Cara Elena,
ti scrivo qui dal fronte
oggi sono partite tante vite
radiose di speranza
e son tornate spente...
Cara Elena,
ti scrivo dal regno della morte.
Sono passati tanti mesi
Ma io mi ricordo bene
Il tuo odore quella notte...
“Per quanto ci verrà chiesto di soffrire?”
Ho domandato oggi al superiore
“Per quanto ancora dovremo finger di appoggiare la vostra voglia di ammazzare?”
Mi ha detto che non è facile capire
Quando quello che ti insegnano è di odiare
Ma è meglio crepare ubbidendo al tuo Paese
Che marcire a mani arrese
Ché tu non sai
Che qui
A forza di Signorsì
Finiamo per crederci
Ci si convince che questa rabbia condivisa
Questi incubi in divisa
Servano una buona causa
Mia madre me l’ha spesso ripetuto
“un giorno anche tu sarai soldato
Come tuo padre, che porta su di sé mille medaglie e la Nazione!”
Ed ora lui è in Russia ed io in Etiopia
Come fossi solo una sua brutta copia
Non ho medaglie
E sparo a salve
E il patriottismo è già da un po’ che si dissolve
Ché tu non sai
Che qui
A furia di dire sì
Non stiamo più in piedi
E crollando tra gli spari, il sangue e i cani
Tra gli strazi disumani
Non ha più senso essere italiani
Ma poi ci sei tu coi tuoi vent’anni
Che mi aspetti, sperando in uno sbaglio e in un ritorno anticipato
Ti ho eletta custode dei miei sogni
Così che quando tornerò sarete belli come quando vi ho lasciati
Un giorno tutto questo avrà una fine
Ma io non smetterò comunque di lottare
Per poter di nuovo amare
Per non dovermi vergognare
Di piangere e cantare
Di ridere e sognare
Cara Elena,
riniziano a sparare
e fuori sento urlare...
Mi spiace, devo
ti scrivo qui dal fronte
oggi sono partite tante vite
radiose di speranza
e son tornate spente...
Cara Elena,
ti scrivo dal regno della morte.
Sono passati tanti mesi
Ma io mi ricordo bene
Il tuo odore quella notte...
“Per quanto ci verrà chiesto di soffrire?”
Ho domandato oggi al superiore
“Per quanto ancora dovremo finger di appoggiare la vostra voglia di ammazzare?”
Mi ha detto che non è facile capire
Quando quello che ti insegnano è di odiare
Ma è meglio crepare ubbidendo al tuo Paese
Che marcire a mani arrese
Ché tu non sai
Che qui
A forza di Signorsì
Finiamo per crederci
Ci si convince che questa rabbia condivisa
Questi incubi in divisa
Servano una buona causa
Mia madre me l’ha spesso ripetuto
“un giorno anche tu sarai soldato
Come tuo padre, che porta su di sé mille medaglie e la Nazione!”
Ed ora lui è in Russia ed io in Etiopia
Come fossi solo una sua brutta copia
Non ho medaglie
E sparo a salve
E il patriottismo è già da un po’ che si dissolve
Ché tu non sai
Che qui
A furia di dire sì
Non stiamo più in piedi
E crollando tra gli spari, il sangue e i cani
Tra gli strazi disumani
Non ha più senso essere italiani
Ma poi ci sei tu coi tuoi vent’anni
Che mi aspetti, sperando in uno sbaglio e in un ritorno anticipato
Ti ho eletta custode dei miei sogni
Così che quando tornerò sarete belli come quando vi ho lasciati
Un giorno tutto questo avrà una fine
Ma io non smetterò comunque di lottare
Per poter di nuovo amare
Per non dovermi vergognare
Di piangere e cantare
Di ridere e sognare
Cara Elena,
riniziano a sparare
e fuori sento urlare...
Mi spiace, devo
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