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Ufo su Firenze

Piero Pelù
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Piero Pelù

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da "Fenomeni" (2008)

Gli ufo della nuova canzone di Piero Pelù non sono quelli che nel 1954 sorvolarono (pare) lo stadio costringendo a sospendere la partita Fiorentina-Pistoiese e scaricando sulla città una pioggia di silicio.

Sono invece una metafora per i lavavetri, gli extracomunitari a cui l'amministrazione fiorentina ha dichiarato guerra l'estate scorsa.

ufo firenze focus lavavetri


Sono scesi dal cielo
e si sono attaccati alle nostre porte
ai nostri pensieri ai nostri parabrezza
sono arrivati di notte con le scarpe rotte
sbucati come funghi
sotto gli alberi e i semafori

Ufo su Firenze
come marziano a Roma
ufo su Firenze
giù le mani dalla città
ufo sulla gente
ufo nella mente

E ogni volta che piombano sul vetro
con quel braccio meccanico
e l´altro troppo nero che
chiede spiccioli e prende bestemmie in faccia
o spiccioli e pietà
polveri sottili e un ciao

Ufo su Firenze
giù le mani dalla città
ufo sulla gente ufo nella mente

ufo o Co. co. pro
chi sarà il prossimo
ufo Dico Co. co. pro
avanti il prossimo

ufo su Firenze
e sui cieli d´Italia
ufo su Firenze troppa strana gente
giù le mani dalla città

Extraterrestre
extraordinario
diversi che non consumano niente

ufo su Firenze
soli

Fischia il vento forte
il deserto è già alle porte
corri ragazzo laggiù

envoyé par Lorenzo Masetti - 27/4/2008 - 00:19


Ricordiamo a tale riguardo anche l'ultima "trovata" dell'amministrazione comunale fiorentina di "sinistra", soprattutto grazie all'indefessa attività dell'assessore Graziano Cioni: l'eliminazione dei mendicanti sdraiati. Alcun tempo fa una signora ipovedente inciampa in uno di questi mendicanti che chiedono l'elemosina nel centro cittadino prostrati davanti ai passanti, procurandosi qualche ferita (naturalmente, dai giornali cittadini - "Nazi(one)" in testa ma senza scordarsi l'edizione fiorentina di "Repubblica"- si parla di "gravi ferite"); il cacio sui maccheroni per il volitivo & mediatico Cioni, che promulga l'ennesima ordinanza che lo catapulta nell'olimpo securitarista cui già era assurto con la crociata anti-lavavetri dell'agosto 2007. A nulla valgono le smentite della stessa signora protagonista dell'episodio, che, in un'intervista, dichiara la sua contrarietà assoluta alla strumentalizzazione dell'episodio che la ha vista protagonista. Naturalmente, come nel caso dei lavavetri, il Cioni si inventa immediatamente il "racket", parlando di fantomatici pulmini che la mattina scaricherebbero i mendicanti agli angoli delle strade per poi andare a riprenderli a "turno finito". Morale della favola: di questi tempi, bastano pochi, consolidati ingredienti, sempre gli stessi, e tutto funziona a meraviglia. All'epoca dell'ordinanza anti-lavavetri spuntarono fuori decine di "testimonianze" (ovviamente ben amplificate dalla libera stampa cittadina e italiana) di "donne molestate agli incroci", addirittura quasi violentate in mezzo al traffico; e la cosa sembra ripetersi a Roma, dove proprio oggi -27 aprile 2008- si vota per il ballottaggio per l'elezione del sindaco, con lo strano caso della studentessa violentata e dei suoi "angeli salvatori". In una parola: si scrive "sicurezza" e si legge repressione, razzismo, securitarismo delinquenziale. Senza nessunissima differenza tra "destra" e "sinistra", tanto per continuare a parlare ai volonterosi votatori che ancora si ostinano a vederne. Ma, del resto, siamo nell'epoca dell' "operaio di Piombino" che scrive al "Manifesto" che gli operai "non votano più a sinistra perché difende solo froci e marocchini ". Consolatevi ordunque con "Di Pietro che è un po' più onesto di Dell'Utri", mi raccomando a voi; e a forza di "voler fermare Berlusconi", beccàtevi i Graziani Cioni e i Calearo. [RV]

Riccardo Venturi - 27/4/2008 - 05:17


E' vero il razzismo si infila dappertutto. Sui giornali se una donna viene violentata da un italiano scrivono "un uomo ha violentato una donna", se è violentata da un rumeno scrivono "Un rumeno ha violentato una donna". Se un ubriaco investe dei poveri pedoni, se è italiano sarà un uomo ubriaco, mentre se è straniero sarà un extracomunitario ubriaco. Con questo nessuno vuole negare la gravità di azioni come la violenza sessuale o la guida in stato di ebbrezza, ma ormai vale il gioco di identificare tutto il male che accade come qualcosa che viene da fuori.
Non conosco le statistiche, ma la mia impressione è che le violenze sulle donne ci fossero anche in passato, solo che era ancora più difficile denunciarle (perchè ti sei messa quella minigonna.. è chiaro che un uomo viene provocato... perchè sei uscita di sera con quel tizio che conoscevi solo da pochi giorni... ma se eri stata a casa non ti succedeva..)

Silva - 27/4/2008 - 12:12


ps.
è vero, ci dobbiamo beccare Cioni e Calearo, ma comunque ci stiamo beccando anche Maroni, Bossi, Fini, Calderoli e compagnia bella.. dov'è il vantaggio?

Silva - 27/4/2008 - 12:29


La poesia di un nipote che non conosco
Da questa pagina di Scrivi.com

Mi sembra opportuno riportarla anche in chiaro, assieme al nome dell'autore, TomSkar [RV]:

Erano Rumeni, Rom, parlavano slavo
22/11/2007
di TomSkar

Erano Rumeni, erano Rom,
parlavano slavo.
Hanno stuprato quella gran troia
di mia sorella e
derubato l’argentaglia di famiglia,
il maxi del papi,
i porno della mami.
Erano Rumeni, erano Rom,
parlavano slavo.
Hanno scagazzato
sul prato
e sui ricami di fiori.
Hanno rapito la nonna, pensando
che qualcuno paghi
un riscatto. Illusi romeni.
Hanno tentato
di aprire la mia auto
ma questa nuova ha
un antifurto che
ti fa un culo così.
La mia ragazza comunque
se li è scopati tutti,
ma a me mi fa piacere infondo.
Erano Rumeni, erano Rom,
parlavano slavo.

Silva - 28/4/2008 - 16:16


Carissima Silva, di fronte alla tua costante professione di "menopeggismo", tua e di tutti coloro che ancora lo professano, non posso che sorridere e allargare le braccia. E, te lo garantisco arrivando fino a giurarlo, non sono gesti di scherno o di sufficienza; tutt'altro. Sono gesti che esprimono semplicemente una presa d'atto. La presa d'atto di una diversità, e ogni diversità altro non può promanare che dalla propria vita, dalla propria esperienza, dal proprio modo di porsi di fronte alla realtà, dalla propria maniera di osservare e analizzare ciò che ci circonda e che si svolge. Non è neppure questione di "menopeggismo" (o di vantaggio, come lo chiami tu), ma di angolazioni totalmente diverse. Di angolazioni e, probabilmente, di aspirazioni. Ritengo le tue pienamente rispettabili, ma a questo punto sento il dovere di esporre le mie in modo più articolato. Vorrei che tu facessi lo sforzo di leggerlo per capire meglio ciò che sta veramente dietro alla mia decisione di rifiutarmi di partecipare alle sceneggiate elettorali di questo balordo e orrendo "inizio di millennio".

L'astensionismo non è una cosa fine a se stessa, ma comunque l'espressione di una presa di posizione ben precisa, per lo meno nel modo in cui lo intendo io. E' la presa di posizione di chi, osservando e analizzando, si è reso conto di tutta una serie di crisi irreversibili di questa società del cosiddetto capitalismo avanzato. Crisi, in primis, del suo imprescindibile baluardo, ovvero il lavoro. Viviamo in un'economia totalitaria di mercato, e si tratta di un totalitarismo che ritengo più terribile del nazismo o dello stalinismo; questi due totalitarismi (peraltro entrambi in nome del "lavoro", il partito nazista i "lavoratori" ce li aveva persino nel nome...) hanno creato morte, guerra e schiavitù, ma perlomeno non lo hanno fatto utilizzando la farsa della "democrazia". Il totalitarismo dell'economia globalizzata di mercato, invece, non solo utilizza, ma anzi ha addirittura bisogno, della sacra rappresentazione della "democrazia rappresentativa".

E così il "Mondo nuovo" dell'economia totalitaria di mercato crea uomini-ombra di un'economia-ombra. Lavoratori a buon mercato, precari e schiavi "democratici" che devono offrire i loro servizi, come lustrascarpe, ai vincitori della globalizzazione. Questo è un mondo dell'orrore, non so se te ne rendi conto; un mondo pienamente accettato dai suoi fidi esecutori, che si chiamino Berlusconi o Veltroni, che si chiamino Bush o Obama, che si chiamino come cavolo gli pare. Un mondo di progressiva e enorme estensione dell'apartheid sociale, di populismo ammantato di varie e sbiadite bandiere senza senso, di pulizia etnica che si sovrappone a quella sociale, di esclusione programmata. Credi e credete che stia parlando di cose astratte? Se lo credi, e se lo credete, allora puoi/potete fare anche a meno di leggere quel che segue e continuare a sturbarvi se "vince la destra".

Con la crisi cadaverica del lavoro, siamo davanti alla fine della "politica". Non serve neppure l' "antipolitica" di un povero guitto come Beppe Grillo, con tutte le sue battaglie giustizialiste. La crisi del lavoro è anche crisi dello Stato come istituzione, e quindi della politica. Lo Stato "democratico" nella sua forma piena, la democrazia di massa del XX secolo, si era assunto ben precisi compiti socio-economici: il sistema di sicurezza sociale, l'istruzione, l'assistenza sanitaria, i trasporti e le comunicazioni, le infrastrutture necessarie per la società industrializzata del lavoro. Tali infrastrutture dovevano restare a disposizione dell'intera società in maniera duratura e completa, senza seguire la logica della domanda e dell'offerta.

Solo che, nel sistema di economia capitalistica totalitaria che presiede agli stati "democratici", a un certo punto è accaduta una cosa semplicissima: sono finiti i soldi. Lo stato "democratico" non ha più potuto, per sua stessa natura, finanziare la sua "democrazia". Si è rivelato allora per quello che è, un burattino ben vestito ma pur sempre un burattino. Esaurite le finanze degli stati. Lo Stato, che si pone come "sovrano della società", si rivela invece come interamente dipendente dall'economia totalitaria. Certo, legifera, amministra, si fa eleggere; e, come le più bieche dittature, ammazza, sfrutta, opprime. Né più e né meno.

Con qualche aggiunta: disoccupazione di massa sempre crescente, le reti di sicurezza sociale smantellate, concentrazione del capitale. Lo Stato, grattata la sua patina, riassume la sua funzione di amministratore delle crisi; e quanto più la crisi si fa acuta, tanto più aumenta la sua repressione. In nome, va da sé, della "democrazia". Si privatizza ogni cosa, escludendo così un numero sempre crescente di persone dalle più elementari prestazioni di assistenza. Si creano ghetti, mettendoli per di più gli uni contro gli altri. Lo stato "democratico" si trasforma in un perfetto sistema di apartheid, non avendo più niente da offrire ai suoi cittadini-lavoratori. Da qui lo "sfascio", lo sgretolamento dell'amministrazione; ma i cittadini hanno bisogno dei "ludi", veri e propri "circenses". Si dà loro "calcio" e "politica", e le due cose, lo avrai notato, si assomigliano sempre di più. Quasi un'identificazione totale.

Non si fa politica, ma tifo. Si tifa per Berlusconi come si tifa per il Milan, per Veltroni come si tifa per la Fiorentina. Le "formazioni politiche" in gara per il campionato elettorale sono variabili, e come nel calcio, suscettibili di un vero e proprio mercato. Ci si spaventa per la sconfitta della propria "fazione" come ci si spaventa di fronte alla retrocessione in serie B della propria squadra del cuore; la vittoria della propria fazione viene festeggiata con cortei strombazzanti proprio come quando la nazionale vince i mondiali. E si va a "votare", parlando di "vantaggi" o "svantaggi", quando invece le logiche che presiedono a tale "ludus" sono le stesse. La politica non esiste più. E' finita. Essendo venuto a mancare lo Stato, cessa anche la politica. Rimangono soltanto le repressioni infinite; le morti "sul lavoro" che nessuno riuscirà mai a fermare con nessun "provvedimento" per il semplice motivo che potrebbero essere fermate soltanto con l'eliminazione del lavoro coatto cui tutti siamo sottoposti; rimane la demolizione totale della civiltà in nome dell'accumulo di denaro.

Per questo motivo io non vado a votare e me ne stracatafrego i coglioni se al "governo" inesistente di uno stato inesistente ci sia Berlusconi, Veltroni, Paperino o Pinocchio. Ho preso un'altra strada, ben cosciente che anche il "non voto" non è certo un approdo, ma un semplice atto di osservazione, e in definitiva di igiene mentale. Ovvio che non basta. Ovvio che non dev'essere né una bandiera da sventolare, né un distintivo da mettere all'occhiello. Solo un atto di libera coscienza, solo un piccolo modo per ribellarsi alla schiavitù. Per il resto, ribadisco il rispetto per chi crede ancora che andare a votare per un Di Pietro o per una "sinistra" da barzelletta possa contribuire ad arrestare una crisi che è invece irreversibile. Rispetto sì, ma certe cose sento davvero la coazione a dirle, e a sfruttare ogni minimo spazio che ho a disposizione per esprimerle. E se a questo mi si vorrà continuare ad opporre il "vantaggio", il "meno peggio" e compagnia bella...non posso che continuare a sorridere, a allargare le braccia e a dire, dire e ridire.

Magari, chissà, un giorno a qualcuno salterà la mosca al naso.

Saluti.

[RV]

Riccardo Venturi - 28/4/2008 - 19:27


La tua analisi, Riccardo, è lucidissima e la condivido, l'ho già detto. E' che ancora una volta mi sono illuso che fosse necessario (non solo per me, ma per tutti) cercare di evitare il disgusto e il disprezzo per gli appelli al voto mafioso di berlusconi, per "i fucili sempre caldi" di bossi, per Roma in mano ai fascisti senza che nemmeno abbiamo dovuto marciarci sopra...
Tutto qua. Vedrò se al prossimo giro non mi salta la famosa mosca al naso... Ciao.

Alessandro - 29/4/2008 - 13:25


Vedi, Alessandro, se non fossimo in un sito di "canzoni contro la guerra" eccetera, potrei anche dire che per i "fucili di Bossi" ci sarebbe un rimedio molto sano ed economico, ovvero quello adoperato da certi repubblicani spagnoli durante la guerra civile per sbarazzarsi di certi pretonzoli fascisti... consisteva nel prendere un compressore d'aria, una canna da ficcare nel culo al pretonzolo in questione, avviare il compressore e pompare, pompare, pompare fino a farlo letteralmente scoppiare. Splat! Oddio, certo, lo so che queste affermazioni sono un po' "forti", che in fondo in fondo Bossi, nonostante il "patanismo", altro non è che la più profonda quintessenza dell'itagliano, e via discorrendo; tutto questo per dire che a base di "voti" oramai si rischia soltanto di legittimare irreversibilmente questo farsesco sfacelo. Ci aspetta un periodo strano, Alessandro. Un po' catacombale e un po' bizzarramente divertente. Un periodo di cui probabilmente non vedremo la fine. Però c'è Internet a testimoniare per l'eternità che ci sono persone non disposte alla resa; a condizione che le coscienza, una volta per tutte, si ripuliscano dai fanghi di questa "democrazia" espressione del totalitarismo più opprimente. A mio parere, altra strada non è rimasta; a chiunque la palla.

Saluti, RV

29/4/2008 - 14:13


Satira preventiva
di Michele Serra da "L'Espresso", 15/8/2008

Approfittando della pausa estiva, il governo sta cercando di rimettere le mani nel complesso pacchetto di divieti, ammende e interventi di ordine pubblico. La raffica di provvedimenti nazionali e locali ha infatti disorientato la popolazione: per esempio il divieto di frugare nei cassonetti a Roma e di fotografare i bambini in piscina a Trento ha spinto molti romani a frugare nei cassonetti di Trento, e molti trentini a fotografare i bambini nelle piscine romane. Ecco dunque la decisione di distribuire un opuscolo che chiarisca una volta per tutte le nuove misure di sicurezza.

Accattonaggio
L'accattonaggio è severamente vietato nelle posizioni 'seduto' e 'sdraiato', che secondo il ministro Brunetta indicano chiaramente l'appartenenza alla categoria dei fannulloni. Verrà tollerato solo l'accattonaggio dinamico, effettuato camminando rapidamente o correndo sotto i portici, cercando di afferrare al volo le monete lanciate dai passanti. Impostazione analoga anche per i lavavetri: basta con i capannelli ai semafori, si potranno lavare i vetri solo alle auto in corsa, inseguendole a piedi oppure sbucando improvvisamente da una siepe e parandosi di fronte al veicolo lanciato a forte velocità. Nei pochi istanti precedenti l'impatto, il lavavetri dovrà pronunciare ad alta voce il proprio numero di matricola.

Cassonetti
Vietato frugare nei cassonetti, ma anche infilare l'avambraccio nei water degli autogrill alla ricerca di monetine eventualmente cadute agli avventori. Il provvedimento ha effetto retroattivo: chi in passato abbia frugato nei cassonetti, deve restituire al Comune di Roma (è stato aperto un apposito sportello) tutti i materiali prelevati abusivamente. Lo staff di Alemanno conta così di recuperare diverse centinaia di tegami arrugginiti, riviste vecchie ma ancora leggibili se ripulite dalle bucce e dai fondi di caffè, bastoncini per le orecchie spesso utilizzati solo da una parte.

Capannelli
Il sindaco di Novara ha dato l'esempio: vietato sostare nei parchi in più di due persone per evitare capannelli sospetti. Verrà fatta un'eccezione per le coppie con bambino in carrozzina, a patto che la carrozzina sia telecomandata e segua o preceda i genitori di almeno dieci metri. Gruppi di quattro o più persone potranno sostare nei parchi solo divisi due a due, comunicando a distanza con un megafono o con un walkie-talkie. La legge ha però delle smagliature: per esempio una coppia che tromba in un parco, pur essendo formata generalmente solo da due persone, è lecita?

Incidenti sul lavoro
È severamente vietato morire sul lavoro. Fortunatamente, dopo le osservazioni del leghista Castelli, quasi tutti i casi di morte sul lavoro sono defalcati a un reato meno grave, quello di simulazione. Chi si abbandona in posizione inerte da un'impalcatura rientra nella categorie dei fannulloni e verrà licenziato dal ministro Brunetta, sgridato da Castelli, multato dal sindaco di Novara e sepolto in terra sconsacrata.

Casi gravi
Incrociando i provvedimenti di cui sopra, si deducono facilmente i casi più gravi di devianza sociale e di violazione delle leggi: cadere da un'impalcatura in più di due persone contemporaneamente; fare la questua in piscina davanti ai bambini; fotografare un minore che cade in un cassonetto precipitando da un'impalcatura; chiedere l'elemosina in capannello seduti su un cassonetto situato davanti a una piscina frequentata da minori; buttare un cassonetto in piscina fotografandolo; sostare in un parco pubblico in capannelli formati da un questuante, un fannullone e un morto sul lavoro. Infine (ai vertici della gravità) fotografare in gruppo, in un parco pubblico dotato di piscina, un minorenne che fruga in un cassonetto.

19/8/2008 - 13:40


Sono contento di trovare una mia poesia in questo sito che seguo ed apprezzo... Tomskar, il nipote sconosciuto

Tommaso Scarcia - 10/10/2009 - 10:28




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