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Riccardo Venturi: Postribolo

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[12 aprile 2003]

Il "Postribolo" non è una canzone. È la postfazione da me scritta quasi al termine definitivo della primitiva raccolta delle "Canzoni contro la guerra" che avrebbero poi dato vita a questo sito. Sito che vi è preannunciato dopo essere stato appena istituito da Lorenzo Masetti; il "Postribolo", in un certo senso, ne rappresenta il vero atto di nascita.

Una riflessione scritta per discutere e far discutere. Vi si parla di guerra e canzoni, delle motivazioni e della storia della prima raccolta (che possono ovviamente valere per questo database che ne è il successore e l'estensore) e di tante altre cose.
La ripropongo nella speranza che possa ancora essere utile.

Riccardo Venturi, 19 marzo 2005.
Come preannunciato, inserisco questo scritto al termine della mia raccolta delle “Canzoni contro la guerra”. L’aggettivo possessivo non significa naturalmente che questa “iniziativa” debba essere considerata come di esclusiva realizzazione del sottoscritto, tutt’altro, vuol solo dire che mi sono occupato finora di rimettere insieme dei testi di canzoni via via spediti a due newsgroup e a due mailing list, di tradurne alcuni e di metterli a disposizione di tutti in una forma graficamente presentabile e fruibile.

Dapprima un po’ di “storia”, o un piccolo riassunto della cosa, di com’è nata e di come si è sviluppata. Le “Canzoni contro la guerra” sono scaturite, o meglio sono emerse, da questo periodo che stiamo vivendo; è una cosa assolutamente semplice, quasi banale, e non c’è in fondo troppo da meravigliarsene, dato che sono stati in ballo quattro “gruppi virtuali” che si occupano per definizione di canzoni, e di canzoni d’autore.

Come detto più volte durante la raccolta, la “scintilla” (e una scintilla, di solito, dà fuoco a qualcosa che è già nell’aria) e stata scoccata da Paolo “Vaccaloca” Rusconi, che scrive sulla mailing list “Bielle” (Brigate Lolli); il quale, ad un certo punto (cioè poco prima della manifestazione “planetaria” del 15 febbraio scorso) ha pensato bene di aprire un sito dedicato alle “Parole di pace”: articoli di giornae, links, poesie e, per l’appunto, canzoni. In una mail ha chiesto a tutti di contribuire liberamente al suo sito; ed è qui, poiché sono uno che prende decisioni rapide (usualmente sbagliate, ma mi sia concessa qualche eccezione), sono “sceso in campo” (wow, l’ho detto). Raccogliendo, reperendo, traducendo e ordinando; è una mia caratteristica naturale che devo spiegare un po’ meglio.

Io sono nato dal disordine, ho sempre vissuto in un disordine implacabile e tutto lascia presagire che vi morirò; ma, in tutto questo, ho bizzarramente mantenuto, e sviluppato quasi all’inverosimile, tre o quattro cose in cui sono di un rigore teutonico. Schedare e archiviare è una di queste cose; e vorrei specificare a qualche allegro buontempone stanziato da queste parti della Gran Rete che, per me, la definizione di “archivista” non è né una vergogna, né un’offesa. Lo invito anzi ad approfondire le figure e le vicende umane di certi meravigliosi archivisti del passato, come quell’Antonio Magliabechi iniziatore della Biblioteca Granducale Fiorentina (il nucleo iniziale di quella che, poi, sarebbe divenuta la Biblioteca Nazionale Centrale): brutto, sporco, trasandato, passava le sue giornate rinchiuso tra i suoi libri che leggeva, giustappunto, ordinando, archiviando ed infilandoci dentro, come segnalibri, delle fette di salame smangiucchiate dei suoi pasti mal consumati. Soleva dire: “La vità è breve e i libri son tanti”.

Tornando a noi (ma, siccome questo è un “postribolo”, faccio tutti gli excursus che mi par di fare), pochi giorni dopo è iniziata la raccolta vera e propria, coinvolgendo non solo “Bielle”, ma anche la mailing list “Fabrizio” ed i newsgroup it.fan.musica.de-andre (IFMDA) e it.fan.musica.guccini (IFMG); giunto all’atto conclusivo, posso “confessare” che, seppur indirettamente, alla cosa ha partecipato anche un altro newsgroup, it.cultura.linguistica.francese (ICLF). A base, certo, di “passaggi” per i quali non ho neppure chiesto il permesso, e soprattutto di crosspost selvaggi; in questi ultimi tempi devo quasi aver battuto il record del famoso Federico Degni. Sono iniziati i “volumi” (con i relativi e biechi “elenchi parziali delle canzoni”) ed ho chiesto a qualcuno di ospitare la raccolta sul proprio sito; si sono fatti avanti Fil, coi suoi obiezione.it e avvelenata.it , Matteo Santagata (“Matte”) con il suo sito , poi, Lorenzo Masetti, con il quale la raccolta è divenuta veramente “attiva” ed il cui sito mirrorato permetterà a chiunque di continuare ad inserire autonomamente canzoni fin quando lo voglia e che rappresenta quindi la possibile continuità di tutta questa cosa.

Dopo una fase iniziale di “confusione numerica”, all’inizio del II volume è nato il “tag”, quel “CCG” che voleva avere un valore esclusivamente pratico e che, invece, è diventato un’ “etichetta” guadagnandosi persino qualche sarcastica storpiatura (assieme a molte virgolette e ad altrettanti “cosiddette”). E poiché, appunto, le “CCG” sono “cosiddette”, andiamo un po’ a vedere per qual motivo lo siano state.

Se questa è stata una raccolta, occorreva che avesse un titolo; e la ragione per cui ho pensato di scegliere “canzoni contro la guerra” l’ho spiegato più volte in questi due mesi e rotti. Esso riflette, naturalmente, un’opinione del tutto mia personale, che mi ha portato a preferirlo, in primis, a “canzoni per la pace”. Vorrei a questo punto chiarire definitivamente, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che non mi ritengo affatto un “pacifista”, né per il mio carattere fondamentalmente rissaiolo (sebbene sia raro che porti a lungo rancore verso qualcuno), né per convinzioni profonde e ideali radicati. Tra le “CCG”, quelle che meglio rispecchiano il mio pensiero sono casomai certe canzoni “nella” guerra; ma questo l’ho già detto non poche volte ed è superfluo che ancora mi ci dilunghi.

D’altronde, dato che ho coscientemente fatto assumere alla raccolta un carattere, diciamo, “pubblico” (o “collettivo”), non potevo assolutamente intervenire sui testi che venivano via via proposti (alcuni dei quali, come ad esempio quelli di Franco Battiato, francamente detesto); altrimenti mi sarei fatto la mia raccolta personale, me la sarei mandata avanti da solo, e bonanotte a’ sonatori. Se qualche poca volta, invece, non ho inserito dei testi, è perché, in una cosa del genere, un minimo di coerenza interna è comunque necessario; e tali testi (cinque in tutto, su quasi seicento) non avevano palesemente niente a che vedere con la guerra, né “contro”, né “per”, né “dentro”.
In questo modo, le “CCG” hanno assunto il loro aspetto estremamente composito, e non poteva essere altrimenti. Sono veramente divenute il riflesso dei modi più svariati di intendere quella che, in senso assai lato, può comunque essere definita un’opposizione. Ed è un’opposizione che perdura intatta, anche se qualche poveraccio si beerà magari nel pensare che stiamo “smobilitando”. Paradossalmente (ma non troppo) sarebbe stato interessante che qualcuno che non si oppone né a questa, né ad altre guerre, avesse fatto un’analoga raccolta di “canzoni per la guerra”; il materiale non gli sarebbe certo mancato, tra canti bellici, militari, “patriottici” eccetera. Ma, forse, questa eventuale raccolta di “CPG” avrebbe rischiato di essere ancor più contro la guerra di quella propriamente detta. Non é detto che, quando Bush andrà a “liberare” la Siria, il Sudan, la Corea del Nord o qualche altra parte dell’ “Asse del Male”, non mi ci metta io stesso a farla.

Per quanto sopra, va da sé che un titolo veramente appropriato per le “CCG” avrebbe dovuto essere lungo un chilometro; ma tant’è. C’è di tutto, “Stelutis alpinis” convive con “Contessa”, le canzoni simil-cattoliche con Alfredo Bandelli, De André coi canti partigiani o della guerra di Spagna, Phil Ochs con le ballate bretoni, le canzoni note a tutte e quelle più sconosciute, Bob Dylan con i listaroli e niusgruppari che hanno voluto scrivere delle canzoni originali; e il titolo può anche essere piacevolmente ingannevole, un po’ come “Papà Goriot” che è invece la storia di Vautrin e di Rastignac, o “I tre moschettieri” che sono in realtà la storia del quarto.

Durante la raccolta delle “CCG” si sono, naturalmente, sviluppate alcune discussioni. Ed anch’esse sono state ben composite: su questo o quel testo, sulla natura e sulle motivazioni della cosa e, chiaramente, sulla guerra in sé e su questa guerra in particolare. Ce ne sono state di meno di quelle che, personalmente, avrei sperato; ma va bene lo stesso, e per le discussioni c’è sempre tempo.

Della guerra e di questa guerra si sarebbe comunque discusso a prescindere dalle “CCG”; e, infatti, a tale riguardo la cosa più interessante è stata la considerazione su come la guerra, per cosi' dire, si nutra da sola, anche nel parlarne, e di come essa, specialmente in un periodo in cui è in atto, costringa tutti a confrontarvisi in una sorta di "dittatura" che eserciterebbe su ogni altra cosa. È quella che è stata chiamata la "guerra fascista" che obbliga a dire, insomma; e, in un certo senso, anche le "CCG" vi rientrano perfettamente. Consciamente o meno, anch'esse avrebbero contribuito ad alimentare il "mangiatutto" della guerra.

La cosa è vera, negarlo sarebbe solo arrampicarsi sugli specchi. Tanto più che le "CCG", come tante altre cose, sono venute fuori in occasione di una certa guerra, quando invece, di guerre altrettanto se non più sanguinose, terribili, inutili e stupide ce n'erano in quantità sufficiente già belle in corso. Perché se ne parla tanto quando la guerra la fanno gli USA e la Gran Bretagna, e non, che so io, quando la fa l'India nel Kashmir, la Russia in Cecenia (e la Russia, ultimamente, è nel campo "pacifista"!) eccetera? Il 19 settembre scorso è scoppiata una guerra civile in Costa d'Avorio: qualcuno se n'è accorto ed ha pensato, tra le altre cose, di raccogliere canzoni? Ci sono dunque guerre di serie A, di serie B e addirittura di serie Z?
Quante domande, tante risposte, per dirla con zio Bertoldo.
In realtà, si', è cosi'. Ci sono guerre di serie A, di serie B e anche di serie Z. Ci son guerre che fanno notizia, guerre che non la fanno e guerre del tutto dimenticate, o che non si sa neppure che sono scoppiate. Il tutto, pero', si inserisce in quello stato di guerra continua, "a episodi" solo apparentemente scollegati l'uno dall'altro, che qualcuno potrebbe tranquillamente definire -ed io sono fra questi- "Terza guerra mondiale". La quale è la guerra, veramente mondiale, tra i ricchi e i poveri, tra dei ricchi sempre più ricchi e dei poveri sempre più poveri. Una guerra fatta con tutte le armi possibili, compresi un paio d'aeroplani di linea dirottati e mandati a schiantarsi su dei grattacieli.

Mi chiedo: è veramente possibile che tutto ciò non penetri a fondo nelle nostre coscienze anche se, per emergere, ha purtroppo bisogno degli atti della Grande Potenza Planetaria e dei suoi fedeli cagnolini? La guerra si auto-nutre, ma non è possibile sfuggirle; ciononostante ci tentiamo in tutti i modi possibili e immaginabili. Non tentarci sarebbe abdicare definitivamente alla nostra autodistruzione, fisica e mentale; ed è contro di essa che mi sento, in definitiva, "mobilitato permanentemente".
Tutto il resto è aria: a volte fresca, a volte fritta.

Raccogliendo e ordinando le "CCG", come sono solito fare, non ho mai cessato di osservarmi. Nella mia stanza, al PC o chino su un foglio o su un quaderno (i miei "strumenti tecnologici" preferiti). Che cosa stavo facendo? "Mobilitato" in una camera? E "mobilitato" come, traducendo una canzone dal catalano? Come bisognerebbe "mobilitarsi", veramente? Come essere davvero attivi, perché niente, finora, è riuscito a convincermi che il silenzio non sia uguale a morte, almeno nei casi in cui fa un bel po' di rumore? Come essere quel che si vuole, ma senza mai perdere la propria capacità critica verso se stessi, verso gli altri e verso tutto ciò che accade?

Il "pericolo" di mettere a disposizione di tutti, con le "CCG", un comodo strumento per tacitarsi un pochino la coscienza e l'"impegno" l'ho avvertito da subito, non crediate. Ma, poi, esso è stato stemperato dal pensiero che stavo forse dando un'importanza eccessiva a questa ipotesi. Vivo attualmente in un angolo di mondo quasi dimenticato, ma sul quale la guerra, la distruzione e la morte sono passate a ripetizione; il mio "essere mobilitato" equivale in modo più profondo ad aprire la finestra e a guardare. Equivale a cercare di nutrire forse l'unico, vero ed efficace antidoto contro la guerra: la memoria. Che sia a base di canzoni o di qualsiasi altra cosa. Non per niente è proprio la memoria che subisce, ogni giorno, attentati continui. Sono contro il disarmo della memoria. Per quello che posso, la voglio iarmare. E tutti dovrebbero farlo, nel modo che preferiscono.

Arrivo quindi alla conclusione. Mi ero detto che avrei sicuramente scritto qualcosa al "termine": una postfazione, insomma. Da "postfazione", giocando di parole su "preambolo", sono passato a "postambolo" e da qui, un po' scherzando e un po' no, a "postribolo". Perché sono ben consciente, ed anche lieto, che le "CCG" siano state fondamentalmente un puttanaio, un Far West di parole e musica, il pianeta Marte di "Total recall" (toh, il Venturi "contro la guerra" adora Clint Eastwood e, a volte, anche Arnold Schwarzenegger, lo avreste mai pensato?). Un puttanaio, spero, di vita; e hasta la vista.

Grazie a tutti coloro che hanno partecipato, ed anche a coloro che non lo hanno fatto.

Bruay sur l'Escaut (Francia, dipartimento del Nord), 12 aprile 2003.

19/3/2005 - 03:10


BRUAY SUR L'ESCAUT, FRANCE, DEPARTEMENT DU NORD [59]

Le CCG sono nate qui. AWS originated here. Les CCG sont nées ici.

Dal fondo della foto a sinistra (dove c'è la scritta "NAI") seguire la strada principale in diagonale. Oltrepassato un capannone industriale, sulla destra della strada si scorge un gruppo di stabili bianchi, tutti addossati. Quello è il Résidence Brissy. Nell'appartamento 301 del primo stabile abitavo io; da quell'appartamento, l'11 febbraio del 2003, iniziò la primitiva raccolta delle Canzoni Contro la Guerra.


Bruay sur l'Escaut, 59.

Alta risoluzione - High Resolution

8/5/2006 - 00:05




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