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La Cooperativa Vapordotti

Marco Chiavistrelli
Langue: italien


Marco Chiavistrelli

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[2009]
Testo e musica di Marco Chiavistrelli
Da una testimonianza di Franco Berti
Lyrics and music by Marco Chiavistrelli
Inspired by Franco Berti's personal witness


La canzone racconta di una piccola cooperativa degli anni 60-70 praticamente estinta dall'amianto (due sopravvissuti e malati, su 20 operai).
Uno dei due sopravvissuti (malati) mi ha raccontato la storia che esce in questi giorni su cd per non far scomparire almeno l'ombra sconveniente di una tragedia che nessuno aveva voluto vedere nella rossa terra di Toscana.
(Marco Chiavistrelli)


chiavistrelli“La Coperativa Vapordotti” una storia e un progetto per una canzone particolare

La canzone La Cooperativa Vapordotti nasce dall’incontro tra Marco Chiavistrelli autore di canzoni già dagli anni 70 (vedi notizie su google) e Franco Berti, anziano pensionato malato di asbestosi. Anche Chiavistrelli ex operaio ha una piccola patologia asbesto correlata. La storia, vera e drammatica, la racconta Berti, ed è quella di una piccola cooperativa degli anni 60-70, che svolgeva lavori di coibentazione-scoibentazione con amianto alla grande industria elettrochimica di Larderello (geotermia) dove ogni cosa calda che portasse il vapore endogeno, dalle centrali elettriche al riscaldamento urbano alle lavorazioni chimiche, veniva fasciato ricoperto (poi ricambiato sostituito riparato ecc..) con amianto almeno fino agli anni 90. La piccola cooperativa svolgeva il lavoro più infame, con la tremenda fibretta (amianto polverizzato che stuccava le più grosse fasce di amianto).
Verso la fine degli anni 80 iniziarono le morti silenziose e nel disinteresse generale, tutte per mesotelioma pleurico, la malattia inesorabile, unica, dell’amianto. Ognuno restò solo e dimenticato. Pian piano si giunse al 2007 dove i sopravvissuti erano tre e i morti 17 (su 20!).
Intanto una lunga estenuante lotta per il riconoscimento dei pericoli dei rischi dei diritti dei benefici previdenziali da esposizione e malattia, per la bonifica delle tubazioni e la rimozione delle migliaia (!) di tonnellate di amianto sparso a terra da ex coibentazioni e tubiere demolite selvaggiamente (centinaia di siti con amianto a terra in boschi campi paesi scuole presso ambulatori..) aveva portato alla formazione di un Comitato dove erano confluiti i lavoratori più sensibili al problema, spesso delusi dai risultati opachi e scarsi del sindacato e della politica ufficiale.
All’atto costitutivo del comitato svoltosi quasi simbolicamente presso un ex-sito (area verde!!) con amianto a terra si presentò “questo omino” piccolo e anziano che nel gelo generale raccontò per la prima volta la storia della Cooperativa Vapordotti, della cooperativa estinta. La sua rabbia era tanta ma trovò nonostante la malattia e le sconfitte, per avere un briciolo di giustizia, parole di commozione e speranza. Marco Chiavistrelli compose dalla storia mai saputa mai sanzionata nella comunità dell’Alta val di Cecina (non più di 5000 persone) mai vista da partiti chiese istituzioni ! una canzone, semplice e chiara come era la storia narrata: entusiasmo giovanile tradimenti industriali ignavia generale forza della vita e disperazione della morte. Temi eterni che attraversano la storia dell’uomo ancora desiderosa di giustizia e riconoscenza verso chi lavora e si impegna in un mondo spesso parassitario e indolente ma rapace.
La canzone fu cantata con altri amici musicisti del comitato a tutti gli incontri, le assemblee operaie, gli scontri con le istituzioni, i convegni sull’amianto, anche fuori dalla Toscana (ad esempio a Latina), alle presentazioni di libri; finì su molta stampa grazie ad alcune coraggiose giornaliste, divenne una specie di atto di accusa contro Enel industrie istituzioni che avevano rallentato le informazioni sui pericoli da amianto e applicato le leggi italiane già tardive di decenni con altro colpevole ritardo, solo e male alla fine degli anni 90 per il lavoro attivo e con immensi danni ambientali per quanto riguarda le bonifiche, tuttora malgestite e contraddittorie. Intanto la zona geotermica si scopriva a rischio con tassi di malattie da asbesto decine di volte superiori alla media e il 26% dei lavoratori esposti e monitorati rivelavano fenomeni patologici asbesto correlati. Grazie alla lotta del comitato, contro la falsificazione dei curricola e all’appoggio legale dell’avvocato Bonanni, 200 lavoratori si son visti riconosciuti diritti a prepensionamenti. Purtroppo nell’agosto 2008 decedeva uno dei tre sopravvissuti della Cooperativa Vapordotti, sempre per mesotelioma pleurico.
Adesso si è deciso di fare un CD che facesse conoscere la canzone –che comunque è già risuonata anche a Roma davanti al Senato, al Ministero del Lavoro e alla stazione di Monteverde in assemblee convegni e sit in- un brano in un certo senso scritta dal popolo per il popolo, dalla storia per la storia. Difficilmente si sentono canzoni scritte da operai su storie di operai, veri almeno: bene, questa vi assicuriamo ha il sangue e l’anima dei lavoratori e dei malati addosso, in tutti i sensi, fisici e morali. E forse merita una chance in un mondo della canzone dispotico e arrogante soggiacente a costumi e mode superficiali e commerciali molto indotte da case discografiche e mentalità dominanti.
La Cooperativa Vapordotti, la canzone dei dimenticati, oggi una canzone da combattimento.
Marco Chiavistrelli

(documento fornito dall'autore)
Se ne andavano alla vita
come allora si usava di certo,
senza alibi e senza paura
a lavorare senza un difetto,
se ne andavano alla vita
come giovani assonnati al mattino,
con due sigarette in bocca
da fumare contro il destino.

E passavano i giorni nel sole
già scanditi dal tempo ruffiano,
a impastare l'amianto e il cemento
mentre il fischio suonava lontano,
ed a pranzo il pentolino
risuonava di forchette affamate,
un pò più in là il fiasco del vino
sopra un sasso nel vento d'estate.

Quando il vento dell'industria
spense gli ultimi fuochi d'estate
si trovarono in fila di morte
come anime tutte malate,
e cantarono piano in coro
per non disturbare il vento,
il vento duro del lavoro
che si spengeva in un lungo silenzio.

E se ne andarono ad uno ad uno,
come fanno le foglie d'autunno,
senza rabbia e senza perdono
come persi in un lungo sonno,
ed apparvero i manifesti
lunghi e neri come file di morte
e scomparve in una baleno
la Cooperativa Vapordotti.

Ce ne andiamo in cooperativa
mentre il fischio risuona lontano
ce ne andiamo senza fatica
e ogni ragazzo si tenga per mano,
la Cooperativa Vapordotti
fascia quei tubi che odoran di morte
chissà se adesso qualcuno ricorda
quei giovani eroi e la loro sorte.

Ce ne andiamo in cooperativa
mentre il fischio risuona lontano
ce ne andiamo senza fatica
e ogni ragazzo si tenga per mano.
Note

Il fischio è la sirena che chiamava i lavoratori a raccolta.
Il pentolino è il contenitore per il cibo.

envoyé par marco chiavistrelli - 18/5/2009 - 13:49



Langue: anglais

English version by Riccardo Venturi
May 19, 2009

vapordotti


This song is about a small Worker Cooperative for pipe banding, active in the 60's/'70's in the geothermal district of central Tuscany between Volterra and Larderello. The Cooperativa Vapordotti (Steampipe Cooperative) was practically annihilated by asbestosis: out of 20 workers, only two survived in bad health condition. One of the survivors told me the story of the Cooperative, released on cd so that the troublesome shadow of a labour tragedy that none was willing to see in red Tuscany may not disappear. (Marco Chiavistrelli)
THE STEAMPIPE COOPERATIVE

They went on to life
as it was usual at that time,
fearless, with no alibis,
on to work without faults,
they went on to life,
half-drowsy youths in the morning
with a couple of cigarettes
for smoking against fate.

And they spent days in the sun
at the pace of the ruffian time
mixing asbestos with cement
while the siren sounded in the distance.
On lunch time, the tin pan
tinkled with hungry forks,
just aside, a flask of wine
on a stone in the summer wind.

When the wind of industrialization
blew away the last summer fires
all of them were seen in a death row
like souls struck by disease.
And they sang quietly in choir
so not to disturb the wind,
the hard wind of labour
that was fading in a long silence.

They passed away one by one
like the leaves do in the fall.
Without rage, without pardon
just as lost in a long sleep.
Then the funeral placards appeared
long and black as death rows
and disappeared in a flash
the Steampipe Cooperative,

We go united in cooperative
while the siren sounds in the distance,
we are going without toil
all the boys, hand in hand.
The Steampipe Cooperative
bands pipe smelling of death
who knows if someone remembers
those young heroes and their fate.

We go united in cooperative
while a whistle sounds in the distance,
we are going without toil
all the boys, hand in hand.

19/5/2009 - 23:55


mi farebbe piacere se poteste inserire anche il file audio oltre il testo grazie

La cooperativa vapordotti
(marco chiavistrelli)

Se puoi mandare l'mp3 della canzone a antiwarsongs@gmail.com lo mettiamo direttamente in download, grazie!
CCG/AWS Staff

18/5/2009 - 13:52


Butto giù qualche considerazione così come viene. Abbiamo visto tutti in questi giorni gli abitanti di Casale Monferrato con in mano i cartelli che domandavano in quanti dovranno ancora morire. Mi veniva da chiedermi: ma non sarà ormai troppo tardi?
Ricordo bene che 30 anni fa a parlare di eternit e della sua pericolosità (come di tanti altri inquinanti e cancerogeni, evidentemente Seveso non aveva insegnato nulla) si passava per “cassandre” (dimenticando che Cassandra, purtroppo per i troiani aveva avuto ragione) o roba del genere. Si parva licet, chi in questi anni ha denunciato la presenza di rifiuti tossici sotto il manto stradale della A31 (Basso vicentino) è stato definito, nella migliore delle ipotesi “ecologista romantico e bucolico”, nella peggiore “ambientalista talebano” (almeno tra le definizioni riferibili, parlo per esperienza personale).
Mi viene spontaneo pensare che tra 30 anni (ma anche meno, secondo Medicina Democratica cromo e nichel dovrebbero andare in falda tra 10-15 anni) i nostri figli e nipoti si troveranno a denunciare i guasti di questo nostro recente ecocidio nordestino e a porsi analoghe domande sul loro futuro.
Significativo poi come in questi giorni la cosa venga trattata dalla stampa locale. A parte il GdV che è notoriamente sul libro paga di chi opera nel settore, il giornale diocesano (“La Voce dei Berici”) si preoccupa di tranquilizzare, coprire, lenire, edulcorare…Dice in sostanza che se i rifiuti illegali restassero dove sono ora (sotto l’asfalto) non ci sarebbero pericoli. Dimenticando che quando piove fuoriescono e comunque penetrano nel terreno e in falda…
Chiudo e segnalo in rete
“Gianni sartori A31: autostrada, discarica o infrastruttura militare” (vedi sul sito DalMolin e su CSA Arcadia
buona lettura (NB risale ad almeno tre anni fa…quando forse si poteva ancora bonificare)
ciao
Gianni Sartori

Gianni Sartori - 22/11/2014 - 18:44




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