As the Liberty lads o'er the sea
Bought their freedom, and cheaply, with blood,
So we, boys, we
Will die fighting, or live free,
And down with all kings but King Ludd!
When the web that we weave is complete,
And the shuttle exchanged for the sword,
We will fling the winding sheet
O'er the despot at our feet,
And dye it deep in the gore he has pour'd.
Though black as his heart its hue,
Since his veins are corrupted to mud,
Yet this is the dew
Which the tree shall renew
Of Liberty, planted by Ludd!
Bought their freedom, and cheaply, with blood,
So we, boys, we
Will die fighting, or live free,
And down with all kings but King Ludd!
When the web that we weave is complete,
And the shuttle exchanged for the sword,
We will fling the winding sheet
O'er the despot at our feet,
And dye it deep in the gore he has pour'd.
Though black as his heart its hue,
Since his veins are corrupted to mud,
Yet this is the dew
Which the tree shall renew
Of Liberty, planted by Ludd!
inviata da Gaspard de la Nuit - 30/1/2016 - 04:54
Lingua: Italiano
Traduzione italiana di Gaspard de la Nuit
31 gennaio 2016
31 gennaio 2016

Il Canto dei Luddisti nell'edizione originale dei Journals and Diaries of Lord Byron di Thomas Moore (1830)
CANTO DEI LUDDISTI
Come i figli della Libertà d'oltremare [1]
A mite prezzo l'acquisirono, col sangue,
Così noialtri giovani, sì, noi
O morremo lottando, o liberi vivremo:
Abbasso tutti i re, tranne Re Ludd!
Quando finita sarà la tela che tessiamo
E la spola sarà mutata nella spada,
Noialtri stenderemo il sudario
Sopra il tiranno atterrato ai nostri piedi,
Intingendolo nel sangue che ha versato.
E sebbene sia nero come il suo cuore
Poiché le sue vene sono sozze di fango,
Questa sarà la rugiada
Che l'albero rifiorirà,
Da Ludd piantato: l'albero della Libertà!
Come i figli della Libertà d'oltremare [1]
A mite prezzo l'acquisirono, col sangue,
Così noialtri giovani, sì, noi
O morremo lottando, o liberi vivremo:
Abbasso tutti i re, tranne Re Ludd!
Quando finita sarà la tela che tessiamo
E la spola sarà mutata nella spada,
Noialtri stenderemo il sudario
Sopra il tiranno atterrato ai nostri piedi,
Intingendolo nel sangue che ha versato.
E sebbene sia nero come il suo cuore
Poiché le sue vene sono sozze di fango,
Questa sarà la rugiada
Che l'albero rifiorirà,
Da Ludd piantato: l'albero della Libertà!
[1] Gli Americani.
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Written by George Gordon Noel, 6th Baron of Byron
24 Dicembre 1816
Scritta da Georges Gordon Noel, VI Barone di Byron
in: Thomas Moore's Letters and Journals of Lord Byron
in: Lettere e Diari di Lord Byron di Thomas Moore
Musica : Può darsi che ci sia
Music: It may exist
Il "Canto dei Luddisti" di Lord Byron fu scritto il 24 dicembre 1816 e da lui spedito a Thomas Moore in una lettera, facente parte dell'epistolario che i due si scambiavano. Il Canto fu pubblicato soltanto nel 1830, quando Thomas Moore diede alle stampe il vasto epistolario assieme ai diari di Byron.
Il Canto dei Luddisti fu scritto da Byron quando il Luddismo era oramai tramontato, e tramontato nel sangue. Il fallimento del decreto aveva alimentato ancora di più le proteste di quella primissima rivolta contro la nascente società industriale, specialmente nello Yorkshire e nel Lancashire. Anche i cimatori e i tosatori si unirono in gran numero alla rivolta luddista, spaventati dall'introduzione della garzatrice (gig-mill), un mezzo meccanico non di recente invenzione ma fino a quel momento mai impiegato. Il luddismo si propagò rapidamente e a Leeds iniziò a circolare un volantino che recitava:
Anni dopo, a Byron non deve essere essere sfuggita la natura seminale di quella rivolta. Aveva senso, ci si potrebbe chiedere, scrivere un chiaro canto di lotta per una lotta che appariva già sconfitta e morta, mentre l'industria tessile inglese, nucleo fondante della Rivoluzione Industriale borghese, della modernità e della creazione del proletariato urbano con la fine definitiva della società tradizionale rurale, stava trionfando al prezzo di una nuova schiavitù? Il senso sarebbe apparso chiaro non molto tempo dopo, e ai più non sarà certo sfuggita la sostanziale identità del Canto byroniano con il Canto dei Canuts, i lavoratori tessili di Lione protagonisti, nel 1831, del primo sciopero dell'era industriale. E' come tutto un filo che si dipana dalla remota antichità dalle Tessitrici di Chrétien de Troyes passando poi per i Tessitori slesiani del 1844 cantati da Heine. Magari, chissà, per approdare ad un operaio tessile di Coiano di Prato che, il 29 luglio 1900 tenne fede a Byron: “Abbasso i re!”. Nel frattempo, cantando di rivolte sconfitte ma ancora incitando alla lotta, Lord Byron si preparava alla sua ultima impresa per la Libertà, dalla quale non tornò: So we'll go no more a-roving... [GdN]