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Langue: russe


Vladimir Semënovič Vysotskij / Владимир Семёнович Высоцкий

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Ivan da Maŕia
[1974]
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Vladimir Vysotskij
Владимир Высоцкий: Текст, музыка

Vladimir


In russo, il Melampyrum nemorosum (in italiano: Spigarola violacea), il bel fiore delle Orobancacee dalle brattee variamente colorate e vagamente velenoso, è chiamato popolarmente Иван-да-Mарья “Giovanni e Maria”. Formato da ciò che sembrano due fiori totalmente differenti ed ugualmente belli (la parte viola, in realtà, sono le foglie), sembra appunto una coppia di innamorati, Ivan e Mar’ja, uniti per l’eternità in un vincolo indissolubile. “Finché morte non vi separi”; ma in questo caso, quando la pianta muore, muoiono tutti e due. Senza nessuna separazione. Come ben deve sapere l’Anonimo Polacco che ha inviato questa canzone, di fronte a Vladimir Semënovič Vysotskij non c’è altro che alzarsi in piedi, togliersi il cappello (anche se non lo si è mai portato, come nel mio caso) e ascoltare in rispettoso silenzio, possibilmente capendo un po’ di russo. E poi, se lo si fa più o meno fare, tradurre come meglio si può.

fiore


Come si potrebbe chiamarla, questa canzone? Una canzone d’amore ai tempi del Gulag? Un amore indissolubile, una coppia inseparabile perché lo vuole la natura dell’amore (che la natura, quella senz’altra specificazione, capisce meglio di chiunque altra) di fronte alla quale a niente valgono la cattiveria e la stupidità dell’essere umano nella sua veste di oppressore e carceriere? Anzi, la prigionia, la schiavitù e la separazione forzata sembrano ancor di più cementare l’unione di Giovanni e Maria (i russi hanno chiamato così la pianta, dandole due nomi che più comuni non si può, due ragazzi qualsiasi, e lei nella vera forma popolare, Mарья, non quella ecclesiastica e solenne, Mария). Insomma: almeno io la vedo così. Poi, chiaro, Vysotskij non è mai una cosa sola. Era un bel po’ di tempo che non traducevo Vysotskij e forse mi ero un po’ scordato che cosa vuole dire e a chi si è di fronte. Va coltivato e tenuto caro. Altro non c’è da dire, schiudetemi le porte e la temperatura aumenta, implacabile. [RV]

Вот пришла лиха беда, [1]
Уж ворота отворяют, -
Значит, пробил час, когда
Бабьи слёзы высыхают.

Значит, больше места нет
Ни утехам, ни нарядам.
Коль семь бед - один ответ, -
Так пускай до лучших лет
Наши беды будут рядом.

Не сдержать меня уговорами.
Верю свято я - не в него ли?
Пусть над ним кружат чёрны вороны,
Но он дорог мне и в неволе.

Понаехали сваты,
Словно на́ смех, для потехи, -
Ах, шуты они, шуты:
Не бывать тому вовеки.

Где им знать: поют кругом,
Да прослышала сама я,
Как в году невесть каком
Стали вдруг одним цветком
Два цветка - Иван да Марья.

Путь-дороженька - та ли, эта ли, -
Во кромешной тьме, с мукой-болью,
В пекло ль самое, на край света ли, -
Приведи к нему, хоть в неволю.

Ветры добрые, тайком
Прокрадитесь во темницу -
Пусть узнает он о том,
Что душа к нему стремится.

Сердцем пусть не упадёт
И не думает худого,
Пусть надеется и ждёт, -
Помощь Марьина придёт
Скоро-скоро, верно слово.

Пусть не сетует, пусть не мается,
Ведь не зря цветок в чистом поле
Нашим именем называется, -
Так цвести ему и в неволе!
[1] Vot pryšła licha bieda,
Už vorota otvoriajut, -
Značit, probił čas, kogfa
Bab’i sliozy vysychajut.

Značit, bolše miesta niet
Ni utecham, ni nariadam.
Kol siem’ bied – odin otviet, -
Tak puskaj do łučšich liet
Naši biedy budut riadom.

Nie sdieržat mienia ugovorami.
Vieriu sviato ja – ne v niego li?
Pusť nad nim kružat čorny vorony,
No on dorog mnie i v nievolie.

Ponajechali svaty,
Słovno na smiech, dlia potechi, -
Ach, šuty oni, šuty:
Nie byvať tomu vovieki.

Gdie im znať: pojut krugom,
Da prosłyšała sama ja,
Kak v godu nieviesť kakom
Stali vdrug odnim cvietkom
Dva cvietka – Ivan da Maŕia.

Puť-dorožeńka – ta li, äta li, -
Vo kromiešnoj ťmie, s mukoj-boliu,
V piekło l samoje, na kraj svieta li, -
Priviedi k niemu, choť v nievoliu.

Vietry dobryje, tajkom
Prokraditieś vo tiemnicu -
Pusť uznajet on o tom,
Što duša k niemu striemitsia.

Sierciem pusť nie upadiot
I nie dumajet chudovo,
Pusť nadiejetsia i ždiot, -
Pomošć’ Maŕina pridiot
Skoro-skoro, vierno słovo.

Pusť nie setujet, pusť nie majetsia,
Vieď nie zria cvietok v čistom polie
Našim imieniem nazyvajetsia, -
Tak cviesti jemu i v nievolie!

24/6/2025 - 20:35



Langue: italien

Versione italiana / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio:
Riccardo Venturi, 25-6-2025 09:37

Melampyrum nemorosum (Spigarola violacea, Иван-да-Mарья)
Melampyrum nemorosum (Spigarola violacea, Иван-да-Mарья)
Ivan e Mar’ja

Eccola arrivata sana e salva,
Hanno già aperto il cancello -
Vuol dire che è già arrivata l’ora
Per le donne d’asciugarsi le lacrime.

Vuol dire che non c’è più posto
Per i piaceri e per i bei vestiti.
La disgrazia non viene mai sola,
Meglio aspettare tempi migliori.
Le nostre sventure si accavallano.

Nessuno ce la fa a convincermi:
Gli credo o non gli credo fermamente?
E sebbene corvi neri gli svolazzino addosso
Lo amo, anche in schiavitù.

Sono arrivati proci e pretendenti,
Per divertirsi, per così dire, per spassarsela.
Ah! Son dei buffoni! Dei buffoni!
Non sarà mai che accadrà.

Come fanno a saperlo? Intorno, cantano
E lo ho sentito anch’io
Che non si sa quanti anni fa
Due fiorellini, all’improvviso
Son diventati fiori: Ivan e Mar’ja.

Buon viaggio! Vada come vada,
Nel buio più fitto, nella pena più straziante,
Anche se in Purgatorio o alla fine del mondo
Portatemi da lui, anche se in schiavitù.

Buoni vènti, in segreto
Penetrano nella cella -
Così che possa sapere
Che l’anima lotta per lui.

Che non si arrenda, non ceda
E che non pensi male,
Attenda e speri
Che Mariuccia venga in suo aiuto
Prestissimo, una parola onesta.

Non si lamenti, non si tormenti:
Non è invano che il piccolo fiore di campo
Viene chiamato con i nostri nomi:
Così, fiorirà anche prigioniero!

25/6/2025 - 09:37


"...forse mi ero un po’ scordato che cosa vuole dire e a chi si è di fronte. Va coltivato e tenuto caro. Altro non c’è da dire..."

Meno male che te lo dici da solo! Sottoscrivo!

Flavio Poltronieri - 25/6/2025 - 12:22


La canzone fu scritta per la colonna sonora del film omonimo, pero' fu scartata.
Chi sa perche'?

10/7/2025 - 00:10


E' stato questo purtroppo un dato ricorrente della biografia artistica di Volodja, succedeva spesso. Vysotskij era prolifico in genere e sempre ispirato dai copioni dei films a cui partecipava ma quando le pellicole arrivavano nelle sale di molte delle sue canzoni non c'era più traccia. Sovente erano capolavori, l'elenco è lungo, te ne cito solo una: "La fucilazione dell'eco" (dal film di guerra "L'Unica Via", prod. sovietico-jugoslava). Una canzone immensa che, direi, trascende ampiamente l'episodio bellico a cui viene riferita diventando assoluta, universale ed essenziale raffigurazione di ogni tipo di violenza. A quale perfido delirio di onnipotenza umana verrebbe mai in mente di fucilare l'eco di un monte che al contrario è sempre e incondizionatamente, disponibile ad accogliere il grido d'aiuto di chiunque?

Flavio Poltronieri - 10/7/2025 - 13:42


bravi

p.r. - 10/7/2025 - 18:50


Nel frattempo, lo dico a Flav Kadorvrec'her in particolare, non mi sono arreso con la Баллада о детстве. E' che sono caduto vittima del dovere: mezzo braccio destro e tutta la relativa mano gonfia come un pallone, in preda a un dolore atroce per il quale sono costretto a fare tutto con la sinistra (= handicappato totale) e a sorbirmi antibiotici. Ma non demordo.

Riccardo Venturi - 11/7/2025 - 09:01


Non ho dubbi sulla tua tenacia, lo so che non sei secondo a nessuno, come in capacità filologiche, lessicologiche, lessicografiche, glottologiche, grammaticali, traduttorie...certo che anche in quanto a sfighe comunque...sembri far concorrenza a Guillaume Le Gentil!!!

Flavio Poltronieri - 11/7/2025 - 12:47




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