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Speranza di Pace

Alessandro Colpani
Lingua: Italiano (toscano, fiorentino letterario (antico italiano), volgare)


Alessandro Colpani

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«Speranza di Pace»
testo di Dante Alighieri
musica di Alessandro Colpani, Francesco Brianzi
arrangiamento Francesco Brianzi
registrazione, mix, master, Andrea Speroni
prodotto da Alessandro Colpani, Francesco Brianzi, Andrea Speroni

«Speranza di Pace» è un brano su testo di Dante Alighieri, musicato da Alessandro Colpani e Francesco Brianzi. Tratto dal Canto VIII del Purgatorio della Commedia, il brano risulta vincitore al Premio Lunezia 2019, sezione «Musicare i poeti». Si riporta qui il commento al brano premiato, realizzato dal Centro Lunigianese di Studi Danteschi:

«Ambo vegnon del grembo di Maria…»: i due Angeli Guardiani della Valletta dei Nobili (non dei “Principi”, come volgarmente si tramanda) sono figli anch’essi della Santissima Vergine. Un concetto arditissimo, sfuggito alla critica secolare, che fa degli «astor celestiali» due autentici “fratelli di Cristo”. Ebbene, essendo perfettamente riconoscibili in ogni connotato meno che nei lineamenti del volto – tanto intensa è la luce che vi si emana – i due angeli sono due Soli. Ciò è molto significativo, poiché nel successivo Canto XVI “due Soli” sono espressamente indicati il Papa e l’Imperatore. Abbiamo dunque a che fare con una anticipazione allegorica di quella enorme materia filosofica di pace universale che Dante avrebbe in seguito risolto nel trattato maturo della Monarchia: se il mondo fosse un’unica nazione sorretta dai rappresentanti dei due massimi organismi, il Papato e l’Impero, riuniti in connubio sapienziale, non avrebbe più alcun senso parlare di guerra. Crediamo si tratti del più grande modello di pace mai formulato, comunque padre dell’altro, più moderno, proposto da Immanuel Kant nel 1795 (Per la pace perpetua), dove il concetto di “unica nazione” viene sostituito dall’idea di una confederazione mondiale degli stati. Va riconosciuta all’idea di Kant l’ispirazione, nel corso del sec. XX, della creazione dell’ONU, ma la matrice dantesca resta intatta, e validissima, nella soluzione di un Governatore del Mondo che tenga saldamente in pugno la Carta Universale dei Diritti dell’Uomo. Una materia tanto alta fu di certo suggerita all’Alighieri dall’esperienza diplomatica vissuta in terra di Lunigiana, quando, chiamato dai Malaspina dello Spino Secco, di marca imperiale, a dirimere una controversia secolare che li vedeva contrapposti al vescovo-conte di Luni, concluse la Pace di Castelnuovo il 6 ottobre del 1306; non a caso il grande protagonista del Canto VIII del Purgatorio è Corrado Malaspina il Giovane, marchese di Villafranca in Lunigiana. Siamo quindi di fronte ad un gigantesco affresco autobiografico, tanto che ai Malaspina, per il contributo illuminato offerto all’ispirazione del poema nascente, viene conferito da Dante, al termine del Canto, il più grande elogio concepibile nella lingua della Divina Commedia, direttamente formulato sulla struttura della prima terzina del poema: «[…] la vostra gente onrata […] / sola va dritta e ‘l mal cammina dispregia» (vv. 128-132). “La vostra famiglia onorata – essa sola, dice Dante! – procede sul percorso illuminato della Diritta Via”. È il Nobel ante litteram di Dante per la Pace Universale. Orbene, gli autori su cui è caduta la scelta della Commissione d’Esame, Francesco Brianzi e Alessandro Colpani, hanno interpretato con grande correttezza formale il passo in concorso, relativo all’intervento dei due angeli guardiani (vv. 25-37), Il brano risulta libero dalle pesantezze tipiche della materia infernale e non è ancora spiccatamente melodico come si conviene al solo Paradiso, andando così a costituire un giusto equilibrio tra i due estremi. Inoltre, lo sviluppo dei versi è rispettato con efficacia e fluisce con discreta naturalezza fino al verso conclusivo, quando viene conferita la giusta enfasi al nome della Vergine, rivelata quale suprema Regina pacis.

Centro Lunigianese di Studi Danteschi/Società Dantesca Italiana
E vidi uscir de l’alto
e scender giùe
due angeli
con due spade affocate,
tronche e private
de le punte sue
Verdi come fogliette
come fogliette pur mo nate
erano in veste,
che da verdi penne
percosse traean dietro
e ventilate
L’un poco sovra noi
a star si venne
e l’altro scese
scese nell’opposta sponda,
sì che la gente in mezzo
in mezzo si contenne
Ben discernea
in lor la testa bionda,
ma ne la faccia
l’occhio si smarria,
come virtù
ch’a troppo si confonda.
Ambo vegnon
del grembo di Maria

inviata da muffinthebest - 8/11/2019 - 13:05




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