Levee Camp Man Blues” affronta il tema del lavoro alla costruzione delle dighe sui grandi ‎fiumi come Mississippi, Red e Brazos nella quale, a partire della fine dell’800 e fino agli anni 20 e ‎‎30, fu impegnata una gran massa di lavoratori contrattati da agenti governativi – niente più che ‎caporali legalizzati – per svolgere, in simbiosi... (continua)
These contractors, they are getting so slack
(continua)
inviata da Bartleby 13/9/2011 - 14:56
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Hard Time Blues

Hard Time Blues
‎[1941]‎



Ancora una splendida canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della ‎segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano ‎Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” ‎‎(“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.‎
Testo trovato su Mudcat Café.‎

Qui un bracciante agricolo – bianco o nero che sia, la rivendicazione razziale ha già lasciato il posto ‎a quella di classe – ridotto alla fame dalla siccità, con i figli ischeletriti e malati di pellagra, viene ‎deriso e annientato dal grosso proprietario che gli nega il credito per il cibo, gli prende le bestie a ‎saldo dei debiti contratti e poi lo butta fuori dalla terra che ha coltivato…‎
Well, I went down home 'bout a year ago.
(continua)
inviata da Bartleby 13/9/2011 - 12:02
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Defense Factory Blues

Defense Factory Blues
‎[1941]‎

Un’altra bellissima canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della ‎segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano ‎Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” ‎‎(“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.‎
Went to the De-fense factory
(continua)
inviata da Bartleby 13/9/2011 - 11:43
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Jim Crow Blues

Jim Crow Blues
‎[1930]‎

A pochi anni dalle illusioni che Cow Cow Davenport ancora si faceva nella sua Jim Crow Blues – che nei ‎liberi Stati del nord scorressero fiumi di latte e miele (o, meglio, di whisky) e che i soldi crescessero ‎sugli alberi – il grande Leadbelly cantava invece che le “Jim Crow Laws” erano dappertutto, che ‎ovunque i neri erano discriminati e segregati, e che era ora di finirla.‎

Al proposito si vedano anche I Don't Want No Jim Crow Coffee, Jim Crow e Northbound Blues.‎
Bunk Johnson (*) told me, too,
(continua)
inviata da Bartleby 13/9/2011 - 11:13
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Jim Crow Blues

Jim Crow Blues
‎[1927]‎



Il blues non esisterebbe senza “Jim Crow”. ‎
Con questo nome viene indicato il sistema istituzionale legislativamente fondato sul presupposto ‎della disuguaglianza e segregazione razziale che fu in vigore negli States dal 1876 (ma di fatto dalla ‎loro costituzione) al 1965 e che ha reso la vita un inferno per gli afro-americani specialmente negli ‎Stati del sud. Il nomignolo "Jim Crow" è da far risalire a "Jump Jim Crow", canzonetta popolare del ‎‎1828 di tal Thomas Dartmouth (T.D.) "Daddy" Rice, un cabarettista bianco che la interpretava ‎truccato da afroamericano.‎

E Charles “Cow Cow” Davenport, pianista e cantante nero originario dell’Alabama profonda, ‎sapeva bene di cosa parlava quando a Chicago - al nord, oltre la “Mason-Dixon Line” che per gli ‎afro-americani idealmente separava la schiavitù dalla libertà - nel 1927 incise questo brano per la ‎Paramount, accompagnato... (continua)
I'm tired of being Jim Crowed, gonna Leave this Jim Crow town
(continua)
inviata da Bartleby 13/9/2011 - 09:45
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Northbound Blues

Northbound Blues
‎[1925]‎



Il blues non esisterebbe senza “Jim Crow”. ‎
Con questo nome viene indicato il sistema istituzionale legislativamente fondato sul presupposto ‎della disuguaglianza e segregazione razziale che fu in vigore negli States dal 1876 (ma di fatto dalla ‎loro costituzione) al 1965 e che ha reso la vita un inferno per gli afro-americani specialmente negli ‎Stati del sud. Il nomignolo "Jim Crow" è da far risalire a "Jump Jim Crow", canzonetta popolare del ‎‎1828 di tal Thomas Dartmouth (T.D.) "Daddy" Rice, un cabarettista bianco che la interpretava ‎truccato da afroamericano.‎
In questo vecchio blues Maggie Jones canta della speranza di tutti i neri di fuggire al nord, oltre la ‎Mason-Dixon, una linea di demarcazione risalente al 700 e che idealmente separava gli Stati del sud ‎schiavista da quelli del nord abolizionista.‎
Al proposito si vedano anche I Don't Want No Jim Crow Coffee e Jim Crow.‎
Got my trunk and grip all packed
(continua)
inviata da Bartleby 13/9/2011 - 09:21
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Κοντά στο Σηκουάνα

Κοντά στο Σηκουάνα
Kondá sto Sikouána
Στίχοι: Νίκος Γκάτσος
Μουσική: Σταύρος Ξαρχάκος
Πρώτη εκτέλεση: Νανά Μούσχουρη
LP " Αγάπη είν' η ζωή ", 1993

Testo di Nikos Gatsos
Musica di Stavros Xarhàkos
Prima esecuzione di Nanà Moùskouri
LP "Αγάπη είν' η ζωή/Amore è la vita", 1993

Una canzone rimasta, credo, quasi sconosciuta nonostante i tre mostri sacri - forse ormai superati dai tempi - che attesero alla sua composizione e alla sua interpretazione. Il testo è di Nikos Gatsos, ormai vicinissimo a lasciare i suoi due amici: Stavros Xarchakos, che scrisse la musica, e Nanà Mouskouri, che la interpretò. Siamo già nel 1993 ma, come un lampo sinistro, la memoria, o l'immaginazione illumina il lontano inizio della guerra contro la Francia. Il presentimento di una persona "diversa", lo sgomento della gente intenta alla normale sua gioia di vivere, gli aeroplani in volo radente sulla Senna, la campana che... (continua)
Κοντά στο Σηκουάνα
(continua)
inviata da Gian Piero Testa 12/9/2011 - 22:45
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Le Poinçonneur des Lilas

Le Poinçonneur des Lilas
Le Poinçonneur des Lilas

Chanson française - Le Poinçonneur des Lilas – Serge Gainsbourg – 1959

D'abord, dit Lucien l'âne, je voudrais bien, Marco Valdo M.I., mon ami, que tu me dise exactement ce qu'est un poinçonneur et en plus, un poinçonneur des lilas.

Eh bien, Lucien l'âne mon ami, je comprends parfaitement que tu me poses cette question, car des poinçonneurs dans le métro, il n'y en a plus... Le poinçonneur, comme son nom l'indique, était là pour poinçonner. C'est-à-dire à l'aide d'une petite machine à main – dénommée fort justement poinçonneuse – faire un trou dans le billet de transport que devait présenter le voyageur afin de prouver qu'il avait payé son droit de transport. Il fut un temps où on trouvait des poinçonneurs partout. S'il n'y en a plus, ce n'est pas par grandeur d'âmes des patrons, mais parce que le poinçonneur aussi mal payé qu'il fut, coûtait encore trop cher...... (continua)
Je suis le poinçonneur des Lilas
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 12/9/2011 - 21:30
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Desobediencia civil

Desobediencia civil
JOSÉ ANTONIO LABORDETA en su disco "Qué queda de ti, qué queda de mí" (1984) grabó su canción "Desobediencia civil" en la que se manifestó claramente contra la guerra, contra el armamento y, más concretamente, contra la OTAN.

Fernando Lucini Cantemos como quien respira
Les devuelvo el DNI
(continua)
12/9/2011 - 21:20

אַשְׁרֵי הַגַּפְרוּר

אַשְׁרֵי הַגַּפְרוּר
[1944]
Parole di Hannah Szenes (in ungherese, Szenes Anikó)
Questa poesia è stata messa in musica da molti, fra gli altri Joan S. Gochberg e John B. Eulenberg, Elliot Z. Levine, Lawrence Avery, Charles Feldman.

Una poesia di Hannah Szenes, ebrea ungherese che, pur essendosi messa in salvo dalle persecuzioni antisemite dei nazisti e dei loro collaborazionisti magiari emigrando nel 1939 in Palestina, volle tornare nel suo paese natale come agente degli Alleati per prendere contatti con la resistenza ed aiutare gli ebrei ungheresi a scampare alla deportazione nei campi di sterminio. Hannah e due compagni, addestrati dai servizi segreti britannici, furono paracadutati in Jugoslavia e lì appresero che l’Ungheria era appena stata occupata dai nazisti, timorosi che dopo le batoste subite sul fronte russo il governo di Miklós Horthy volesse negoziare la pace con il nemico. I due compagni di Hannah... (continua)
‎,‎אַשְׁרֵי הַגַּפְרוּר שֶׁנִּשְׂרַף וְהִצִּית לֶהָבוֹת
(continua)
inviata da Bartleby 12/9/2011 - 14:26
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Memorial to Lidice, H. 296

Memorial to Lidice, H. 296
[1943]
Brano per orchestra scritto dal celebre compositore ceco dopo la fuga dal suo paese natale alla volta degli Stati Uniti.



Reinhard Heydrich era comandante di divisione delle SS e nel 1941 fu nominato da Hitler governatore del cosiddetto Protettorato di Boemia e Moravia. Heydrich era il prototipo del gerarca hitleriano, tanto feroce da guadagnarsi il soprannome di “boia di Praga”, acceso sostenitore della “Soluzione finale” tanto da coordinare personalmente la conferenza di Wannsee del gennaio 1942 dove lo sterminio del popolo ebraico fu dettagliatamente pianificato. Logico che il governo cecoslovacco in esilio a Londra avesse convinto gli inglesi a far fuori un simile mostro.
L’operazione – non a caso – venne battezzata “Anthropoid”, perché il disumano Heydrich dell’uomo aveva solo le sembianze.
Jan Kubiš e Jozef Gabčík, così si chiamavano i due paracadutisti cechi incaricati... (continua)
[Strumentale]
inviata da Bartleby 12/9/2011 - 08:55
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Quizá una flor

Quizá una flor
Una nube se levantó
(continua)
11/9/2011 - 21:47

Restiamo umani... (Stay Human..)

Restiamo umani... (Stay Human..)
In-Canto di Pace per "Vittorio Arrigoni"...

dedicata a “Vittorio Arrigoni”, attivista per i diritti Umani dell’ISM, morto a Gaza (Palestina) il 15 Aprile 2011 . “Vittorio, “Martire per la Pace” come Rachel Corrie…

La canzone ( e l'autrice) saranno quello che sono, ma il soggetto cui è dedicata la canzone merita un po' di spazio in questo sito
(DonQuijote82)
Restiamo umani ..
(continua)
inviata da DonQuijote82 11/9/2011 - 18:19
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Tammurriata (rock)

Tammurriata (rock)
1993
Fai la cosa giusta (con il titolo "Tammurriata")

Poi in Tamurriata Rock (2002), Fuori dalla stanza (2007), Live U.S.A. Canada Europa (2013) con il titolo completo "Tammurriata Rock)

Mancano le parti in napoletano
Tammuriata dell'amore
(continua)
inviata da DonQuijote82 11/9/2011 - 13:22
Guerra in Iraq: 102 417 morti civili. Un undici settembre ogni tre mesi per dieci anni. Per loro nessun monumento. Nessun minuto di silenzio.

E allora facciamo un brindisi a tutti quelli che vivono in Palestina, Afghanistan, Iraq El Salvador.
Lorenzo Masetti 11/9/2011 - 10:26
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Cantata del gallo cantor

Cantata del gallo cantor
Cuarteto Cedrón
París - 1976

Juan Cedrón - canto y guitarra
Miguel Praino - violín
Jorge Sarraute - canto, guitarra y contrabajo
César Strocio - bandoneón

participan:

Paco Ibánez - canto y guitarra
François Rabbath - contrabajo

La Cantata del Gallo Cantor è stata scritta dal poeta argentino Juan Gelman - vincitore del Premio Cervantes nel 2007 - e musicata e interpretata dal Cuarteto Cedron con la collaborazione di Paco Ibáñez.

E' un testo lungo, intenso e amaro nel quale si recupera per la memoria, contro l'oblio, il dolore, la paura, l'ingiustizia, il laceramento interno, e anche la lotta e la speranza di un "popolo ferito", in questo caso il popolo argentino, vittima di quel tipo di crudeltà che nella storia generano sempre le dittature di qualsiasi colore, e, in particolare, le dittature militari.

La cantata raccoglie quattro poesie di Juan Gelman. Desidero, con tutta l'anima,... (continua)
Esos pasos ¿lo buscan a él?
(continua)
10/9/2011 - 23:02
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Italia minore

Italia minore
bella ogni volta ke ascolto questa canzone mi vengono i brividi.................
annamaria 10/9/2011 - 23:01
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El derecho de vivir en paz

El derecho de vivir en paz
平和に生きる権利
(continua)
inviata da DonQuijote82 10/9/2011 - 19:47
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Masters Of War

Masters Of War
戦争の親玉
(continua)
inviata da DonQuijote82 10/9/2011 - 19:46
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Wilhelm Wilhelm

Wilhelm Wilhelm
Vi mando questa "stramberia", cantata in inglese, tedesco, francese e italiano. E' del 1975 (dall'album "Made in Germany") e non so veramente se sia degna di entrare nel sito. Ciao, Renato
Wilhelm, Wilhelm, the nation needs you
(continua)
inviata da Renato Stecca 10/9/2011 - 17:51
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O Fallada, da du hangest (Ein Pferd klagt an)

O Fallada, da du hangest (Ein Pferd klagt an)
d'après la traduction italienne de Giorgio Strehler (1975)
Chanson allemande – O Fallada, da du hangest (Ein Pferd klagt an) [1932] – Ernst Busch – 1965/67
Texte : Bertolt Brecht [Poème : 1919]
Musique : Hans Eisler.

Fallada est le cheval parlant d'une fable des Frères Grimm - « La petite gardienne d'oies » (“Die Gänsemagd”) - qui n'arrête pas de parler et de dire la vérité même après que la perfide servante, se substituant à la princesse promise, lui avait fait tailler la tête. (« Oh, Fallada, pendu là-haut ! »)

Du cheval parlant des Grimm s'inspira aussi le grand écrivain allemand Rudolf Ditzen, mieux connu sous le nom (de plume) de Hans Fallada – précisément, auteur de quelques uns des plus importants romans allemands des années 1930-40 comme « Seul dans Berlin » (Jeder stirbt für sich allein) en 1947, qui reprend l'histoire de Otto et Elise Hampel. Lui, ouvrier, elle domestique, qui... (continua)
OH FALLADA... LE CHEVAL PENDU
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 9/9/2011 - 21:48
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Shah Shah Persan

Shah Shah Persan
Shah Shah Persan (Constantin)

Chanson française - Shah Shah Persan – Jean Constantin – 1956
Paroles: Jean Constantin. Musique: Michèle Persane
Autres interprètes: Les Frères Jacques

Lucien mon ami l'âne, tu n'aurais pas vu mes pantoufles ? Eh, Lucien, où sont passées mes pantoufles ?

Pourquoi tu me demandes ça, Marco Valdo M.I. mon ami ? Je vois bien que tu as des chaussures aux pieds...

Mais non, Lucien l'âne mon ami, je ne cherche pas vraiment mes pantoufles. « Les Pantoufles », c'est une chanson de cet amuseur public qu'était Jean Constantin. Elle démontre qu'on peut faire des chansons avec n'importe quel texte...

Je le sais qu'on peut faire des chansons avec n'importe quel bout de texte, c'est d'ailleurs le cas la plupart du temps... Les textes sont ineptes et sans grande portée. Je sais aussi qu'ici, il s'agit d'un texte volontairement minimaliste... D'ailleurs, tu m'avais... (continua)
Shah-Shah-Shah...
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 9/9/2011 - 20:24
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O Fallada, da du hangest (Ein Pferd klagt an)

O Fallada, da du hangest (Ein Pferd klagt an)
Otto ed Elise Hampel, nelle foto segnaletiche della Gestapo.

"... Poi prese la penna in mano e disse piano, ma con energia: “La prima frase della nostra prima cartolina sarà: ‘Madre! Il Fuhrer mi ha assassinato mio figlio!”. [...] In un lampo capì che con quella prima frase egli dichiarava la guerra per oggi e per sempre, e sentì anche oscuramente che cosa volesse significare: guerra fra loro due da una parte, poveri, piccoli insignificanti operai che per una parola potevano essere annientati per sempre, e dall’altra parte il Fuhrer, il partito, quell’immenso apparato con tutta la sua potenza e tutto il suo splendore, e dietro di esso tre quarti, no quattro quinti del popolo tedesco”.

da "Ognuno muore solo", romanzo di Hans Fallada ispirato alla vita di Otto ed Elise Hampel, una coppia di umili lavoratori berlinesi che ebbero il coraggio di opporsi al nazismo e che per questo furono uccisi.
Bartleby 9/9/2011 - 09:04
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Le président

Le président
LE PRESIDENT
autore: Salvatore ADAMO
(cantata da Michel Fugain – CD:"Bravo et Merci"2007)

dal sito ADAMO in Italiano
Le président est fatigué d'écrire l'Histoire
(continua)
inviata da davide costa 9/9/2011 - 03:00
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Una guerra fredda

Una guerra fredda
[2010]

Album :Per ora noi la chiameremo felicità
e gli strascichi delle nostre ombre lunghe
(continua)
inviata da Gheghe 9/9/2011 - 00:37
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Quando tornerai dall'estero

Quando tornerai dall'estero
[2010]

Album :Per ora noi la chiameremo felicità
le morti bianche
(continua)
inviata da Gheghe 9/9/2011 - 00:36
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L'Agnello di Dio

L'Agnello di Dio
da "Prendere e lasciare" (1996)

Un testo teso su una musica molto ritmata da sonorita' create negli Stati Uniti con l' aiuto di Corrado Rustici, nel quale l' immagine evangelica dell'agnello sacrificale, dell'"Agnus dei qui tollis peccata mundi", assume la forma delle vittime e dei carnefici della violenza contemporanea.

Propone accostamenti inconsueti, che suonano perfino blasfemi a un ascolto distratto, questo "Agnello di Dio" di De Gregori: ecco lo spacciatore all'uscita della scuola che vende la sua merce, mentre la consegna della bustina che passa di mano in mano finisce per assomigliare paradossalmente a quel "segno di pace" che i cattolici si scambiano alla fine della messa. "E intanto due poliziotti fanno finta di non vedere". Timori di padre, visto che De Gregori ha due figli maschi, gemelli, che frequentano, a Roma, rispettivamente il liceo classico (Mamiani) e il liceo artistico?... (continua)
Ecco l'agnello di Dio
(continua)
8/9/2011 - 23:48
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The Deserter

The Deserter
2004
Usual Tragedy
I'm scared for war, the smell of blood
(continua)
inviata da DonQuijote82 8/9/2011 - 20:55
Percorsi: Disertori
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The Deserter

The Deserter
2009
Rubber & meat
Wartime, baby, I'm leaving you now
(continua)
inviata da DonQuijote82 8/9/2011 - 20:46
Percorsi: Disertori




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