Il barone Fanfulla da Lodi
anonyme
Una versione più moderna (vi si nominano persino gli ombrelli... | |
IL BARONE FANFULLA DA LODI Il barone Fanfulla da Lodi condottiero di gran rinomanza fu condotto una sera in istanza da una donna di facile amor. Era nuova ai certami d'amore di Fanfulla la casta alabarda ma alla vista di tanta bernarda prese il brando e si mise a pugnar E cavalca, cavalca, cavalca alla fine Fanfulla si accascia al risveglio la turpe bagascia "Cento scudi mi devi tu dar" Vaffancul, vaffancul, vaffanculo le risponde Fanfulla incazzato venti scudi già ieri ti ho dato ed il resto lo prendi nel cul Passa un giorno, due giorni, tre giorni e a Fanfulla gli prude l'uccello cos'è mai questo male novello che natura ci vuole donar? Fu chiamato un famoso dottore quello venne e poi disse: "Fanfulla qui bisogna amputare una palla se di scolo non vuoi tu morir" Di Fanfulla l'uccello reciso fu deposto in un'orrida bara mille vergin facevano a gara per cantargli codesta canzon: «Facesti il fol, facesti il fol chiavasti senza guanto, il guanto, il guanto facesti il fol, facesti il fol, chiavasti senza guanto e beccasti lo scol!» La morale di questa vicenda si riduce alla legge del menga: chi l'ha preso nel cul se lo tenga ed impari ad usare il goldon! Però oltre alla legge del menga ci sta pure la legge del Volga: chi l'ha preso nel cul se lo tolga e lo metta nel cul del vicin! | IL FANFULLA DA LODI Evviva gli ombrelli Pirelli che paran gli uccelli, che paran gli uccelli, Evviva gli ombrelli Pirelli che paran gli uccelli, dall'umidità. Il barone Fanfulla da Lodi, condottiero di gran rinomanza, fu condotto un bel giorno in istanza da una donna dai facili amor. Era vergine il prode Fanfulla, ma alla vista di tanta maliarda tirò fuori la casta alabarda e con zelo si mise a giostrar. Gran condottier, gran cavalier, cessa di far la guerra, la guerra, la guerra; gran condottier, gran cavalier, cessa di far la guerra e vieni a goder! E cavalca, cavalca, cavalca, alla fine Fanfulla s'accascia; lo risveglia la turpe bagascia: "100 scudi mi devi donar!" "Vaffancul, vaffancul, vaffanculo!" le risponde Fanfulla incazzato: "20 scudi io gia t'ho donato, gli altri 80 li prendi nel cul!" Evviva l'amor, evviva l'amor: quando si fa la cacca, la cacca, la cacca, Evviva l'amor, evviva l'amor: quando si fa la cacca si sente l'odor. Passa un giorno, due giorni, tre giorni, a Fanfulla fa male l'uccello: "Cos'è mai questo male novello che natura mi vuole donar?" Fu chiamato un dottore di grido che gli disse: "mio caro Fanfulla, qui bisogna amputare una palla se di scolo non vuoi tu morir!" Di Fanfulla l'orrido membro fu deposto in una gelida bara; cento vergin facevano a gara, intonando codesta canzon: "Facesti il fol, facesti il fol: chiavasti senza guanto, senza guanto, senza guanto; facesti il fol, facesti il fol: chiavasti senza guanto e beccasti lo scol." La morale di questa vicenda assomiglia alla legge del Menga: "chi l'ha preso nel cul se lo tenga, se lo tenga fin dove gli sta!" Di rimando alla legge del Menga, contrapposta è la legge del Volga: "chi l'ha preso nel cul se lo tolga, e lo metta nel cul del vicin." Ma in materia di scoli e banani non c'è proprio mai nulla che tenga; vige solo la legge del Menga che a un dipresso si enuncia così: "Chi l'ha nel cul, chi l'ha nel cul, nel culo se lo tenga, se lo tenga, se lo tenga; chi l'ha nel cul, chi l'ha nel cul, nel culo se lo tenga, e lo tenga ben dur." |