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Paria

Tristan Corbière
Lingua: Francese


Tristan Corbière

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"Paria" de Tristan Corbière (Extrait des Amours jaunes) cantata da Serge Kerguiduff


L'amico Serge Kerguiduff che oggi vive ritirato dedicandosi allo studio del liuto rinascimentale ha consacrato un intero ellepi negli anni 70 ai testi di Tristan Corbière chez Velia, musicando alcune delle sue poesie, negli anni 80 lo stesso ha fatto anche Glenmor. .
Qu'ils se payent des républiques
Hommes libres ! Carcan au cou
Qu'ils peuplent leurs nids domestiques
Moi je suis le maigre coucou

Moi, cœur eunuque, dératé
De ce qui mouille et ce qui vibre
Que me chante leur Liberté
À moi ? Toujours seul, toujours libre

Ma patrie, elle est par le monde
Et, puisque la planète est ronde
Je ne crains pas d'en voir le bout
Ma patrie est où je la plante
Terre ou mer, elle est sous la plante
De mes pieds quand je suis debout

Quand je suis couché : ma patrie
C'est la couche seule et meurtrie
Où je vais forcer dans mes bras
Ma moitié, comme moi sans âme
Et ma moitié c'est une femme
Une femme que je n'ai pas

L'idéal à moi c'est un songe
Creux. Mon horizon : l'imprévu
Et le mal du pays qui me ronge
Du pays que je n'ai pas vu

Que les moutons suivent leur route
De Carcassonne à Tombouctou
Moi, ma route me suit sans doute
Elle me suivra n'importe où

Mon pavillon sur moi frissonne
Il a le ciel pour couronne
C'est la brise dans mes cheveux
Et, dans n'importe quelle langue
Je puis subir une harangue
Je puis me taire si je veux

Ma pensée est un souffle aride
C'est l'air, l'air est à moi partout
Et ma parole est l'écho vide
Qui ne dit rien et c'est tout

{parlé:}
Mon passé : c'est ce que j'oublie
La seule chose qui me lie
C'est ma main dans mon autre main
Mon souvenir : rien ! C'est ma trace
Mon présent c'est tout ce qui se passe
Mon avenir : demain... demain

Je ne connais pas mon semblable
Moi, je suis ce que je me fais
Le Moi humain est haïssable
Je ne m'aime ni ne me hais

Allons ! La vie est une fille
Qui m'a pris à son bon plaisir
Le mien c'est la mettre en guenille
La prostituer sans désir

Des dieux ? Par hasard j'ai pu naître
Peut-être en est-il par hasard
Ceux-là, s'ils veulent me connaître
Me trouveront bien quelque part

Où que je meure, ma patrie
S'ouvrira bien, sans qu'on l'en prie
Assez grande pour mon linceul
Un linceul encore, pour que faire ?
Puisque ma patrie est en terre
Mon os ira bien là tout seul

inviata da Flavio Poltronieri - 25/12/2015 - 00:20



Lingua: Italiano

Versione italiana di Flavio Poltronieri
PARIA

Si concedano pur delle repubbliche
uomini liberi – con la gogna al collo!
Che pòpolino i loro nidi domestici!
- Io sono il magro cuculo.

A me, cuore eunuco, infatuato
di ciò che bagna e di ciò che vibra,
che può cantarmi la loro Libertà:
a me, sempre solo, sempre libero?

La mia patria...è per il mondo:
e poichè il pianeta è rotondo,
non temo di vederne i confini.
La mia patria è là dove io la pianto:
terra o mare, mi sta sotto la pianta
dei piedi – quando sono in piedi.

Quando sono coricato, la mia patria
è quel giaciglio solitario e pesto
dove forzerò tra le mie braccia
la mia metà, come me senza anima.
E la mia metà: è una donna...
una donna che non ho.

Il mio ideale è una chimera,
il mio orizzonte, l'imprevisto;
e la nostalgia mi consuma...
del paese che non ho visto.

Che i montoni seguano la loro strada
da Carcassonne a Tombouctou...
La mia strada mi segue. Senza dubbio
mi seguirà ovunque io vada.

Sopra di me freme la mia bandiera,
ha il cielo per corona:
è la brezza nei miei capelli...
E in qualsiasi lingua
io posso sostenere una arringa;
posso tacere, se voglio.

Il mio pensiero è un soffio arido:
è l'aria. L'aria è mia dappertutto.
E la mia parola è l'eco vuota
che non dice niente – ed è tutto.

Il mio passato: è quel che dimentico.
La sola cosa che mi lega
è la mia mano nella mia altra mano.
Il mio ricordo: nulla. E' la mia traccia.
Il mio presente: è tutto ciò che passa.
Il mio avvenire: domani...domani.

Non conosco il mio simile;
sono ciò che mi faccio.
L'io umano è odioso...
Io non mi odio né mi amo.

Andiamo! La vita è una ragazza
che mi ha preso per il suo piacere:
il mio è: ridurla in stracci,
prostituirla senza desiderio.

Degli dèi?... - Per caso ho potuto nascere;
ne esistono forse – per caso...
Costoro, se vogliono conoscermi,
mi troveranno di certo da qualche parte.

Ovunque io muoia: la mia patria
si aprirà certo, senza pregarla,
quanto basta per il mio sudario!...

Un sudario, d'altronde: per che farne?...
Siccome la mia patria è sotto terra,
le mie ossa sapranno andarvi sole.

inviata da Flavio Poltronieri - 25/12/2015 - 01:06


Oggi Tristan Corbière compie 177 anni, sulla Terra ne ha passati nemmeno 30 e tutti disgraziati. Ma è indimenticabile. Con quel suo canto così disperato di uomo incatenato al tedio quotidiano e alla desolazione della sua sorte malata. Con il suo umorismo nero e la sua passione per il mare ci ha regalato testi giganteschi, storie che ci portano nel fantastico e nell’orrido che sta aldiquà e aldilà dell'onda. Le sue visionarie e tenebrose discese agli inferi sono di antichissima tradizione, nutrite di terrori popolari nati prima che l'ordinata cosmologia medievale suddividesse l'Inferno e il Paradiso in cerchi e cieli. Prima che il lavoro certosino di monaci-letterati mettesse a posto le regole narrative. "Quel rospo sono io" affermava nella sua tensione grottesca. Viva Tristan Corbière!

Flavio Poltronieri - 18/7/2022 - 10:06




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