Lingua   

Ballata di Tiburzi

Silvana Pampanini
Lingua: Italiano


Silvana Pampanini

Ti può interessare anche...

Il sentiero dei briganti
(La Tresca)
Il brigante Tiburzi
(Barnetti Bros. Band)
Lettera del brigante Tiburzi dal Paradiso
(Dodi Moscati)


Tiburzi


“Ballata di Tiburzi” della cantautrice folk Silvana Pampanini, che lei stessa cantò in una versione a cappella per il film “Tiburzi”, regia di Paolo Benvenuti del 1996.

Su Domenico Tiburzi si vedano anche Il brigante Tiburzi, Lettera del brigante Tiburzi dal Paradiso, Il sentiero dei briganti e Domenico Tiburzi. [DQ82]
Vi canterò di un nobile brigante
che la mia terra un giorno dominò,
fu nominato re della Maremma
e per trent'anni il regno suo durò.

Fece tremare il cuore dei signori
e a chi mancava il pane lui portò,
ed ebbe in cambio tradimenti e amori
e mai che fosse si dimenticò.

Domenico Tiburzi era il suo nome
e nelle notti tristi e senza luna,
col suo fucile stretto sopra il cuore
sfidava la tempesta e la fortuna.

Quando la pioggia gli batteva in viso
si rifugiava dentro alla sua tana,
pensando alle carezze di sua madre
alla sua donna e alla libertà lontana.

La libertà perduta una mattina
quando il destino infame lo aspettò
e in mezzo al campo grande del padrone
un fascio d'erba la vita gli cambiò.

Così a trent'anni conobbe la prigione
e all'ingiustizia la sua anima gridò,
le sbarre diventarono cartone
e come uccello libero volò.

Dormì sotto le stelle e la foresta
più folta e nera in seno lo abbracciò,
signore diventò della Maremma
che tutta ai piedi gli si inginocchiò.

Ma il tempo che passa a va veloce
non ha pietà ne di briganti ne di eroi,
così che la legenda di Tiburzi
arriva sola agli anni fino a noi.

Si dice che una sera alle Forane
mentre felice con gli amici sta,
all'abbaio serrato del suo cane
scatta l'agguato e non si salverà.

Con gli occhi tristi ed i capelli grigi
ed un pensiero che nessuno leggerà,
fu esposto alla curiosità del mondo
come animale di grande rarità.

Legato stretto a un palo fu lasciato
che la sua gente lo venisse a visitar,
ci fu chi pianse lacrime sincere
chi ebbe paura che tornasse a respirar.

Così nel campo santo fu portato
senza saluto e ne benedizione,
per metà nel terreno consacrato
l'altra metà nell'eterna perdizione.

Ed io che ho scritto questi versi con il cuore
so che nessuno ormai lo scorderà
e quando passerà per quelle mura
un pensiero e un fiore gli dedicherà.

inviata da Dq82 - 26/3/2024 - 13:02




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org