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Catalina

Rosalía
Lingua: Spagnolo


Rosalía

Lista delle versioni e commenti


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G3 N15
(Rosalía)
Décimas para el Guernica
(Jorge Drexler)
Alfonsina y el mar
(Mercedes Sosa)


Testo e musica
I. La Catalina, Manuel Vallejo (1926)
II. El Testamento Gitano, Miguel de Molina (1940)

dall'album "Los Ángeles" (2017) di Rosalía con arrangiamenti del chitarrista Raül Refree (Raül Fernández Miró)
Rosalía – Los Ángeles

Rosalía - Suena Guernica


Nel 2017, per gli ottanta anni del Guernica di Picasso, il museo Reina Sofía di Madrid che custodisce l'opera dal 1992, ha organizzato la manifestazione "Suena Guernica" in cui diversi cantanti e artisti si sono esibiti davanti al quadro. In questa occasione Jorge Drexler che ha composto e cantato le Décimas para el Guernica.

Tra gli invitati troviamo la allora ventiquatrenne Rosalía Vila Tobella accompagnata dal chitarrista Raül Refree. Rosalía non era ancora la star mondiale del pop lanciata dal suo secondo album El mal querer, ma aveva appena pubblicato il primo album Los Ángeles in cui reinterpreta in chiave moderna brani della tradizione del flamenco. Grazie a questo album Rosalía ottiene un grande successo di critica, ma viene anche criticata pesantemente dai puristi del genere, per essere una cantante più che una cantaora, o per appropriarsi della tradizione gitana per adattarla a un genere più pop. Anche la tecnica chitarristica di Refree fa storcere il naso ai puristi, essendo assolutamente lontana dalla tradizione del flamenco. Per non parlare del fatto che i due protagonisti di questa riproposizione sono entrambi catalani quindi di un nord lontanissimo dalle tradizioni del sud della Spagna, l'Anadalusia dove il flamenco ha avuto origine.

Tuttavia la forza e l'emozione che traspaiono dall'interpretazione di Rosalía sono innegabili e hanno infatti raggiunto un pubblico molto più ampio, giovani che non avevano mai ascoltato coplas o tangos, e che probabilmente non si sarebbero mai avvicinati al flamenco interpretato in uno stile più tradizionale.

La scelta delle canzoni
Nella scelta dei brani che compongono l'album, Rosalía e Refree sono andati a ripescare temi vecchi di quasi cento anni, appartenenti al periodo d'oro del flamenco e della copla che va dagli anni 10 agli anni 40 del secolo scorso. Spesso le canzoni di Rosalía sono costruite con un collage di pezzi diversi, come nel caso di Catalina che comincia con la Catalina di Manuel Vallejo a cui si allaccia sul finale El Testamento Gitano di Miguel de Molina.

La scelta dei brani è dettata dal filo conduttore di tutto l'album che è la morte. Sembra una scelta quasi estrema per un'interprete così giovane, ma in effetti la morte è uno dei grandi temi della poetica del flamenco.

Connessione viscerale

Rosalia Guernica


Spiega Rosalía che il Guernica è violenza, aggressività, orrore. È là dove il pennello di Picasso si incontra con la sua musica che si genera una connessione viscerale.

La scelta di cantare canzoni che affrontano questi temi davanti a un quadro che rappresenta l'orrore della morte violenta è molto forte. Racconta Refree:

«notaba el peso del cuadro detrás, tocar de cara al ‘Guernica’ hubiera sido duro, pero de espalda notabas una presencia muy fuerte, acabamos hechos polvo de cantar esas letras tan fuertes. De golpe [cantar] estas canciones con la muerte de fondo, y con la muerte detrás, la relación es muy dura»

«sentivo tutto il peso del quadro dietro di me, suonare di fronte al ‘Guernica’ sarebbe stato duro, però di spalle notavi una presenza molto forte, ci siamo sfiniti a cantare questi testi così forti. All'improvviso cantare queste canzoni con la morte di sfondo, e con la morte dietro, la relazione è molto forte»


Queste considerazioni e l'interpretazione davanti a Guernica ci hanno spinto a inserire Catalina tra le CCG anche se il testo non parla di guerra. E per questo abbiamo inserito la versione di Rosalia e non le due canzoni originali, che comunque sono presentate tra i video.

Miguel de Molina
Tra i due autori delle canzoni originali, è particolarmente significativa la storia di Miguel de Molina (Malaga 1908 - Buenos Aires 1993). Cantante di coplas tra cui la famosissima Ojos verdes, figlio di una famiglia andalusa contadina e molto povera, inizia a lavorare come fattorino e tuttofare in una... casa di tolleranza. Inizia a cantare e ballare senza ricevere nessuna formazione scolastica, e negli anni '30 si trasferisce in cerca di fortuna a Madrid.

Miguel de Molina y Soledad Miralles
Miguel de Molina y Soledad Miralles
Forma un duo di grande successo con Soledad Miralles e si esibisce in numerosi spettacoli. Nel 1933 partecipa alla rappresentazione de El Amor Brujo di Manuel de Falla al Teatro Español di Madrid.

Quando scoppia la guerra civile, Miguel si schiera dalla parte del fronte repubblicano, a cui offre numerose esibizioni sul fronte di Valencia. Lui stesso in un'intervista mette in chiaro le ragioni delle sue posizioni politiche:

Per la mia origine da famiglia modesta, quasi contadini e la mia ardua lotta fin da ragazzino per farmi strada in un ambiente in cui comandavano i ricchi, era logico che avessi una tendenza o simpatia verso il fronte delle sinistre. Però non ero un fanatico, la politica non mi aveva mai attirato, non appartenevo a nessun partito e inoltre mi sembrava ripugnante come si scatenavano le passioni da una parte e dall'altra e sembrava che la vita della gente non avesse nessun valore.


Alla fine della guerra civile, nel 1939 la "Nuova Spagna" fascista non era preparata, né aveva intenzione, di accettare la mentalità e le forme artistiche di un uomo che era stato apertamente libero nella sua forma di agire e pensare fino a quel momento e che non aveva intenzione di interrompere il suo impegno di una vita. Oltre alla simpatia per il bando repubblicano, fu la sua omosessualità, che non aveva mai nascosto, a segnare la fine della sua carriera artistica in Spagna.

Nel 1940 gli fu proposto un contratto per una tournée in tutta la Spagna, ma con un compenso dieci volte inferiore a quanto aveva guadagnato prima della guerra. A seguito del suo rifiuto a continuare ad esibirsi a queste condizioni, fu perseguito, picchiato e messo in galera dalle forze repressive della dittatura. Nel 1942 passa clandestinamente la frontiera portoghese e si imbarca da Lisbona per Buenos Aires, con un visto di sola andata. Tornerà per brevi periodi in Spagna, ma il resto della sua carriera artistica fino al ritiro dalle scene nel 1960 si svolse in Argentina. Morì ottantaquattrenne a Buenos Aires, nel 1993.

Ma chi è Catalina? E che ci fa una cinese in Germania?

Il testo di Catalina può essere sorprendente e apparentemente senza senso: "La china que tenía se fue a Alemania y no ha volví'o" (La ragazza cinese che avevo se ne è andata in Germania e non è tornata). Ora, quando mai ci sono state ragazze cinesi in Andalusia? e perché mai dovrebbero andare in Germania? E perché il nome Catalina?

Il flamenco proviene dall'al-Andalus e contiene numerosissime influenze arabe e musulmane. Una variante dei versi di Catalina, passato anche in modo di dire in spagnolo è Que si quieres arroz, Catalina. Questa formula apparentemente senza senso è una forma mascherata dell' espressione araba Tiríd ‘ala rrús, aqṭá‘ lína, la domanda che si rivolgeva alla sposa per chiederle se voleva contrarre un secondo matrimonio, e significa letteralmente "Vuoi lo sposo e lo accetti?". Per questo nei matrimoni si lancia agli sposi arroz, riso, che è un riferimento ad ‘ala rrús, lo sposo.

Infatti, dato che dopo la reconquista la lingua araba fu formalmente proibita e perseguita, alcune espressioni idiomatiche passarono in castigliano mascherate con parole di significato completamente diverso, ma simili foneticamente.

Catalina è una donna che non vuole sposarsi. Per questo dice Quítate de mi presencia, que me estás martirizando, perché le ricorda il precedente matrimonio.

Una china non è una cinese ma è una forma in codice per ana jazina, che significa "sono triste". Durante la cerimonia si domanda alla sposa se vuole accettare lo sposo nel dolore (al alam) e nell'impegno (annya). Al alam anya diventa Alemania. Quindi la Germania non c'entra assolutamente niente ed ecco che tutto il testo di Catalina acquista un significato preciso. Tutto questo lo spiega molto bene, se capite un po' di spagnolo, Antonio Manuel in questo video:



Il testamento gitano
Anche il testamento gitano si iscrive nel solco di antiche tradizioni e versi simili si ritrovano in altri canti popolari in Andalusia e anche in America Latina. Esiste tutta una tradizione di testamenti scherzosi, risalenti addirittura al 1847, in cui si detta a un notaio un elenco di lasciti di cose assurde tra cui "tre galline / che sian più decenti delle mie vicine" o "una pistola / che vede i civili e che spara da sola".


Note testuali
Il testo qui riportato corrisponde alla versione incisa nel disco. Nella versione dal vivo in Suena Guernica, manca la strofa del Testamento che comincia con "Apúnteme usted una cortina..." e sul finale "Apúnteme usted, señor escribano" viene ripetuto varie volte. Su alcuni siti, tra cui genius, si trova trascritto Mira que me viá morir che riproduce più fedelmente la pronuncia, ma comunque corrisponde al significato Mira que me voy a morir che qui abbiamo preferito. La pronuncia segue il dialetto andaluso, cosa che a volte si riflette nella trascrizione (scomparsa della [d] intervocalica: olvi'ando per olvidando), a volte no (scomparsa della s finale: que la tienes fría è pronunciato que la tiene' fría).
Quítate de mi presencia, que me estás martirizando
Quítate de mi presencia, que me estás martirizando
Y a la memoria me traes cosas que estaba olvi'ando
Y a la memoria me traes cosas que estaba olvi'ando

Ponme la mano aquí, Catalina
Ponme la mano aquí
Ponme la mano aquí, que la tienes fría
Mira que me voy a morir

La china que tenía se fue a Alemania y no ha volví'o
La china que tenía se fue a Alemania y no ha volví'o
Yo a Alemania me voy, y no a divertirme
A tomar un veneno; yo quiero morirme

Ponme la mano aquí, que la tienes fría
Ponme la mano aquí, Catalina mía
Mira que me voy a morir
Ponme la mano aquí, que la tienes fría
Ponme la mano aquí, Catalina mía
Mira que me voy a morir
Mira que me voy a morir
Mira que me voy a morir
Mira que me voy a morir

Manito de mi corazón
Qué bien tú sabrás que me estoy muriendo
Y te pido y te encomiendo que llames a un escribano
También a mi primo hermano
Quisiera hacer testamento
Como esos payos con fundamento
Apúnteme usted, señor escribano

Apúnteme usted una cortina
Que en por ca' agujero cabe una vecina
Apúnteme usted, señor escribano

Apúnteme un cuadro rompío
Que ya ni Dios sabe del santo que ha sido
Apúnteme usted, señor escribano
Apúnteme usted, señor escribano

Apúnteme usted un olivar
Que nunca ha sembra'o ni que sembrará
Apúnteme usted, señor escribano

Apúnteme usted una escopeta
Que no tiene ya ni cañón ni baqueta
Apúnteme usted, señor escribano

inviata da Lorenzo Masetti - 11/4/2021 - 16:07



Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Lorenzo Masetti

Naturalmente non ho tradotto il nome proprio Catalina, che corrisponde all'italiano Caterina.
CATALINA

Togliti dalla mia presenza, che mi stai martirizzando
Togliti dalla mia presenza, che mi stai martirizzando
E alla memoria mi riporti cose che stavo dimenticando
E alla memoria mi riporti cose che stavo dimenticando

Mettimi la mano qui, Catalina
Mettimi la mano qui
Mettimi la mano qui, che ce l'hai fredda
Guarda che presto morirò

La cinese che aveva se ne è andata in Germania e non è tornata [1]
La cinese che aveva se ne è andata in Germania e non è tornata
Io in Germania me ne vado, e non a divertirmi [2]
A prendere un veleno; voglio morire

Mettimi la mano qui, che ce l'hai fredda
Mettimi la mano qui, Catalina mia
Guarda che presto morirò
Mettimi la mano qui, che ce l'hai fredda
Mettimi la mano qui, Catalina mia
Guarda che presto morirò
Guarda che presto morirò
Guarda che presto morirò
Guarda che presto morirò

Fratellino del mio cuore
Saprai bene che sto per morire
Ti chiedo e ti incarico di chiamare un notaio
E anche il mio cugino di primo grado
Vorrei fare testamento
Come quei gagé [3] con valore legale
Prenda nota, signor notaio

Prenda nota di una tendina
che per ogni buco c'entra una vicina
Prenda nota, signor notaio

Prenda nota di un quadro spezzato
che neanche Dio sa più che santo c'è stato
Prenda nota, signor notaio
Prenda nota, signor notaio

Prenda nota di un ulivo
che mai ha seminato e che non seminerà
Prenda nota, signor notaio

Prenda nota di una doppietta
che ormai non ha più né canna né bacchetta
Prenda nota, signor notaio
[1] per il reale significato del verso come "arabo mascherato" vedi l'introduzione. Restando sul significato letterale, tenía potrebbe essere sia "io avevo" che "lui aveva", considerando che a cantare sia la donna riferendosi alla precedente moglie ho scelto "aveva".

[2] in senso figurato potrebbe essere "anche a me tocca di sposarmi, e non sarà un divertimento"

[3] payos, come gagé, è il modo in cui i rom chiamano i “non zingari”

12/4/2021 - 23:10




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