Venivan su per una cavedagna
a passo lento, tra i campi ed i calanchi,
calcavano una terra ai più straniera,
una terra inquieta di frontiera.
Venivan su tra i campi a passo lento
dei giovani con le mostrine al petto,
collane di pallottole a cingere le spalle
e bombe, bombe a mano a ingrossare la cintura,
e ad annunciarli a noi un silenzio di paura.
Piovono bombe dentro la scuola
e non siamo in pochi, non si muore da soli,
dall’oratorio non si può fuggire;
le grida, un boato, e nessun lieto fine.
Settembre 29 ’44,
ci alzammo tra i casolari in fiamme,
pronti a fuggire coi carri e con i buoi,
Cerpiano e Casaglia non avevano più eroi.
Venivan su e non per far battaglia,
o saccheggiare, ma solo per punire
chi quella terra abitava in povertà,
nemmeno i nostri bimbi li mossero a pietà.
Piovono bombe dentro la scuola
e non siamo in pochi, non si muore da soli,
dall’oratorio non si può fuggire;
le grida, un boato, e nessun lieto fine.
a passo lento, tra i campi ed i calanchi,
calcavano una terra ai più straniera,
una terra inquieta di frontiera.
Venivan su tra i campi a passo lento
dei giovani con le mostrine al petto,
collane di pallottole a cingere le spalle
e bombe, bombe a mano a ingrossare la cintura,
e ad annunciarli a noi un silenzio di paura.
Piovono bombe dentro la scuola
e non siamo in pochi, non si muore da soli,
dall’oratorio non si può fuggire;
le grida, un boato, e nessun lieto fine.
Settembre 29 ’44,
ci alzammo tra i casolari in fiamme,
pronti a fuggire coi carri e con i buoi,
Cerpiano e Casaglia non avevano più eroi.
Venivan su e non per far battaglia,
o saccheggiare, ma solo per punire
chi quella terra abitava in povertà,
nemmeno i nostri bimbi li mossero a pietà.
Piovono bombe dentro la scuola
e non siamo in pochi, non si muore da soli,
dall’oratorio non si può fuggire;
le grida, un boato, e nessun lieto fine.
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