Chanson italienne – Franco – Paolo Pietrangeli – s.d.
Ohlàlà, la tête que tu nous fais, Lucien l'âne mon ami… Reprends tes esprits, détends-toi, je comprends bien ton désarroi. Mais, tu le sais pourtant qu'il y a plein de gens qui portent ce prénom de Franco. Allons, il ne s'agit pas du tout d'une canzone qui ferait le panégyrique de ce sinistre tyran espagnol.
Tu ne te trompais pas, Marco Valdo M.I. mon ami, j'étais plus que perplexe quand j'ai vu ce titre… Je suis très sensible aux titres et là, je te l'avoue, j'étais pour le moins étonné. Mais, dis-moi alors de qui, de quoi il est vraiment question…
Comme tu l'imagines, il s'agit d'un homme prénommé Franco, comme je te l'ai dit, c'est un prénom fort répandu. Donc, le Franco dont il est question ici, je te l'assure était un type bien, un gars que tu aurais eu saisir à rencontrer… Il exerçait l'honorable profession de « chercheur en... (Continues)
Je présente ici une traduction quasi-littérale, car je pense que l'essentiel de ce texte est son sens. Rythme et rime me semblent secondaires. Le contexte de ce poème est la terrible année 1923 en Allemagne, et la famine qu'elle engendra.
De plus, la traduction française ci-dessus (de Marco Valdo M.I.), qui est retraduite de la traduction italienne, est largement fausse, elle méritait donc une correction.
Malgré mon épuisement, je tirais ma charrette (Continues)
Invece di un commento sulla presenza di neofascisti in Ucraina (compreso un tal Francesco Saverio Fontana, alias Francois Xavier Fontaine, alias Stan, uno che nelle foto in Rete sfoggia una maglietta di Casapound e che racconta di essere stato presente alla strage di Odessa), argomento di scarso interesse visto che si sa che ci stanno, come ci stavano in Croazia e Bosnia una ventina d'anni fa (La bête immonde è sempre presente dove c'è da far danno, e non muore mai), vorrei qui segnalare il link all'articolo integrale di Moni Ovadia di cui ho citato in introduzione uno stralcio: s'intitola La città di Babel. C'era una volta Mamma Odessa e parte proprio citando due canzoni ebraiche odessite... Una è questa "Odessa Mama", l'altra sembra altrettanto bella ma per il momento non sono riuscito a reperirne nè il titolo nè tanto meno il testo originale...
Tanto, non credo proprio che qualche ucraino segua quel sito. L'azione di togliere di torno l'inno dell'Ucraina mi sembra proprio futile. Sì, lo proposto io, ma più che l'altro, per la bellezza della melodia. Non ho trovato poi, al contrario di Bart, niente di "fascistico" nelle sue parole. A questo punto bisognerebbe cancellare tutto il percorso dedicato agli inni (o controinni), visto che sono NAZIONALI. Como le sigaret :)
E poi, che c'entra l'ennesimo massacro degli ebrei con tutto ciò?
Mi sembra che vi siate un pochettino confusi.
Krzysio - er polaco
p.s.
Vi vorrei far notare, che non mi sono neanche azzardato di proporre l'inno nazionale polacco. In primo luogo, perché quello ucraino, per le parole, ci si ispira.
In secondo, perché richiama i tempi antichi, quando tra gli italiani e i polacchi ci si capiva assai meglio d'oggi.
p.s.s.
No ho niente da dire al confronto della tragedia... (Continues)
Mettete qualche canzone, cosiddetta "russa" .... e allora vediamo (Kzrysztof Wrona)
Di canzoni "cosiddette russe" ce ne sono a decine, ma non mi risulta che ci sia il suo "inno nazionale" (nelle sue varie versioni). Ci terrei a ribadirlo, a costo di essere ripetitivo: questo non è un sito che accetta componenti nazionalistiche, di nessun genere. E i fascisti ucraini, che sono parecchi, ci stanno sulle scatole al pari dei fascisti russi, che sono pure parecchi. E ancor più al pari di quelli italiani, spagnoli, polacchi, croati, inglesi, francesi, nauruani, cileni, sudafricani e di tutto questo disgraziato mondo. Salud! (RV)
Caro "Collega",
mille grazie per aver "resuscitato" il Carme d'Ildebrando. Anch'io, nell'altro secolo (1970-74) sono stato formato come "filologo" ad ampio spettro. E grazie per avermi fatto ritrovare tanti nomi cari, a cominciare da Piergiuseppe Scardigli, che coordinò tutto il nostro lavoro, che tu hai presentato in questa originalissima forma, e che, parliamoci chiaro, fu l'insegnante che più ci formò in quegli anni, dandoci un metodo di lavoro che poi poteva essere applicato a qualsiasi disciplina, praticamente.
Ho i lucciconi agli occhi.
Il tuo collega Massimo Giachi
Massimo Giachi 2014/9/5 - 15:48
Carissimo Massimo,
ecco la dimostrazione vivente che gli imperscrutabili meandri del destino sono più potenti di "Facebook" e diavolerie consimilari. I corsi del prof. Scardigli li ho frequentati un po' di anni dopo di te (dal 1982 al 1986), ma il materiale che "girava" era quello dei seminari dei primi anni '70 (il Carme di Ildebrando, lo Heliand, l'Atlakviða eddico...), e ce l'ho ancora tutto quanto, conservato in modo pressoché religioso. Puoi quindi immaginare il piacere (e anche il positivo stupore) che mi prende nel conoscere in questo modo una persona che ha partecipato a quei seminari e alla stesura di quei volumoni dattiloscritti.
(A dire il vero un'altra partecipante l'ho conosciuta bene, ma perché mi ha fatto per anni da lettrice di lingua svedese: la dott.sa Berit Andersson Bisacchi).
Sono ben conscio di aver presentato lo Hildebrandslied in una forma...poco ortodossa, fornendone... (Continues)