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Disastro aereo a Guidonia [And know the place for the first time]

Max Richter
Lingua: Strumentale


Max Richter


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Max Richter

Album: Voyager









Il comunicato dell’Aeronautica Militare

A seguito di un incidente aereo il 7 Marzo 2023 a Guidonia sono deceduti Giuseppe Cipriano, tenente colonnello di 48 anni, e Marco Meneghello, maggiore di 46 anni, entrambi in forza al 60° Stormo dell’Aeronautica Militare come piloti istruttori di volo sui velivoli U208A e Aliante G103. Il primo aveva all’attivo 6.000 ore di volo, il secondo 2600, “effettuate anche in operazioni fuori dai confini nazionali”.

Il comunicato emesso dall’Ufficio Pubblica Informazione dell’Aeronautica Militare aggiunge che “lo scontro tra i due velivoli è avvenuto a pochi chilometri dall’aeroporto militare di Guidonia, nell’ambito di una missione addestrativa pre-pianificata. La dinamica dell’incidente è in fase di accertamento” Per quanto ne sappiamo, la Procura Militare ha aperto un “fascicolo mod.45”, cioè un registro degli atti non costituenti notizia di reato. In altri termini, l’inchiesta della Procura Militare è stata avviata senza indagati né ipotesi di reato.

La conferenza stampa del Generale

Di seguito il testo della conferenza stampa del generale del 7 Marzo 2023. Le domande dei giornalisti sono riportate in corsivo.
Parla il Generale di Squadra aerea Silvano Frigerio , comandante delle scuole dell'Aeronautica militare, 3^ Regione Aerea di Bari.

Generale, cosa potrebbe essere accaduto stamattina?
L'attività di volo era una attività addestrativa consueta e programmata per questa mattinata. Coinvolgeva quattro velivoli e due purtroppo hanno avuto una collisione in volo che ha portato alla caduta, come purtroppo abbiamo poi verificato.

L’aereo che è caduto tra le case, potrebbe non avere provocato più danni per una manovra eroica del pilota?
Guardi, tutti i piloti che volano regolarmente con i velivoli dell’Aeronautica militare sono addestrati anche a manovre che preservano l'incolumità di cose e di persone a terra. Se da qui vogliamo dire che è stata voluta, non lo possiamo affermare, ma sicuramente l'indagine che è in corso lo potrà appurare.

Sono sopravvissuti all'impatto?
Non sono in grado di rispondere alla domanda.

Possiamo sapere il nome del pilota dell’aereo che è caduto sulla casa, sulla macchina?
Sulla macchina è caduto il velivolo pilotato del maggiore Marco Meneghello e l'altro velivolo era pilotato dal tenente colonnello Giuseppe Cipriano

Erano piloti esperti?
Assolutamente sì, da diversi anni, assegnati al 60mo stormo e al Gruppo di volo a vela di Guidonia

Volavano sopra il centro urbano?
Non volavano sopra il centro urbano. L'attività era prevista, era una fase del volo appena precedente la fase d’atterraggio che prevedeva appunto di portarsi a condizioni di volo a vista sulla testata della pista per poi procedere all’atterraggio”. In quel momento possiamo supporre, ma ripeto sarà l’indagine a dirlo, che c’è stata questa collisione.

Che tipo di esercitazione era? Perché volavano in formazione?
Perché il volo in formazione è uno dei voli, diciamo di routine, dei Gruppi di volo dell'Aeronautica militare che utilizzano questo genere di velivoli e di conseguenza era una attività prevista che poi viene effettuata durante le attività del Gruppo.

E' chiaro che le indagini sono ancora in corso, ma c'è un'ipotesi almeno su cui vi state orientando?
L’ipotesi, ripeto, è quella della collisione in volo che poi ha portato alla caduta dei due velivoli. Ora le ragioni per cui c'è stata l’eventuale collisione sono tutte da appurare.

A che distanza volavano?
La distanza a cui volavano, in quel momento, era quella che doveva portarli poi, avrebbe dovuto portarli all’atterraggio, per cui parliamo di due- tre metri di distanza l'uno dall'altro.

Può dirci qualcosa di più sui piloti, chi erano, erano piloti esperti?
Sì, erano piloti del Gruppo di volo a vela di stanza qui a Guidonia che volavano su diverse macchine, quindi su Siai 208, sull'aliante. Il tenente colonnello Giuseppe Cipriano, un ragazzo nato nel 1977 a Taranto, anzi, scusate, 1975; maggiore Marco Meneghello nato nel ‘77 in provincia di Verona, assegnati qui da diversi anni, esperti, istruttore di volo il tenente colonnello Giuseppe Cipriano

I velivoli avevano molti anni di attività?
I velivoli SIAI 208 sono in linea di volo da diversi anni, ma la manutenzione prevista consente di mantenerli in volo tutt’oggi e ancora per diversi anni a venire.

50 anni?
Esattamente le due macchine coinvolte nell’incidente non so di che anno fossero, forse parliamo di 40, 50 anni. [1]

Non erano ultraleggeri, vero?
Non erano altre ultraleggeri. Sì, ho visto le notizie di stampa che riportavano [ultraleggeri, ndr]

Traino di alianti e trasporto persone, diceva?
Sì, stamattina il velivolo era pilotato solo dal pilota, però un velivolo a 4 posti, due per i piloti nell’abitacolo anteriore e due passeggeri nell’abitacolo posteriore. È un velivolo che è utilizzato per diverse attività, tra cui quello del traino alianti, come giustamente ha detto. Sono utilizzati per simulare velivoli cosiddetti slaw mover [aeromobili lenti, ndr] e quindi ad addestrare i nostri velivoli quali Eurofighter e F-35 a potere intercettare anche velivoli quali gli ultraleggeri che potrebbero essere una minaccia per diverse ragioni. Quindi loro fanno determinati attività addestrative consentono ai velivoli, ripeto quali Eurofighter e F-35, di intercettare anche velivoli che vanno bassi e lenti. Questa è un'altra peculiarità di questo velivolo e che per addestramento viene utilizzato.
[…]
C'erano stati altri incidenti con questi velivoli nella storia dell’aeronautica nostra?
Che io ricordi no

I due piloti che erano con loro sono stati sentiti, avevano capito che stava per succedere qualcosa?
No, i primi due velivoli si stavano portando all’atterraggio e sono stati avvisati per radio quasi in tempo reale di quello che è accaduto.

Perché loro erano quelli di dietro, nella formazione atterravano due a due o…?
Erano numero 3 e numero 4, della formazione.

Hanno detto qualcosa alla radio prima di ...?
Non ho queste informazioni

Non saremo in grado di capire se loro coinvolti nell’incidente hanno avuto il tempo di trasmettere…?
Non sono in grado di rispondere perché non ho ancora sentito eventualmente le registrazioni.


Quanto mancava all’atterraggio?
In tempo penso dai 3 ai 4 minuti, perché erano nella fase finale della missione.

Quanto dura? Da quanto erano in volo?
Non so esattamente a che ora siano decollati però indicativamente dovrebbero essere sull’ora, 45 minuti di volo

Volavano da tre quarti d’ora…
Non ho detto che volassero da tre quarti d’ora, penso che generalmente per questo genere di missione, locale, perché sono decollati da Guidonia e sarebbero atterrati a Guidonia, 45 minuti, un’ora.

È finalizzato per che cosa questo tipo di esercizio?
A mantenere l'addestramento al volo, alla familiarità col volo in formazione

Loro che lavoro facevano, i 4 piloti che stavano in formazione, addestrano i giovani piloti?
Addestrano i giovani piloti, qui per esempio vengono in determinati periodi dell'anno gli allievi piloti dell'accademia, a far attività di volo con gli alianti. Tutti i piloti del gruppo sono abilitati, sia al volo con il Siai [S.208, ndr] sia al volo con l’aliante e di conseguenza c'è chi giornalmente viene programmato per fare il traino dell’aliante, c’è chi vola con l’aliante.

Però erano 4 istruttori
Erano 4 istruttori, di fatto erano tutti istruttori, adesso non so esattamente con quale livello di qualifiche,
erano tutti piloti ovviamente abilitati a volare singolarmente su questa macchina.

I primi due davanti non hanno visto, non hanno capito ...?
Non ho chiesto nel dettaglio se l’hanno visto in volo o se si siano accorti di qualche altro…

A che quota stavano
Penso che stessero sui 1.500 piedi quindi intorno ai 500 metri, dovendosi portare all’atterraggio prima poi si arriva a….
… 500 metri…
Meno erano di fatto, erano, adesso non so esattamente a che distanza fossero dal campo, però erano già probabilmente pronti ad allinearsi per la pista di volo e per il successivo atterraggio.

È dotato di scatola nera o no? Paracadute?
Questo velivolo non è dotato di scatola nera, neanche di paracadute
[….]
L’indagine sarà ancora più complessa….
Beh, guardi, l’indagine di un incidente di volo è complessa in funzione di determinati fattori. Qui ci sono, probabilmente ci saranno le registrazioni della torre di controllo, perché erano già in contatto con la torre di controllo, probabilmente ci saranno anche dei testimoni che hanno visto l’incidente. Il Procuratore farà la sua indagine, avrà in mano tutte le risposte di cui vorrà disporre.
[…]

[1] i velivoli coinvolti nell’incidente furono acquistati dall’ AM tra il 1968 e il 1973. Quindi gli anni di attività vanno da un minimo di 50 a un max di 55 [RG].

Il comunicato della Procura della Repubblica

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ha emesso lo stesso 7 marzo 1945 un “Comunicato Stampa con cui avvisa di avere iscritto procedimento nei confronti di Ignoti per il delitto di disastro aereo colposo a norma degli articoli 428 e 429 c.p.
È l’unica fonte di informazione ad avere esposto l’ora approssimata dell’incidente, le 11:45. Conclude affermando che “è ragionevole ipotizzare che il velivolo caduto nella strada di un centro abitato sia stato lì direzionato dal pilota per recare il minor danno possibile a cose e persone, tanto che i danni sono stati limitatissimi. Diversamente, una precipitazione sugli edifici ai lati della strada avrebbe causato numerose vittime.”

L’intervista al sindaco di Guidonia, Marco Lombardo al Corriere

"Purtroppo oggi durante un volo di addestramento due velivoli dell’Aeronautica Militare si sono toccati in volo e sono precipitati. Purtroppo tutti e due i piloti sono rimasti uccisi per lo schianto, uno in un prato qui vicino, l'altro addirittura all'interno del centro abitato, qui siamo in Collefiorito. Credo che abbia con una manovra estrema ed eroica salvato la popolazione civile, perché l'aereo si è schiantato in una strada con le case tutte intorno ma non ne ha toccato nessuna".



Informazioni non diffuse , ma note

Dalle notizie ufficiali e dalle prime voci raccolte dai testimoni attraverso gli organi di informazione non emergono elementi tali da potere precisare la causa dell’incidente: un errore umano, un’avaria di un velivolo o il malore di un pilota.
Emerge con tutta evidenza nei comunicati e nelle cronache la mancanza dei dati essenziali. Le uniche informazioni rese note sono i nominativi dei piloti e il luogo dell’impatto al suolo dei due velivoli. Non sono stati divulgati altri dati, che sono sicuramente disponibili, tra cui: l’ora dell’incidente, l’ora del decollo, la durata della missione, il circuito della missione.

Non è stato comunicato nemmeno il punto dell’incidente, della collisione. Dalle dinamiche dell’incidente i dubbi che si sia trattato di una collisione sono proprio remoti. Così come non si può pensare che l’Aeronautica non conosca le traiettorie dei velivoli: lo dimostra il fatto che la formazione era rilevata dalla torre di controllo, tanto più che mancavano pochi minuti all’atterraggio, e che il generale Frigerio abbia affermato che “non volavano sopra il centro urbano”.

Su quest’ultima affermazione e sulla quota dei velivoli al momento dell’incidente si rilevano discordanze significative con quanto raccolto dai testimoni. Alcuni testimoni infatti hanno visto i quattro aerei dal secondo piano di un’abitazione di Collefiorito ad una quota non precisata ma certamente inferiore a 500 m. Altri testimoni avrebbero visto i velivoli già in fase di incidente sulla verticale della Banca Nazionale del Lavoro, in via dei Sambuchi, indicativamente a 41°58'36"N 12°42'27” E. Alcune voci riferiscono di alcuni detriti precipitati in prossimità della scuola elementare e media Montelucci, 200 m a est.

Tali informazioni sono coerenti con la traiettoria percorsa prima dello schianto del S.208 pilotato dal maggiore Meneghello. Infatti è stato avvistato dei presenti intorno a piazza degli Anemoni appena, 480 m a est da via dei Sambuchi, mentre volava pochi metri sopra le abitazioni , pochi secondi prima che precipitasse in verticale su via delle Margherite, sul suolo asfaltato compreso tra il civico 4 e il civico 9. Il velivolo si è incendiato. Dalle poche foto pubblicate appare privo dell’impennaggio, con le ali parallele alla direzione della strada. Quanto al S.208 pilotato dal tenente colonnello Cipriano l’impatto è avvenuto a 330 m dal precedente, sui campi al bordo di via Roma, strada di collegamento tra la Tiburtina e Guidonia, solitamente percorsa da intenso traffico dall’abitato, a 100 m circa dalla stazione di servizio. Le coordinate del luogo sono: 41°58'40"N 12°42'59"E. In quest’ultimo relitto è evidente la presenza dell’impennaggio, mentre sembrava fosse privo di un’ala. Non ci sono segni di strisciata per nessuno dei due, segno che sono caduti in verticale, “a coltello” in gergo.



I funerali

Si sono tenuti il 10 Marzo, alla presenza del ministro della Difesa Crosetto, del Sottosegretario alla Difesa Rauti, del capo di Stato maggiore dell’AM generale Goretti e dell’Ordinario militare Santo Marcianò. Non sono mancati i toni di circostanza. L’Ordinario Militare Marcianò, arcivescovo, grado militare di generale di Corpo d’armata ha curato l’omelia. Ne citiamo i passaggi principali in cui cogliamo alcune note inopportune e forzature, che non sono state riportate nel Comunicato dell’Ufficio Stampa dell’AM.

“Due vite accomunate da una passione infinita per il volo e da una grande competenza nello svolgimento dei propri compiti. Giuseppe: un’esperienza di istruttore di volo lunga, validissima e richiesta anche all’estero, in Scuole, in Missioni di sostegno alla pace, come pure nel supporto alla Protezione civile per le calamità naturali e i trasporti sanitari. Marco: una dedizione consegnata a compiti diversi, tra i quali il soccorso aereo e il trasporto di pazienti in biocontenimento nell’emergenza pandemica da Covid 19. Così, i nostri due amici ci hanno insegnato – e lo insegnano soprattutto ai più giovani - che è pronto a morire chi vive la vita, non chi si lascia vivere

Ed è la stessa Aeronautica Militare, la famiglia dell’Aeronautica a non essere pronta; a sperimentare un dolore intimo e acuto per la perdita di due dei suoi uomini e, al contempo, a percepire questa morte quasi come ombra gettata sulla gioia del Centenario, la cui celebrazione segna questo anno e raggiungeràa breve un momento altamente solenne, preparato, purtroppo, anche dall’esercitazione nella quale questi piloti hanno perso la vita.
Noi non siamo pronti, loro lo erano perché hanno saputo vivere con intensità. Cari amici, si è pronti perché non si vive per sé stessi. Tutta la storia di Marco e Giuseppe lo afferma, fino all’ultimo gesto di eroismo, con cui - tanti lo hanno riconosciuto, con commozione e gratitudine – si è potuta sventare una tragedia di dimensioni molto maggiori. La manovra estrema, che ha evitato il precipitare dell’aereo sulle case e sulla gente, non è stata solo frutto di perizia e coraggio, di un addestramento nel quale i piloti imparano a scansare obiettivi sensibili; è stata ancor più una sorta di istinto, sgorgato dal grande cuore dei nostri amici, dalla profonda umanità maturata in loro grazie anche alla formazione ampia e completa offerta dalla nostra Aeronautica Militare. È più che eroismo o semplice altruismo quello che ha segnato la loro vita e la loro morte e oggi diventa esempio e forza per noi.

Questa testimonianza, cari amici dell’Aeronautica Militare, non è l’ombra che sembrava cadere sul Centenario, anzi è la «lucerna accesa» di cui parla Gesù; getta, sulle vostre celebrazioni, una luce tale da mettere in risalto il senso profondo di un servizio nato per il bene comune, la giustizia, la pace. Un servizio, il vostro, che può davvero condurre a una pienezza di vita vissuta nell’amore. E un tale servizio rende «beati», cioè felici, conclude Gesù.

Anche l’ordinario Militare non si è sottratto alla vulgata del gesto eroico. È andato addirittura oltre, forse con capacità divinatorie riuscendo a leggere nella mente di chi sta per morire: la manovra estrema non sarebbe stata solo frutto di perizia e di coraggio ma una sorta di istinto inoculato grazie alla formazione ampia e completa dell’AM. Troppo, decisamente troppo. Hanno voglia i vertici dell’AM a mantenere un profilo basso sull’aspetto eroico e miracolistico che rischia di essere controproducente.

Niente da fare, l’immaginario collettivo ha bisogno di idealizzare il succube proiettandosi fuori di sé per trovare ciò che non trova dentro. Tra i bisogni inconsci quello dell’immortalità. Freud colse il fenomeno nel suo L’avvenire di un’illusione. Ancora di più Jung nel suo Gli Archetipi dell’Inconscio Collettivo ci spiega il nesso tra il culto della celebrità, che domina la nostra cultura, e il mito dell’Eroe, la narrazione mitica di un viaggio tra morte e rinascita. Le autorità religiose preferiscono ignorare che Cristo non fu ( o non è) un eroe in cerca di immortalità ma “ il racconto della fragilità umana” riscattata (Bergoglio, papa Francesco). Quanto all’imminente Centenario, chi scrive ritiene che l’AM avrebbe fatto volentieri a meno dei collegamenti di Marcianò con il Centenario.

Ciò che ci ha causato un ulteriore stato di disagio e inquietudine è stata la recita della “preghiera degli aviatori” alla fine della cerimonia. Che c’azzecca “Tu Dio dacci le ali delle aquile, lo sguardo delle aquile, l’artiglio delle aquile, per portare ovunque Tu doni la luce, l’amore, la bandiera la gloria d’Italia e di Roma” con l’incidente in cui due ragazzi hanno perso la vita? Che pasta di cristianesimo c’è in: “Fa, nella guerra, della nostra forza, la Tua forza, o Signore, perché nessun’ombra sfiori la nostra terra e fa, quando sia l’ora, dei Tuoi cieli la nostra corona. E sii con noi come noi siamo con Te, per sempre”.

Per onestà intellettuale e coerenza occorrerebbe chiamarla in un altro modo questa preghiera, ad esempio: “Preghiera al Dio dei bombardieri” (per legittima difesa consolatoria e provvisoria, sinché l’art. 11 della Costituzione non sarà stato emendato sotto l’incalzare degli eventi)

Considerazioni di un cittadino di Guidonia

Chi scrive queste righe non è solito chiedere pregiudizialmente le idee, le convinzioni, la residenza anagrafica, i distintivi e in generale i fattori identitari dei morti che non sono passati sulla ribalta della Storia. La morte di ogni essere umano, specie quando non avviene per cause naturali, ci lascia una certa amarezza e talvolta lo smarrimento. Tanto più per due piloti che hanno svolto numerose missioni di pace. La nostra solidarietà, s’intende ai piloti e ai loro familiari, è incondizionata. Le emozioni non debbono però condurci a rinunciare al diritto all’informazione e a comprendere ponendo domande legittime e doverose sull’accaduto e sul senso. Alla verità giudiziaria occorre affiancare considerazioni di ordine sociale e ambientale per contestualizzare il quadro e affrontare questioni concrete sul livello di sicurezza del territorio e della popolazione residente.

Per un disastro che avrebbe potuto avere effetti devastanti gli interrogativi che destano inquietudine e perplessità sono tanti. Purtroppo l’ondata emotiva, assecondata, si è orientata prevalentemente su un singolo episodio. Sollecitati da attese consolatorie per lo scampato pericolo in molti hanno celebrato l’eroismo del maggiore Meneghello che avrebbe manovrato dirigendo il velivolo in modo da evitare gli edifici e quindi danni a cose e persone. Meneghello è stato acclamato eroe; qualcun altro, meno laicamente, ha gridato al miracolo. Non si vuole qui entrare nel merito della bravura e dello spirito di abnegazione di Meneghello. Si vuole semplicemente evitare di strumentalizzare una morte per farne materia di consolazione glissando sui nodi principali.

Non avendo competenza in di tecniche di pilotaggio e di dinamica del volo, non possiamo insistere sulla perplessità di come sia arduo, se non impossibile, manovrare un aeromobile privo di impennaggio. Preferiamo citare le parole dell’ingegnere Sergio Barlocchetti esperto del settore e pilota che così commenta a proposito di “ frasi inopportune su presunte manovre per evitare case e altre teorie. La verità è che probabilmente non lo sapremo mai ed è così che forse dovrebbe essere. Resta un mistero perché in questo Paese bisogna sempre aver bisogno di eroi. Forse perché pensare che un pilota possa fino all’ultimo aver salvato qualcun altro rende meno penosa o inutile la fine della sua vita, o più accettabile qualcosa che i pacifisti detestano, ma è un’illusione. I due ufficiali scomparsi ieri non hanno bisogno di eroismi, erano unici, persone meravigliose, come tale resta il ricordo che tutti i conoscenti hanno di loro anche se non sanno cosa stessero provando in quegli ultimi istanti. Resta un fatto: la verità non la vogliamo vedere”.

In modo più sobrio, ma, se possibile più eloquente, il generale, accorto comunicatore e attento all’immagine dell’Aeronautica Militare, si è espresso rispondendo alla domanda di un giornalista sulla “manovra eroica” con queste parole:” Tutti i piloti che volano regolarmente con i velivoli dell’Aeronautica militare sono addestrati anche a manovre che preservano l'incolumità di cose e di persone a terra. Se da qui vogliamo dire che è stata voluta, non lo possiamo affermare, ma sicuramente l'indagine che è in corso lo potrà appurare”.
Stride anche la parsimonia dei commenti sul disastro del tenente colonnello Cipriano. Di lui nessun racconto, non si è alzata una voce a sostegno di una sua presunta manovra eroica volta a far precipitare il velivolo a nei campi, poco oltre l’abitato.

Sono state aperte due inchieste, una della Procura civile, l’altra di quella militare. Per quest’ultima si parla già di 3 o 4 mesi per stabilire la causa dell’incidente. Al momento nessuna ipotesi può essere scartata: errore umano, il fattore tecnico, una causa ambientale, il malore di un pilota. Gli S.208 non sono dotati di scatola nera, sarà difficile individuare la causa.

Per il resto si ha l’impressione che a distanza di una settimana tutto sia scivolato in sordina. Le celebrazioni del Centenario sono prossime: mostre in tutta la penisola, iniziando dal Vittoriano il 25 marzo, villaggio “Air Force Experience” con simulatori ludici, proiezioni ed esibizioni musicali, cerimonia al Pincio con il sorvolo di velivoli e delle Frecce Tricolori. Giorgio Cipriano e Marco Meneghello non ci saranno. I loro familiari, ma anche molti altri non potranno rassegnarsi all’idea che difficilmente le inchieste approderanno alla causa del disastro con una attendibilità sufficiente. The shows must go on.

Interrogativi non rinviabili

Stabilire la causa del disastro è essenziale per fare luce, prendere le misure adeguate ad evitare altre occorrenze, stabilire le eventuali responsabilità penali. Però non basta. Occorre riflettere se le missioni di questo tipo sono davvero indispensabili per la sicurezza del Paese e, posto che lo siano, quali tutele e garanzie può dare l’Aeronautica per la salvaguardia della sicurezza delle persone in nome di cui le Forze Armate hanno la loro ragion d’essere. Non si può pensare che le esigenze di addestramento siano un assoluto anteposto alla sicurezza del territorio.
Alle figure istituzionali competenti occorre chiedere anche quanto segue.
- Si può escludere che siano state eseguite manovre non consuete in rapporto alla missione?
- Sono disponibili immagini satellitari del luogo all’atto dell’incidente ?
- La missione aveva attinenza con il centenario della costituzione dell’Aeronautica Militare, cerimonia prevista per il 28 Marzo 2023?
- Sono depositate e rese disponibili le procedure operative del piano di emergenza per il soccorso a terra in caso di incidenti ad aeromobili militari fuori dal sedime aeroportuale o comunque fuori dall’area di giurisdizione aeroportuale? Chi risponde del piano e del suo aggiornamento?
- Oltre alle manovre atte a preservare l’incolumità a cose e persone, i piloti dispongono della classificazione dei luoghi verso cui direzionare il velivolo in caso di emergenza?

Nota a margine

Agli addetti alla tutela della sicurezza della Repubblica che, bontà loro, raccolgono e valutano le opinioni e le espressioni di chi scrive desideriamo facilitare il compito occhiuto a beneficio dell'economia del servizio (che grava sui contribuenti). L’autore aggiunge di avere casa a 260 m dal crash point di Marco Meneghello e a 500 m da quello di Cipriano.
[Riccardo Gullotta]

inviata da Riccardo Gullotta - 16/3/2023 - 10:21




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