Le canzoni che ho inserito dei Die Toten Hosen, le ho inserite un po' a senso utilizzando Google translate per capirne il senso generale, poi Riccardo le ha ricontrollate e approvate.
Il "Natale di Willi" era quella su cui ero più in dubbio, e dalla sua interpretazione potrebbe dipendere anche l'inserimento in un percorso.
Willi è lontano da casa, e pensa a come si festeggia Natale a casa, Willi è separato dal fuori da una con le grate: una prigione? Una caserma? Forse Riccardo può dirimere la questione
I'm afraid of Americans.
I'm afraid of Iranians.
I'm afraid of Arabs.
I'm afraid of Israelis.
I'm afraid of Russians.
I'm afraid of Chineses.
I'm afraid of Italians...
Ma il testo della prima strofa è completamente errato. Quello giusto è il seguente che si desume anche dal discorso iniziale di Brancaleone quando accetta di guidare i suoi ad Aurocastro:
"Lioni e veltri* orsù marciam noi siam l'Armata Brancaleon".
*il veltro era un tipo di feroce levriero usato nel medioevo per la caccia.
Dieghito 2020/1/4 - 17:57
Caro Dieghito, la correzione è stata inserita sia nel testo originale che nella traduzione francese, che ha dovuto essere aggiornata. Ti ringraziamo di cuore per la segnalazione!
Sto raccogliendo anch'io un po' di testimonianze in rete, sempre tenendo conto che io sono uno del millennio scorso, fatto di libri, polvere, studio e memoria. Conto di metterle quanto prima su questa pagina. In linea di massima, l'interscambio e la continuità culturale tra il Medioevo e le epoche successive sono il mio autentico "campo" specifico, che coltivo peraltro possibilmente con strumenti dell'epoca (libro, carta, penna e notte -unum digitum scribit, totum corpus laborat). Puoi quindi immaginare che cosa mi susciti questo canto, anche al di là delle sue tristi e disumane implicazioni storiche di un dato periodo. Periodo che è stato, va detto, anche il suo ultimo di vita reale: dopo la Shoah, come tutte le manifestazioni della cultura ebraica dell'Est europeo, esso è morto, trasmigrando nel "folklore", nelle colonne sonore di film, nella musealità, negli arrangiamenti "klezmer" di... (Continues)
Riccardo Venturi 2020/1/3 - 20:03
Dirompente è la scena del "Il destino di un uomo" di Sergej Bondarčuk, nella quale la folla di prigionieri diretta verso un crematorio di un lager viene accompagnata dalla melodia di un celeberrimo tango "Tango milonga", composto da due ebrei polacchi, Jerzy Petersburski e Andrzej Włast nel 1929.
Su questa melodia (musicalmente è un valzer, mi pare) vengono cantati diversi testi in polacco.
Su YT ho trovato uno che risale a 1965 e di cui l'autore fu Zbigniew Stawecki. La canzone è stata cantata da Halina Kunicka e visto che le parole formano un racconto di una zingara che fa le carte per strada, il sito Tekstowo atribuisce erroneamente la musica alla cultura Rom ;-)
Colgo l'occasione per....restituire gli auguri di buon anno a Krzysiek (e a tutt* quant*), felice di ritrovarlo da queste parti. Mi scuso per non essere stato un...buon auguratore quest'anno del doppio 20; una buona quantità di virus vaganti e una camminata forzata notturna con 3 gradi sottozero mi hanno messo un po' fuori combattimento. Ma, del resto, son buoni tutti a far gli auguri il 31 dicembre; ve li faccio il 4 di gennaio alle 4 e mezza del mattino. Un abbraccio e un saluto.
Premessa: il sottoscritto è di una distrazione olimpica e di un'evanescenza cosmica. Capacissimo di posare un oggetto qualsiasi sul tavolo, e poi di cercarlo per mezz'ora perché si è dimenticato dove l'ha posato pur avendolo davanti agli occhi. Per rispondere alla tua domanda, dico questo perché mi potrebbe essere anche capitato di conoscere Andrea Buriani di persona in una delle mie peregrinazioni, magari pure di esserci presentati, e di non ricordarmene. Non lo faccio apposta, ho una strana testa attaccata al collo e, conoscendomi, metto sempre le mani avanti per evitare figure di merda che, del resto, non di rado non ho evitato affatto. Però, in linea di massima non mi sembra di aver mai incontrato di persona Andrea Buriani (ovviamente, ad un certo punto verrà fuori che abbiamo mangiato assieme la salama da sugo a Ferrara e che siamo lontani cugini). Però, sicuramente,... (Continues)
Certo che è un valzer, Krzysiek. Lo è come la maggior parte della "musica klezmer", direi; nella canzone popolare (non solo russa, polacca e dell'Europa dell'Est, ma anche di altri paesi) la fanno da padroni il valzer, la polka e la mazurka. Solo noialtri ci abbiamo anche le tarantelle eccetera, gli scozzesi le gighe e i reels, e gli islandesi la vikivaki :-)
Non avevamo dato la notizia. Ad aprile 2019 è morto il poeta Giulio Stocchi
Con Giulio Stocchi se ne va il poeta della lotta politica
di Gaetano Liguori
È morto un amico, è morto un compagno, è morto un poeta. Giulio Stocchi ci ha lasciato a 75 anni dopo varie vicissitudini di salute, ha intrapreso l'ultimo tragitto verso la pace accompagnato dalla dolce compagna Deborah. E io — e penso tanti come me — ci sentiremo più soli. Soli nella vita di tutti i giorni ma sopratutto soli nel lottare (termine forse desueto) contro le ingiustizie, il fascismo, il razzismo e le prevaricazioni di ogni genere che si mostrano tutti i giorni.
Giulio apparteneva a una generazione che aveva abbracciato gli ideali di libertà e democrazia non solo portando la sua persona nelle affollate piazze degli anni 70, ma testimoniando con il suo mezzo, la poesia, come fosse finito il tempo dei poeti lontani dai problemi... (Continues)
Il "Natale di Willi" era quella su cui ero più in dubbio, e dalla sua interpretazione potrebbe dipendere anche l'inserimento in un percorso.
Willi è lontano da casa, e pensa a come si festeggia Natale a casa, Willi è separato dal fuori da una con le grate: una prigione? Una caserma? Forse Riccardo può dirimere la questione