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La ballata del migrante

Marco Chiavistrelli
Langue: italien


Marco Chiavistrelli

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La ballata del migrante
[2015]

Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel:
Marco Chiavistrelli

Vite spezzate


Mediterraneo 34°29.947′ N 013°37.803′ E , 15 Aprile 2020

Notte del 15 aprile 2020. 12 vite che si potevano e si dovevano salvare :

Debesay Rusom, Filmon Bashay, Filmon Desale, Filmon Habtu, Hdru Yemane, Huruy Yohannes, Hzqiel Erdom , Kidus Yohannes, Mogos Tesfamichael, Nohom Mehari, Omer Seid, Teklay Kinfe


I fatti

10 Aprile, notte :
dalla spiaggia di Qaşr al Qarābūllī [ قصر القربولي ] (nome corrente nei media Gasr Garabulli, Castelverde sotto il colonianismo italiano) parte un gommone con 53 uomini, 7 donne, 3 bambini. Hanno atteso per tre giorni senza viveri. La località è a meno di 50 km a est di Tripoli , si intuisce quanto intensamente sia battuta dalla Guardia costiera libica. Ma in quella notte sfuggono al controllo ben 4 gommoni stipati di migranti.

10 Aprile :
Frontex avvista tre gommoni nella Sar (zona di competenza di soccorso) libica e avvisa i CCSM [Centri di Coordinamento di Soccorso marittimo ] di Libia, Italia, Malta, Tunisia come da disposizioni vigenti. La notizia sarà data dall’Ansa 3 giorni dopo. Nessuno dei centri intraprende qualche azione di soccorso.

11 Aprile :
Alarm Phone, contatto di emergenza auto-organizzato per migranti in condizioni precarie di sicurezza, riceve la richiesta di soccorso da uno dei tre gommoni che imbarca acqua e va alla deriva. Alarm phone contatta i tre centri mentre rimane in collegamento con il gommone. La Guardia costiera declina il soccorso adducendo disposizioni per il coronavirus.

12 Aprile, Pasqua:
Il gommone entra in acque maltesi. L’ultimo contatto telefonico con Alarm Phone è alle ore 14.

13 Aprile, Pasquetta:
Pressati da Alarm Phone e dalle ong Sea Watch e Mediterranea i centri di Roma e La Valletta si attivano. Roma precisa di incontrare difficoltà a causa della mancanza di dettagli da parte di Malta. Malta lancia un Navtex (messaggio di allarme marittimo con procedure codificate) istruendo i natanti in transito di sorvegliare la zona e riferire, avvisando che non offrirà un porto di sbarco.

14 Aprile, Pasquetta:
Inizia la fase 2 delle ombre. Malta ritira il Navtex in quanto non sussisteva l’emergenza, senza precisare, a domanda, come e quando l’emergenza era cessata. Un cargo portoghese, l’Ivan, attivatosi per il soccorso, avvista il gommone ma non può operare il salvataggio per il mare grosso. Aveva però ricevuto istruzioni da Malta di tenersi a 1 miglio e poi di non intervenire.
Arriva sul posto un peschereccio non meglio identificato a raccogliere i superstiti ed un’altra unità non identificata. 7 ragazzi si erano infatti già buttati in acqua nel tentativo disperato di raggiungere il cargo: non saranno ritrovati. Alla Ivan i maltesi ordinano di andar via. La dichiarazione diffusa dal governo maltese l’indomani 15 è reticente, oltre a contenere notizie infondate sulla posizione del gommone, tentando di scaricare le responsabilità su altri attori. Questo è l’ originale in inglese

15 Aprile:
Il “peschereccio” sbarca a Tripoli 51 migranti vivi e 5 morti. I vivi vengono avviati verso il centro di detenzione di Tareq al Seka [طريق السكة] .



Bocche cucite

I fatti sarebbero passati sotto silenzio se non fosse stato per la caparbietà dei giornalisti Sergio Scandura e Nello Scavo che hanno ricostruito le fasi della drammatica vicenda tra reticenze e depistaggi. Come vedremo gli accertamenti inquietanti sono tanti.
I migranti sono stati abbandonati a sé stessi per 6 giorni in condizioni disperate. L’aereo di Frontex li aveva avvistati il 10 aprile.Le analisi di Scandura che ha incrociato dati, messaggi, tempi e rotte lo hanno confermato senza alee di incertezza.
Si configura una palese omissione di soccorso con gravi responsabilità morali e penali in quanto sono stati ignorati la Convenzione di Ginevra, art. 33 ; l’articolo 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (“Protezione in caso di allontanamento, di espulsione e di estradizione”), secondo cui Le espulsioni collettive sono vietate, Nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti ; la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Ciò che è preoccupante è il progressivo affermarsi del Segreto di Stato su materie che non rientrano nelle fattispecie previste dall’ordinamento giudiziario. È un grave limite alla libertà di informazione sotto la specie della libertà di parola.

intervista a Sergio Scandura

[…] Con le piattaforme di monitoraggio possiamo tracciare i droni Global Hawk, di base a Sigonella, che vanno a ‘spazzolarsi’ le aree militari russe di Kalinigrad, il Dombass e la Crimea; i voli che riguardano il soccorso in mare no. […] Ancora una volta e sempre di più: il soccorso, la vita e la morte delle persone, nelle zone SAR del Mediterraneo, vengono trattati dai governi europei come un Segreto Di Stato. In uno scenario in cui da anni la Guardia Costiera italiana non risponde più al telefono; in uno scenario in cui l’MRCC di Roma ha eliminato il numero di reperibilità della sala operativa per i giornalisti; in uno scenario in cui le autorità di Malta hanno alti livelli di omertà sul SAR; in uno scenario in cui anche e perfino alcune ONG – alcune e in alcuni casi – si nascondono le cose forse perché hanno improvvide ‘trattative’ con governi da non urtare, tutto diventa più difficile. Tra fake news e sorgenti non verificabili, i tracciati, quelli chiari, sono tra le poche cose che ‘parlano’ al cronista senza omertà alcuna: e da oggi ne abbiamo sempre meno, con ostacoli mirati ad allargare il buco nero sul Mediterraneo.


Sono venute a galla altre verità inquietanti.

Malta da mesi si avvale di mezzi libici per il respingimento dei migranti. Il premier maltese l’ha eufemisticamente definita come una “collaborazione con i pescatori libici per rendere più capillare il soccorso in mare” mentre nel linguaggio corrente si chiama respingimento , che è un atto criminale e criminogeno.
Il peschereccio libico nasconde dietro di sé una scia di sangue e di coinvolgimenti in affaires inquietanti. È un natante che cambia spesso nome, e non per vezzo. Tra i nomi accertati figurano: Maria Christiana, Dar al Salam, Mae Yemenja. Nel 2011 l’imbarcazione fu protagonista di missioni di aiuto al popolo libico per liberarsi dal giogo di Gheddafi. Il comandante Charles Grech spiega in un’intervista che trasportava medicine e generi di prima necessità sotto tutela della Nato. Non è dato per incontrovertibile, ma è più che plausibile, che sia la stessa imbarcazione che negli anni scorsi prestava soccorso ai gommoni dei migranti in difficoltà affinché approdasse sulle coste italiane anziché su quelle maltesi.
Il capitano Charles Grech nel 2015 ebbe problemi con il generale Haftar. Fu arrestato per una storia di armi e di un contante di 300.000 €, versione smentita dall’interessato. Dopo tre settimane di galera dovette raggiungere qualche accordo con il generale - tra uomini di mondo ci si intende sempre - e fu rilasciato, pare con tante scuse dei libici.
A togliere qualche dubbio residuo sullo spessore del personaggio occorre aggiungere che Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese assassinata per le sue inchieste su intrecci tra politica e malaffare, gli dedicò questo articolo e quest’altro articolo.
Insomma i Servizi concorrono non poco anche a gestire i flussi migratori con la copertura del segreto di Stato, concorrendo da un lato a farsi carico della sicurezza e dall'altro a togliere ossigeno alle libertà civili minando la sicurezza della democrazia.

[Riccardo Gullotta]
Hippy yahi hippy ahiahi

Ho lasciato la terra senza più religione
aggrappato ad un sogno in un vecchio barcone
sotto le onde impetuose mi farò una ragione
questo mondo non è fatto per me

hippy yahi hippy ahiahi
se quando arrivi questo non sai

Il potente è asservito ai negrieri di sempre
che si gettano furbi sul dolore della gente
ma alle spalle hanno stati egoisti di sempre
con frontiere che guardano a niente

hippy yahi hippy ahiahi
se quando arrivi questo non sai

Ho passato il deserto lasciando cadaveri
di figli e di mogli con orrori impensabili
ora son prigioniero nel Sinai opaco
a donare i miei organi incatenati ad un palo

hippy yahi hippy ahiahi
sempre un migrante tu resterai

ora arrivo in paesi [?]
che mi chiudono in gabbia e mi torturano a morire
penso alle urla di mia moglie stuprata nel vento
poi pian piano il tuo pianto lamento

Son partito per chiedere un po’ di giustizia
son già morto tre volte di dolore e mestizia
son migrante per sempre in un cuore ormai morto
ma da bambino anch’io ero risorto

hippy yahi hippy ahiahi
se quando arrivi se quando arrivi questo non sai:
hippy yahi hippy ahiahi
se quando arrivi questo non sai questo non sai
hippy yahi hippy ahiahi

envoyé par Riccardo Gullotta - 30/4/2020 - 21:30




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