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Cavàrte dal fredo

Alberto D'Amico
Lingua: Italiano (Veneto Veneziano)


Alberto D'Amico

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Più della celebèrrima "Venezia" di Guccini (il cui testo però è di Gian Piero Alloisio), "Cavàrte dal fredo" è la stupenda narrazione poetica dell'ordinario degrado mentale e fisico della città lagunare (in questo caso siamo nel 1966). E' stata anche riarrangiata nel 1992 dai Calicanto nel loro cd "Carta del Navegar Pitoresco" con l'omissione delle strofe 2 - 6 - 7 e leggere variazioni testuali.
Cavarte dal fredo, da l'umidità
dai muri bagnài, dal leto gelà
portarte distante, fora de qua
donarte una casa, la comodità.
 
Tre stanse col bagno e 'l termosifon
e tanta aqua calda che la vien co' ti vol
scaldarte i pie, scaldarte le man
xe longo l'inverno, no basta el me fià.

Se buta siroco, vien 'vanti l'istà
e fora in laguna se sente cantar
turisti va in piassa, al Casinò
Cipriani fa schei, mi no ghe n'ò.

I vien par tre mesi a fotografar
colombi che svola, palassi sul mar
comprè cartoline che schei no ghe n'è
turisti da culo che schifo che fè.

Torna novembre, bate le tre
in leto strucài bevemo un brulé
xe fredo, xe aqua, xe tuto alagà
e semo più fondi de un ano fa.

Soto la tola un metro de mar
te sciopa la gola, te vien da sigar
xe morta la stua, se squagia el carbon
ti piansi e i to oci xe un'altra aluvion.

Portarte distante in cerca del sol
ma 'l sangue gh'ò fiapo, el peto me dol
novembre de bruto m'à 'sassinà
nianca el coragio me gh'à salvà.

San Marco e i palassi i vol salvar
però i venessiani pol anca 'spetar
i salvarà i santi, la sona industrial
Valeri Manera col cardinal,

Da Cioza a Fusina tuto va so
portarte distante dove no so
in fabrica forse i me ciaparà
'ndaremo a Marghera, forse a Milan.

E i veci no parte, i 'speta a morir
i mor venessiani, i mor col so vin
le vecie va a messa col sial e 'l cocon
le mor confessàe, disendo le orassion.

le vecie va a messa col sial e 'l cocon
le mor confessàe, disendo le orassion.

inviata da Flavio Poltronieri - 16/7/2019 - 20:58



Lingua: Italiano

Traduzione e note di Flavio Poltronieri

Credo che andrebbe valorizzata come merita questa antica canzone del cantautore veneziano Alberto D’Amico per come descrive tanto magnificamente la vita di ordinaria povertà che si svolgeva nei quartieri periferici. L’esodo massiccio dalla città verso la terraferma spopolò per decenni Venezia. Certo contribuirono le frequenti alluvioni (l'acqua alta), specialmente novembrine. Molto però fu conseguenza di una politica (degli alloggi e del lavoro) incentrata solamente sul turismo.
TOGLIERTI DAL FREDDO

Toglierti dal freddo, dall’umidità
dai muri bagnati, dal letto gelato
portanti distante, fuori di qua
donarti una casa, la comodità.

Tre stanze col bagno ed il termosifone
e tanta acqua calda che viene quando vuoi
scaldarti i piedi, scaldarti le mani,
è lungo l’inverno, non basta il mio fiato.

Se soffia lo scirocco, viene avanti l’estate
e fuori in laguna si sente cantare
i turisti vanno in Piazza*, al Casinò
Cipriani** fa i soldi ed io non ne ho.

Vengono per tre mesi a fotografare
colombi che svolazzano, palazzi sul mare
comprate cartoline che soldi non ce ne sono
turisti da culo che schifo che fate.

Torna novembre, battono le tre
a letto stretti, stretti, beviamo un brulé***
è freddo, è acqua, è tutto allagato
e siamo più a fondo di un anno fa.

Sotto la tavola un metro di mare
ti scoppia la gola, ti vien da gridare
si è spenta la stufa, si squaglia il cartone,
piangi e i tuoi occhi sono un’altra alluvione.

Portarti distante in cerca del sole
ma il sangue è fiacco, il petto di duole
novembre di brutto mi ha assassinato
neanche il coraggio mi ha salvato.

S.Marco e i Palazzi vogliono salvare
però i veneziani possono anche aspettare,
salveranno i santi e la zona industriale,
Valeri Manera**** col Cardinale.

Da Chioggia a Fusina tutto va giù
portarti distante,dove non so
in fabbrica forse mi prenderanno
andremo a Marghera, forse a Milano.

E i vecchi non partono, aspettano a morire
muoiono veneziani, muoiono con il loro vino
le vecchie vanno a messa con scialle e crocchia
muoiono confessate, dicendo le orazioni.

le vecchie vanno a messa con scialle e crocchia
muoiono confessate, dicendo le orazioni.
* San Marco, naturalmente!

** Giuseppe Cipriani, nato a Verona nel 1900, fu l'imprenditore che da un vecchio deposito di cordami nelle adiacenze di piazza San Marco, creò a Venezia l'Harry's Bar e in seguito il prestigioso Belmond Hotel Cipriani alla Giudecca

*** In Veneto il brulé è preparato scaldando il vino con l'aggiunta di cannella e chiodi di
garofano

**** Industriale genovese, di nobili origini,trapiantato in Laguna, ideatore di Porto Marghera, fondatore anche del Premio Campiello

inviata da Flavio Poltronieri - 21/7/2019 - 09:44




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