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Il cinghiale portapace (invocazione per la fine d'ogni guerra)

Mauro Geraci
Lingua: Italiano




Un cinghiale i cassonetti
rovistava a testa bassa
per finire quei pezzetti
lì buttati dalla massa

di carciofi e di patate,
di fettine assai ingiallite,
clementine ed insalate
e di pizze assai avariate.

Con le bucce dell’arancia
e di torsoli di pera
si gonfiava la sua pancia
come fosse mongolfiera.

Al cinghiale ormai gigante
gli finirono le scorte
e così fece il brigante
per sconfiggere la morte.

“Compagni di armi facciamo man basse,
di missili e mine svuotiamo le casse,
mangiate granate, cannoni ed i caccia,
le navi e ogni drone che in cielo s’affaccia.
Proiettili e bombe nucleari e che rutti
coi gas nervini, ce n’è qui per tutti,
e quando cacate ogni arma di merda
diventa e di pace fiorisce la terra”.

Il cinghiale portapace
fu d’esempio in tutto il mondo
per la fame sua vorace
in quel pozzo senza fondo

terminaron gli armamenti
militari e anche la Nato
se la succhiano gli armenti
alla fine per gelato.

Ma la fame della pace
non finì a quei cinghialoni
si papparono Zelenski,
Putin, Biden e la Meloni.

E così piazza pulita
ogni esercito un sol sorso
ritornò presto la vita
sulla terra del rimorso.

“Senza più frontiere, senza più confini
la terra viviamo coi nostri bambini
che liberi siamo da stati e nazioni
da app e green pass, da spid e smartphoni.
Le reti spaccate, le banche sventrate,
la nuova aria fresca ora respirate
e grazie al cinghiale che portò la pace,
il mondo mai più morirà sulla brace”.



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