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Cueca de Joaquín Murieta

Víctor Jara
Langue: espagnol


Víctor Jara

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(Mercedes Sosa)


‎[1968]‎
Musica di Sergio Ortega
Parole di Sergio Ortega, ispirandosi all’opera "Fulgor y Muerte de Joaquín Murieta" di ‎‎Pablo Neruda (da cui sono già presenti sul sito Galopa Murrieta ‎nell’esecuzione di Mercedes Sosa e Así como hoy matan negros interpretata dagli Inti Illimani).‎
Album “Pongo en tus manos abiertas...” nella riedizione in CD del 2003.‎
Anche nell’album dei Quilapayún “Por Vietnam” (1968)‎



Ancora una canzone sul “Robin Hood de El Dorado” Joaquín Murrieta (o ‎Murieta), leggendario outlaw, bandido, che operò in California intorno alla metà dell’800. Sergio ‎Ortega e Víctor Jara se ne occuparono non solo perché Murrieta divenne fuorilegge a causa delle ‎ingiustizie e delle violenze subite dai gringos ma perché è possibile che fosse di natali cileni e non ‎messicani come i più sostengono.‎



Comunque, messicano o cileno che fosse, Joaquín Murrieta arrivò in California nel 1848/49 insieme ‎a migliaia di migranti che inseguivano il sogno di arricchirsi cercando l’oro. La “febbre dell’oro” ‎fece esplodere le forti tensioni già presenti tra i bianchi ed i latini, soprattutto dopo il varo di ‎provvedimenti legislativi che favorivano i primi e disincentivavano i secondi nella ricerca del ‎prezioso minerale. Il governatore Persifor Smith arrivò addirittura ad espellere i lavoratori latini.‎
Si narra che Joaquín Murrieta visse sulla propria pelle il razzismo e la discriminazione che i bianchi ‎praticavano non solo di fatto ma anche con leggi inique. Si racconta inoltre che la sua sposa fu ‎violentata e uccisa da un gruppo di gringos. Fu così che Murrieta, vista l’impossibilità di ‎guadagnarsi la vita onestamente e per vendicare i torti subiti, si fece bandido e per qualche anno ‎scorrazzò in lungo e in largo per la Sierra Nevada rubando ed uccidendo.‎
Nel 1853 il governatore John Bigler decise che bisognava sterminare tutti i rompicoglioni come ‎Murrieta e per far ciò chiese aiuto a tal Harry Love, un vecchio bastardo che nei Texas Rangers ‎aveva passato anni a dar la caccia a fuorilegge e migranti. Love non fece altro che costituire i suoi ‎gruppi paramilitari anche in California, tutti uomini senza scrupoli, ben armati e ben pagati e ‎allettati dalla promessa di laute ricompense per ogni bandido ammazzato. La taglia sulla testa di ‎Joaquín Murrieta era la più alta, 5000 dollari.‎



Nel giro di poche settimane Love e i suoi uomini passarono da una carneficina ad un’altra fino a ‎quando il 25 luglio del 1853 annunciarono di aver ucciso proprio Murrieta ed il suo luogotenente ‎Manuel García in uno scontro a fuoco sulla Sierra. Per prova portarono la mano mozzata del ‎secondo (che era soprannominato “Jack Tres Dedos”, sicchè doveva trattarsi di reperto ‎inconfutabile) e la testa del suo capo, entrambe conservate sotto whiskey. Love, per tirar su quanti ‎più soldi possibile, organizzò un vero e proprio tour per tutta la California: chi voleva veder la testa ‎di Murrieta doveva pagare un dollaro.‎

Naturalmente – come sempre capita per gli eroi popolari – la gente non credeva che Murrieta fosse ‎stato ucciso ma che fosse vivo e vegeto (proprio come i “rumors” vogliono di Emiliano Zapata e ‎così pure di Elvis Presley o di Jim Morrison) e così fiorirono subito i “corridos” in suo onore.‎
La storia/leggenda del “Robin Hood de El Dorado” sarebbe andata perduta come la sua testa, ‎distrutta nel corso del terremoto di San Francisco del 1906, se John Rollin Ridge, un giornalista ‎mezzo-sangue cherokee, non avesse scritto libri come “The Life and Adventures of Joaquin ‎Murieta, the Celebrated California Bandit” e “The Lives of Joaquin Murieta and Tiburcio Vasquez; ‎the California Highwaymen” nei quali le imprese criminali passavano in secondo piano mentre ‎veniva accentuato il valore dell’esperienza di Murrieta nel quadro della lotta dei messicani e dei ‎latini contro il giogo dei gringos oppressori.
Mi vida, ya llegó Joaquín Murieta
mi vida, a defender a nuestra gente.
Mi vida, ya responde el corazón,
mi vida, por el rifle de un valiente.
Mi vida, ya llegó Joaquín Murieta.‎

Viva Joaquín Murieta
manos agrestes
sus ojos vengadores
traen la muerte.‎

Traen la muerte
rayo celeste
que me den un bandido
como éste.‎

Anda rayo celeste
manos agrestes.‎

envoyé par Dead End - 28/8/2012 - 14:39



Langue: italien

Versione italiana di Ferdinando Panzica
CUECA DI JOAQUÍN MURIETA

Vita mia, Joaquín Murieta è già arrivato,
vita mia, per difendere il nostro popolo.
Vita mia, il cuore già risponde,
vita mia, per il fucile di un coraggioso.
Vita mia, Joaquín Murieta è già arrivato.‎

Lunga vita a Joaquín Murieta,
mani ruvide.
I suoi occhi vendicatori
portano la morte.

Portano la morte.
Raggio celeste,
dammi un bandito
come questo!

Vieni fulmine celeste,
mani ruvide!
"Cueca" è il nome di un genere musicale e di un ballo tipici dell'America Latina.

envoyé par Ferdinando Panzica - 12/3/2023 - 15:26




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