Mi vida, ya llegó Joaquín Murieta
mi vida, a defender a nuestra gente.
Mi vida, ya responde el corazón,
mi vida, por el rifle de un valiente.
Mi vida, ya llegó Joaquín Murieta.
Viva Joaquín Murieta
manos agrestes
sus ojos vengadores
traen la muerte.
Traen la muerte
rayo celeste
que me den un bandido
como éste.
Anda rayo celeste
manos agrestes.
mi vida, a defender a nuestra gente.
Mi vida, ya responde el corazón,
mi vida, por el rifle de un valiente.
Mi vida, ya llegó Joaquín Murieta.
Viva Joaquín Murieta
manos agrestes
sus ojos vengadores
traen la muerte.
Traen la muerte
rayo celeste
que me den un bandido
como éste.
Anda rayo celeste
manos agrestes.
envoyé par Dead End - 28/8/2012 - 14:39
Langue: italien
Versione italiana di Ferdinando Panzica
CUECA DI JOAQUÍN MURIETA
Vita mia, Joaquín Murieta è già arrivato,
vita mia, per difendere il nostro popolo.
Vita mia, il cuore già risponde,
vita mia, per il fucile di un coraggioso.
Vita mia, Joaquín Murieta è già arrivato.
Lunga vita a Joaquín Murieta,
mani ruvide.
I suoi occhi vendicatori
portano la morte.
Portano la morte.
Raggio celeste,
dammi un bandito
come questo!
Vieni fulmine celeste,
mani ruvide!
Vita mia, Joaquín Murieta è già arrivato,
vita mia, per difendere il nostro popolo.
Vita mia, il cuore già risponde,
vita mia, per il fucile di un coraggioso.
Vita mia, Joaquín Murieta è già arrivato.
Lunga vita a Joaquín Murieta,
mani ruvide.
I suoi occhi vendicatori
portano la morte.
Portano la morte.
Raggio celeste,
dammi un bandito
come questo!
Vieni fulmine celeste,
mani ruvide!
"Cueca" è il nome di un genere musicale e di un ballo tipici dell'America Latina.
envoyé par Ferdinando Panzica - 12/3/2023 - 15:26
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Musica di Sergio Ortega
Parole di Sergio Ortega, ispirandosi all’opera "Fulgor y Muerte de Joaquín Murieta" di Pablo Neruda (da cui sono già presenti sul sito Galopa Murrieta nell’esecuzione di Mercedes Sosa e Así como hoy matan negros interpretata dagli Inti Illimani).
Album “Pongo en tus manos abiertas...” nella riedizione in CD del 2003.
Anche nell’album dei Quilapayún “Por Vietnam” (1968)
Comunque, messicano o cileno che fosse, Joaquín Murrieta arrivò in California nel 1848/49 insieme a migliaia di migranti che inseguivano il sogno di arricchirsi cercando l’oro. La “febbre dell’oro” fece esplodere le forti tensioni già presenti tra i bianchi ed i latini, soprattutto dopo il varo di provvedimenti legislativi che favorivano i primi e disincentivavano i secondi nella ricerca del prezioso minerale. Il governatore Persifor Smith arrivò addirittura ad espellere i lavoratori latini.
Si narra che Joaquín Murrieta visse sulla propria pelle il razzismo e la discriminazione che i bianchi praticavano non solo di fatto ma anche con leggi inique. Si racconta inoltre che la sua sposa fu violentata e uccisa da un gruppo di gringos. Fu così che Murrieta, vista l’impossibilità di guadagnarsi la vita onestamente e per vendicare i torti subiti, si fece bandido e per qualche anno scorrazzò in lungo e in largo per la Sierra Nevada rubando ed uccidendo.
Nel 1853 il governatore John Bigler decise che bisognava sterminare tutti i rompicoglioni come Murrieta e per far ciò chiese aiuto a tal Harry Love, un vecchio bastardo che nei Texas Rangers aveva passato anni a dar la caccia a fuorilegge e migranti. Love non fece altro che costituire i suoi gruppi paramilitari anche in California, tutti uomini senza scrupoli, ben armati e ben pagati e allettati dalla promessa di laute ricompense per ogni bandido ammazzato. La taglia sulla testa di Joaquín Murrieta era la più alta, 5000 dollari.
Nel giro di poche settimane Love e i suoi uomini passarono da una carneficina ad un’altra fino a quando il 25 luglio del 1853 annunciarono di aver ucciso proprio Murrieta ed il suo luogotenente Manuel García in uno scontro a fuoco sulla Sierra. Per prova portarono la mano mozzata del secondo (che era soprannominato “Jack Tres Dedos”, sicchè doveva trattarsi di reperto inconfutabile) e la testa del suo capo, entrambe conservate sotto whiskey. Love, per tirar su quanti più soldi possibile, organizzò un vero e proprio tour per tutta la California: chi voleva veder la testa di Murrieta doveva pagare un dollaro.
Naturalmente – come sempre capita per gli eroi popolari – la gente non credeva che Murrieta fosse stato ucciso ma che fosse vivo e vegeto (proprio come i “rumors” vogliono di Emiliano Zapata e così pure di Elvis Presley o di Jim Morrison) e così fiorirono subito i “corridos” in suo onore.
La storia/leggenda del “Robin Hood de El Dorado” sarebbe andata perduta come la sua testa, distrutta nel corso del terremoto di San Francisco del 1906, se John Rollin Ridge, un giornalista mezzo-sangue cherokee, non avesse scritto libri come “The Life and Adventures of Joaquin Murieta, the Celebrated California Bandit” e “The Lives of Joaquin Murieta and Tiburcio Vasquez; the California Highwaymen” nei quali le imprese criminali passavano in secondo piano mentre veniva accentuato il valore dell’esperienza di Murrieta nel quadro della lotta dei messicani e dei latini contro il giogo dei gringos oppressori.