Il testo, identico al precedente, col titolo "Rimpianto di Mamma", è riportato nel libretto "Canta Partigiano", 1947, pag.13, Panfilo editore in Cuneo, (vedi la pagina "La Veglia del Partigiano") col seguente commento : Si canta sull'aria di " Ai preà le bele stele e le sant del paradis".
Caro Riccardo, io credo che sarebbe meglio sostituire (nell'intestazione iniziale) il vago "da una ballata provenzale del XIV secolo" e precisando che si tratta di "Bela Calha".
Il tema del cacciatore che uccide la sua amata è davvero molto comune nelle canzoni popolari del mondo intero. Le parole di questa in particolare richiamano sia una vecchia credenza secondo la quale il colpevole di ciò non può mai passare un fiume senza annegare (ecco perchè in questa occasione viene citato il Rodano, dato che la ballata è provenzale) sia quella indo-europea, molto più antica, che afferma che chi uccide colui che ama finisce poi per uccidere anche se stesso.
Contributed by Riccardo Venturi (su imbeccata di Flavio Poltronieri) 2019/8/24 - 12:33
Nel contributo appena inserito è un po' strana la pronuncia (la parola blessat dovrebbe essere in realtà blessada')
e nel testo provenzale mancano gli accenti sulle parole:
Mi chiedo però se non sia il caso, non per questioni di primazia o di precedenza, ma semplicemente di comodità e di unitarietà, di riportare il tutto nella pagina di Volta la carta, magari ampliando un po' il discorso. Attendo pareri.
Riccardo Venturi 2019/8/23 - 06:17
Secondo me no, questa è la canzone popolare originale (in una delle sue varianti probabilmente) a cui si è ispirato De André per la sua canzone, che comunque ha un testo per il resto completamente diverso e una musica originale.
Lorenzo ma la versione di Caterina Bueno (che in realtà sembra la fusione di due canti diversi) era già presente proprio tra le versioni di volta la carta
Dq82, hai ragione... Però secondo me è meglio lasciarla come canzone autonoma visto che è cantata e non una semplice filastrocca come era presentata in calce a "Volta la carta".
Il Testo è riportato nel libretto "Canta Partigiano", 1947, pag.7, Panfilo editore in Cuneo, (vedi la pagina "La Veglia del Partigiano" https://www.antiwarsongs.org/canzone.p...)
ed è preceduto dal commento : Si canta sull'aria di quella nota canzone degli alpini, il cui ritornello suona: "Difensur 'd la nostra tera".
La versione dell'Editore Partigiano "Panfilo", 1947
Nel libretto "Canta Partigiano" (presentato nella pagina La Veglia del Partigiano) è presente una versione del testo quasi identica alla precedente, con l'eccezione della strofa "L'è morto un partigiano" forse più consona al canto corale e che richiama il titolo "...l'è morta".
Lungi da proporla come versione ufficiale, mi limito a riproporne l'introduzione, a firma dell'Editore, che ben recita:
Fu la divisa ed il canto della I Divisione Alpina G.L.
La canzone riprende e svolge il motivo "alpino", congiungendo idealmente l'alpino morto in Russia col partigiano che combatte nelle valli italiane. Intuizione felice: che veramente i partigiani sono gli eredi e i continuatori della magnifica tradizione di quegli alpini, che su tutti i campi di battaglia han dimostrato di essere fra i primissimi soldati del mondo.
Va cantata sull'aria di... (Continues)
2019/8/23 - 09:27
Dal diario di Russia di Nuto Revelli
Ogni mattina all’alba, nel buio freddo, selezionavamo i feriti, abbandonavamo i morti, quelli della notte. Che pietà, che coraggio, ad allontanare i feriti gravi. Avevano il ventre bucato o un femore spaccato, e si trascinavano fino alle slitte. Decideva il comandante. Eravamo spietati con i feriti gravi. Ed erano i migliori che abbandonavamo, i feriti in combattimento, i volontari del combattimento: non gli sbandati, non i feriti per caso. Tironi! Come ricordo il freddo mattino di Nikolajewka. Le lacrime ti serravano la gola. Ripetevi il mio nome come se non ti riconoscessi. Ti aggrappavi a me, alla slitta. Ti ho abbandonato nella neve, nel buio e nel freddo. Una legge bestiale l’imponeva. Non servivi più a nulla. Eri un peso inutile, un ingombro. Ti ho abbandonato, sapendo cosa facevo”.
La parola "sano" nel verso "Sta tutt'o munno sano arrevutato" va intesa come "intero".
Una versione in italiano del verso potrebbe essere: C'è il mondo intero in rivolta.
Nota. La traduzione integra nel testo le parti tratte dalle canzoni africane. Si tratta in grandi linee della traduzione di MarKco del 10/5/2005 con solo lievi modifiche.
Il testo, identico al precedente, col titolo "Rimpianto di Mamma", è riportato nel libretto "Canta Partigiano", 1947, pag.13, Panfilo editore in Cuneo, (vedi la pagina "La Veglia del Partigiano") col seguente commento :
Si canta sull'aria di " Ai preà le bele stele e le sant del paradis".