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Langue: grec moderne


Stavros Kougioumtzis / Σταύρος Κουγιουμτζής

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natane to21
Na' tane to 21 [éikosi-ena]
Στίχοι: Σώτια Τσώτου
Μουσική: Σταύρος Κουγιουμτζής
Πρώτη εκτέλεση: Γρηγόρης Μπιθικώτσης
'Αλμπουμ: 45-άρι [1969]
Άλλες σπουδαίες ερμηνίες:
Γιώργος Νταλάρας - Κώστας Σμοκοβίτης - Δημήτρης Μητροπάνος

Testo: Sotia Tsotou
Musica: Stavros Kougioumtzis
Primo interprete: Grigoris Bithikotsis
Album: Su 45 giri [1969]
Altri interpreti: Yorgos Dalaras - Kostas Smokovitis - Dimitris Mitropanos

Per questa famosissima canzone che, uscita nel 1969, rievoca nostalgicamente e favolisticamente il fatidico Ikosiena (quel 1821 che fu il primo anno della lotta decennale dei greci per l'indipendenza) si andò vicini a una crisi diplomatica tra Grecia e Turchia.
Sotìa Tsotou, autrice del testo, aveva immaginato che gli eroi combattessero di giorno, ma che, quando non ci avevano lasciato la gloriosa pelle, la notte potevano trascorrerla tra le braccia di qualche giovane e piacevole turca. Non si trattava di un adynaton storiografico. Leggendo (ma non sono uno specialista) le memorie di questo o quel protagonista dell'Agonas, è capitato anche a me di cogliere qua e là accenni a comportamenti siffatti. Per esempio, quando Makriyannis salì sulla fregata egiziana di Ibrahim Pascià per trattare la resa di Pilos, ormai ridotta alla fame e alla sete, trovò che l'avversario era informato del fatto che due turchette, due "turcopùle", allietavano le fatiche di uno dei difensori della fortezza, e che non era disposto ad aprire alcuna trattativa se non gliele fossero state consegnate. Cosa che avvenne.
Anche il famoso, indomito e spietato Karaiskakis, noto come il Figlio della Monaca, teneva al suo fianco, sia in casa - dove peraltro aveva anche una moglie - sia in battaglia, una giovane turca convertita, la Mariò, che vestiva come gli altri pallikari e montava a cavallo e sparava la carabina e sciabolava al par di loro. Racconta il segretario-biografo dell'eroe che un giorno, dopo le quotidiane fatiche della guerra, Karaiskakis fece ritorno al suo "konaki", l'alloggiamento provvisorio dei capitani d'arme, per cenare in santa pace con i suoi luogotenenti. Ma di lì a poco lo investì malamente la Karaiskena, la moglie, indignata perché un soldato, introdottosi nella cucina, stava abbracciando e baciando le cuoche. Non aveva capito che si trattava della Mariò che, ancora vestita da battaglia, si prendeva una pausa donnesca in compagnia delle donne. Chissà, forse i baffoni degli eroi, li portava finti.
Insomma, qualche turca girava tra le brande dei combattenti, ma alla Tsotou fu imposto dalla censura dei Colonnelli di non farvi alcun cenno, perché i diplomatici turchi se ne erano detti offesi. Per questo a tambur battente si modificò il testo e si ripeté la registrazione, dove la "turkopùla" divenne una "omorfùla", una generica giovane e bella ragazza. Ma ciò fu assai vantaggioso per chi si era affrettato ad acquistare il disco alla sua prima uscita, perché oggi quello con la "turcopùla" sembra valere parecchi denari.
La canzone è spigliata e simpatica, perché ricalca il cliché della jolie guerre, vista con gli occhi romanzeschi dell'avventura irripetibile, possibile solo in un'epoca ormai andata. Gli orrendi macelli all'arma bianca, le terrificanti torri erette per incastonarvi le teste mozzate dei nemici, gli impalamenti, le pulizie etniche, i sacrifici collettivi degli assediati, le mene dei politicanti, le violenze e le ruberie, i conflitti civili, le sanguinose rivalità tra i capitani: tutto si trascolora nell'immaginario della bella avventura.
E' anche questo un modo assai ben collaudato per fare digerire la guerra; ma devo ammettere che qui il gioco pur perverso funziona. Sarà perchè, dietro la leggerezza del trattamento, io ci sento, accanto a un innegabile complicità, una vaga ironia, che sorride dell'oleografia ufficiale e scolastica, buona a catturare gli adolescenti in smania d'avventure e i finti adolescenti che, per patriottismo peloso, continuano per tutta la vita a vendere - come avrebbe detto Nikos Gatsos - le stesse menzogne. (gpt)
Mου ξανάρχονται ένα ένα χρόνια δοξασμένα
να `τανε το 21 να `ρθει μια στιγμή

Να περνάω καβαλάρης στο πλατύ τ’ αλώνι
και με τον Κολοκοτρώνη να `πινα κρασί

Να πολεμάω τις μέρες στα κάστρα
και το σπαθί μου να πιάνει φωτιά
και να κρατάω τις νύχτες με τ’ άστρα
μια Τουρκοπούλα (ομορφούλα) αγκαλιά

Μου ξανάρχονται ένα ένα χρόνια δοξασμένα
να `τανε το 21 να `ρθει μια βραδιά

Πρώτος το χορό να σέρνω στου Μοριά τις στράτες
και ξοπίσω μου Μανιάτες και οι Ψαριανοί

Κι όταν λαβωμένος γέρνω κάτω απ’ τους μπαξέδες
να με ραίνουν μενεξέδες χέρια κι ουρανοί

Να πολεμάω τις μέρες στα κάστρα
και το σπαθί μου να πιάνει φωτιά
και να κρατάω τις νύχτες με τ’ άστρα
μια Τουρκοπούλα (ομορφούλα) αγκαλιά

Μου ξανάρχονται ένα ένα χρόνια δοξασμένα
να `τανε το 21 να `ρθει μια βραδιά

envoyé par Gian Piero Testa - 2/2/2014 - 21:06



Langue: italien

Gian Piero Testa.
Gian Piero Testa.

Versione italiana di Gian Piero Testa
FOSSE IL 1821

A uno a uno mi ritornano anni gloriosi
ah fosse che il Ventuno arrivasse per un momento

e trascorressi a cavallo per le ampie aie
e bevessi il vino insieme a Kolokotronis

e combattessi di giorno sugli spalti
e s'accendesse di fuoco la mia spada
e nelle notti stellate mi tenessi
una piccola turca (una bella ragazza) tra la braccia

A uno a uno mi ritornano anni gloriosi
ah fosse che il Ventuno arrivasse una sera

e aprissi per primo il ballo nelle strade di Morea
e dietro di me quelli del Mani e quelli di Psarà

E quando ferito mi rintanassi dentro gli orti
d'una pioggia di viole m'inondassero mani celesti

e combattessi di giorno sugli spalti
e s'accendesse di fuoco la mia spada
e nelle notti stellate mi tenessi
una piccola turca (una bella ragazza) tra la braccia

A uno a uno mi ritornano anni gloriosi
ah fosse che il Ventuno arrivasse per un momento

envoyé par Gian Piero Testa - 2/2/2014 - 21:11


A RV. Vedo che stai raddrizzando la grafia: occorrerebbero allora altri due ritocchi. Scrivere, almeno nel titolo, '21 preceduto da apostrofo e, nella sua traslitterazione, scrivere ìkosi e non eikosi.
21 senza l' apostrofo compare comunque tre volte nel testo.
Il gama intervocalico io preferisco traslitterarlo in ipsilon, perché è una semiconsonante dal suono piuttosto labile: vedi l'intercambiabilità di αέρας -αγέρας, πέλαος - πέλαγος ecc. Leggendo una g seguita da vocale, un nostro lettore opterebbe per la palatale.
Ma lo sai che in questo genere di faccende, io mi rimetto alla tua autorità. Avraì notato che non traslittero più τζ in g palatale, nè tanto meno in dj, alla francese.
Per armonizzare, lo stesso intervento sul cognome dell'autore andrebbe fatto anche nella nota biografica. gpt

Gian Piero Testa - 3/2/2014 - 11:14




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