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Riccardo Venturi: Noticiário do estrangeiro

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Lingua: Portoghese


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Corrandes d'exili
(Pere Quart)


[Agosto 1993.]
(La si trova anche qui)

L'isola di Palmaiola.
L'isola di Palmaiola.


Qua dentro, come si sa, esiste un “percorso” sugli esili e sugli esiliati. Avete mai immaginato, anche per un momento, un esilio? Un esilio non è soltanto essere costretti a vivere, per varie ragioni, lontani dai luoghi che hanno formato e plasmato l'esistenza; un esilio può essere anche un esilio da se stessi. Mi è venuto, o tornato, a mente in questa notte regolarmente silenziosa e insonne.

Per tutto il 1993 e buona parte del 1994, per qualche motivo che non sto nemmeno a raccontare anche perché oramai non me ne ricordo, quel che scrivevo lo scrivevo quasi tutto in portoghese. Mi veniva così, in un periodo in cui l'esilio da me stesso era molto forte, presente, quotidiano. Una domanda che mi è sempre stata chiesta è la famosa “quante lingue parlo”; non mi è mai piaciuto rispondere, anche perché la domanda dovrebbe essere più correttamente posta di quante lingue parlino me. In quel periodo, probabilmente, il portoghese mi parlava come lingua d'esilio, di allontanamento, di straniamento.

E, a volte, mi parla ancora. [RV]
Os dias passam nesta ilha prisioneira dum vento leve
E os dias vão passar sem que nada aconteça, meu Deus.
E as árvores, sem palavras, dirão que são vozes do mar,
E o mar esvaziado dirá que o silêncio é irmão da vida.
As únicas vozes de homens, mulheres, crianças, até mortos
Vêm de um rádio interior que tenho no pâncreas, não sei,
Ou noutro órgão ignoto: as transmissões são os meus gestos.

Sintonizar-me a noite numa estação sem nome,
Ouvir palavras sem nome, dizer palavras sem som:
Vão pelas ondas do ar as minhas canções preferidas
E os meus amigos do mar falam com fórmulas novas.
E quando tudo está azul, à hora azul da magia
O vento traz as notícias dalgum país estrangeiro
Onde o sistema das luzes me deixa ver o futuro.

Eu estava aqui para amar-te; eras um fogo inventado,
Uma garrafa de nada, mãos, expressões travestidas
Eu estava aqui para amar-te; eras a dor do passado,
O diário Nowhere Times, um livor morto ou não escrito.
Não digo que estás ausente. Não estás ausente: não és.
Bastou uma forma do nada para fazer-te partir,
Um dia que não fazia vento passou um barco e subiste.

As paixões, que loucura! Chega-me um leito de adeus,
Faço-me folhas de céu, leio na areia e sorrio.
Está a esperar-me alguém? Talvez não esteja, não importa,
A espera neste advérbio é a minha religião.
Quemquer passar à noitinha por esta ilha, não deve
Santificar aventuras; assente-se, bebe-se, escouta-se.
O noticiário transmite gritos, palavras, canções,
Talvez transmita um dia vozes que não conheço.

19/5/2017 - 03:33



Lingua: Italiano

Il testo in italiano
(Di molti anni dopo, e anch'esso lo si trova qui)
NOTIZIARIO DALL'ESTERO

I giorni passano in questa isola prigioniera d'un vento lieve
e i giorni passeranno senza che niente accada, mio Dio.
E gli alberi, senza parole, diranno che sono voci del mare,
e il mare svuotato dirà che il silenzio è fratello della vita.
Le uniche voci di uomini, donne, bambini, anche morti
vengono da una radio interna che ho nel pancreas, non so,
o in altro organo ignoto: le trasmissioni sono i miei gesti.

Sintonizzarmi di notte su una stazione senza nome,
sentire parole senza nome, e dire parole senza suono:
vanno per le onde dell'aria le canzoni che forse più amo
e i miei amici del mare parlano con formule nuove.
E quando tutto è azzurro, all'ora blu della magia,
il vento porta notizie da qualche paese straniero
ove un sistema di luci mi lascia vedere il futuro.

Io ero qui per amarti; tu eri un fuoco inventato,
una bottiglia di niente, mani, espressioni travestite
e io ero qui per amarti; eri il dolore del passato,
il giornale Nowhere Times, un libro morto o non scritto.
Non dico che sei assente. Tu non sei assente: non sei.
Bastò una forma del nulla perché tu scomparissi,
un giorno senza vento passò una nave e salisti.

Le passioni, che follia! Mi basta un letto di addii,
mi faccio fogli di cielo, leggo la sabbia e sorrido.
Mi attenderà qualcuno? Forse non c'è, e non importa,
io attendo quest'avverbio, questa è la mia religione.
E chiunque passi a notte, per questa isola, non deve
santificare avventure; sieda, si beve, si ascolta.
Il notiziario trasmette grida, parole, canzoni,
forse trasmetterà, un giorno, parole che non conosco.

19/5/2017 - 03:40




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