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Brigata Caio

Paolo Castagnino "Saetta"
Lingua: Italiano


Paolo Castagnino "Saetta"

Lista delle versioni e commenti


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[1944]
Nota anche come "Brigata partigiana"
Canto della Brigata di Manovra Garibaldina "CAIO", Santo Stefano d'Aveto, autunno 1944

Dal disco "Canti della Resistenza" (I Dischi dello Zodiaco, 1972) del Gruppo Folk Italiano, a cura di Paolo Castagnino "Saetta" e introdotto da Arnoldo Foà,



In “Canti della Resistenza italiana”, a cura di Anton Virgilio Savona e Michele Luciano Straniero, Milano, Rizzoli, 1985.


A presentazione del testo del canto partigiano "Brigata Caio", riporto quanto scriveva nel 1974 il partigiano Paolo Castagnino "Saetta" :



Nelle formazioni partigiane si cantava spesso, nei momenti di tregua, tra un'azione e l'altra, tra un rastrellamento e l'altro. Durante l'inverno i distaccamenti si riunivano nei casoni presso il fuoco, con le armi vicine, nella buona stagione all'aperto e il canto si alzava lento e suggestivo nella notte, tra i castagni frondosi.

Cantavano i partigiani quando partivano per l'azione e la colonna si snodava sugli aspri sentieri delle nostre montagne, mentre i contadini salutavano commossi e trepidanti per la sorte di questi giovani.

Il canto accompagnava ogni azione, la gioia della vittoria, il dolore per il compagno caduto e allora un canto pieno di dolorosa mestizia 1o accompagnava nei piccoli cimiteri delle nostre montagne.
[...]
Nei canti della Resistenza, è espressa una nuova consapevolezza, è la fierezza del combattente che lotta, in una guerra liberamente scelta per la quale è disposto a sacrificare la propria vita, con la certezza di essere dalla parte giusta, di lottare per la libertà di tutti i popoli in una guerra, senza frontiere, per spazzare via gli invasori tedeschi e i traditori fascisti, per creare un mondo migliore.

I testi letterari di questi canti nascevano spesso quando i distaccamenti si riunivano alla sera, in una collaborazione collettiva, le arie erano spesso quelle ben note di canti alpini che si prestavano ottimamente per la loro suggestiva semplicità ad essere rinnovate con nuovi contenuti, oppure di antichi canti rivoluzionari.

In molte formazioni vi erano dei partigiani sovietici ed allora erano motivi di popolari canzoni russe che venivano utilizzate per questo scopo.

Nella zona della Val d'Aveto operava la Brigata Garibaldi di "Caio" della quale facevano parte una quarantina di partigiani sovietici.

Una sera presso il comando si cantava; c'era "Istriano" il comandante, "Paolo" Diodati il commissario e altri partigiani, un partigiano russo iniziava con canti suggestivi, era l'antica canzone "La leggenda di Stjenka Razin", Paolo prendeva un foglio e con la collaborazione dei presenti scriveva quello che sarebbe diventato l'inno della formazione: "Brigata Caio".
[...]
Queste canzoni passavano rapidamente da una formazione all'altra, portate a viva voce dalle staffette, da partigiani di passaggio, o da distaccamenti che si incontravano durante i trasferimenti; spesso subivano modificazioni passando da una formazione all'altra, da una vallata all'altra.
[...]
Le canzoni della Resistenza con la loro suggestione ci riportano a ritroso nel tempo, ci fanno ricordare quei giorni drammatici e sanguinosi, ma pieni di speranza, ci ricordano tanti nostri compagni che sono caduti lasciandoci un messaggio di libertà che non sarà dimenticato.


Per il disco “Canti della Resistenza” di Paolo Castagnino "Saetta", contenente oltre alla "Brigata Caio", i più importanti canti partigiani della 6.a zona, vi rimando a questa pagina.




Invece per le notizie sulla formazione partigiana in oggetto, rimando al libretto "Sulla terra faremo Libertà" di Giorgio "Getto" Viarengo che, tra l'altro, scriveva:




La "Caio" nasce, come molti reparti, dopo l'8 settembre '43 sulle montagne del Parmense, la formazione era comandata da Poldrugo Ernesto "Istriano". Le prime azioni si caratterizzarono con incursioni di disturbo contro presidi fascisti e germanici, che operavano nei piccoli comuni delle località montane dell'Appennino. Dopo un rastrellamento la "Caio" si sposta sul Monte Nero dove si costituisce una base. L"Istriano" e la sua Brigata compiranno azioni importanti, sino a progettare un attacco al presidio fascista di Ferriere. Dopo un duro combattimento, durato due ore, la Brigata di Manovra "Caio" avrà la meglio. Questo successo porterà i partigiani dell'"Istriano" all'azione contro le truppe che presidiavano Farini d'Olmo, e successivamente ad un sabotaggio al Ponte della Carnia, che verrà fatto saltare bloccando la strada ai fascisti verso i territori
liberati.



Il nome di questa Brigata di Manovra sarà dato dal partigiano "Caio" (vedi foto sotto) caduto nello scontro di Farini d'Olmo il 26 giugno 1944. Nell'autunno di quell'anno presso il comando di Santo Stefano d'Aveto, un collettivo di partigiani scrive il testo sull'aria della canzone russa "Stienka Razin". Nel testo, oltre il partigiano "Caio", si ricordano altri compagni che cadranno nelle azioni della Brigata.





Gianfranco


Il testo di sette strofe e' eseguito dal coro della 58.ma Brigata Garibaldina "Oreste", mentre nell'ellepi di Saetta sono presenti solo 5 strofe. (mancano la terza e la sesta)
Mentre il popolo languiva
Triste e stanco nel dolor
Con le armi si partiva
Per la Patria e per l'onor.

Verso i monti, sulle vette
Per le valli, lungo il piano,
son per fare le vendette
i soldati partigiani.

Son imberbi giovanetti
E qualcuno è uomo già
Arde un fuoco nei lor petti:
voglion pace e libertà.

Senza tregua nè paura
La Brigata Caio va
Sulla strada lunga e dura
Ed il sol le arriderà.

Non ci scorderemo mai
Chi fu esempio nel dover
Il suo motto fu - "Dai!, Dai!"
Caio il primo nel cader

Zonta, Guerci e poi Bessoni
Campanini e poi Bedin
Poi Polledri, poi Ghittoni,
tutti eroi Garibaldin.

Pace eterna, gloria a voi;
mai nessuno scorderà
tutti i nomi degli Eroi
morti per la libertà.

inviata da Bartleby - 4/5/2011 - 11:47


Dal discorso di Federico Fornaro per il 25 Aprile : "Ora e sempre Resistenza"

Oggi la memoria della Resistenza ha bisogno di una seria ricerca storica, che sia capace di restituire il senso del vissuto individuale degli avvenimenti di quei lunghi e drammatici venti mesi, in modo da suscitare interesse e attenzione dei giovani e superare la frattura che negli anni si è venuta a creare tra le generazioni. Una frattura tra gli anziani che hanno conosciuto i drammi della guerra, della fame e il presente dei loro figli e nipoti che per loro fortuna non hanno mai incontrato né l’una e né l’altra, o al massimo la hanno vista in televisione tra un spot e l’altro.
Solo conoscendo dalla viva voce degli anziani cosa siano realmente state la dittatura fascista, la guerra e la fame, le giovani generazioni potranno comprendere quanto grande sia il valore della democrazia, della pace e della prosperità.

Gianfranco - 29/10/2014 - 22:26




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