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Le maledizioni

Ivan Della Mea
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OriginaleVersion française – LES MALÉDICTIONS – Marco Valdo M.I. – 201...
LE MALEDIZIONILES MALÉDICTIONS
  
E maledico l'amore briacoJe maudis l’amour soûl
che nel Quaranta mi diede la vita [1]qui en l’an Quarante me donna la vie [1]
intorno un mondo moriva sparatoAu cœur d’un monde mort fou.
ma questa storia l'è bella e finita.Cette histoire est bel et bien finie.
  
E maledico gli anni a collegio [2]Je maudis mes années au collège [2]
zeppi di dogmi d'inferno e pauraBourrées de dogmes, d’enfer et d’angoisse.
la sega [3] era mortale dispregioLa branlette [3] fut mortelle injure 
al Padreterno e alla naturaAu Père éternel et à la nature.
  
E maledico la scuola con quel dueJe maudis l’école avec ce deux
sommato a due che fa sempre quattroPlus deux qui fait toujours quatre.
un solo dubbio e passavi per mattoUn seul doute et on passait pour dingues
o mentecatto o ghiozzo [4] come un bueOu débiles ou balourds [4] comme des bœufs.
  
crescere maschio eran beghe tueGrandir en mâle, c’était les bagarres
ma maschio era di sesso e di fattoMais le sexe mâle était certain
soltanto chi s'era preso la lueSeulement si on avait chopé la vérole
o la galera di un tempo coatto.Ou la prison pour un temps contraint.
  
E maledico scienziati e potentiJe maudis les savants et puissants
baronlobbisti [5] di ogni culturaMacs[5] de toute culture.
ammazzan tutto e poi sorridentiIls massacrent tout et ensuite, souriants
ci dicon come tener la lorduraNous disent comment supporter l’ordure.
  
E maledico la televisione [6]Je maudis la télévision [6]
televiolenta e telecialtronaTéléviolente et télévile
tra lazzi e frizzi nell'informazioneOù sous les idioties de l’information,
comanda sempre la razza padronaCommande toujours la race patronne.
  
E maledico i telebenefattori [7]Je maudis les téléthonistes[7]
che raschian lira perfin sulla morteQui raclent les euros de la mort et du coeur
e ai talkisti e agli stranamori [8]Et aux talkistes et aux stranamoristes, [8]
gli mando un cancro ma per buona sorteJ’envoie un crabe porte-bonheur.
  
E maledico coi rantoli rottiJe maudis de mes râles cassés
il gran compagno che col suo sapereLe grand camarade qui avec son savoir
non sa il dolore di giovani mortiIgnore la douleur des jeunes trépassés,
perché schifati da ogni potereDégoûtés de tout pouvoir.
  
E benedico chi ci ha i sogni sfranti [9]Et je bénis les rêves détruits [9]
ma sa capire la glan classe mortaDe qui comprend la grande classe morte
dei senza capi bandiere né santiDes sans chefs, sans drapeaux et sans pays
e pensa un mondo senz'usci di sortaEt imagine un monde sans portes.
  
Lo benedico siccome creaturaJe le bénis en tant que créature
d'uomo e natura negata al potere:Humaine et naturelle, niée par le pouvoir.
la classe morta l'ha già vita duraMais la classe morte a la vie dure
ma suo è il mondo e senza frontiere.Et son monde est sans frontières.
[1] Luigi Della Mea, detto poi Ivan, nato a Lucca il 16 ottobre 1940, figlio di un milite fascista della guardia di finanza. Qualifica di “briaco” l'amore che gli diede la vita: bisognava essere più che briachi per mettere al mondo un figlio in quel periodo. Tant'è vero che il Della Mea cresce in un brefotrofio. Viene portato a Milano nel 1946 da un'amica di famiglia.

[2] Arrivato a Milano, Luigi Della Mea incontra per la prima volta suo fratello Luciano, suo maggiore di sedici anni (è nato nel 1924). Il fratello già ventiduenne porta il piccolo Ivan a Bergamo in un carretto a mano; qui cresce con il fratello, la sorella Maria e i genitori che si separeranno dopo una lite furibonda. Ivan viene quindi portato al Collegio Arcivescovile di Lodi, e poi di nuovo a Milano. A undici anni fa, per guadagnare qualche soldo, la comparsa nel film Miracolo a Milano di Vittorio De Sica. Dal collegio religioso Ivan sviluppa un granitico orrore della religione (“Vecchie suore nere” ecc., Francesco Guccini, Piccola città).

[3] Comune denominazione panitaliana della masturbazione maschile. Dopo aver manifestato così il suo dispregio al “Padreterno”, Luigi Ivan Della Mea si iscrive al Partito Comunista Italiano all'età di sedici anni, nel 1956 della Destalinizzazione e della Rivolta Ungherese. Da quell'anno e fino al '60 Ivan Della Mea scrive le Ballate della violenza, basate sui ricordi d'infanzia e sulla figura del padre, ed anche altre canzoni d'amore andate perse.

[4] Luigi Ivan Della Mea assimila il milanese con impressionante rapidità, ma non cessa di mantenere un sostrato toscano per tutta la sua vita. “Ghiozzo” è un toscanismo “costiero”: “stupido, imbecille, tonto”. Deriva dal nome di un pesce (si può dire anche “ghiozzo di mare”).

[5] Nell'impasto linguistico di Ivan Della Mea, esistono le sue famose creazioni: neologismi, composti, parole dell'arcaica lingua riportate in vita, dialettismi, preziosismi sempre usati con una naturalezza assoluta. Inutile dire che “baronlobbisti” ne fa parte; da “baroni” e “lobbisti”, ma “baronlobbisti” è quello e solo quello.

[6] Nel 2000, Luigi Ivan Della Mea, già sessantenne, maledice la televisione; sarebbe stato interessante, ora come ora, sentir quel che avrebbe avuto da dire sui Social Media (ipotizzabile una sua definizione di “socialmèrdia”) e roba del genere. Ad ogni modo, quel che dice a proposito della televisione può essere comunemente applicabile alla cosiddetta “comunicazione” attuale, la quale non ha ovviamente cessato di essere interamente al servizio della razza padrona, nonché suo privilegiato strumento di controllo in aggiunta alla repressione sempre più capillare. Nei “lazzi e frizzi” può essere forse colto anche uno spregio ironico verso uno dei “telecialtroni” in voga all'epoca, tale Fabrizio Frizzi.

[7] Come hanno avuto a dire parecchi “mediologi”, la TV è oramai divenuta un mezzo obsoleto, riservata ai vecchietti o poco più. Però la “telebeneficienza” è ancora un punto fermo: la “carità” che, naturalmente, sostituisce i più elementari fondi pubblici che vengono stornati alle spese militari & compagnia cantante. Così, mentre (ad esempio) la sanità pubblica viene smantellata da un lato, dall'altro si “raccolgono i fondi” per questa o quella ricerca o malattia comune o rara, mediante le varie “Telethon” eccetera.

[8] I talkisti sono naturalmente i conduttori dei “talk show”, in primis Maurizio Costanzo (tessera n° 1819 della Loggia P2). Gli “stranamori” sono gli ideatori e conduttori di programmi basati sulla volontaria intrusione in “questioni di cuore”, che tuttora imperversano. ”Stranamore” fu un programma TV degli anni '90, condotto da Alberto Castagna, ex giornalista del TG2. Il programma fu lanciato nel 1994 sulle reti di Berlusconi. Era basato su “videomessaggi” di coppie in crisi, fidanzati/e lasciati/e, mariti traditi ecc.

[9] Non ho idea se, nel thesaurus della lingua italiana, esista veramente un verbo “sfrangere”, o se sia una creazione dellameiana. In italiano standard si dice piuttosto “sogni infranti”, ma “sfranti” è un'altra cosa. Non sono sogni che si sono (o sono stati) infranti, ma che si sono sgretolati poco a poco, in progressivo modo e costante. Almeno così lo percepisco.
[1] Luigi Della Mea, dit Ivan, né à Lucques le 16 octobre 1940, fils d’un soldat fasciste de la garde des finances (douanes). Il qualifie de « briaco » (saoul) l’amour qui lui donna la vie ; il fallait être plus que pété pour mettre au monde un fils durant cette période. Ainsi, Della Mea grandit dans un orphelinat. Il est ramené à Milan en 1946 par une amie de la famille.

[2] Arrivé à Milan, Luigi Della Mea rencontre pour la première fois son frère Luciano, son majeur de seize ans (né en 1924). Le frère de 22 ans emporte le petit Ivan dans une charrette à bras à Bergame ; là, il grandit avec son frère, sa soeur Marie et ses parents qui se sépareront après une dispute terrible. Ivan donc est inscrit au Collège Archiépiscopal d’Éloge, et ensuite de nouveau à Milan. À onze ans, pour gagner quelque sou, il figure dans le film Miracle à Milan de Vittorio De Sica. Du collège religieux, Ivan développe une granitique horreur de la religion (« Vieilles soeurs noires » etc, Francesco Guccini, Piccola città).

[3] Dénomination italienne commune de la masturbation masculine (en français commun : branlette). Après avoir manifesté ainsi son mépris au « Padreterno » (Père éternel), Luigi Ivan Della Mea s’inscrit au Parti Communiste Italien à l’âge de seize ans, en 1956, année de la déstalinisation et de la révolution hongroise. À compter de cette année jusqu’en 60, Ivan Della Mea écrit les « Ballate della violenza – Ballades de la violence », basées sur ses souvenirs d’enfance et sur la figure du père, et d’autres chansons d’amour perdues.

[4] Luigi Ivan Della Mea assimile le milanais avec impressionnante rapidité, mais ne cesse pas de maintenir un substrat toscan pour toute sa vie. « Ghiozzo » est un toscanisme « côtier » : « stupide, imbécile, idiot ». Il dérive du nom d’un poisson (on peut aussi dire « ghiozzo de mer »).

[5] Dans le mélange linguistique d’Ivan Della Mea, existent ses célèbres créations : des néologismes, des mots-valise, des mots de l’archaïque langue ramenés à la vie, des dialectismes, préciosismes toujours employés avec une spontanéité absolue. Inutile dire que « baronlobbisti » en fait partie ; issu de « barons » et de « lobbyistes », mais « baronlobbisti » est cela et seulement cela.

[6] En 2000, Luigi Ivan Della Mea, déjà âgé de soixante ans, maudit la télévision ; il aurait été intéressant, au jour d’aujourd’hui, d’entendre ce qu’il aurait eu à dire sur les Médias sociaux (on peut augurer sa définition de « socialmerdia ») et autres choses du genre. De toute façon, ce qu’il dit à propos de la télévision peut être indifféremment applicable à la soi-disant « communication » actuelle, qui n’a évidemment pas cessé d’être entièrement au service de la race patronne, ainsi que son moyen de contrôle privilégié en complément à la répression toujours plus capillaire. Dans les « lazzi et frizzi » (idioties) peut être peut-être cultivé même un mépris ironique envers un des « telecialtroni » (télévils – télépourris) à la mode à l’époque, tel Fabrizio Frizzi.

[7] Comme on put le dire nombre de « mediologi », la TV est maintenant devenue un moyen obsolète, réservée aux vieux ou un peu plus. Cependant, la « telebeneficienza » (télécharité, télébienfaisance) est encore solide ; cette « charité » qui, naturellement, remplace les plus élémentaires fonds publics qui sont détournés vers les dépenses militaires & les sociétés musicales. Ainsi, pendant que (par exemple) la santé publique est démantelée d’un côté, de l’autre « on ramasse les fonds » pour telle ou telle recherche ou maladie commune ou rare, au moyen des « Telethons » et cetera.

[8] Les talkisti – talkistes (qui rappelle à l’évidence par sa construction le mot : tankistes) sont naturellement les animateurs des « causeries télévisées », en premier lieu, Maurizio Costanzo (carte n° 1819 de la Loggia P2 – Loge P2). Les « stranamori » sont les initiateurs et les animateurs de programmes basés sur l’intrusion dans les « affaires de cœur », qui sévissent toujours . « Stranamore » fut un programme TV des années ’90, animé par Alberto Castagna, un ex-journaliste du TG2. Le programme fut lancé en 1994 sur les chaînes de Berlusconi. Il était basé sur des « videomessaggi » de couples en crise, fiancé(e)s délaissé(e)s, maris trahis, etc.

[9] Je ne sais si, dans le thesaurus de la langue italienne, il existe vraiment un verbe « sfrangere », ou si c’est une création de « Della Mea ». Note du traducteur : le verbe « sfrangere » existe bel et bien en italien ; il correspond au verbe français : « effranger », qui veut dire créer des franges, déchirer sur les bords ou quelque chose d’approchant et par extension : déchiqueter, détruire.


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