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Apache Song [Geronimo Medicine Song]

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Canto tradizionale apache

Lyrics and music / Testo e musica/ Paroles et musique / Sanat ja sävel:
anonimo

Performed by / Interpreti / Interprétée par / Laulavat:
Jean-Jacques Larribal e Michèle Asencio





Da bambino mia madre mi ha insegnato le leggende del nostro popolo; mi ha insegnato il sole e il cielo, la luna e le stelle, le nuvole e le tempeste. Mi ha anche insegnato a inginocchiarmi e a pregare Ussen [ il Creatore in lingua Chiricahua-Mescalero, ndt ] per avere forza, salute, saggezza e protezione. Non abbiamo mai pregato contro nessuno, ma se avevamo qualcosa contro qualcuno ci vendicavamo da noi stessi. Ci è stato insegnato che Ussen non si sinteressa alle beghe degli uomini
Sono stato riscaldato dal sole, cullato dai venti e riparato dagli alberi come gli altri bambini indiani. Posso andare ovunque con una buona predisposizione d’animo
…a volte pregavamo in silenzio, a volte ognuno pregava ad alta voce, talvolta una persona anziana pregava per tutti noi. Altre volte uno si alzava e ci parlava dei nostri doveri reciproci e di Ussen. I nostri riti erano brevi
[Geronimo (1829 - 1909) , Goyathlayi Chiricahua Apache]

When a child my mother taught me the legends of our people; taught me of the sun and sky, the moon and stars, the clouds and storms. She also taught me to kneel and pray to Ussen for strength, health, wisdom, and protection. We never prayed against any person, but if we had aught against any individual we ourselves took vengeance. We were taught that Ussen does not care for the petty quarrels of men."
I was warmed by the sun, rocked by the winds and sheltered by the trees as other Indian babes. I can go everywhere with a good feeling.
Sometimes we prayed in silence, sometimes each prayed aloud, sometimes an aged person prayed for all of us. At other times one would rise and speak to us of our duties to each other and to Usen. Our services were short.
[Geronimo (1829 - 1909), Goyathlayi Chiricahua Apache]





Origini

Furono i Quechan, una tribù di nativi americani detti anche Yuma, a designare con il termine apache l’altra tribù che nella propria lingua si chiamava Inde / ‘N de [popolo]. In lingua quechan “apache” vuol dire “guerrieri”. A rafforzare l’uso della parola Apache furono gli esploratori Spagnoli nel XVI secolo; lo mutuarono dai nativi Zuñi che chiamavano i Navajos, tribù alleata e affine agli Inde, “Apachis” , cioè nemici in lingua Zuni.
Quella parlata dagli Apaches è un ramo delle lingue athabaska, affine al ramo Navajos e Mescalero.
Gli Apache furono nomadi, dediti alla caccia, poi agricoltori ben organizzati, ebbero i primi contatti con gli avventurieri spagnoli nel 1540, anno della spedizione di Francisco Vázquez de Coronado. Si spostarono dal Nuovo Messico in Arizona e Messico. Si stima che la popolazione apache contasse 5mila unità nel 1680. Si diedero alle razzie contro gli insediamenti spagnoli dal XVII secolo, poi contro le carovane dei pionieri che migravano verso l’ovest degli Stati Uniti.
Dopo le tensioni con gli Spagnoli nel 1770 si arrivò a una pace relativa. I conflitti scoppiarono con i Messicani dopo che questi ottennero l’indipendenza dalla Spagna nel 1821. Nel 1848 gli Stati Uniti vinsero la guerra contro il Messico conquistando la sovranità dei territori dell’attuale sudest. La guerra con gli Apaches iniziò nel 1861. Mangas Coloradas e Cochise furono i capi della rivolta. Dopo la morte di Cochise fu Geronimo, medico degli Apache Chiricahua, a guidare la rivolta.
Il vero nome di Geronimo era Goyakla, “uno che sbadiglia”. Furono i messicani ad appioppargli il nome Geronimo, come un richiamo di terrore. Egli fu infatti un implacabile nemico dei messicani che nel massacro di Kasyeh gli trucidarono moglie, re figli e la madre. Si arrese al governo degli Stati Uniti nel 1886 ponendo fine alla resistenza apache.

Il brand Apache

L’AH-64 Apache è un elicottero d’attacco che fu progettato dalla Hughes per l’esercito statunitense. È stato largamente impiegato in varie guerre: Golfo 1991, Kossovo 1999, Afghanistan dal 2001 e Iraq nel 2003. La sua diffusione è dovuta al fatto che può operare anche di notte e in condizioni meteo difficili. I serbatoi e le pale del rotore possono resistere al fuoco di proiettili sino al calibro notevole di 23 mm .
Non ci dilungheremo sui sistemi d’arma a bordo né sulle “meraviglie” dello Arrowhead , avionica basta su parecchi FLIR [Forward-looking infrared] , termocamere ad infrarossi e telecamere CCD. Chi volesse appurare altre caratteristiche e dettagli dell’avionica può consultare i siti Defense Industry Daily , Lockheed Martin, e , quello della Leonardo, “orgoglio italico”. Se invece ci si rivolge ai clip si può dare un’occhiata ai seguenti: Apache Fire Control, in cui una suadente system engineer indiana introduce i risultati della sua micidiale collaborazione, e Arrowhead. Pensate, sono prestazioni sicuramente superate, risalgono al 2012.
Chi scrive, profano in campo militare, non è in grado di apprezzare le performances e i costi dell’Apache a confronto con la concorrenza, ad esempio i Kamov Ka-52 [ Alligator] e i Mil Mi-28 [ Havoc] russi, il franco-tedesco EC665 Tiger, il turco T-129 derivato dall’Agusta A-129 superato. Un dato però ci sembra molto eloquente: su una produzione di 2.500 esemplari quelli che risulterebbero abbattuti dal fuoco nemico, quasi tutti in Iraq, sono una ventina, meno dell’1% , una percentuale bassa per un velivolo di attacco spinto, se i dati delle poche fonti sono veritieri.

Spostandoci dal militare al civile, il brand Apache si fa apprezzare come web Server prodotto dalla omonima Software Foundation. Gestisce le richieste di trasferimento di pagine web provenienti dai vari browser client, i vari che adoperiamo quotidianamente come Firefox, Chrome, Opera etc.

Passando alla biologia, il brand ha riscosso successo in campo faunistico. E’ stato recentemente tirato in ballo dalle imprese dei combattenti delle notti dorate, popolate a dispetto delle recessioni e dei salari, da esuberanti fauni e malcapitate ninfe. Sono i guerrieri rampolli del terzo millennio, quintessenza dell’Armata Sagapo’ acconciati tra un rap e un hip hop al 2.0. Ditelo ai ministri della Difesa: potrebbero essere una risorsa notevole da distaccare in vari teatri di guerra, un elemento decisivo per rivoltare le sorti dei conflitti senza sparare un colpo, con notevole risparmio per il bilancio della Difesa, sempre in affanno.

Il nome, apposto in ossequio alla nomenclatura binomiale di Linneo, potrebbe evocare il ripudio per i nemici di un tempo, esaltando i loro ribelli, in segno di disapprovazione verso i Liberatori del 25 Aprile. In tal caso ci sentiremmo di richiamare l’attenzione sulle vicende: oltre Atlantico fecero di tutto per salvare il salvabile utile agli interessi atlantici di ciò che rimaneva dell’impero di cartapesta, anche il Duce. Ci riuscirono bene, eccetto che per il Duce. Oltre Manica invece la pensarono e agirono diversamente, almeno per un po’. Quindi nella nomenclatura binomiale avrebbe dovuto figurare per empatia caso mai un Oswald (il compianto Mosley) o un Oliver o un Robin (se Cromwell e Hood non si fossero rivoltati nella tomba), non un apache. Insomma, la frequentazione assidua delle rive del Tamigi è un’altra nota che stride con i vanti dei Patrioti della stirpe italica la cui Fiamma continua ad ardere imperitura. Sempre che i Patrioti non abbiano gettato la spugna insieme alla memoria anche sulle malefatte della perfida Albione la quale fece con discrezione di tutto e di più per liberarsi dell’ingombro di Lui.


Il canto


Natalie Curtis fu un’etnomusicologa statunitense che si dedicò alla musica dei Nativi americani oltre che alla salvaguardia della loro cultura intervenendo spesso personalmente sul presidente degli Usa Theodore Roosevelt, amico di famiglia.
Nel 1907 pubblicò The Indians' Book , una raccolta di 200 canti di 18 tribù, tra cui questo Geronimo Medicine Song. È accertato che fu cantato in vita da Geronimo.
[Riccardo Gullotta]


O, ha le
O, ha le!
Awbizhaye
Shichl hadahiyago niniya
O, ha le
O, ha le
Tsago degi naleya
Ah--yu whi ye!
O, ha le
O, ha le!

Original comment by Geronimo

“The song that I will sing is an old song, so old that none knows who made it. It has been handed down through generations and was taught to me when I was but a little lad. It is now my own song. It belongs to me. This is a holy song (medicine-song), and great is its power. The song tells how, as I sing, I go through the air to a holy place where Yusun (The Supreme Being) will give me power to do wonderful things. I am surrounded by little clouds, and as I go through the air I change, becoming spirit only.”

envoyé par Riccardo Gullotta - 11/7/2023 - 08:46



Langue: anglais

English translation / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
Native American
MEDICINE SONG

O, ha le
O, ha le!
Through the air
I fly upon the air
Towards the sky, far, far, far,
O, ha le
O, ha le!
There to find the holy place,
Ah, now the change comes o're me!
O, ha le
O, ha le!

envoyé par Riccardo Gullotta - 11/7/2023 - 10:59




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