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Lied des einfachen Menschen

Jura Soyfer
Langue: allemand


Jura Soyfer

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[1935-38]
Canzone scritta da Jura Soyfer (1912-1939), di famiglia ebraica originaria di Charkiv (Impero russo, oggi in Ucraina), giornalista e scrittore, viennese d'adozione.



Quando nel giugno del 1939 questa canzone fu presentata alla serata inaugurale dell'Exilkabarett viennese “Das Laterndl” (“The Lantern”) in quel di Londra, il suo autore, Jura Soyfer, a soli 26 anni, aveva già perso la vita per mano dei nazisti in quel di Buchenwald...



Nel 1981 questa “Canzone della gente comune” e altre canzoni di Jura Soyfer, compreso il suo famoso Dachaulied, composto insieme ad Herbert Zipper nel primo periodo della sua prigionia, sono state riproposte dal gruppo viennese Schmetterlinge nel loro disco intitolato “Verdrängte Jahre”.
Menschen sind wir einst vielleicht gewesen
Oder werden's eines Tages sein,
Wenn wir gründlich von all dem genesen,
Aber sind wir heute Menschen? Nein!

Wir sind der Name auf dem Reisepaß,
Wir sind das stumme Bild im Spiegelglas,
Wir sind das Echo eines Phrasenschwalls
Und Widerhall des toten Widerhalls.

Längst ist alle Menschlichkeit zertreten,
Wahren wir doch nicht den leeren Schein!
Wir in unser'n tief entmenschten Städten
Sollen uns noch Menschen nennen? Nein!

Wir sind der Straßenstaub der großen Stadt,
Wir sind die Nummer im Katasterblatt,
Wir sind die Schlange vor dem Stempelamt
Und uns're eignen Schatten allesamt.

Soll der Mensch in uns sich einst befreien,
Gibt's dafür ein Mittel nur allein:
Stündlich fragen, ob wir Menschen seien,
Stündlich uns die Antwort geben: Nein!

Wir sind das schlecht entworf'ne Skizzenbild
Des Menschen, den es erst zu zeichnen gilt.
Ein armer Vorklang nur zum großen Lied.
Ihr nennt uns Menschen? Wartet noch damit!

envoyé par Bernart Bartleby - 17/9/2016 - 20:44



Langue: italien

Versione italiana / Italienische Version / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio:
Riccardo Venturi, 10-10-2025 16:24
Canzone dell’uomo semplice

Forse, una volta, eravamo esseri umani
O lo saremo un giorno, quando
Da tutto questo ci saremo ripresi.
Ma oggi siamo esseri umani? No!

Siamo un nome su un passaporto,
Siamo un’immagine silenziosa nello specchio,
Siamo il rimbombo di un torrente di frasi,
Eco di un’eco morta.

Da tempo tutta l’umanità è calpestata,
Ma noi non manteniamo la vuota apparenza!
Noi, nelle nostre città imbarbarite a fondo
Ci dovremmo ancora chiamare persone? No!

Siamo la polvere delle strade della metropoli,
Siamo un numero su un foglio catastale,
Siamo la coda davanti all’ufficio matricola,
E, insomma, siamo la nostra ombra.

Dovesse, un giorno, liberarsi l’Umano
Che è dentro in noi, ci sarà un solo modo:
Chiederci se, ora, siamo esseri umani
E risponderci sempre: No!

Siamo uno schizzo male tracciato
Dell’essere umano ancora da disegnare.
Solo un povero preludio alla grande canzone:
Ci chiamate Umani? Aspettate un momento!

10/10/2025 - 16:24




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