Prison Wall Blues

(1928)

Le jug bands erano così chiamate per il fatto di avere nel loro organico un suonatore di jug: un recipiente di vetro o di terracotta – che poteva essere una bottiglia o una brocca – di varie fogge e dimensioni, che serviva da cassa di risonanza per i suoni che il musicista vi produceva soffiandoci dentro: si otteneva così un suono cupo e ronzante che fungeva da basso di accompagnamento che imitava il basso tuba – era infatti chiamato “the poor man’s tuba”. Si trattava di uno di quegli strumenti poveri come il washboard (ovverosia l'asse per lavare i panni, di legno o di metallo, sulla cui superficie ondulata venivano passati cucchiai e altri oggetti metallici creando un effetto ritmico efficacissimo – uno specialista del washboard era il batterista Baby Dodds), il diddley bo (una specie di chitarra rudimentale), il kazoo, l’armonica (o harp).
Le prime jug bands, originarie degli stati del Sud urbano, erano composte da musicisti afro-americani del vaudeville e dei medicine shows. In particolare caratterizzarono la scena musicale di Memphis tra gli anni Venti e Trenta.

"Led by Gus Cannon on banjo, the Jug Stompers of Memphis were also equipped with a guitar, harmonica, and, of course, a jug. They made lively, upbeat country-blues numbers entertaining people on the street. In “Prison Wall Blues” there’s a somewhat more lighthearted approach to going to prison, even detailing an escape and one line that says “you might as well laugh”. Still though,”When they bring you through that gate / You wish you hadn’t done it, but it’s just too late.” By far the most upbeat number on this list.
(From: "Ball And Chain Blues: 10 Prison Songs From Document Catalogue"

Gus Cannon (jug & banjo), Hosea Woods (banjo & vocal), Noah Lewis (harmonica), 1928

(1) white mule: noto anche come 'white lightning', in gergo è riferito a un forte liquore distillato illegalmente in casa, soprattutto negli stati del Sud e nel Midwest. Vedi anche 'moonshine'.

(2) allude ai temibili segugi che riuscivano a ritrovare le tracce dei prigionieri fuggiti.