Originale | Traduzione italiana e note / Μετέφρασε στα ιταλικά με ερμηνευτικά σχό... |
ΣΤ'ΆΡΜΑΤΑ | ALLE ARMI! [1] |
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Βροντάει ο Όλυμπος, αστράφτει η Γκιώνα | Tuona l'Olimpo, lampeggia l'Asèleno, [2] |
μουγκρίζουν τ’ Άγραφα σειέται η στεριά. | mugghiano gli Àgrafa [3], si scuote la terra. |
Στ’ άρματα, στ’ άρματα, εμπρός στον αγώνα | Alle armi, alle armi, avanti alla lotta |
για τη χιλιάκριβη τη λευτεριά. | per l'amatissima libertà. |
Στ’ άρματα, στ’ άρματα, εμπρός στον αγώνα | Alle armi, alle armi, avanti alla lotta |
για τη χιλιάκριβη τη λευτεριά. | per l'amatissima libertà. |
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Ξαναζωντάνεψε τ’ αρματολίκι | Son rinati i patrioti armati, [4] |
τα μπράτσα σίδερο φλόγα η ψυχή. | le braccia son ferro, l'animo è fiamma. |
Λουφάζουν έντρομοι οι ξένοι λύκοι | S'acquattano attèrriti i lupi stranieri |
στην εκδικήτρα μας αντρίκια ορμή. | dinanzi al nostro coraggio vendicatore. |
Λουφάζουν έντρομοι οι ξένοι λύκοι | S'acquattano attèrriti i lupi stranieri |
στην εκδικήτρα μας αντρίκια ορμή. | dinanzi al nostro coraggio vendicatore. |
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Ο Γοργοπόταμος στην Αλαμάνα | Il Gorgopótamo all'Alamana [5] |
στέλνει περήφανο χαιρετισμό. | manda un orgoglioso saluto. |
Νέας ανάστασης χτυπάει η καμπάνα, | Ancòra di risurrezione batte la campana, [6] |
μηνάν τα όπλα μας τον λυτρωμό. | le nostre armi chiamano al riscatto. |
Νέας ανάστασης χτυπάει η καμπάνα, | Ancòra di risurrezione batte la campana, |
μηνάν τα όπλα μας τον λυτρωμό. | le nostre armi chiamano al riscatto. |
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Σπάμε την άτιμη την αλυσίδα | Spezziamo l'ingloriosa catena |
που μας εβάραινε θανατερά. | che ci pesava addosso mortalmente. |
Θέλουμε ελεύτερη εμείς πατρίδα | Noi vogliamo la patria libera, |
και πανανθρώπινη την λευτεριά. | e universale libertà. |
Θέλουμε ελεύτερη εμείς πατρίδα | Noi vogliamo la patria libera, |
και πανανθρώπινη την λευτεριά. | e universale libertà. |
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[2] Nell'originale si usa η Γκιώνα [Ghióna], il nome moderno del monte (2510 m) noto nell'antichità come Ἀσέληνον [Asélēnon], vale a dire il “Senza Luna”, denominazione che ho preferito nella traduzione italiana. Si trova nella Focide, in un'alta catena che è la continuazione del Pindo, circondato da montagne di simile altezza come la Perdika.
[3] Gli Ágrafa sono una regione montuosa, costellata di villaggi, che rappresenta l'estrema propaggine della catena del Pindo, nelle province di Evrytania e Karditsa. La regione è talmente impervia e inaccessibile, che riuscì a mantenere la sua completa autonomia durante l'intera dominazione ottomana: il termine Άγραφα significa “non scritti, non registrati”, in quanto gli ottomani, che non poterono mai penetrare nella regione e conquistarla, non poterono neppure mai iscrivere gli Agrafioti nei registri fiscali e esigere le tasse. Da qui il nome.
[4] La traduzione vuole rendere comprensibilmente un termine tipico del periodo dell'Indipendenza greca del 1821. L'αρματολίκι [armatolíki] indicava sia una regione posta sotto il controllo dei patrioti greci durante la turcocrazia, sia il corpo stesso dei patrioti armati, vale a dire gli αρματολοί [armatolí] (termine derivato, forse, da αρματο-λόγοι, “coloro che parlano con le armi”). Il parallelismo tra la guerra partigiana e la guerra d'Indipendenza di 120 anni prima è qui totale. Piuttosto curiosamente, però, il termine αρματολίκι si formò unendo άρματα ad un suffisso turco, armatolık!
[5] Il Γοργοπόταμος [Gorgopótamos] è un impetuoso torrente di soli 15 km di lunghezza nella parte meridionale della Ftiotide, nella Grecia centrale. Sin da tempi remoti è attraversato da un alto ponte di importanza strategica. Il torrente fa parte importante della storia ellenica: nell'aprile del 1821, presso il Gorgopotamo si svolse la battaglia di Dema tra le truppe ottomane dell'albanese Omer Vryonis e gli insorti greci con alla testa Athanasios Diakos che si era impadronito del ponte (ad aggiungere ancor maggiore evocazione all'episodio è il fatto che il luogo si trova a un tiro di schioppo dalle Termopili, sul medesimo passo sbarrato dagli Spartani ai persiani; per cui la battaglia di Dema, dove 8000 insorti greci tentarono di sbarrare il passo agli ottomani, è a buon diritto chiamata la "Seconda Battaglia delle Termopili"). L'episodio portò all'immediatamente successiva battaglia di Alamana del 22 e 23 aprile 1821, che vide la sconfitta degli insorti greci e la morte dello stesso Diakos in un famosissimo episodio (catturato da Omer Vryonis, che lo ammirava, a Athanasios Diakos fu proposto di avere salva la vita se fosse passato tra gli ottomani e avesse abiurato la fede cristiana. Il Diakos rispose con la famosa frase: “Greco sono nato, e Greco morirò” (usando il termine popolare Γραικός [Grekós] di derivazione latina; il termine classico Έλληνας, cosí come Έλλας, sono “re-invenzioni” posteriori all'Indipendenza mentre, nella Grecia medievale e dell'età moderna, erano sopravvissuti solo nel senso di “orco, gigante crudele”). Il 24 aprile 1821, secondo il secolare costume ottomano, Omer Vryonis fece impalare il Diakos.
La fiera frase di Athanasios Diakos fa parte dello spirito di libertà greco. Ancora durante la dittatura dei Colonnelli, quando il generale Pattakós privò della cittadinanza greca Melina Merkouri, costei gli rispose “Greca sono nata, e Greca morirò. Pattakós è nato fascista, e fascista morirà” (cosa che ha fatto nel 2016 all'età di 104 anni, dopo aver finto per anni gravi malattie e infermità per sfuggire alla galera). Si capisce qui quanta forza evocativa abbiano il Gorgopotamo e Alamana, ma la cosa non finisce qui. Il 25 novembre 1942, il ponte (già ferroviario) sul Gorgopotamo fu il teatro dell' “Operazione Harling”, una missione britannica coadiuvata da circa 150 partigiani greci. Il ponte, vitale per la logistica degli occupanti nazifascisti italiani e tedeschi (assicurava la comunicazione ferroviaria tra Atene e Salonicco) fu fatto saltare in aria.
[6] Occorre far notare che il termine ανάσταση [anástasi] è sí il comune termine per “risurrezione” (come nel tradizionale saluto pasquale greco: Χρηστός ανέστη! [Christós anésti], “Cristo è risorto!”, espresso in rigoroso greco antico), ma può significare anche “insurrezione”. A Pasqua, i Greci si salutano con qualcosa che può voler dire anche “Cristo è insorto”.