mi sono sempre chiesto cosa intendesse Edoardo De Angelis quando negli ultimi versi della quartina finale scrive:
"E che il giorno era al tramonto e che stava per finire
Qualche cosa che è difficile capire"
Personamente io l'ho interpetato come espressione dell'ambiguità dell'epopea napoleonica: da un lato sogno di libertà per i popoli oppressi dalle monarchie europee e russa, dall'altro affermazione della dittatura e dell'uomo solo al comando, contraddizioni che emergeranno in tutta la loro tragicità in vicende come quella dell'eroica Repubblica Napoletana del 1799. Chissà....
andrea 2014/7/24 - 18:08
Cesare o la repubblica, er' dilemma antico :)
Pressochè irrisolto
L'espressione “Guerra Bianca” – utilizzata per primo dallo storico inglese Mark Thompson - individua il particolare contesto e l'insieme di eventi del fronte italiano durante la prima guerra mondiale combattuta nel 1915-1918 sulle Alpi tra le truppe del Regno d'Italia e dell'Impero Austro-ungarico negli scenari di media ed alta quota dei settori operativi di Ortles-Cevedale, Adamello-Presanella e Marmolada.
Tra i settori operativi della Guerra Bianca, il settore Adamello-Presanella fu quello che ebbe il peso strategico maggiore, registrando azioni belliche e gli eventi più significativi; sono questi i motivi per cui si individua la Guerra Bianca in Adamello-Presanella come tema di particolare approfondimento. (it.wikipedia)
Grazie al riscaldamento globale e allo scioglimento dei ghiacciai, ogni tanto l’Adamello restituisce ancora i corpi di soldati della Grande Guerra…
Ad oggi, più di 80 corpi sono apparsi dal ventre del ghiacciaio, gli ultimi non molti mesi fa: erano quelli di due ragazzini austriaci di 17 o 18 anni…
Bernart Bartleby 2014/7/24 - 11:27
Terribile immagine: sembrano pipistrelli appesi a una volta di ghiaccio...
Nel numero dello scorso marzo del National Geographic Italia c'è un servizio dedicato alla "Guerra Bianca" a firma di Michele Gravino, con le fotografie di Stefano Torrione.
Quella che propongo campeggia sulla copertina ed è emblematica ed inquietante: una maschera antigas in dotazione ai soldati italiani, con cappello da alpino e occhiali antischeggia da ghiacciaio...
Carissimo Ognjen (nome che, se non erro, vuol dire "infuocato")*, grazie per la traduzione: di traduzioni dal serbo-croato qui c'è un discreto bisogno, come puoi controllare tu stesso. A tale riguardo, vorrei darti un paio di "dritte": 1) se inserisci una traduzione, traduci anche il titolo della canzone; 2) se metti una nota testuale, non la mettere nel corpo della traduzione ma staccala con un rimando (un asterisco, un numero) e mettila poi in calce al testo. Complimenti davvero per il tuo italiano da madrelingua, da restare sbalorditi!
*Parola della più remota antichità indoeuropea: il serbocroato "oganj" (da cui Ognjen), genitivo "ognja", si confronta direttamente col latino "ignis" e col sanscrito vedico "agniḥ". Il primo degli inni dei Ṛgveda, l'Inno al Fuoco, inizia: "Agnim ile purohitám"...
Secondo me si, ma il fatto e' che i nomi delle lingue nel nostro sito si basano su uno standard internazionale, ISO 639-2, che prevede codici diversi per il serbo ed il croato (e addirittura per il bosniaco!)
Io ho cercato di capire il senso del brano con Google Translate e mi sembrava attinente. Però, non avendo trovato traduzioni in inglese o altre lingue che riesco ad intendere, non vorrei aver preso un abbaglio e che si tratti invece di canzone patriottarda... Potete darci un occhio?
Grazie
Un artista eccezionale, parlo il serbo-croato e mi complimento anche per la traduzione, non avrei saputo fare una traduzione così fedele, neanche lontanamente! Questa canzone esprime il vero sentimento di chi ha visto la nazione in cui ha vissuto, che ha amato e che ha protetto, sgretolarsi sotto i suoi piedi e ha visto i vicini di casa sgozzarsi a vicenda. Non ho vissuto quella guerra perché ero troppo piccolo, ma non mi potrei mai definire croato, serbo, bosniaco, sono nato in Jugoslavia e sarò per sempre Jugoslavo.
Ognjen 2014/7/24 - 01:34
Carissimo Ognjen, senza mezze parole: ti abbraccerei. Chi ti scrive, ha visto bene sia la Jugoslavia prima della guerra, "prije rata", sia c'è stato durante e nemmeno una volta sola. E non immagini nemmeno, forse, lo sgomento e il dolore nel vedere gli stessi luoghi "prima" e "dopo"; ho in mente, particolarmente, Mostar. Da come scrivi, se eri troppo piccolo durante la guerra, devi essere molto giovane; nel '93 durante la guerra, quando lavoravo come interprete per le spedizioni umanitarie, avevo trent'anni precisi. Sentire un ragazzo, perché credo di poterti definire così, definirsi non "croato", "serbo" o "bosniaco", ma Jugoslavo, mi fa un effetto incredibile. Un paese intero ucciso in nome della Deutsche Bank, dei traffici d'armi, del riassetto europeo: nessuno dovrebbe scordarsene. La Jugoslavia è stato uno dei banchi di prova del "New World Order", un'anomalia da eliminare a tutti i... (Continues)
Bellissima pagina, complimenti per la traduzione.
Bregovic è tra i pochi artisti che non si vergognano di criticare e prendere in giro i responsabili della disgregazione della Jugoslavia, inoltre ha sempre rifiutato una qualsiasi etichetta etnica.
La presente versione brasiliana di Lili Marleen è sotto forma di marcia militare e risale con tutta probabilità al periodo in cui truppe brasiliane combattevano in Europa assieme agli alleati. Si tratta, infatti, di una versione del tutto adattata al contesto brasiliano: una storia d'amore con una “pequena dos alemães” tra mitraglie e trincee (le truppe brasiliane erano nelle Ardenne) della quale il soldato si ricorderà quando (e se) tornerà in Brasile -dove però baderà a tenere lontano “outro amor” dalla guerra. La trascrizione del testo è stata effettuata direttamente dal video YouTube, che contiene anche la versione tedesca di Marlene Dietrich e alcune note sulla storia della canzone. [RV]
This Brazilian version of Lili Marleen is in form of a military march and traces back probably to the time when Brazilian troops were fighting... (Continues)
PORTOGHESE (BRASILIANO) / (BRAZILIAN) PORTUGUESE [3] - Francisco Alves
La versione brasiliana (di Ghiaroni) interpretata e registrata nel 1947 da Francisco Alves. In questa versione ogni legame con l'originale (a parte la musica e il lampione) cessa di esistere: si tratta di una canzonetta d'amore portata al successo da uno dei più famosi cantanti dell'epoca, Francisco Alves detto "o rei das vozes". Figlio di immigrati portoghesi, era nato a Rio de Janeiro nel 1898; morì il 27 settembre 1952 carbonizzato in un incidente stradale.
The Brazilian version (by Ghiaroni) performed and recorded 1947 by Francisco Alves. In this version, every connection with the original (except music and, of course, the lamplight) is eliminated: it is a love song popularized by one of the best known Brazilian singers of that time, Francisco Alves, known as "o rei das vozes". The son of Portuguese immigrants,... (Continues)
Alle oramai celebri 48 lingue in cui sarebbe stata tradotta "Lili Marleen", se ne aggiunge una sorprendente quarantanovesima. Qualcuno proverà a cantarla? E chi lo sa...
Sisiphe è una blogger rumena evidentemente assai dotata per le traduzioni: la sua versione di Lili Marleen è, infatti, assolutamente perfetta (e, naturalmente, cantabile). Così la stessa Sisiphe, nel suo blog Bagajul regăsit (“Il bagaglio ritrovato”), racconta come si è ritrovata a fare questa sua traduzione:
”Un tip din my YM friends list m-a rugat într-o zi să-i fac o favoare: să-i incropesc o traducere/adaptare în limba română a textului piesei Lili Marleen […] după versiunile din engleză şi germană. Cu aceasta ocazie, melodia (un mare succes pe vremea războiului) şi-a mai câştigat un fan. Am reuşit, grosso modo, să fac o adaptare cât mai aproape de varianta germană (cea originală) cât se poate de cantabilă, dar poate prea puţin poetică in comparaţie cu varianta engleză.”
Fossi in Sisiphe, non sarei così pessimista: la sua versione, oltre a essere “cantabilă”,... (Continues)
Da questa pagina di Newvietart è stata reperita la traduzione vietnamita della prima strofa della canzone assieme a una presentazione della sua storia (una pagina Wikipedia dedicata alla canzone non esiste ancora). La traduzione sembra essere stata fatta sulla versione inglese.
A Vietnamese translation of the 1st verse of the song has been found and reproduced from this Newvietart page together with a short historical outline (there's no Vietnamese Wikipedia page on the subject, up to now). The translation seems to have been conducted on the English version.
Những câu hát đó đã được hấu hết tất cả những người lính của cả 2 phía - Quân đội Đồng Minh và Quân đội Đức Quốc Xã thời Đệ Nhị Thế Chiến , họ ưa chuộng , họ đã nghe, họ đã hát một mình, hát với những chiến hữu bạn bè, hát khi vui , hát lúc buồn... không biết bao nhiêu lần. " Lili Marleen " bản nhạc bán chính... (Continues)
d'après la version italienne de Riccardo Venturi
d'une chanson yiddish
Nit kayn rozhinkes, nit kayn mandlen – Isaiah Shpigl – Dovid Beyglman [David Beygelman] – 1943
Paroles d'Isaiah Shpigl (1906-1990), écrivain, poète et professeur qui survécut à la liquidation du ghetto de Łódź et à l'Holocauste
Musique de David Beyglman, qui par contre fut tué Auschwitz en août 1944, peu de jours après sa déportation de Łódź.
La chanson a été interprétée par beaucoup, par exemple par Abraham Brun dans l'album « Songs of the Ghetto », Folkways Records, 1965.
Le texte translittéré du yiddish a été trouvé sur Music and the Holocaust ; le texte original en caractères hébraïques est par contre une image reproduite de Der Yidisher Tem-Tem, revue pour l'apprentissage de la langue yiddish. L'image reproduit même le portrait de l'auteur des vers, Isaiah Shpigl.
Isaiah Shpigl écrivit cette chanson en mémoire... (Continues)
VENETO VICENTINO / VICENZA VENETIAN / VÉNITIEN DE VICENZA / VICENZAN VENETONKIELI
Versione veneta (vicentino centrale) di Andrea Seraglio
A version into Venetian (Vicenza central dialect) by Andrea Seraglio
Version en vénitien (dialecte central de Vicenza) par Andrea Seraglio
Andrea Seraglion käännös Veneton kieleen (Vicenzan keskimurreeseen)
23-07-2014
Gaza, superati i 600 morti tra i palestinesi...
200 per ciascuno dei tre ragazzi israeliani sequestrati e trucidati in Cisgiordania (che questo è l'unico motivo dell'aggressione israeliana di oggi)...
Ormai anche l'"occhio per occhio, dente per dente" non regge più, nemmeno l'aberrante logica militare (non solo nazista) della decimazione...
Qui in Italia inorridiamo ancora oggi per episodi come l'eccidio delle Fosse Ardeatine del marzo 1944, ma lì furono "solo" 335 morti in risposta all'attentato che fece 33 morti tra i "Bozen" tedeschi...
E mi viene anche da aggiungere che allora i superstiti del reparto di SS altoatesine vittime dell'attentato partigiano si rifiutarono di partecipare alla rappresaglia sui civili...
Non è un commento, sono solo constatazioni...
Bernart Bartleby 2014/7/22 - 13:36
Gaza piange le sue vittime. I nomi
Dei soldati dell'IDF caduti nella scellerata operazione chiamata "Barriera protettiva", si conoscono i nomi, spesso le biografie.
Qualcuno ha voluto almeno elencare quelli delle vittime di Gaza. Vi chiedo, se potete, di dare anche voi pubblicità a questo link, che, purtroppo, viene tenuto costantemente aggiornato:
"E che il giorno era al tramonto e che stava per finire
Qualche cosa che è difficile capire"
Personamente io l'ho interpetato come espressione dell'ambiguità dell'epopea napoleonica: da un lato sogno di libertà per i popoli oppressi dalle monarchie europee e russa, dall'altro affermazione della dittatura e dell'uomo solo al comando, contraddizioni che emergeranno in tutta la loro tragicità in vicende come quella dell'eroica Repubblica Napoletana del 1799. Chissà....