@Riccardo Venturi
Se capisco bene, quelli della canzone sono greci "comunisti" che, persa la guerra civile, si rifugiano in un altro paese del blocco comunista, la Polonia. Quelli di Firenze, che stavano in via Dei, al contrario, erano italiani fuggiti o espulsi qualche anno prima ('44, '45) perché gli si imputava da parte dei greci liberati l'occupazione fascista.
Alessandro 2018/2/12 - 17:50
In linea di massima penso tu abbia ragione, Alessandro. I "greci" di via Benedetto Dei e dintorni (via Rosellini, via del Ponte di Mezzo ecc.) -zona a Firenze detta da molti "dai Greci"- provenivano, almeno a quanto ne so, in gran parte dalle isole del Dodecaneso che erano state annesse all'Italia dopo la guerra italo-turca del 1911/12. Nel 1944/'45, come giustamente hai detto, gli italiani del Dodecaneso erano fuggiti o erano stati espulsi proprio in conseguenza dell'occupazione nazifascista; in moltissimi casi però avevano mantenuto l'uso della lingua greca. Io stesso mi ricordo, non molti anni fa (una quindicina circa) di essere intervenuto con l'ambulanza in una casa di quella zona, e la famiglia parlava in blocco il greco tra di sé, giovani compresi. Segno che se lo erano tramandato arrivando a tempi molto recenti. Ma penso sia possibile che questa situazione sia esistita non solo a... (Continues)
Aggiungo che una cosa analoga è successa anche nella Cecoslovacchia del dopoguerra. Un po’ di tempo fa mia nonna mi ha raccontato come in quell’epoca aveva conosciuto delle ragazze greche “trapiantate” lì. Dovevano essere figlie dei partigiani perché una le ha raccontato come da bambina le infilavano dei fogliettini nelle trecce e la mandavano come messaggera dai partigiani in montagna. Wikipedia conferma a riguardo che dopo la guerra civile greca sono arrivati in Cecoslovacchia circa 12.000 rifugiati greci. Il regime comunista ha tutelato la loro accoglienza, dapprima in alcune strutture (molti erano bambini orfani o comunque non accompagnati dai genitori), poi ha messo a loro disposizione delle zone montuose spopolate (soprattutto quella dei Sudeti che aveva appena subito la deportazione della popolazione tedesca) per poter svolgere un’attività agricola, sebbene molti poi hanno preferito... (Continues)
Interessantissime le considerazioni di Stanislava: per un motivo o per l'altro, la diaspora greca dopo la guerra mondiale e la guerra civile...
Quanto a Jankulovski / Jankulidis, azzardo un'ipotesi. Secondo me quell' "-ovski" non è affatto polacco, ma macedone. Visto che si parla di calciatori, mi baso ad esempio su un altro giocatore: Aleksandar Trajkovski, di Skopje, che gioca nel Palermo e nella nazionale macedone. "-(o)vski" è un suffisso comune nei cognomi macedoni (e anche il semplice "-ski": una delle mie grammatiche macedoni, ad esempio, è stata scritta dal poeta e letterato Blaže Koneski, praticamente il codificatore della lingua macedone letteraria).
Se il padre di Jankulovski era originario della Macedonia greca, possibilissimo che le sue origini fossero slave e che, in realtà, il cognome "Jankulidis" sia stata la grecizzazione di Jankulovski. Fin da tempi antichissimi la Macedonia... (Continues)
Chanson allemande – Ballade von Joß Fritz – Franz-Josef Degenhardt – 1973
Paroles et musique : Franz Josef Degenhardt
Dialogue Maïeutique
Avant d’en venir à Jos Fritz et à ses tentatives de révolution, je voudrais, Lucien l’âne mon ami, dire deux mots pour situer Franz Josef Degenhardt dans le monde de la chanson allemande, disons pour faire court, contemporaine. En fait, on pourrait le situer dans le domaine germanique à la manière dont on situerait dans celui de langue française, Georges Brassens ou Jacques Brel ou en Italie, on le placerait sur le même pied que Giorgio Gaber ou Fabrizio De André. Tous chanteurs de leurs propres textes ; tous guitaristes. Ainsi, Degenhardt est regretté en Allemagne, comme Brassens ou Brel en France. À noter au passage, Franz Josef Degenhardt fut celui qui traduisit et chanta Brassens en allemand. Voici une réflexion d’aujourd’hui trouvée sur un site... (Continues)
il finale che conosco e che mi sembra più fedele e logico, (perché i ragazzini dovrebbero farla sui tetti?) recita così: "uccellini uccelletti, nun cacate sopra i tetti, ma cacate sui berretti delle guardie de città".
Mentre l'ultima sembra proprio un'aggiunta raddoppiata!
Dopo quasi un mese di limbo viene approvata questa canzone, mese in cui si è cercato nei tanti meandri della sezione greca, per essere sicuri che non fosse nascosta in uno dei tanti paginoni di gpt.
La traduzione è sia della parte in creolo capoverdiano, sia di quella in wolof. Riprodotta anche da Lyricstranslate, dove sembra sia servita come "base" per altre traduzioni (come del resto chiaramente specificato dai traduttori). Qua e là è stato corretto qualche refuso. [RV]
Due parole dello pseudo-traduttore. In generale, non mi piace tradurre traduzioni; ma non conosco il wolof. Anch'io, quindi, mi sono basato sulla traduzione francese. Ho cercato di “rimediare” attenendomi un po' di più alla parte in creolo capoverdiano così come cantata dalla grande Cesária Évora, che Iddio la abbia veramente in gloria anche se non esiste. Naturalmente non conosco nemmeno il creolo capoverdiano, ma tra le lingue creole è senz'altro una di quelle che più ha mantenuto la somiglianza con la lingua di derivazione (il portoghese).
Sinceramente non ho proprio idea di quale "dialetto camerunense" si tratti. Benni stesso lo chiama "dialetto camerunense" ma sospetto che sia più a suo agio col dialetto bolognese. Quanto a "hapana haya harambè", non è nel famoso dialetto camerunense ma in swahili: significa "però nessuno lo fa" (putroppo, la risposta a "touche pas à mon pote"). L'ho segnalato in nota. Avverto però che, al pari dello swahili, l'ewondo è una lingua bantu e le lingue bantu si somigliano molto l'una all'altra. Una parola anche sul francese: se il verso voleva riprodurre il famoso slogan di S.0.S. Racisme, è scorretto: lo slogan era, ed è, "Touche pas à mon pote", ove la particolare costruzione "toucher à" indica "non azzardarsi a toccare".
Il termine popolare francese "pote" (amico, amicone, migliore amico ecc.) deriva dal bretone paotr "ragazzo", che si pronuncia esattamente pôt'.
Beh, Lorenzo, ci hai abbastanza preso.
"Il mondo prima di te" la trovo bellissima.
Per quanto riguarda Annalisa nel video ufficiale, avrei preferito trasparenze su pelle nuda (i "mutandoni" non vanno proprio bene) e un normale paio di anfibi al posto di quelle improbabili zeppe su calzini tipo basket...
Se capisco bene, quelli della canzone sono greci "comunisti" che, persa la guerra civile, si rifugiano in un altro paese del blocco comunista, la Polonia. Quelli di Firenze, che stavano in via Dei, al contrario, erano italiani fuggiti o espulsi qualche anno prima ('44, '45) perché gli si imputava da parte dei greci liberati l'occupazione fascista.