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الصمت من أجل غزة [Requiem]

Mahmud Darwish / محمود درويش
Lingua: Arabo


Mahmud Darwish / محمود درويش

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alsamt min 'ajl ghaza
[1973]

شعر / Poesia / A Poem by / Poésie / שירה / Runo :
Mahmud Darwish

خلفيه موسيقية / Commento musicale / Background music / Fond musical / רקע מוזיקה / Taustamusiikki:
Mike Oldfield
Requiem for a city dal film The Killing Fields


*


*Il murale é stato realizzato da Said Hassan nel 2024 sull’International wall in Divis street a Belfast. Fa parte del progetto Painting For Palestine.

La poesia Silenzio per Gaza fu scritta da Maḥmūd Darwīsh nel 1973, anni prima dell’affermazione dei movimenti palestinesi islamisti.
خاصرتها بالألغام.. وتنفجر.. لا هو موت.. ولا هو انتحار

إنه أسلوب غـزة في إعلان جدارتها بالحياة

منذ أربع سنوات ولحم غـزة يتطاير شظايا قذائف

لا هو سحر ولا هو أعجوبة، إنه سلاح غـزة في الدفاع عن بقائها وفي استنزاف العدو

ومنذ أربع سنوات والعدو مبتهج بأحلامه.. مفتون بمغازلة الزمن.. إلا في غـزة

‏لأن غـزة بعيدة عن أقاربها ولصيقة بالأعداء.. لأن غـزة جزيرة كلما انفجرت وهي لا تكف‏‏ عن الانفجار خدشت وجه العدو وكسرت أحلامه وصدته عن الرضا بالزمن.

لأن الزمن في غـزة شيء آخر.. لأن الزمن في غـزة ليس عنصراً محايداً‏ إنه لا يدفع الناس إلى برودة التأمل. ولكنه يدفعهم إلى الانفجار والارتطام بالحقيقة. الزمن هناك‏‏ لا يأخذ الأطفال من الطفولة إلى الشيخوخة ولكنه يجعلهم رجالاً في أول لقاء مع العدو.. ليس الزمن‏‏ في غـزة استرخاء‏‏ ولكنه اقتحام الظهيرة المشتعلة.. لأن القيم في غـزة تختلف.. تختلف.. تختلف.. القيمة الوحيدة للإنسان‏‏ المحتل هي مدى مقاومته للاحتلال هذه هي المنافسة الوحيدة هناك.

وغـزة أدمنت معرفة هذه القيمة النبيلة القاسية.. لم تتعلمها من الكتب ولا من الدورات الدراسية العاجلة‏‏ ولا من أبواق الدعاية العالية الصوت ولا من الأناشيد. لقد تعلمتها بالتجربة وحدها وبالعمل الذي لا يكون‏‏ إلا من أجل الإعلان والصورة‏‏.

إن غـزة لا تباهي بأسلحتها وثوريتها وميزانيتها إنها تقدم لحمها المُرّ وتتصرف بإرادتها وتسكب دمها‏‏. وغزة لا تتقن الخطابة.. ليس لغزة حنجرة.. مسام جلدها هي التي تتكلم عرقاً ودماً وحرائق.‏‏

من هنا يكرهها العدو حتى القتل. ويخافها حتى الجريمة. ويسعى إلى إغراقها في البحر أو في الصحراء‏‏ أو في الدم‏‏. من هنا يحبها أقاربها وأصدقاؤها على استحياء يصل إلى الغيرة والخوف أحياناً. لأن غزة هي الدرس الوحشي والنموذج المشرق للأعداء والأصدقاء على السواء.

ليست غزة أجمل المدن..

ليس شاطئها أشد زُرقة من شواطئ المدن العربية‏‏

وليس برتقالها أجمل برتقال على حوض البحر الأبيض.

وليست غزة أغنى المدن..

وليست أرقى المدن وليست أكبر المدن. ولكنها تعادل تاريخ أمة. لأنها أشد قبحاً في عيون الأعداء، وفقراً وبؤساً وشراسة. لأنها أشدنا قدرة على تعكير مزاج العدو وراحته، لأنها كابوسه، لأنها برتقال ملغوم، وأطفال بلا طفولة وشيوخ بلا شيخوخة، ونساء بلا رغبات، لأنها كذلك فهي أجملنا وأصفانا وأغنانا وأكثرنا جدارة بالحب.‏‏

نظلمها حين نبحث عن أشعارها فلا نشوهن جمال غزة، أجمل ما فيها أنها خالية من الشعر، في وقت حاولنا أن ننتصر فيه على العدو بالقصائد فصدقنا أنفسنا وابتهجنا حين رأينا العدو يتركنا نغني.. وتركناه ينتصر ثم جفننا القصائد عن شفاهنا، فرأينا العدو وقد أتم بناء المدن والحصون والشوارع.‏‏

ونظلم غزة حين نحوّلها إلى أسطورة لأننا سنكرهها حين نكتشف أنها ليست أكثر من مدينة فقيرة صغيرة تقاوم
وحين نتساءل: ما الذي جعلها أسطورة؟

سنحطم كل مرايانا ونبكي لو كانت فينا كرامة أو نلعنها لو رفضنا أن نثور على أنفسنا‏

ونظلم غزة لو مجّدناها، لأن الافتتان بها سيأخذنا إلى حد الانتظار، وغزة لا تجيء إلينا، غزة لا تحررنا، ليست لغزة خيول ولا طائرات ولا عصي سحرية ولا مكاتب في العواصم، إن غزة تحرر نفسها من صفاتنا ولغتنا ومن غزاتها في وقت واحد وحين نلتقي بها ذات حلم ربما لن تعرفنا، لأن غزة من مواليد النار ونحن من مواليد الانتظار والبكاء على الديار‏‏.

صحيح أن لغزة ظروفاً خاصة وتقاليد ثورية خاصة‏‏، ولكن سرَّها ليس لغزاً: مقاومتها شعبية متلاحمة تعرف ماذا تريد (تريد طرد العدو من ثيابها)‏‏

وعلاقة المقاومة فيها بالجماهير هي علاقة الجلد بالعظم. وليست علاقة المدرس بالطلبة.

لم تتحول المقاومة في غزة إلى وظيفة ولم تتحول المقاومة في غزة إلى مؤسسة‏‏. لم تقبل وصاية أحد ولم تعلق مصيرها على توقيع أحد أو بصمة أحد‏‏. ولا يهمها كثيراً أن نعرف اسمها وصورتها وفصاحتها لم تصدق أنها مادة إعلامية، لم تتأهب لعدسات التصوير ولم تضع معجون الابتسام على وجهها.‏‏

لا هي تريد.. ولا نحن نريد‏‏.

من هنا تكون غزة تجارة خاسرة للسماسرة، ومن هنا تكون كنزا معنوياً وأخلاقيا لا يقدر لكل العرب‏‏.

ومن جمال غزة أن أصواتنا لا تصل إليها، لا شيء يشغلها، لا شيء يدير قبضتها عن وجه العدو، لأشكال الحكم في الدولة الفلسطينية التي سننشئها على الجانب الشرقي من القمر، أو على الجانب الغربي من المريخ حين يتم اكتشافه، إنها منكبّة على الرفض.. الجوع والرفض والعطش والرفض والتشرد والرفض والتعذيب والرفض والحصار والرفض والموت والرفض.‏
قد ينتصر الأعداء على غزة (وقد ينتصر البحر الهائج على جزيرة قد يقطعون كل أشجارها)

قد يكسرون عظامها‏‏

قد يزرعون الدبابات في أحشاء أطفالها ونسائها وقد يرمونها في البحر أو الرمل أو الدم ولكنها

لن تكرر الأكاذيب ولن تقول للغزاة: نعم‏‏

وستستمر في الانفجار‏‏

لا هو موت ولا هو انتحار، ولكنه أسلوب غزة في إعلان جدارتها بالحياة

وستستمر في الانفجار‏‏

لا هو موت ولا هو انتحار، ولكنه أسلوب غزة في إعلان جدارتها بالحياة

inviata da Riccardo Gullotta - 28/3/2024 - 00:14




Lingua: Italiano

Traduzione italiana / الترجمة الإيطالية / Italian translation / תרגום לאיטלקית /Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
pungolo rosso
SILENZIO PER GAZA

Si è legata l’esplosivo alla vita e si è fatta esplodere. Non si tratta di morte, non si tratta di suicidio.

E’ il modo in cui Gaza dichiara che merita di vivere.

Da quattro anni, la carne di Gaza schizza schegge di granate da ogni direzione.

Non si tratta di magia, non si tratta di prodigio.
E’ l’arma con cui Gaza difende il diritto a restare e snerva il nemico.

Da quattro anni, il nemico esulta per aver coronato i propri sogni, sedotto dal flirtare col tempo, eccetto a Gaza.

Perché Gaza è lontana dai suoi cari e attaccata ai suoi nemici, perché Gaza è un’isola.
Ogni volta che esplode, e non smette mai di farlo, sfregia il volto del nemico, spezza i suoi sogni
e ne interrompe l’idillio con il tempo.

Perché il tempo a Gaza è un’altra cosa, perché il tempo a Gaza non è un elemento neutrale.
Non spinge la gente alla fredda contemplazione, ma piuttosto a esplodere e a cozzare contro la realtà.
Il tempo laggiù non porta i bambini dall’infanzia immediatamente alla vecchiaia, ma li rende uomini al primo incontro con il nemico.
Il tempo a Gaza non è relax, ma un assalto di calura cocente.
Perché i valori a Gaza sono diversi, completamente diversi.
L’unico valore di chi vive sotto occupazione è il grado di resistenza all’occupante.
Questa è l’unica competizione in corso laggiù.

E Gaza è dedita all’esercizio di questo insigne e crudele valore che non ha imparato dai libri
o dai corsi accelerati per corrispondenza, né dalle fanfare spiegate della propaganda
o dalle canzoni patriottiche.
L’ha imparato soltanto dall’esperienza e dal duro lavoro che non è svolto in funzione della pubblicità
o del ritorno d’immagine.

Gaza non si vanta delle sue armi, né del suo spirito rivoluzionario, né del suo bilancio.
Lei offre la sua pellaccia dura, agisce di spontanea volontà e offre il suo sangue.
Gaza non è un fine oratore, non ha gola.
E’ la sua pelle a parlare attraverso il sangue, il sudore, le fiamme.

Per questo, il nemico la odia fino alla morte, la teme fino al punto di commettere crimini e cerca di affogarla nel mare, nel deserto, nel sangue.
Per questo, gli amici e i suoi cari la amano con un pudore che sfiora quasi la gelosia e talvolta la paura, perché Gaza è barbara lezione e luminoso esempio sia per i nemici che per gli amici.

Gaza non è la città più bella.

Il suo litorale non è più blu di quello di altre città arabe.

Le sue arance non sono le migliori del bacino del Mediterraneo.

Gaza non è la città più ricca.
(Pesce, arance, sabbia, tende abbandonate al vento, merce di contrabbando,
braccia a noleggio.)

Non è la città più raffinata, né la più grande, ma equivale alla storia di una nazione.
Perché, agli occhi dei nemici, è la più ripugnante, la più povera, la più disgraziata,
la più feroce di tutti noi.
Perché è la più abile a guastare l’umore e il riposo del nemico ed è il suo incubo.
Perché è arance esplosive, bambini senza infanzia, vecchi senza vecchiaia, donne senza desideri.
Proprio perché è tutte queste cose, lei è la più bella, la più pura, la più ricca, la più degna d’amore tra tutti noi.

Facciamo torto a Gaza quando cerchiamo le sue poesie.
Non sfiguriamone la bellezza che risiede nel suo essere priva di poesia.
Al contrario, noi abbiamo cercato di sconfiggere il nemico con le poesie, abbiamo creduto in noi
e ci siamo rallegrati vedendo che il nemico ci lasciava cantare e noi lo lasciavamo vincere.
Nel mentre che le poesie si seccavano sulle nostre labbra, il nemico aveva già finito di costruire strade, città, fortificazioni.

Facciamo torto a Gaza quando la trasformiamo in un mito perché potremmo odiarla scoprendo che non è niente più di una piccola e povera città che resiste.

Quando ci chiediamo cos’è che l’ha resa un mito, dovremmo mandare in pezzi tutti i nostri specchi e piangere se avessimo un po’ di dignità, o dovremmo maledirla se rifiutassimo di ribellarci contro noi stessi.

Faremmo torto a Gaza se la glorificassimo.
Perché la nostra fascinazione per lei ci porterà ad aspettarla.
Ma Gaza non verrà da noi, non ci libererà.
Non ha cavalleria, né aeronautica, né bacchetta magica, né uffici di rappresentanza nelle capitali straniere.
In un colpo solo, Gaza si scrolla di dosso i nostri attributi, la nostra lingua e i suoi invasori.
Se la incontrassimo in sogno forse non ci riconoscerebbe, perché lei ha natali di fuoco e noi natali d’attesa e di pianti per le case perdute.

Vero, Gaza ha circostanze particolari e tradizioni rivoluzionarie particolari.
(Diciamo così non per giustificarci, ma per liberarcene.)
Ma il suo segreto non è un mistero: la sua coesa resistenza popolare sa benissimo cosa vuole (vuole scrollarsi il nemico di dosso).

A Gaza il rapporto della resistenza con le masse è lo stesso della pelle con l’osso e non quello dell’insegnante con gli allievi.

La resistenza a Gaza non si è trasformata in una professione.
La resistenza a Gaza non si è trasformata in un’istituzione.
Non ha accettato ordini da nessuno, non ha affidato il proprio destino alla firma né al marchio di nessuno.
Non le importa affatto se ne conosciamo o meno il nome, l’immagine, l’eloquenza.
Non ha mai creduto di essere fotogenica, né tantomeno di essere un evento mediatico.
Non si è mai messa in posa davanti alle telecamere sfoderando un sorriso stampato.

Lei non vuole questo, noi nemmeno.

La ferita di Gaza non è stata trasformata in pulpito per le prediche.

La cosa bella di Gaza è che noi non ne parliamo molto, né incensiamo i suoi sogni con la fragranza femminile delle nostre canzoni.
Per questo Gaza sarà un pessimo affare per gli allibratori.
Per questo, sarà un tesoro etico e morale inestimabile per tutti gli arabi.

La cosa bella di Gaza è che le nostre voci non la raggiungono, niente la distoglie.
Niente allontana il suo pugno dalla faccia del nemico.
Né il modo di spartire le poltrone del Consiglio Nazionale, né la forma di governo palestinese che fonderemo dalla parte est della Luna o nella parte ovest di Marte, quando sarà completamente esplorato.
Niente la distoglie.
E’ dedita al dissenso: fame e dissenso, sete e dissenso, diaspora e dissenso, tortura e dissenso, assedio e dissenso, morte e dissenso.

I nemici possono avere la meglio su Gaza.
(Il mare grosso può avere la meglio su una piccola isola.)
Possono tagliarle tutti gli alberi.

Possono spezzarle le ossa.

Possono piantare carri armati nelle budella delle sue donne e dei suoi bambini.
Possono gettarla a mare, nella sabbia o nel sangue.

Ma lei: non ripeterà le bugie. Non dirà sì agli invasori.

Continuerà a farsi esplodere.

Non si tratta di morte, non si tratta di suicidio.
Ma è il modo in cui Gaza dichiara che merita di vivere.

Continuerà a farsi esplodere.

Non si tratta di morte, non si tratta di suicidio.
Ma è il modo in cui Gaza dichiara che merita di vivere.

inviata da Riccardo Gullotta - 28/3/2024 - 00:16


Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso e dì:magari fossi una candela in mezzo al buio.

Ciao Riccardo che combinazione il tuo link questa mattina, ho la pagina 85 aperta del libro Pop palestine (acquistato ieri sera ad una cena palestinese a Novara con la presenza delle due Autrici Fidaa l A Abuhamdiya e Silvia Chiara )... dicevo aperta sulla città di Ramallah dove parla del memoriale di Mahmoud sulla collina con la tomba di pietra chiara ed il museo nel parco. Viene riportata la poesia di cui metto il link. Pensa agli altri.
Non sapendo l arabo ti chiedo se tra i brani pubblicati sul sito sotto il nome di Mahmoud e quelli a lui dedicati c'è anche un omaggio a questa bella poesia.
Viene voglia di musicarla

https://libreriamo.it/poesie/pensa-agl...

Paolo Rizzi - 28/3/2024 - 09:55


Ciao Paolo, la poesia che segnali la trovi qui فكر بغيرك.

Lorenzo - 28/3/2024 - 10:05




Lingua: Inglese

English translation / الترجمة الإنجليزية / Traduzione inglese / Traduction anglaise / תרגום לאנגלית / Englanninkielinen käännös :
Adib S. Kawar
SILENCE FOR GAZA

With dynamite she raps her waist…
She explodes…
It is neither death… nor suicide…
Its Gaza's style to announce her worthiness of life…
For four years and Gaza's flesh burst around… bomb's shrapnel…
Neither magic nor miracle…
It is Gaza's weapons and arms for her continued existence…
And the enemy's detritions it is…
For four years the enemy with its dreams rejoicing it had been…
For flirting with time it was fascinated…
Except for in Gaza…
For Gaza far away it is from her relatives…
And with the enemy it is stuck…
For Gaza is a bomb…
When ever it explodes…
Never she stops from exploding…
The enemy's face she scared…
And from satisfaction with time she repelled them…
Another thing is time in Gaza…
For time in Gaza not a neutral factor it is…
The people it doesn't drive to cold contemplation…
But to the freedom of explosion…
And to collusion with truth…Time there children it doesn't take
from babyhood to old age…
But men it makes of them…
With their first confrontation with the enemy…
In Gaza time is not relaxation …
But storming into the blazing noon…
Values in Gaza differ…
differ
and differ…
Occupied men's only value…
Is the extent of their resistance against the enemy…
This is the only competition that is there…
The honourable and hard truth Gaza is addicted to…

Not from books, nor from quick intensive courses…
She learns…
Time there doesn't take children …
From babyhood to old age…
But men it makes of them
with their first confrontation with the enemy…
In Gaza time is not relaxation …
But storming into the blazing noon…
Values in Gaza differ… differ and differ…

Not from books, nor from quick intensive courses…
Nor from propaganda's loud speakers and anthems…
By experience only and work and labor it learned it…
Not for advertising and the image…Pride with its weapons,
Revolutionary attitude…
And budget…
Its bitter flesh it presents…
Willingly it spills its blood…
…Oration Gaza doesn't master
…No throat she has
…Its skin's spores speaks
…sweating
…Blood
…And blaze
…Enemy's hate up to killing starts from here
…Fears her up to murder
…And into the sea they wish to drawn her
…Or in the desert
…Or in blood
…Its beloved and relatives from here
…Their love starts
…With bashfulness
…Up to jealousy and fear sometimes
…For Gaza is the savage lesson
…And the shining symbol… for friends and enemies
…Both alike
…Gaza not the most beautiful of cities it is
...Its shore not bluer than these of other Arab cities they are
…And its oranges are not the most beautiful on the Mediterranean
…And Gaza is not the richest of cities
…And it is not the most progressive among cities...But it is equal to a nation's history
…Because it is the ugliest in the enemy's eyes
…Poorer, more miserable and most ferocious
…Because it is the savage lesson for the enemy
…Because it is the most able to disturb the enemy
…Because it is there nightmare
…Because booby trapped are its oranges
…Babies without babyhood and ageless aged men
…Women without desire
…And because this is what it is
…It is the most beautiful
…Clearest
…Richest
…And most worthy of love
Injustice we do her when we look for her poems…
…Because poetry she doesn't have
.makes her the most beautiful among the beauties
…At a time when we tried to defeat the enemy with poetry
…Rejoiced we became when the enemy left us to sing
…The enemy we allowed to be victorious
…To dry the poetry stuck on our lips
:And the enemy we left to build
Cities, fortresses
! ! ! And streets
…Injustice we do Gaza when
…A legend we make of her
:But hate her when we discover that
,It is nothing but a small,Poor
…And she resists
? When we ask… what made a legend of her
…All our mirrors we shall smash and cry
…If dignity we have
…Or curse her if
! ! ! We refused her to revolt against ourselves
…Injustice we Gaza do if
…We glorify her up to enchantment
…Because enchantment will take us to
…The verge of waiting
…And Gaza doesn't come to us
…Gaza doesn't liberate us
…Gaza no horses it has
…Or airplanes
…Nor a magic stick
…And also offices in capitals
…Gaza liberates Itself from our
…Characteristics
…Language
…And instincts all at the same time
…And when through a - dream - we meet her
? If she does recognizes us
…Because Gaza of fire it was born
…And we for waiting
…And for crying for lost homes we were born
…True special circumstances
…And private nature Gaza has …But Gaza's secret is not a puzzle
Her resistance is popular…
United and knows what it wants…
The enemy from her cloths…
(She wants to expel…)
With the masses Gaza's resistance is…
The skin with flesh and bones…
Not that of the teacher with students…
Resistance in Gaza is not a paid for job…
Nor an establishment Gaza's resistance is…
Any body's guardianship she refuses…
Its fate is not subjected to a thump print
or anybody's signature…
She cares not, at all, to know…
Its name or oratory skill…
She never accepted to be…
An advertising subject…
She never pauses for camera's lenses…
And doesn't her face smear with smile's paste…
She and we do not want…
Starting with this…
Gaza for brokers is a losing trade…
And starting with that Gaza…
Is the Arab's priceless goldmine…
…Gaza's beauty is that our voices she doesn't hear
…Nothing bothers her
…Nothing turns away her fist
…From the enemy's face…No disagreement on the form of Palestine's government
! ! ! That we shall establish on the moon's eastern cheek
…Or the western cheek of Mars when discovered it is
…It is busy with rejection
…Hunger with rejection
…Thirst with rejection
…Diaspora (Ashatat) with rejection
…Torture with rejection
…Siege with rejection
…Death with rejection
! ! ! And rejection with rejection
…In Gaza the enemy could be victorious
and the sea's high waves could be victorious)
(…on an island that all its trees they uprooted or cut down
…Her bones they could break
Tanks they could plant in its children's chests
…and women's bellies
…And into the sea
…Sand and blood… But
But never lies she repeats or
…say yes to invaders
…Exploding she shall continue
…It is neither death nor suicide
It is Gaza's style in declaring her worthiness of life…
Coma…
And exploding she shall continue
It is Gaza's style in declaring her worthiness of life…

inviata da Riccardo Gullotta - 28/3/2024 - 21:40




Lingua: Francese

Traduction française / الترجمة الفرنسية / Traduzione francese/ French translation / תרגום לצרפתית / Ranskankielinen käännös :
Olivier Carré
SILENCE POUR GAZA

Elle s’est ceinte d’explosifs et elle éclate ! Va-t-elle mourir ? S’est-elle suicidée ? Non, non. C’est la manière de Gaza d’annoncer son imprescriptible droit à la Vie.

Voilà quatre ans que la chair de Gaza vole en éclats. Sorcellerie, magie ? Non, non. C’est l’arme avec laquelle Gaza s’acharne à défendre à l’usure son existence !

Voilà quatre ans que l’ennemi, épaté dans ses rêves, béat dans sa passion d’amoureux, fait sa cour au temps… Seulement, à Gaza, impossible ! Elle lui est si peu apparentée, et elle colle à ses adversaires ! Elle est une île, cette Gaza ! A chaque explosion – et elles n’arrêtent pas- le visage de l’ennemi est lacéré, ses rêves se fissurent, et le voici inquiet du temps qui passe, car à Gaza le temps est un autre temps. Le temps de Gaza n’est pas neutre, il n’envoûte pas le monde de froide impassibilité, mais contre le réel il se heurte et il explose ! Le temps là-bas ne transporte pas les enfants de l’enfance à la vieillesse, mais d’un bond, dès leur premier choc avec l’ennemi, il en fait des hommes.

A Gaza, voyez-vous, le Temps n’est pas à la détente, mais à l’affrontement. En plein midi on y brûle. Car à Gaza les valeurs sont tout autres, tout autres, tout à fait autres que les nôtres. Au fait, la seule valeur de l’homme réduit par une conquête, n’est-elle pas sa force de résistance à l’occupation ? Or c’est à cela seul que l’on s’exerce, là-bas à Gaza ! Elle s’est accoutumée à cette seule et grande et dure valeur, point apprise dans des livres ou dans des cours accélérés ni aux trompettes et aux grosses caisses des propagandes ni au son des hymnes patriotiques ! Toute seule, par sa propre expérience et par son labeur, pas pour la « montre », pas pour la parade ! Non, Gaza n’a pas de quoi se vanter de ses Armées, ou de sa Révolution, ou de son Budget. Elle n’a pas à exposer ses chaires puantes et volontairement elle répand son sang. Gaza, savez-vous, n’est pas douée pour les discours, son pharynx ne vaut rien, c’est par les pores de la peau qu’elle crie sang, et eau et feu !

Aussi, l’ennemi la hait-il, tant et tant d’elle il a peur qu’il ira bien jusqu’au meurtre, jusqu’au crime par noyades sous la mer, et sous les sables e dans les baquets de sang !

Aussi ses proches et ses amis l’aiment-ils, avec jalousie, avec effroi ! Car Gaza c’est la leçon sauvage, c’est l’étendard levé devant tous, indistinctement, ennemis ou amis !

Elle n’est point, Gaza, la plus belle des cités…

Elles ne sont point, ses plages, les plus riantes des plages arabes.

Elles ne sont point meilleures, ses oranges, que toutes celles du Bassin méditerranéen.

Elle n’est pas la plus cossue d’entre les villes, Gaza ! (Du poisson, des oranges, du sable, des tentes frémissantes sous le vent, des denrées de contrebande, et des bras, des bras à vendre à qui veut en acheter !).

Elle n’est pas non plus la plus délicate ni la plus imposante, mais elle vaut le poids d’or de l’histoire d’une nation entière – parce que c’est elle la plus laide aux yeux de l’ennemi, et la plus miséreuse, la plus loqueteuse, et la plus méchante ! Et parce qu’elle est parmi nous, celle qui a su troubler toute euphorie et toute quiétude ! et parce qu’elle est un cauchemar et que ses oranges sont piégées, ses enfants sans enfance, ses vieillards sans vieillissement, ses femmes sans plaisirs ! Telle est Gaza, la plus belle, la plus sereine, la plus cossue, la plus digne, parmi nous, d’être aimée à la folie !

Comme nous serions méchants si nous cherchions chez elle des poèmes ! Gaza de grande beauté, ne la déparons pas, elle qui n’a point eu de poètes à l’heure où nous, nous croyions, fichtre, et avec quelle joie quand l’ennemi nous permettait de chanter contre lui comme des vainqueurs !…puis les poèmes ont séché sur nos babines tandis que sous nos yeux l’ennemi achevait de construire ses villes, ses fortifications, ses routes !…
Comme nous serions méchants pour Gaza si nous en faisions une ville mythique ! Nous la haïrions trop quand nous la verrions, si petite ville et si pauvre ! (Et si résistante, non ?)

Furieux contre toute la fabrique des mythes, nous briserions nos derniers miroirs dans un long gémissement monté de notre ultime réserve de fierté ! C’est alors elle que nous maudirions, refusant de nous révulser contre notre propre image !

Comme nous serions méchants pour Gaza si nous la portions aux nues. Nous nous prendrions pour elle d’une passion et passionnément nous serions à l’attendre. Or Gaza ne viendra pas à nous… Gaza ne nous sauvera pas, elle n’a ni cavalerie, ni avions, ni baguette magique, ni bureaux dans les capitales. Elle se libère elle-même tout à la fois de nos beaux langages… et de ses conquérants. Et si, au coin d’un rêve, un instant nous la rencontrons, peut-être ne nous reconnait-elle pas, puisqu’elle est née du Feu, et nous d’Attente et de Pleurs.

Pas d’énigme dans le secret de la résistance. Elle est populaire, voilà tout. (Ce qu’elle veut, c’est expulser l’ennemi hors de ses propres habits.) Et la résistance adhère à la population comme la peau aux os. Nul n’y est l’élève et l’autre le maître.

La résistance ne s’est pas, à Gaza, institutionnalisée !

La résistance, à Gaza, n’a pas pris pignon sur rue.

Elle n’est parrainée par personne, ni ne lie son destin à des listes de signatures ou des empreintes digitales.
Que lui importent son nom, ses traits, sa voix ? Elle ne se prend pas pour l’inévitable sujet des bulletins d’information. Elle n’est pas photogénique, elle ne se farde pas pour les photographes, elle n’a pas en travers de sa figure le sourire « Colgate ».

Elle n’en veut pas. Nous non plus.

Les plaies de Gaza ne serviront pas de chaires de prédication ! Sa beauté veut que nous ne parlions pas trop d’elle, que nous ne jetions pas dans la fumée de ses rêves l’encens de nos chansons de femmes !

Donc, quelle mauvaise affaire pour nos courtiers et nos croupiers, mais quel trésor de l’esprit, quelle inestimable farce morale pour tous les Arabes !

Et nos exclamations sur la splendeur de Gaza ne l’effleurent même pas, rien ne la distrait, rien ne détourne son poing de boxer l’ennemi en plein visage !

Comment sera le gouvernement de l’Etat palestinien que, tout prochainement, nous établirons sur la côte orientale de … la planète Mars (aussitôt terminée son exploration !), comment on répartira les sièges du Conseil national palestinien, rien de tout ça ne la préoccupe, mais de toutes ses forces elle s’arc-boute dans son refus. Affamée, elle refuse, dispersée, elle refuse, embarbelée, elle refuse, mise à mort, elle refuse.

Peut-être – une mer tumultueuse peut bien engloutir une ile minuscule – l’ennemi vaincra-t-il Gaza. Peut-être la décapiteront ils de tous ses arbres…

Peut-être sèmeront-ils de leurs roquettes les ventres des enfants et des femmes, à Gaza. Et peut-être l’asphyxieront-ils sous la mer et sous les sables et dans les baquets de sang !

Pourtant :

Jamais elle ne se gargarisera de mensonges.
Ni ne dira aux conquérants : Oui !
Ni ne cessera d’exploser.

Va-t-elle mourir ?
S’est-elle suicidée ? Non, non. C’est la manière de Gaza d’annoncer son imprescriptible droit à la vie…

inviata da Riccardo Gullotta - 28/3/2024 - 21:42




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