Nel millenovecentosessantotto
cadevano le bombe su Haifong,
tu avevi diciott’anni e parlavi di Marcuse
sognando un’offensiva di Vietcong…
Ti vidi a una manifestazione
quando ci caricò la polizia,
ti presi per la mano, fuggimmo in un portone,
venisti a medicarti a casa mia.
Da allora ci siam visti tutti i giorni
per ascoltare dischi di folk-songs,
poi si guardava insieme a Tv7
le bombe che cadevan su Haifong.
Il nostro amore nacque un po’ cinese,
parlavi di Ho-Chi-Min e di utopia;
l’inverno era finito, e maggio ci sorprese
con gli occhi ancora pieni di allegria.
Un giorno, dopo la dimostrazione,
tu mi donasti in pegno il distintivo,
io mi appuntai sul petto la tua rivoluzione,
e andammo a berci su l’aperitivo.
Da allora ci siam visti meno spesso,
l’estate accanto a noi scivolò via;
il nostro amore stanco di guerriglia
stava finendo, insieme all’utopia…
Avevi diciott’anni e in te io mi smarrivo:
di te mi resta solo un distintivo…
cadevano le bombe su Haifong,
tu avevi diciott’anni e parlavi di Marcuse
sognando un’offensiva di Vietcong…
Ti vidi a una manifestazione
quando ci caricò la polizia,
ti presi per la mano, fuggimmo in un portone,
venisti a medicarti a casa mia.
Da allora ci siam visti tutti i giorni
per ascoltare dischi di folk-songs,
poi si guardava insieme a Tv7
le bombe che cadevan su Haifong.
Il nostro amore nacque un po’ cinese,
parlavi di Ho-Chi-Min e di utopia;
l’inverno era finito, e maggio ci sorprese
con gli occhi ancora pieni di allegria.
Un giorno, dopo la dimostrazione,
tu mi donasti in pegno il distintivo,
io mi appuntai sul petto la tua rivoluzione,
e andammo a berci su l’aperitivo.
Da allora ci siam visti meno spesso,
l’estate accanto a noi scivolò via;
il nostro amore stanco di guerriglia
stava finendo, insieme all’utopia…
Avevi diciott’anni e in te io mi smarrivo:
di te mi resta solo un distintivo…
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