Gli Environs di Stefano Giaccone e Lalli offrirono una loro versione degli aforismi 1, 15, 4 e 16 (così la sequenza) nel loro disco del 1990 intitolato “Cinque parti”. Il brano venne intitolato “Giocattoli”
GIOCATTOLI (Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2017/7/7 - 13:27
Scusate, nell'intro alla versione degli Environs ho usato un termine improprio, "epitaffi". Volevo dire "aforismi" o, meglio - così come traduceva l'indimenticato nostro GPT - "canzonette".
Nelle ULTERIORI VERSIONI DI SCARBOROUGH FAIR, almeno per rispetto dovuto alla statura dei personaggi in questione, ci vedrei bene anche le versioni di:
John Renbourn - Scarborough Fair - YouTube
Pentangle - Are you going to Scarborough Fair - YouTube
La versione "ingentilita" (o "femministizzata" ?) del 1976, quindi modificata sostanzialmente rispetto all'originale. Proviene dall'album Le pouvoir des mots. [RV]
Ricordo è che questa che Riccardo chiama "versione ingentilita" nasce da numerose critiche (assolutamente condivisibili) provenute all'epoca a Gilles dal mondo femminista. In effetti la figura femminile che esce dall'originale Blanche Hermine, non è un granchè (non capisce le ragioni di lui, può solo caricarsi sulle spalle la famiglia e aspettare il ritorno del suo eroe!!!)mentre qui condivide le scelte, autorizza la partenza e combatte educando i figli ad essere addirittura migliori dei propri genitori.
Il monologo che Gilles Servat pronunciava attorno al 1998/2000 prima di eseguire “La Blanche Hermine”, quando era venuto a sapere che la canzone veniva spesso fatta passare ai meeting e iniziative del Fronte Nazionale, allora saldamente in mano a Jean-Marie Le Pen, è che era diventata piuttosto “gettonata” tra gli adepti del FN. Probabilmente, con “La Blanche Hermine”, i fascisti tricolorati intendevano toccare le corde della “Bretagna profonda” o qualcosa del genere (Le Pen è bretone di nascita); Gilles Servat ci andò giù parecchio chiaro e duro, come si può vedere, e non risulta che “La Blanche Hermine” sia stata più utilizzata. Nel 1998, Gilles Servat pubblico l'album dal vivo intitolato proprio Touche pas à la Blanche Hermine (il suo secondo live), interamente registrato al Centre Culturel Athéna di Auray; è la registrazione ufficiale anche di... (Continues)
Qu'est-ce que j'apprends? Il paraît que dans les arrières cuisines du partis des aveugles que domine un führer borgne, on beugle la Blanche Hermine! Qu'est-ce qui vous prend, les fafs? Je ne vois pas comment on peut chanter ça sous votre flamme tricolore! Ou alors vous ne chantez pas tous les couplets! Ou si vous les chantez tous, c'est qu'en plus d'être aveugles vous êtes sourds! Je suppose que ce qui vous attire dans cette hermine c'est sa blancheur. Mais elle est blanche seulement! Ni bleue, ni rouge! Pas de quoi en faire un étendard pour ce qui vous tient lieu d'idées. Et si, comme c'est probable, cette couleur vous plaît à cause d'une race que vous dites moins inégale que les autres, je vous signale que l'hermine à la queue noire! De quoi horrifier la femme de paille qui joue les mariolles... (Continues)
E fai oltremodo bene a ricordarlo, Flavio; è una cosa che, naturalmente, andrà nella lunga introduzione che sto scrivendo per questa canzone "da maneggiare con cura", come la ho chiamato. Le critiche ricevute dal mondo femminista furono assolutamente giuste, ma bisogna a questo punto essere onesti e ricordare che questa era nelle origini e nelle intenzioni di Servat una "canzone partigiana", e non poche canzoni partigiane (italiane e di altri paesi) presentano un'immagine femminile del tutto simile. Nessuna canzone partigiana si distingue per femminismo, mettiamola così. Altra cosa che va detta, è che la "versione ingentilita", come l'ho chiamata io, vale a dire Le départ du partisan, non la conosce praticamente nessuno, o pochi. Gilles Servat continua imperterrito a cantare la versione originale!
Si, però negli anni 70 nessuno poteva permettersi di ignorare come era mutata la visione della figura femminile nel mondo occidentale, quello era un peccato grave e difficilmente perdonabile a chicchessia, nel mondo dell'allora sinistra, ora lui può permettersi di cantare l'originale e sono certo che nessuno si sognerebbe mai di muovere una critica tale al testo, anzi mi stupirei non poco se qualcuno storcesse il naso, ma forse sono io che................ cambiando discorso: ti è servita l'introduzione recitata? Hai apprezzato Zugan? Conoscevi Blind Uncle Gaspard - Sur Le Borde de L'Eau?
Saluti da una bagnarola che non mi porta da nessuna parte.
L'introduzione recitata non solo mi è servita: l'ho anche tradotta e fornita di note, sennò ci si capirebbe poco. Direi che è fondamentale! Ovviamente, per tutte le altre domande la risposta è "sì" (sono sempre tentato di dire "42" con la guida galattica per gli autostoppisti, però). Ad ogni modo, essere su una bagnarola che non porta da nessuna parte lo ritengo un privilegio e ti invidio: ora tocca a me fare il convalescente, però almeno gnisenedà di ermellini e d'altre cose! A proposito: tu l'hai vista la pagina rifatta su Scarborough Fair? E' nata fondamentalmente da una tua svista, quando ti eri sbagliato di "Bonny Moorhen" mettendo al posto di quella giusta un'omonima canzone giacobita. Come dire: qui non si butta via nulla, nemmeno gli sbagli :-) Saluti cari a te Kadorvrec'her, et aussi à ta bagnole!
La bagnarola di cui sopra in realtà non solo non porta in nessun luogo, non trasporta nessuno. E non ci sono stelle a guidarla nè una scia si lascia dietro. Non la illumina la poesia di Cadou e neppure la finta poesia di Guccini ("per le mie navi son quasi chiusi i porti"). Tu dici che è un privilegio salirci sopra, bene, vedo che te ne intendi e sai riconoscere.....e così che una volta sono finito su Enès Aganton (in francese Ile Canton) dove ci sono due croci di granito che distano 150 passi l'una dall'altra e che ogni sette anni si avvicinano della stessa lunghezza di un chicco di grano. Un leggenda dice che quando si incontreranno finirà il mondo. Ma anche la Croaz Al Lew-Drez, grande croce monolitica che si erge dalla sabbia, ad ogni marea viene sommersa dal mare e così facendo ogni 100 anni sprofonda della lunghezza di un chicco di frumento e dunque un'altra leggenda di laggiù profetizza... (Continues)
La versione degli Environs di Stefano Giaccone e Lalli, risalente alla fine degli anni 80 ma pubblicata solo nel 2001, nella raccolta "Un pettirosso in gabbia mette in furore il cielo intero" (citazione da una poesia di Willima Blake) edita da Stella Nera / A - Rivista Anarchica.
Zemlja tuja, zemlja tudi moja:
zdaj, ko konec srda je in boja,
zemlja, mati sladka ti, če dosti
storil hudega sem ti, oprosti.
Naj moj grob bo zapuščen, brez cveta,
in ko druge kitijo dekleta,
naj brez znamenja bo In spomina,
naj oran bo in ko ozimina
čezenj zrasla bo in čas bo žetve,
v zlati blagoslov spremeni kletve
La traduzione italiana (da Poesie) è abbastanza zeppa di errori... Chissà da dove l'hanno presa?
B.B. 2017/7/6 - 08:41
B.B. la pagina è in allestimento, ho ricevuto da Flavio Poltronieri il CD per cui al più presto trascriverò i testi corretti
Riccardo, vorrei sottolineare che Servat definisce la canzone come "anonima, scritta negli anni sessanta da degli operai belgi" senza minimamente nominare Raoul Vaneigem e neppure Francis Lemonnier...
Flavio Poltronieri 2017/7/6 - 10:03
Flavio, è una leggenda situazionista messa in giro dallo stesso Vaneigem come è stato oramai appurato da parecchio tempo; si vede che lo stesso Servat ci è, come dire, cascato. E' un procedimento che Vaneigem ha usato spesso anche per scritti filosofici, politici e teorici (tra l'altro avrà scritto con una cinquantina di pseudonimi, alcuni dei quali femminili :-P). Comunque c'è scritto tutto nell'introduzione; la hai letta?... (Saluti)
Si l'ho letta ma quello che volevo comunicarti con il mio intervento evidentemente è sfuggito, ovvero quando qualcuno incide un brano composto d'altri non è solamente per una forma di rispetto e correttezza che ne cita le fonti, ma anche per una faccenda di diritti d'autore depositati e legalmente protetti e, quindi in ultima analisi, anche finanziaria. E non è ammessa ignoranza o "buona fede". E questa omissione è strana per un grosso personaggio come Servat. Se però il brano è anonimo o di dominio pubblico, le cose cambiano....Capisci ora cosa volevo dire? Dovresti sapere cosa è successo qui in Italia per esempio nell'affaire Zucchero/Ciampi.....
Se conosci un po' Raoul Vaneigem conoscerai anche il suo totale rifiuto di copyright, diritti di autore, "proprietà intellettuale" ecc. E' una dicitura precisa che appone a tutte le sue opere, che sono di totale dominio pubblico per sua precisa scelta. Questo accade anche per le sue più famose, tipo il "Traité de savoir vivre à l'usage des jeunes générations". Casomai mi sembra un po' strano che Gilles Servat non conoscesse "Pour en finir avec le travail" e tutta la vera storia di questa canzone...o forse ha voluto semplicemente seguire "situazionisticamente" pure lui la leggenda fabbricata da Vaneigem sulla musica di Francis Lemonnier, il che sarebbe più che plausibile. Comunque in questa canzone non agisce nessun copyright, come del resto per tutte le altre dell'album "Pour en finir" compresi i détournements di Guy Debord (che se ne sbatteva dei diritti delle canzoni "détournées", del resto).... (Continues)
...allora è meglio credere che quello di Tarbes che parlava di leucémie bretonne e il Vampiro del Borinage abbiano concordato e condiviso la scelta di attribuirla ad anonimo...
Non so e non posso sapere se effettivamente la abbiano "concordata"; la canzone, ripeto, è di totale pubblico dominio e quindi la potrebbe incidere chiunque nell'originale o in traduzione (come sta facendo ad esempio Francesco Pelosi in questi ultimi tempi). Sono più propenso a credere che Gilles Servat sia "stato al gioco", mettiamola così. Salud!
Ricordo che anche Stefano Giaccone l'ha registrata originariamente nel 2000 sul CD "Useless And A Private Joy" edito dall'etichetta anarchica Stella Nera (oltre a "Once I Was") ed è poi apparsa nel 2003 sulla raccolta "s/cartoline" sempre per Stella Nera.
Flavio Poltronieri 2017/7/6 - 12:11
Ciao Flavio, in realtà "No Man Can Find The War" è un cavallo di battaglia di Giaccone & Soci, che l'hanno sempre eseguita fin dagli anni 80. A quanto mi risulta la incisero tra fine anni 80 e inizio dei 90 già in un paio di formazioni successive alla conclusione dell'esperienza dei Franti. Si chiamavano Environs e poi Orsi Lucille, e c'erano sempre Lalli e Stefano, con Claudio Villiot, Vanni Picciuolo e altri.
a integrazione dell'intervento di B.B.
la versione degli Enviros era un 45 giri del 1988
quelle di Orsi Lucille due diverse cassette del 1991 e poi un LP del 1992
Chanson italienne – Binario 21 – Renato Franchi & Orchestrina del Suonatore Jones – 2014
Au quai 21 de la gare centrale de Milan a été installé un musée de la Mémoire de la Shoah. Ce Musée se trouve dans une partie de la Gare Centrale située sous les rails ferroviaires ordinaires. Cette zone était originairement affectée au chargement et au déchargement des wagons postaux. Entre 1943 et 1945, elle fut le lieu où des centaines de déportés furent chargés sur des wagons de marchandises, qui mis sur un élévateur étaient portés à hauteur des rails. Une fois positionnés au quai de départ, ils étaient accrochés aux convois à destination des camps de concentration et à d’extermination (Auschwitz-Birkenau, Bergen Belsen) ou aux camps italiens comme ceux de Fossoli et de Bolzano.
Dialogue maïeutique
D’abord, Marco valdo M.I., je voudrais te dire que le nom de l’« Orchestrina del Suonatore Jones »,... (Continues)