Langue   

De sfroos

Davide Van De Sfroos
Langue: italien (Lombardo "Laghèe")


Davide Van De Sfroos

Liste des versions


Peut vous intéresser aussi...

Davide Van De Sfroos: La balàda del Genesio
(GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCG)
Davide Van De Sfroos: Il camionista Ghost Rider
(GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCG)
El deportado
(Los Hermanos Bañuelos)


[1992?]
Una delle prime canzoni di Davide Van De Sfroos, la sua canzone "manifesto".
Nella musicassetta autoprodotta dal gruppo "De Sfroos", intitolata "Ciulandàri"
In seguito del live demo – pure autoprodotto - "Viif" (1994) e nell'album "Manicomi" (1995)
Testo trovato su Testi e traduzioni e verificato all'ascolto (per quel che mi è possibile...)


Ciulandàri
I hènn siir che la löena la fa pagüra
i hènn siir de menga taant fiadà
de dree i nost fenèstri quaivedùn el ghe veed
de dree i nost fenestri quaivedùn el piang

L’è sempru püssèe dùr el sàcch in söe la spàla
l’è sempru püssèe scüür de nòcc el sentè
sarà mej mea vusà per nùm, sarà mej sbasass per nùm
sarà mej pregà per nùm, per nùm, per nùm

Nùm che vèmm de sfroos, de sfroos, de sfroos
Nùm che vèmm de sfroos, de sfroos
Nùm che vèmm de sfroos, de sfroos, de sfroos
Nùm che vèmm de sfroos, de sfroos

I hènn siir che smòrzen tücc i luus
i hènn siir che quaivedùn la meten in cruus
de dree i nostri öcc vorumm mea vedè
de dree i nostri öcc vorumm mea savè

El pàar fàa de piuumb el còr che g’hemm là
quand anca l’umbrìa la se mètt dree a sparà
sarà mej mea vusà per nùm, sarà mej sbasass per nùm
sarà mej pregà per nùm, per nùm, per nùm

Nùm che vèmm de sfroos, de sfroos, de sfroos
Nùm che vèmm de sfroos, de sfroos
Nùm che vèmm de sfroos, de sfroos, de sfroos
Nùm che vèmm de sfroos, de sfroos

envoyé par Bernart Bartleby - 2/12/2019 - 22:27



Langue: italien

Traduzione italiana da Testi e traduzioni
DI FRODO

Ci sono sere in cui la luna fa paura
Ci sono sere in cui è meglio non respirare troppo
Dietro alle nostre finestre qualcuno ci vede
Dietro alle nostre finestre qualcuno piange

È sempre più duro il sacco sulla spalla
È sempre più scuro di notte il sentiero
Sarà meglio non gridare per noi, sarà meglio abbassarsi per noi,
sarà meglio pregare per noi, per noi, per noi

Noi che andiamo di frodo, di frodo, di frodo
Noi che andiamo di frodo, di frodo
Noi che andiamo di frodo, di frodo, di frodo
Noi che andiamo di frodo, di frodo

Ci sono sere in cui spengono tutte le luci
Ci sono sere in cui qualcuno lo mettono in croce
Dietro ai nostri occhi non vogliamo vedere
Dietro ai nostri occhi non vogliamo sapere

Sembra fatto di piombo il cuore che abbiamo
Quando anche l’ombra si mette a sparare
Sarà meglio non gridare per noi, sarà meglio abbassarsi per noi,
sarà meglio pregare per noi, per noi, per noi

Noi che andiamo di frodo, di frodo, di frodo
Noi che andiamo di frodo, di frodo
Noi che andiamo di frodo, di frodo, di frodo
Noi che andiamo di frodo, di frodo

envoyé par B.B. - 2/12/2019 - 22:28


Anche questa, come "Canto del contrabbandiere" è una canzone contro la guerra del lavoro.

Si parla in entrambe del contrabbando storico, quando si contrabbandava per fame, come avveniva prima, durante e dopo le guerre.

Riprendo da Andar di frodo oltre confine con la bricolla in spalla

“Cosa significa, contrabbando se non contravvenire al bando, cioè alla legge che esige un tributo minacciando una pena? Noi contrabbandieri realizzavamo un guadagno violando la legge. A condizione, ovviamente, che il ricavo fosse tale al punto che il costo del passaggio del confine della merce fosse inferiore al prezzo che si pagava praticando le vie legali. Alla faccia del dazio e delle gabelle”

"A volte capitava che contrabbandieri e guardie di confine si trovassero nella stessa osteria prima di andare al lavoro, e le guardie non avevano le fette di salame sugli occhi ma, consapevoli che i loro paesani erano costretti per fame a fare un viaggio pericoloso sui sentieri di montagna o sulle barche, chiudevano spesso un occhio e a volte anche tutti e due. In alcuni casi lasciavano che gli spalloni attraversassero il confine, limitandosi a sequestrare una parte della merce,segnalando sul rapporto che era stata confiscata ad ignoti."

"Nel contrabbando, oltre a quello del sale che risale alla notte dei tempi, si possono distinguere tre periodi che prendono il nome dalle merci che andavano per la maggiore: dalla seconda metà dell’ottocento fino al primo dopoguerra ci fu il periodo del caffè , poi venne quello del riso che copriva gli anni della seconda guerra mondiale e infine un terzo , quello delle sigarette e del tabacco, che durò dagli anni ’50 fino a poco dopo gli anni ’60.
A dire il vero ci fu anche il periodo della Resistenza e dell’opposizione al fascismo quando, insieme alle bricolle da trenta e più chili portate in spalla, molti degli sfrusit diventarono anche dei passatori, aiutando ebrei, antifascisti e militari alleati a superare quella frontiera elvetica che equivaleva alla salvezza."

B.B. - 4/12/2019 - 12:47


Una domanda mi sorge spontanea, a proposito di Svizzera: ma come ha fatto, fin dalla guerra franco prussiana, per passare poi dalla Grande Guerra e infine dalla Seconda, a restare sempre neutrale e a risparmiarsi le devastazioni subite da tutti gli altri?

B.B. - 4/12/2019 - 23:15


Risposta di base un po' superficiale, ma a mio parere contentente almeno un po' di verità: con le banche, o meglio: con il segreto bancario. A chiunque si sbudellasse tra di sé, o sbudellasse gli altri, ha fatto sempre un gran comodo la Svizzera. L' "oasi di pace" dove depositare i quattrini delle guerre e di altri affaroni vari. Poi, chiaro, per la neutralità svizzera ci sono ragioni storiche dopo la batosta di Marignano (Melegnano) del 1515 -continuando peraltro per secoli a vendere mercenari preparatissimi di cui le guardie papali sono l'ultimo vestigio. Discorso lunghissimo, aggiungendo che comunque la Svizzera è un paese molto, molto particolare in tutte le sue componenti sociali e politiche. E geografiche, anche. Grüezi!

Riccardo Venturi - 5/12/2019 - 04:22


Lorenzo - 5/12/2019 - 08:32


Cercando notizie sul contrabbando tra Italia e Svizzera a cavallo tra 800 e 900, mi sono imbattuto in una microstoria che mi è piaciuta molto e che voglio condividere.



Le prime notizie su Clemente Malacrida, detto "Ment", che negli anni 20 e 30 fu leader dei contrabbandieri della Val d'Intelvi (Como), le ho trovate sulla pagina Dalla fame al contrabbando, che riporta, in modo un po' disordinato, alcuni stralci di "Ma regordi che...", un libro scritto da tal Rita Piffaretti sulla storia del Comune comasco di Gaggino.
La pagina in questione deve essere abbastanza antica, che riporta (in traduzione italiana, e col titolo scorretto) il testo di De sfroos, attribuendolo ad "una banda dei pressi di Porlezza"...

Clemente Malacrida detto "Ment" era nato nel 1900 a Péi, ossia Pellio Intelvi, nello stringato dialetto comasco, oggi frazione del Comune di Alta Valle Intelvi, proprio al confine con la Svizzera.



Il "Ment" era un sensale, un "marussè", cioè intermediatore nella compravendita di bestiame.
Ma non si campava bene di quel mestiere lì e così il Ment decise di mettere insieme il suo innato spirito ribelle e la sua eccezionale conoscenza delle montagne, dei sentieri e dei passi di quella zona di confine. Tra i primi anni '20 ed il 1936 Il Ment guidò colonne di centinaia di sfrusaduu tra Italia e Svizzera. Pare che fosse proprio il "Ment" a capo della colonna di un centinaio "spalloni" intercettata dai finanzieri nel gennaio del 1934, da cui una delle splendide copertine realizzate dall'illustratore Achille Beltrame per La Domenica del Corriere:



Più che un contrabbandiere, il Ment era un vero capopopolo che godeva della fiducia della sua gente, di radici valdesi (arrivati in quella zona nella seconda metà dell'800), mazziniane e anarchiche. Il Ment "fu per un decennio signore libero e incontrastato: bello e forte, passator cortese, generoso e temuto", così lo descrive Cecco Bellosi nel suo "Il paese dei contrabbandieri".

Fu così che la sua figura leggendaria e popolare cominciò ad infastidire i fascisti.
Braccato dalle guardie, Il Ment si diede alla latitanza insieme ad un inseparabile amico, un giovane di Tremezzo conosciuto col soprannome di "Gal", ma nel 1936 fu catturato in seguito ad una spiata.

Clemente Malacrida detto "Ment", il "Duca della montagna", non uscì vivo dal carcere... Non si sa bene come sia morto, ma probabilmente fu ucciso il 17 luglio 1936 durante un tentativo di evasione...

Bernart Bartleby - 8/12/2019 - 19:01




Page principale CCG

indiquer les éventuelles erreurs dans les textes ou dans les commentaires antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org