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Le clairon

Gaston Couté
Lingua: Francese


Lista delle versioni e commenti


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[1911]
Versi di Gaston Couté, pubblicati sul settimanale socialista ed antimilitarista “La Guerre Sociale” (numero dal 30 maggio al 6 giugno 1911), poi nel quarto volume de “L’Intégrale du Vent du Ch’min”, pubblicazione integrale in cinque volumi delle opere di Couté realizzata dalle edizioni “Le vent du ch'min” tra il 1976 ed il 1977 e riedita nel 2013 dalle edizioni “La Matière Noire”.
Sull’aria de “Le clairon”, canzone iperpatriottica con versi di Paul Déroulède, poeta e scrittore, boulangista, militante della destra ultranazionalista francese.



La canzone è introdotta da uno stralcio di un articolo pubblicato su L'Humanité a proposito della repressione di uino sciopero di braccianti agricoli nel dipartimento di Gard, in Linguadoca:

“Le capitaine Cayaba du 40e d'Infanterie, commande à son trompette d'artillerie de faire les sommations. Le soldat se met à pleurer et ne peut souffler qu'une fois.”

I soldati mandati a reprimere uno sciopero... l’ufficiale che dà l’ordine di carica contro i manifestanti... il trombettiere - forse un figlio di quella terra che si trovava di fronte amici o addirittura familiari - non riesce a suonare l’ordine, scosso dal pianto e dalla rabbia...
Per i soldati che non attuavano ciecamente gli ordini impartiti c’era, così come in guerra, la propspettiva di sanzioni durissime, in primo luogo (come indicato nella seconda strofa col riferimento alla località di Gafsa in Tunisia) quella di essere sbattuti À Biribi, in uno dei terribili battaglioni punitivi in terra d’Africa...





E’ proprio a Gafsa che furono spediti gli uomini del XVII° reggimento di fanteria che si erano rifiutati di sparare sui contadini in sciopero a Béziers nel 1907...
Les tâcherons sont en grève,
Un rouge soleil se lève
Sur les sillons de là-bas ;
Mais pour défendre la terre
Des riches propriétaires,
En avant petits soldats
Tarata, tarata, tarata, tatatata !

Un long frisson de révolte
Passe parmi les récoltes :
Il faut marcher à l'instant
Sur cette foule hagarde,
Sinon, soldats, prenez garde ;
C'est Gafsa qui vous attend
Tarata, tarata, tarata, tatatata !

Qu'après vos charges farouches
Le sang inonde les souches
Dans les vignes des patrons,
Pour faire sabrer tes frères
Dont tu vécus la misère,
En avant ! sonne clairon !
Tarata, tarata, tarata, tatatata !

L'ordre est donné, l'heure est grave
Mais le clairon est un brave,
Est un brave petit gâs ;
A peine a-t-il fait un geste
Que tout son être proteste ;
Le clairon ne sonne pas !

Bravo ! mais que dans le cuivre,
Pour l'appel qui nous délivre
De nos communs exploiteurs,
Demain ton souffle résonne,
Petit clairon sonne, sonne
A pleins poumons, à plein cœur !
Tarata, tarata, tarata, tatatata !

inviata da Bernart Bartleby - 13/6/2015 - 19:03



Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Traduction italienne / Italian translation / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 05-03-2020 10:30
IL TROMBETTIERE

Scioperano i braccianti,
un rosso sole si leva
sui campi [1] di laggiù ;
ma per difender la terra
dei ricchi agrari,
avanti, soldatini !
Pepperepeppeppè!

Un lungo fremito di rivolta
passa in mezzo ai raccolto :
marciar sùbito addosso
a quella folla stravolta!
Sennò attenti, soldati :
c'è Gafsa che vi aspetta.
Pepperepeppeppè!

Caricato spietatamente,
che il sangue inondi i grappoli
nelle vigne dei padroni!
Al massacro dei fratelli,
la cui miseria hai condiviso! [2]
Avanti! Suona, trombettiere !
Pepperepeppeppè!

Dato l'ordine; l'ora è grave.
Ma il trombettiere ha coraggio,
un ragazzino coraggioso ;
non ha fatto che un gesto,
che si sente protestar dentro ;
nessuno squillo di tromba!

Ben fatto! Però che nell'ottone, [3]
a chiamare a liberazione
da chi ci sfrutta tutti,
risuoni domani il tuo fiato!
Suona, suona, trombettierino,
a pieni polmoni, con tutto il cuore!
Pepperepeppeppèèèè!!
[1] Leggendo magari in questi complicatissimi giorni le traduzioni a tappeto che sto facendo da Gaston Couté, vi sarete senz'altro accorti della “predilezione” che ha per certe parole. Una di queste è sillon. Fa parte, chiaramente, di tutto quel fraseggiare elevato che è tipico dei canti di protesta e di rivolta di ogni epoca e paese (si vedano i canti anarchici italiani). Si tratta di un lessico aulico e metaforico: ad esempio, i campi, sono sempre “solchi” (sillons). Per il termine in questione c'è pure, chiaramente, l'influenza della Marsigliese (qu'un sang impur abreuve vos sillons). Il “solco”, del resto, intende dare l'idea del lavoro.

[2] Pur non essendo le mie “traduzioni d'arte” (un giorno, se un bravo cantautore intendesse fare un po' di Couté in italiano, potrà servirsene come base), mi piace almeno un po' evitare pesanti traduzioni alla lettera, specialmente laddove l'italiano allungasse un po' troppo il centimetraggio della riga. Avverto quindi che la traduzione letterale di questi due versi è: “Per far sciabolare i tuoi fratelli / dei quali hai vissuto la (stessa) miseria”.

[3] Cuivre significa “rame” (è il nome dell'isola di Cipro, antichissima produttrice di rame, che si è sparso un po' ovunque: inglese copper, tedesco Kupfer...). Però, les cuivres sono, in musica, gli “ottoni”. Non credo esista nessuno strumento musicale di rame puro.

5/3/2020 - 10:30




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