Lingua   

על נהרות בבל [Psalm 137]

Salomone Rossi
Lingua: Ebraico


Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

Ικαριώτικο
(Giorgos Konitopoulos / Γιώργος Κονιτόπουλος)
Alle fronde dei salici
(Salvatore Quasimodo)
Phralipè (Pri li mulé andré Auschwitz)
(Alexian Group)


Al Naharot Bavel
[1622]

מילים / Testo / نص / Lyrics / Paroles / Sanat :
תְּהִלִּים / Salmi / سفر المزامير / Book of Psalms / Livre des Psaumes / Psalmien kirja

לחן / Musica / موسيقى / Music / Musique / Sävel :
Salomone Rossi

מבוצע על ידי / Interpreti / اللاعبين / Performed by / Interprétée par / Laulavat :
Alessandro Casari, Emanuele Bianchi, Giovanni Caccamo, Filippo Tuccimei . Dir: Roberto Gini

אלבום / Album / الألبوم / Albumi :
The Songs of Solomon

[[https://images.unsplash.com/photo-1543455088-0bb678c9dcd7?ixlib=rb-1.2.1&ixid=MnwxMjA3fDB8MHxwaG90by1wYWdlfHx8fGVufDB8fHx8&auto=format&fit=crop&w=1470&q=80 |]] credit: Anton Lung
[[https://images.unsplash.com/photo-1543455088-0bb678c9dcd7?ixlib=rb-1.2.1&ixid=MnwxMjA3fDB8MHxwaG90by1wYWdlfHx8fGVufDB8fHx8&auto=format&fit=crop&w=1470&q=80 |]] credit: Anton Lung


Statuto delle Nazioni Unite Art.1, para. 2

Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’auto-decisione dei popoli, e prendere altre misure atte a rafforzare la pace universale.


Nota testuale

Il Salmo 137 (136 nella versione greca dei Settanta) è il salmo dell’esilio. Verso la fine del VII sec a.C. il regno di Giuda, retto da Ioachim dal 609 a.C., era in posizione di debolezza, stretto tra le mire babilonesi e la sudditanza agli egizi a cui versava tributi. Nel Medio Oriente il quadro storico stava mutando rapidamente. Il principe babilonese Nabû-kudurri-uṣur , noto poi come Nabucodonosor II , aveva sconfitto gli Assiri e gli Egizi loro alleati a Karkemiš (oggi Jarabulus in Siria, non lontano da Kobanê) nel 605 a.C. Tale battaglia e la successiva vittoria schiacciante riportata a Hama consolidarono la potenza babilonese e la fine di quella potenza egizia. Ioachim cambiò alleato, versò i tributi ai Babilonesi. Nel 602 a.C. Ioachim si ribellò ai Babilonesi cambiando di nuovo la potenza di riferimento. Nabucodonosor , adesso sovrano, intraprese una campagna per invadere il regno di Giuda. Nel 598 a.C. Gerusalemme capitolò e fu saccheggiata. Il Tempio fu risparmiato. Ebbe luogo la prima deportazione di Ebrei a Babilonia. A Gerusalemme i vincitori misero sul trono Sedecia, ultimo re di Giuda. Anche questi finì con il ribellarsi ai babilonesi confidando nel soccorso degli Egizi. L’intervento di Nabucodonosor nel 587 non risparmiò niente e nessuno. L’esercito babilonese fece massacri, distrusse il Tempio, depredò la città, ne abbatté le mura. Gran parte della popolazione ebraica fu deportata a Babilonia. Nei massacri si segnalarono per efferatezza gli Edomiti, eterni rivali dei Giudei stanziati nella regione a sud di Giuda, anch’essi di origine semitica. Il riferimento a Edom alla fine del salmo trova qui la spiegazione.

Il testo qui proposto è quello ebraico masoretico a cui gli esecutori del canto si mantengono aderenti integralmente. Nella liturgia cristiana, cattolica e protestante, il salmo 137 non è molto diffuso. In tutte le interpretazioni delle chiese cristiane vengono omessi gli ultimi tre versetti che rimandano alla legge del taglione. Comunque si leggano, sono infatti decisamente non in linea con il messaggio del Nuovo Testamento.

Alle fronde dei salici

I lettori variamente credenti vorranno consentirci di leggere la “versione laica” del salmo attraverso la poesia del Nobel per la Letteratura Salvatore Quasimodo, siciliano, Alle fronde dei salici, scritta nella Resistenza e per la Resistenza

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento


Esili, deportazioni, prigionie, colonizzazioni

L’esilio è un tema fondante della Bibbia. Gran parte della popolazione di Gerusalemme e della Giudea fu deportata a Babilonia nel 598 e nel 587. La distruzione del Tempio di Gerusalemme e le deportazioni comportarono una rielaborazione profonda della identità ebraica basata sulla teologia con tutto ciò che ne è conseguito sino ai tempi attuali.
La centralità dell’esilio e delle vicende tragiche occorse agli ebrei nel corso dei secoli hanno assorbito l’attenzione. È scivolato in secondo piano o addirittura è stato ignorato del tutto il fatto che molte altre popolazioni continuano a subire ingiustizie e violenze estreme, complici le ideologie ai quattro punti cardinali. Il tempo e lo spazio non ci consentono di dare giusto rilievo ad una quantità di occorrenze impressionanti. Segue un elenco dannatamente parziale di popolazioni sottoposte a violenze di ogni genere. A loro, e soprattutto ai popoli non menzionati, costretti a subire angherie, etnocidi e genocidi è dedicato questo contributo; a loro ebrei altri, impotenti, invisibili, silenziati, spesso ignoti.


Popoli indigeni dell’Amazzonia

L’antropologo Alexander Laban Hinton attesta che nella prima metà del XX secolo la popolazione indigena brasiliana è stata ulteriormente decimata da oltre 1 milione a 200mila individui, e che 80 tribù indigene sono state annientate. Tra le 240 tribù per un totale di 900mila persone si segnalano le seguenti. Gli ultimi 4 -5 gruppi, come si può intuire, non ce la faranno, sono praticamente estinti.
Asháninka, 98mila; Guarani, 51mila; Tikuna, 40mila; Kaingang, 33mila; Yanomani, 27mila; Awa Guajà , 360; Kanoe, 319; Aikanã, 180 ;Uru-Eu-Wau-Wau,115; Mapidian, 50; Kwaza 40; Negarotê, 40; Amikoana, 5; Akuntsu,4

Popoli indigeni della Colombia

In Colombia si contano circa 800mila indigeni distribuiti in 567 resguardos /riserve. Tra le 80 etnie si segnalano le seguenti:
Paeces, 140mila; Pastor, 55mila; Zenù, 30mila; Yanacona, 19mila; Guambiano, 15mila; Ica, 14mila; Cogui, 11mila; Coconuco, 6mila; Saija,3.500; Coreguaj, 2.100; Chimila, 2mila; Huitoto, 1.900; Barasana, 1.000; Guayabero, 1.000; YuKuna, 1.000; Cuiba, 700; Tatuyo, 580; Yurutí, 570; Andoque, 500; Karapanã, 400; Achagua, 400; Nukak, 378; Cabiyari, 270; Masiguare, 250; Nonuya,190; Amaruwa, 150; Makaguaje, 50


Nativi americani

Il genocidio dei nativi americani nel Nordamerica si protrasse per circa due secoli a seguito della colonizzazione inglese e francese. Alla fine del XIX secolo la consistenza dei nativi si era ridotta a 250mila individui. Le cause principali dello sterminio di 1 milione di nativi furono le malattie endemiche portate dagli europei e dai loro animali. In un secondo tempo i colonizzatori si servirono consapevolmente della vulnerabilità dei nativi per diffondere il contagio e decimare le popolazioni locali.

Bambino Navajo  Archivio Riccardo Gullotta
Bambino Navajo Archivio Riccardo Gullotta


A titolo di esempio si veda quanto attestato anche da Carl Waldman a pag 108 nel suo Atlas of the North American Indian , [ed. NY Facts on File, 1985] a proposito dell’assedio di Fort Pitt da parte di Capo Pontiac nel 1763:

Captain Simeon Ecuyer [comandante inglese del forte, ndr] had bought time by sending smallpox-infected blankets and handkerchiefs to the Indians surrounding the fort -- an early example of biological warfare -- which started an epidemic among them. Amherst himself had encouraged this tactic in a letter to Ecuyer

Jeffrey Ostler , professore di Northwest and Pacific History all’università dell’Oregon, argomenta nel suo Surviving Genocide: Native Nations and the United States from the American Revolution to Bleeding Kansas che “ Native communities’ vulnerability to epidemics is not a historical accident, but a direct result of oppressive policies and ongoing colonialism”.
Prima dell’arrivo dei colonizzatori le tribù dei nativi erano circa 250. Tra le più note: Sioux, Apaches, Cheyenne, Navajo, Mohicani.


Minoranze birmane. Karen e Rohingya

Shan, Kachin, Chin, Mon, Bamar, Rakhine, Kayah sono etnie più o meno discriminate in Birmania.
I Karen sono circa 5 milioni stanziati in Birmania e un altro milione in Tailandia. Sono in lotta con il governo centrale da 1949 per ottenere l’autonomia. Nessun risultato è stato conseguito durante il dibattito al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per l’opposizione di Russia, Cina, Sudafrica e di recente anche dell’India. Un inasprimento si è manifestato nel maggio 2021 dopo il colpo di stato che ha interrotto la tregua in vigore da sei anni. Il regime ha usato anche l’aviazione per annientare la resistenza dei Karen.
I Rohingya sono un’etnia di un milione e mezzo di persone, di religione islamica, presenti in Arabia Saudita, Bangladesh e Pakistan. I Rohingya non sono riconosciuti come minoranza etnica dalla Birmania, perciò i loro membri non hanno la cittadinanza birmana. Sino al 2017 in Birmania erano circa un milione e mezzo, un milione si sono rifugiati in Bangladesh dopo la repressione violenta con 280 villaggi incendiati o distrutti e migliaia di uccisioni. In Birmania sono privi dei diritti fondamentali, in Bangladesh sono privi di protezione dato che questo paese non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra. A loro è negato l’accesso al sistema scolastico e sanitario. Il silenzio della comunità internazionale su questa etnia, forse la più disgraziata in Asia, è pressoché totale.


Sahrawi

Nonostante la Risoluzione n. 1514 dell’Onu nel 1960 per il riconoscimento all’autodeterminazione dei popoli già sotto dominio coloniale, la Spagna, paese colonizzatore disattese l’impegno a indire il referendum. Il Marocco ha occupato gran parte del territorio Sahrawi e rifiuta il referendum dal 1975. Dopo 46 anni gran parte delle famiglie sahrawi, 175mila persone, risiedono nei 5 campi profughi di Tindouf in Algeria.

 Voglia di indipendenza Sahrawi  Archivio Riccardo Gullotta
Voglia di indipendenza Sahrawi Archivio Riccardo Gullotta


L’80% del territorio è occupato dal Marocco che ha eretto un muro di 2700 km. Dal canto suo l’Onu fatica ad operare per la soluzione del conflitto. La MINURSO [Missione delle Nazioni Unite per l’organizzazione di un referendum nel Sahara Occidentale] mantiene la vigilanza militare sui confini. Purtroppo l’allargamento del suo mandato indispensabile per il rispetto dei diritti umani, sollecitato anche da Amnesty International, non ha trovato il consenso di Francia e Russia. La situazione si è aggravata ai danni del popolo sahrawi dopo la recente presa di posizione dell’amministrazione statunitense a sostegno del Marocco nel quadro del riconoscimento di Israele da parte di Rabat. I diritti civili ed umani continuano ad essere pervicacemente sottratti ai Sahrawi.


Curdi

I Curdi sono circa 35 milioni ma in nessuna carta geopolitica e in nessun trattato internazionale si fa menzione del Kurdistan come stato indipendente, a parte il trattato di Sèvres, documento effimero superato dal trattato di Losanna che ignorò del tutto le rivendicazioni curde. Continua ad essere, dopo secoli, una regione geografica estesa tra la Turchia sudorientale, l’Iraq settentrionale, la Siria nordorientale e l’Iran occidentale. Per i turchi i curdi non esistono, sono definiti Dağ Türkleri / turchi di montagna. Per il governo turco una lingua curda non esiste, si tratterebbe di dialetti turchi. L’uso della lingua curda è proibito nelle scuole e la diffusione della cultura curda è ostacolata dal governo turco in tutte le sue manifestazioni. Leader e militanti dell’HDP [Halkların Demokratik Partisi] / Partito Democratico dei Popoli languono nelle carceri turche, accusati di essere fiancheggiatori del PKK e quindi dei terroristi.
Sono assai meno note le vicissitudini dei curdi iraniani, circa 8 milioni. Nel 1979 l’ayatollah Khomeini proclamò la jihad contro i curdi che aspiravano a vedere riconosciuti i loro diritti di minoranza senza mai rivendicare l’indipendenza; peraltro i curdi iraniani avevano contribuito non poco alla caduta dello scià. Le vittime curde della persecuzione del regime iraniano sono stimate in 30-35mila. Decine di migliaia di curdi sono stati imprigionati e si sono visti negare i diritti civili e politici. Nonostante che dal 1996 non ci siano stati più episodi di lotta armata dopo la cessazione unilaterale del KDPI, di orientamento laico e riformista, quasi metà della popolazione carceraria in Iran è costituita da militanti curdi. Pare che il 20% del totale delle condanne a morte in Iran siano a carico di curdi.
Altra popolazione cui non è riconosciuto il diritto all’autodeterminazione è quella dei curdi siriani. La AANES [ Autonomous Administration of North and East Syria] più nota come Rojava é una regione non riconosciuta dal governo siriano. Fu costituita nel 2012 all’inizio della guerra civile in Siria. Nel periodo antecedente i governi siriani hanno condotto una politica di arabizzazione nella regione, privando dei diritti umani e politici migliaia di curdi, anche della cittadinanza, procedendo all’esproprio dei terreni. Il Rojava si è dato una costituzione provvisoria, denominata “Contratto sociale del Rojava” improntata a principi di democrazia dal basso, laica, basata sul pluralismo etnico. Circa 5 milioni di persone organizzate in 7 regioni autonome federate. Sono sotto la minaccia continua delle forze turche che temono le iniziative autonomistiche ai confini con inevitabili contraccolpi alla gestione della questione curda in Turchia. Perciò li accusano di essere terroristi in combutta con il PKK. Perciò la Turchia, oltre a ripetuti massicci interventi militari in Rojava, mirati anche alla sostituzione etnica, si oppone radicalmente alla partecipazione dell’AANES al tavolo delle trattative e a qualunque tipo di riconoscimento di istituzioni curde all’estero, anche di forme a prevalenza associativa. Di fatto la Turchia è riuscita a fare pressioni sull’Onu affinché il Rojava sia soltanto un’espressione geografica.

Curdi in Italia  Archivio Riccardo Gullotta
Curdi in Italia Archivio Riccardo Gullotta


Diversa è la situazione dei curdi in Iraq dove sono riusciti ad ottenere una larga autonomia. Il KRG [Kurdistan Regional Government] è l’istituzione che amministra la Regione irachena del Kurdistan. Il potere legislativo è esercitato da un parlamento unicamerale. Le ultime elezioni parlamentari si sono tenute nel 2018.Il PDK è il partito che raccoglie la maggior parte di consensi, riuscendo a prevalere. Citiamo i curdi iracheni per rilevare che un grosso ostacolo alle richieste di autonomia dei curdi in Turchia, Iran e Siria è costituito dalle lotte intestine tra curdi. Quello del PDK di Mas’ud Barzani è l’esempio paradigmatico. Dopo la guerra civile del 1994-1998 tra PDK e UPK [Unione patriottica del Kurdistan], anche l’UPK ha finito per appiattirsi, per una serie di vicende complesse, sulle posizioni decisamente filo-turche del PDK. La Turchia ha perciò buon gioco nell’effettuare incursioni in territorio iracheno con la tolleranza del Governo regionale curdo contro il PKK e gli Ezidi, nel silenzio dei media. In breve il governo regionale curdo iracheno agisce di conserva con quello turco a danno dei curdi turchi, siriani e si mantiene indifferente alla questione dei curdi iraniani.


Palestinesi

I fatti relativi alla questione palestinese sono abbastanza noti. Le cifre sulle vittime dei conflitti e degli scontri di ambo le parti sono note. Le cifre sui prigionieri politici palestinesi non sono aggiornate ma sono comunque note. Le cifre sulle appropriazioni forzate di terre palestinesi sono note con discreta approssimazione. Le cifre sulle violazioni dei diritti umani non sono note nella loro interezza, ma la frazione nota è largamente sufficiente per chi vuole capire. Eviteremo di entrare nel loro specifico.
Ci soffermiamo invece su una serie di dispositivi del diritto internazionale rifiutati dai governi israeliani che vedono nelle Nazioni Unite un coacervo ingiustificato di interessi ai loro danni. Segue un elenco parziale, sensibilmente ridotto (l’elenco completo consta di settecento unità) delle Risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’ONU [UNGA] e del Consiglio di Sicurezza [UNSC], disattese nella quasi totalità.

Scolari palestinesi  Archivio Riccardo Gullotta
Scolari palestinesi Archivio Riccardo Gullotta


Esaminando con pazienza i testi e contestualizzandoli emergerebbero molti spunti di riflessioni e delle verità spesso poco note. Non sono testi antisemiti, sarebbe arduo sostenere che istituzioni al massimo livello mondiale scendano allo stesso livello dei diffusori dei Protocolli dei Savi di Sion. Andrebbero invece approfonditi per evitare di continuare a sorvolare sulle nette responsabilità israeliane e a snobbare le risoluzioni dell’Assemblea dell’Onu in quanto “non vincolanti”. Beninteso altri non si dovrebbero astenere dal prendere posizione sulle irresponsabilità, cavalcate da vari attori internazionali, di movimenti che, nella sproporzione evidente del confronto, non hanno preso le distanze dall’uso della violenza sui civili.

Risoluzione UnGA 181 / 1947: Piano di spartizione per la Palestina (rifiutato dagli Arabi)

Risoluzione UnGA 194 / 1948: L’UnGA esprime apprezzamento per gli sforzi dell'Inviato delle Nazioni Unite Folke Bernadotte dopo il suo assassinio da parte dei membri della Banda Stern. Determina la protezione e il libero accesso ai Luoghi Santi; la smilitarizzazione e il controllo delle Nazioni Unite su Gerusalemme; il libero accesso a Gerusalemme; Rientro dei rifugiati e risarcimento

Risoluzione UnGA 394 / 1950: L’UnGA sollecita l’attuazione delle Res.194 per i rifugiati palestinesi

Risoluzione UnSC 93 / 1951: Ai civili arabi che sono stati trasferiti dalla zona smilitarizzata dal governo di Israele deve essere consentito di tornare immediatamente nelle loro case

Risoluzione UnGA 2253 / 1967: L’UnGA considera invalide le modifiche apportate da israele allo status di Gerusalemme. Chiede a Israele di rescindere le misure prese e di desistere dall’intraprenderne altre.

Risoluzione UnSC 237 / 1967: L’UNSC chiede urgentemente a Israele di consentire il ritorno dei nuovi profughi palestinesi / 1967.

Risoluzione UnSC 242 / 1967: L’UNSC chiede l’istituzione di una pace giusta e duratura in Medio Oriente, che includa il ritiro del Esercito israeliano di territori occupati durante il recente conflitto e il rispetto e riconoscimento della sovranità e dell’integrità territoriale e dell’indipendenza politica di ciascuno Stato nella regione e il loro diritto a vivere in pace all’interno di confini riconosciuti e sicuri, al riparo da minacce e atti di forza.

Risoluzione UnSC 252 / 1968: L’UNSC dichiara non valido l’atto di Israele di unificazione di Gerusalemme come capitale ebraica

Risoluzione UnSC 259 / 1968: L’UNSC deplora il rifiuto israeliano di accettare una missione dell’ONU che verifichi lo stato di occupazione. L’UNSC condanna Israele per non aver obbedito alle risoluzioni dell’ONU su Gerusalemme

Risoluzione UnGA 2628 / 1970: L’UnGA riconosce che il rispetto dei diritti dei Palestinesi è elemento indiscutibile per pace giusta e duratura in M.O.

Risoluzione UnGA 2792 / 1971: L’UnGA richiama l’attuazione della Risoluzione UnGA 194. Sottolinea i diritti inalienabili del popolo palestinese. Chiede a Israele di porre fine al trasferimento dei Palestinesi dei campi profughi

Risoluzione UnGA 2851 / 1971: L’UnGA condanna le pratiche israeliane nei Territori Occupati

Risoluzione UnGA 3175 / 1973: L’UnGA afferma il diritto degli stati arabi e delle popolazioni dei Territori Occupati alla sovranità permanente sulle loro risorse naturali. Ribadisce che tutte le misure intraprese da Israele per l’utilizzo delle risorse naturali e umane dei Territori occupati sono illegali. Afferma il diritto degli stati arabi e delle popolazioni nei Territori occupati da israele alla restituzione e al completo risarcimento. Dichiara che i suddetti principi sono applicabili a tutti gli stati, terrritori sotto occupazione straniera, governo coloniale o apartheid

Risoluzione UnGA 3236 / 1974: L’UnGA ribadisce il diritto all’autodeterminazione, alla indipendenza nazionale e sovranità. Ribadisce il diritto al ritorno dei Palestinesi

Risoluzione UnGA 3246 / 1974: L’UnGA afferma la legittimità della resistenza armata dei popoli oppressi nel perseguimento del diritto all'autodeterminazione. Condanna i governi che non sostengono tale diritto

Risoluzione UnGA 31/20 / 1976: L’UnGA ribadisce che una pace giusta e duratura non può prescindere dauna giusta soluzione del problema palestinese sulla base del conseguimento dei diritti inalienabili dei Palestinesi, compreso il diritto al ritorno e il diritto all'indipendenza nazionale e alla sovranità secondo la Carta delle Nazioni Unite

Risoluzione UnSC 444 / 1979: L’UNSC deplora la mancanza di cooperazione di Israele con il contingente di peacekeeping dell’ONU.

Risoluzione UnSC 446 / 1979: L’UNSC dichiara che la creazione di insediamenti da parte di Israele nei territori arabi occupati dal 1967 non ha validità legale e che gli insediamenti israeliani sono un grave ostacolo alla pace .Chiede a Israele di rispettare scrupolosamente le Convenzioni di Ginevra relative alla protezione delle persone civili in tempo di guerra, di annullare le sue misure precedenti e di “desistere dall’adottare qualsiasi misura che provocherebbe un cambiamento nello status giuridico e natura geografica e che influisce sensibilmente sulla composizione demografica dei territori arabi occupati dal 1967, compresa Gerusalemme, e, in particolare, che non trasferisca parti della propria popolazione civile nei territori arabi occupati”.

Risoluzione UnSC 452 / 1979: L’UNSC ingiunge a Israele di smettere di costruire insediamenti nei territori occupati

Risoluzione UnSC 465 / 1980: L’UNSC deplora gli insediamenti israeliani e chiede a tutti gli stati membri di non sostenere il programma di insediamenti di Israele.

Risoluzione UnSC 469 / 1980: L’UNSC deplora con forza la non osservanza da parte di Israele dell’ordine di non deportare Palestinesi.

Risoluzione UnSC 476 / 1980: L’UNSC ribadisce che le rivendicazioni israeliane su Gerusalemme sono nulle.

Risoluzione UnSC 478 / 1980: L’UNSC censura nei termini più forti Israele la “Legge Fondamentale” e afferma che è una violazione del diritto internazionale. Determina che la Legge di Gerusalemme e tutte le altre misure e gli atti legislativi e amministrativi adottati da Israele, il potere occupante, che hanno alterato o intendono alterare il carattere e lo status di Gerusalemme sono nulli e devono essere lasciati senza effetto immediato. L’UNSC non riconosce la Legge di Gerusalemme e altre misure israeliane e invita tutti i membri delle Nazioni Unite a rispettare questa decisione e a ritirare le rappresentanze diplomatiche che hanno istituito a Gerusalemme. La risoluzione afferma inoltre che la Legge di Gerusalemme costituisce un grave ostacolo al raggiungimento di una pace completa, giusta e duratura in Medio Oriente.

Risoluzione UnSC 517 / 1982: L’UNSC censura Israele per non aver ubbidito alle risoluzioni dell’ONU e chiede ad Israele di ritirare le sue forze dal Libano.

Risoluzione UnSC 573 / 1985 : L’UNSC condanna vigorosamente Israele per i bombardamenti su Tunisi durante l’attacco al quartier generale dell’OLP.

Risoluzione UnSC 592 / 1986 : L’UNSC deplora con forza l’uccisione di studenti palestinesi dell’Università’ di Birzeit ad opera delle truppe israeliane.

Risoluzione UnSC 605 / 1987 : L’UNSC deplora con forza le politiche e le pratiche israeliane che negano i diritti umani dei Palestinesi.

Risoluzione UnSC 641 / 1989 : L’UNSC deplora che Israele continui nelle deportazioni di Palestinesi.

Risoluzione UnSC 672 / 1990 : L’UNSC condanna Israele per violenza contro i Palestinesi a Haram al-Sharif/Tempio della Montagna.

Risoluzione UnSC 799 / 1992 : L’UNSC condanna con forza la deportazione di 413 Palestinesi da parte di Israele e chiede il loro immediato ritorno.

Risoluzione UnSC 904 / 1994 : L’UNSC […] Condanna con forza il massacro di Hebron e le sue conseguenze, che hanno causato la morte di oltre 50 civili palestinesi e il ferimento di altre centinaia e ingiunge ad Israele, la potenza occupante, di applicare misure che prevengano atti illegali di violenza da parte di coloni israeliani, come tra gli altri la confisca delle armi.

Risoluzione UnSC 1405 / 2002 : L’UNSC chiede che siano tolte le restrizioni imposte, soprattutto a Jenin, alle operazioni delle organizzazioni umanitarie, compreso il Comitato Internazionale della Croce Rossa e l’Agenzia dell’ONU per l’Assistenza e il Lavoro per i Profughi Palestinesi in Medio Oriente (Unrwa).

Risoluzione UnSC 1435 / 2002 : L’UNSC chiede che Israele ponga immediatamente fine alle misure prese nella città di Ramallah e nei dintorni, che comprendono la distruzione delle infrastrutture civili e di sicurezza palestinesi; chiede anche il rapido ritiro delle forze di occupazione israeliane dalle città palestinesi e il loro ritorno alle posizioni tenute prima di settembre 2000.

Risoluzione UnSC 1515 / 2003 : L’UNSC ribadisce la sua richiesta di porre immediatamente fine a tutte le violenze, comprese atti di terrorismo, provocazioni, sedizione e distruzione. Conferma la sua visione di una regione in cui due stati, Israele e Palestina, convivano dentro confini sicuri e riconosciuti. Sottolinea la necessità di una pace duratura in Medio Oriente, anche tra Israele con Siria e Israele con Libano. Accoglie con favore il diplomatico sforzi del Quartetto internazionale [Stati Uniti d'America, Unione Europea, ONU e Russia]. Supporta la Roadmap del Quartetto per una soluzione permanente a due stati.

Risoluzione UnSC 1850 / 2008 : L’UNSC invita entrambe le parti ad adempiere ai propri obblighi ai sensi della Roadmap e ad astenersi da iniziative che potrebbero minare la fiducia o pregiudicare l'esito dei negoziati. Esorta a intensificare gli sforzi diplomatici per promuovere il riconoscimento reciproco e la coesistenza pacifica tra tutti gli Stati della regione nel contesto del raggiungimento di una pace globale, giusta e duratura in Medio Oriente

Risoluzione UnGA 66/225 / 2012 : L’ UnGA ribadisce il diritto del popolo palestinese e della popolazione delle alture del Golan sotto occupazione sulle proprie risorse naturali, chiede a Israele di cessare lo sfruttamento, il danno, la criticità di tali risorse naturali Riconosce il diritto del popolo palestinese a rivendicare il risarcimento a fronte della violazione dei loro diritti da parte di Israele.
Sottolinea che il muro e gli insediamenti costruiti da Israele nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, sono contrari al diritto internazionale, in conformità con la sentenza del 2004 della Corte internazionale di giustizia e altre risoluzioni delle Nazioni Unite in materia che riguardano Israele.
Invita Israele a rispettare rigorosamente i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale e a cessare tutte le azioni che danneggiano l'ambiente, compreso lo scarico di tutti i tipi di materiali di scarto, che minacciano gravemente le risorse naturali, vale a dire le risorse idriche e del suolo, e che costituiscono una minaccia ambientale, igienico-sanitaria e sanitaria per le popolazioni civili. Invita Israele a cessare la distruzione di infrastrutture vitali, compresi acquedotti e reti fognarie, che, tra l'altro, hanno una ricaduta negativa sulle risorse naturali del popolo palestinese.

Risoluzione UnSC 2334 / 2016 : L’UNSC riconferma le sue risoluzioni sull’argomento, comprese la 242 /1967, 338 /1973, 446 /1979, 452 /1979, 465 /1980, 476 /1980, 478 /1980, 1397 /2002, 1515 /2003 e 1850 /2008, L’UNSC ribadisce che la creazione di insediamenti da parte di Israele nei territori palestinesi occupati dal 1967, compresa Gerusalemme Est, non ha validità legale. Esprime grave preoccupazione per il fatto che il proseguimento delle attività di insediamento israeliano stia mettendo a repentaglio la fattibilità della soluzione a due Stati basata sui confini del 1967;
Riafferma che la costituzione da parte di Israele di colonie nei territori palestinesi occupati dal 1967, compresa Gerusalemme est, non ha validità legale e costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale e un gravissimo ostacolo per il raggiungimento di una soluzione dei due Stati e di una pace, definitiva e complessiva;
Insiste con la richiesta che Israele interrompa immediatamente e completamente ogni attività di colonizzazione nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme est, e che rispetti totalmente tutti i propri obblighi a questo proposito;
Ribadisce che non riconoscerà alcuna modifica dei confini del 1967, comprese quelle riguardanti Gerusalemme, se non quelle concordate dalle parti con i negoziati.
Sottolinea che la cessazione di ogni attività di colonizzazione da parte di Israele è indispensabile per salvaguardare la soluzione dei due Stati e invoca che vengano intrapresi immediatamente misure per invertire le tendenze negative sul terreno che ostacolano la soluzione dei due Stati;
Chiede misure immediate per prevenire tutti gli atti di violenza contro i civili, compresi gli atti di terrore, nonché tutti gli atti di provocazione e distruzione, chiede responsabilità al riguardo e chiede il rispetto degli obblighi previsti dal diritto internazionale per il rafforzamento degli sforzi in corso per combattere il terrorismo, anche attraverso il coordinamento della sicurezza esistente e condannare chiaramente tutti gli atti di terrorismo.

Risoluzione UnGA ES-10/L.22 / 2017: L’ UnGA ribadisce che tutte le decisioni e gli atti che cercano di modificare il carattere, lo status o la composizione demografica di Gerusalemme non hanno alcun effetto legale, sono nulli e devono essere revocati in conformità con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Invita inoltre tutti gli Stati ad astenersi dallo stabilire missioni diplomatiche nella Città Santa di Gerusalemme in conformità con la Risoluzione UnSC 478 del 1980.


Rom

Circa 20 milioni nel mondo, in Europa sono circa 10 milioni. La parola zingaro, da Αθίγγανος / intoccabile, dice come già nel medioevo i rom fossero discriminati. I Rom in Italia erano circa 100mila sino agli anni 80 del secolo scorso. Dopo la caduta di Ceausescu in Romania e la guerra “umanitaria” contro la Jugoslavia, 80mila Rom si riversarono dai Balcani in Italia. Dei 180mila Rom il 15% vive nei campi nomadi, i rimanenti vivono in edifici stabili. Il 5%, cioè 9mila, non possiedono documenti. Se tali percentuali non sono percepite è perché la maggior parte dei Rom cerca di nascondere le proprie origini per timore di essere discriminati.
Il timore è tutt’altro che infondato se si pensa non soltanto ai pregiudizi assai diffusi verso i Rom ma anche alle loro difficoltà di ottenere un lavoro e di essere inseriti a livello sociale. Un rom difficilmente mantiene il posto di lavoro se il datore scopre la sua etnia, ancora più difficilmente ottiene un contratto di locazione. Non abbiamo il coraggio di ammetterlo: i Rom vivono ghettizzati, segregati dal resto della società. Non c’è una sostanziale differenza con certi regimi di apartheid. Non solo, contrariamente a ciò che accade in altre parti del mondo per effetto delle trasformazioni sociali ed economiche, in Italia il divario si acuisce.

Roma, ex campo Nomadi Casilino 900  Archivio Riccardo Gullotta
Roma, ex campo Nomadi Casilino 900 Archivio Riccardo Gullotta


C’è sempre minore attenzione per l’integrazione dei Rom e meno risorse disponibili mentre la caccia allo zingaro da parte di quello che una volta si sarebbe chiamato sottoproletariato urbano è diventato una costante. A spingere verso tale situazione aberrante concorrono forze politiche che vellicano le pance in cerca di facili consensi elettorali. All’occorrenza di qualche protesta violenta o di un crimine commesso da un Rom l’untore di turno è presto trovato. Un bambino scompare? Ci si può giurare che in breve non mancheranno dei testimoni pronti ad affermare di avere visto dei Rom nelle vicinanze. Alla domanda sulla descrizione di elementi utili diranno di avere visto delle donne con delle gonne larghe e lunghe aggirarsi nei dintorni. Guarda caso, gli anfratti ideali per nascondere un bimbo. Così vogliono le leggende metropolitane e certi fogli di stampa pronti ad assecondare la fantasia malata di certi lettori.
Purtroppo non si parla abbastanza di un dato asimmetrico. Mentre non si registrano nei decenni scorsi casi di rapimenti di bambini da parte di Rom, emerge che nell’arco di 10 anni in Italia ben 200 bambini rom sono stati sottratti alle loro famiglie perché ritenuti non adeguatamente tutelati dalle loro famiglie.
Non si tratta soltanto dell’eccesso di zelo di assistenti sociali. Gli orientamenti politici e le coperture non mancano. Così l’assessora all’Istruzione del Veneto Elena Donazzan in Consiglio Regionale: «Se si vuole avere qualche speranza che vengano educati, bisogna togliere i bambini dagli 0 ai 6 anni ai genitori rom e sinti».
E ancora, il consigliere comunale della Lega a Roma, Maurizio Politi a proposito dei Rom: “Penso e continuo ad affermare con forza che i figli debbano essere tolti a chi, per scelta, non li manda a scuola”. Il consigliere decisionista non spiega però come mai nel giro di 2 anni, dal 2017 al 2019, il numero di bambini rom è crollato del 56 %. Non tenta neppure di metterlo in correlazione con il calo del 27 % delle presenze nei campi nomadi a causa del completo esito fallimentare del piano della sindaca Raggi sugli sgomberi.

[Riccardo Gullotta]
עַ֥ל נַהֲר֨וֹת ׀ בָּבֶ֗ל שָׁ֣ם יָ֭שַׁבְנוּ גַּם־ בָּכִ֑ינוּ בְּ֝זָכְרֵ֗נוּ אֶת־ צִיּֽוֹן׃ . [1]
עַֽל־ עֲרָבִ֥ים בְּתוֹכָ֑הּ תָּ֝לִ֗ינוּ כִּנֹּרוֹתֵֽינוּ׃
כִּ֤י שָׁ֨ם שְֽׁאֵל֪וּנוּ שׁוֹבֵ֡ינוּ דִּבְרֵי־ שִׁ֭יר וְתוֹלָלֵ֣ינוּ שִׂמְחָ֑ה שִׁ֥ירוּ לָ֝֗נוּ מִשִּׁ֥יר צִיּֽוֹן׃
אֵ֗יךְ נָשִׁ֥יר אֶת־ שִׁיר־ יְהוָ֑ה עַ֝֗ל אַדְמַ֥ת נֵכָֽר׃ ؟
אִֽם־ אֶשְׁכָּחֵ֥ךְ יְֽרוּשָׁלִָ֗ם תִּשְׁכַּ֥ח יְמִינִֽי׃ .
תִּדְבַּ֥ק־ לְשׁוֹנִ֨י ׀ לְחִכִּי֮ אִם־ לֹ֪א אֶ֫זְכְּרֵ֥כִי אִם־ לֹ֣א אַ֭עֲלֶה אֶת־ יְרוּשָׁלִַ֑ם עַ֝֗ל רֹ֣אשׁ שִׂמְחָתִֽי׃ .
זְכֹ֤ר יְהוָ֨ה ׀ לִבְנֵ֬י אֱד֗וֹם אֵת֮ י֤וֹם יְֽרוּשָׁ֫לִָ֥ם הָ֭אֹ֣מְרִים עָ֤רוּ ׀ עָ֑רוּ עַ֝֗ד הַיְס֥וֹד .
בַּת־ בָּבֶ֗ל הַשְּׁד֫וּדָ֥ה אַשְׁרֵ֥י שֶׁיְשַׁלֶּם־ לָ֑ךְ אֶת־ גְּ֝מוּלֵ֗ךְ שֶׁגָּמַ֥לְתְּ לָֽנוּ׃ .
אַשְׁרֵ֤י ׀ שֶׁיֹּאחֵ֓ז וְנִפֵּ֬ץ אֶֽת־ עֹ֝לָלַ֗יִךְ אֶל־ הַסָּֽלַע׃ .
[1] Transcription / Trascrizione

‘al nahărōwṯ bāḇel, šām yāšaḇnū gam- bāḵînū; bəzāḵərênū, ’eṯ- ṣîyōwn.
‘al- ‘ărāḇîm bəṯōwḵāh; tālînū, kinnōrōwṯênū.
kî šām šə’êlūnū šōwḇênū diḇrêši- r wəṯōwlālênū śimḥāh; šîrū lānū, miššîr ṣîyōwn.
’êḵ, nāšîr ’eṯ- šîr- Yahweh; ‘al, ’aḏmaṯ nêḵār.
’im- ’eškāḥêḵ yərūšālim, tiškaḥ yəmînî.
tiḏbaq- ləšōwnî ləḥikkî ’im- lō ’ezkərêḵî ’im- lō ’a‘ăleh ’eṯ- yərūšālim; ‘al, rōš śimḥāṯî.
zəḵōr Yahweh liḇnê ’ĕḏōwm, ’êṯ yōwm yərūšālim hā’ōmərîm ‘ārū ‘ārū; ‘aḏ, haysōwḏ bāh .
baṯ- bāḇel, haššəḏūḏāh ’ašrê šeyšallem- lāḵ; ’eṯ- gəmūlêḵ, šeggāmalt lānū.
’ašrê šeyōḥêz wənippêṣ ’eṯ- ‘ōlālayiḵ, ’el- hassāla.

inviata da Riccardo Gullotta - 31/12/2021 - 00:12




Lingua: Italiano

Traduzione italiana / תרגום לאיטלקית / Italian translation / Traduction italienne / الترجمة الإيطالية / Italiankielinen käännös
NR2006
SALMO 137

Là, presso i fiumi di Babilonia, sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion.
Ai salici [1] delle sponde avevamo appeso le nostre cetre.
Là ci chiedevano delle canzoni quelli che ci avevano deportati,
dei canti di gioia quelli che ci opprimevano, dicendo: «Cantateci canzoni di Sion!»
Come potremmo cantare i canti del Signore [2] in terra straniera?
Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra;
resti la mia lingua attaccata al palato, se io non mi ricordo di te,
se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia.
Ricòrdati, Signore, dei figli di Edom, che nel giorno di Gerusalemme dicevano:
«Spianatela, spianatela, fin dalle fondamenta!»
Figlia di Babilonia, che devi essere distrutta, beato chi ti darà la retribuzione del male che ci hai fatto! [3]
Beato chi afferrerà i tuoi bambini e li sbatterà contro la roccia! [4]
[1] עֲרָבִ֥ים [‘ărāḇîm] nel testo masoretico non corrisponde a salici [Salix babylonica] ma a pioppi [ Populus euphratica].

[2] יְהֹוָ֑ה è il Tetragramma, la sequenza di 4 lettere YHWH per indicare Dio.Sembra che la vocalizzazione più probabile fosse Yahweh. La pronuncia fu abbandonata nel II sec a.C. per evitare di pronunciare il nome di Dio. La forma fu sostituita con Adonay dato che entrambi presentano le stesse vocali E/A , sheva o hataf patah, O, holam, A, qamats. Nel canto proposto la pronuncia del Tetragramma é Adonay.
I traduttori europei nel Medioevo introdussero la trascrizione Geova che per i linguisti moderni risulta fuorviante.

[3] cfr.Isaia 47,1-3 Scendi e siedi sulla polvere, vergine figlia di Babilonia! Siediti in terra, senza trono, figlia dei Caldei! Infatti non sarai più chiamata la delicata, la voluttuosa. Metti mano alla mola e macina farina; lèvati il velo, àlzati lo strascico, scopriti la gamba e passa i fiumi! Si scopra la tua nudità, si veda la tua vergogna; io farò vendetta e non risparmierò anima viva.
cfr. Geremia 50,29 Convocate contro Babilonia gli arcieri, tutti quelli che tirano d’arco; accampatevi contro di lei tutto intorno, nessuno ne scampi. Rendetele secondo le sue opere, fate interamente a lei come essa ha fatto; poiché essa è stata arrogante contro il Signore, contro il Santo d’Israele

[4] cfr. Isaia 13:16 I loro bimbi saranno schiacciati davanti ai loro occhi, le loro case saranno saccheggiate, le loro mogli saranno violentate

inviata da Riccardo Gullotta - 31/12/2021 - 00:16




Lingua: Inglese

English translation / תרגום לאנגלית / Traduzione inglese / الترجمة الانكليزية / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
Bible NIV [New International Version]
PSALM 137

By the rivers of Babylon we sat and wept when we remembered Zion.
There on the poplars we hung our harps,
for there our captors asked us for songs, our tormentors demanded songs of joy; they said, “Sing us one of the songs of Zion!”
How can we sing the songs of the Lord while in a foreign land?
If I forget you, Jerusalem, may my right hand forget its skill.
May my tongue cling to the roof of my mouth if I do not remember you, if I do not consider Jerusalem my highest joy.
Remember, Lord, what the Edomites did on the day Jerusalem fell. “Tear it down,” they cried, “tear it down to its foundations!”
Daughter Babylon, doomed to destruction, happy is the one who repays you according to what you have done to us.
Happy is the one who seizes your infants and dashes them against the rocks.

inviata da Riccardo Gullotta - 31/12/2021 - 09:48




Lingua: Greco antico

Μετάφραση των Εβδομήκοντα / תרגום השבעים / Versione dei Settanta / Septuagint / Septante / الترجمة السبعينية / Septuaginta
LXX
ΨΑΛΜΌΣ 136

Τῷ Δαυΐδ ῾Ιερεμίου. –
ΕΠΙ τῶν ποταμῶν Βαβυλῶνος ἐκεῖ ἐκαθίσαμεν καὶ ἐκλαύσαμεν ἐν τῷ μνησθῆναι ἡμᾶς τῆς Σιών.
2 ἐπὶ ταῖς ἰτέαις ἐν μέσῳ αὐτῆς ἐκρεμάσαμεν τὰ ὄργανα ἡμῶν·
3 ὅτι ἐκεῖ ἐπηρώτησαν ἡμᾶς οἱ αἰχμαλωτεύσαντες ἡμᾶς λόγους ᾠδῶν καὶ οἱ ἀπαγαγόντες ἡμᾶς ὕμνον· ᾄσατε ἡμῖν ἐκ τῶν ᾠδῶν Σιών.
4 πῶς ᾄσωμεν τὴν ᾠδὴν Κυρίου ἐπὶ γῆς ἀλλοτρίας;
5 ἐὰν ἐπιλάθωμαί σου, ῾Ιερουσαλήμ, ἐπιλησθείη ἡ δεξιά μου·
6 κολληθείη ἡ γλῶσσά μου τῷ λάρυγγί μου, ἐὰν μή σου μνησθῶ, ἐὰν μὴ προανατάξωμαι τὴν ῾Ιερουσαλὴμ ὡς ἐν ἀρχῇ τῆς εὐφροσύνης μου.
7 μνήσθητι, Κύριε, τῶν υἱῶν ᾿Εδὼμ τὴν ἡμέραν ῾Ιερουσαλὴμ τῶν λεγόντων· ἐκκενοῦτε, ἐκκενοῦτε, ἕως τῶν θεμελίων αὐτῆς.
8 θυγάτηρ Βαβυλῶνος ἡ ταλαίπωρος, μακάριος ὃς ἀνταποδώσει σοι τὸ ἀνταπόδομά σου, ὃ ἀνταπέδωκας ἡμῖν·
9 μακάριος ὃς κρατήσει καὶ ἐδαφιεῖ τὰ νήπιά σου πρὸς τὴν πέτραν.

inviata da Riccardo Gullotta - 31/12/2021 - 09:51




Lingua: Latino

Vulgata / וולגאטה / Vulgate / فولغاتا
PSALM 136

Super flumina Babylonis illic sedimus et flevimus cum recordaremur Sion
In salicibus in medio eius suspendimus organa nostra
Quia illic interrogaverunt nos qui captivos duxerunt nos verba cantionum et qui abduxerunt nos hymnum cantate nobis de canticis Sion
Quomodo cantabimus canticum Domini in terra aliena
Si oblitus fuero tui Hierusalem oblivioni detur dextera mea
Adhereat lingua mea faucibus meis si non meminero tui si non praeposuero Hierusalem in principio laetitiae meae
Memor esto Domine filiorum Edom diem Hierusalem qui dicunt exinanite exinanite usque ad fundamentum in ea
Filia Babylonis misera beatus qui retribuet tibi retributionem tuam quam retribuisti nobis
Beatus qui tenebit et adlidet parvulos tuos ad petram

inviata da Riccardo Gullotta - 31/12/2021 - 09:52




Lingua: Finlandese

Traduzione finlandese / Finnish translation / Traduction finnoise / תרגום לפינית / Suomennos: Raamattu 1992 (Bible 1992)
Virtojen varsilla Babyloniassa me istuimme ja itkimme, kun muistimme Siionia.
Rannan pajuihin me ripustimme lyyramme.
Ne, jotka meidät olivat sinne vieneet, vaativat meitä laulamaan, ne, joiden orjuudessa me vaikeroimme, käskivät meidän iloita ja sanoivat: »Laulakaa meille Siionin lauluja!«
Kuinka voisimme laulaa Herran lauluja vieraalla maalla?
Jerusalem, jos sinut unohdan, kadotkoon käteni voima!
Tarttukoon kieleni kitalakeen, ellen sinua muista, ellen pidä ylimpänä ilonani sinua, Jerusalem!
Muista, Herra, Jerusalemin hävityksen päivää, muista edomilaisia, muista, miten he huusivat: »Repikää, repikää se maan tasalle!«
Ja sinä, Babylon, tuhoon tuomittu nainen! Hyvin tekee se, joka sinulle kostaa sen minkä meille teit.
Hyvin tekee se, joka tarttuu lapsiisi ja lyö ne murskaksi kallioon!

inviata da Juha Rämö - 1/1/2022 - 23:33




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org