Originale | Versione italiana di Riccardo Venturi
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LA JARADO DE DÉCEMBRÉ | LA GELATA DI DICEMBRE |
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Qu saou si l’hiver d’aquest an | Chissà se quest'anno, d'inverno |
Fara pa may qu’oouqo jarado, | arriverà di nuovo una gelata; |
Lioura ben léou vinto noou an | presto saran ventinov'anni |
N’en sigué uno desgranado. | che ce ne fu una rovinosa. |
Erian tout prochi dé Noué, | S'era ormai prossimi a Natale, |
Ooutour doou fuè fasian de cendré | attorno al fuoco facevam la cenere; |
Nous roustissai qu’oouqeys prefets | e qualche prefetto ci stava arrostendo |
Per la jarado de Décembré. | per la gelata di dicembre. 1 |
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Si nous aviè tua leys oliviés, | Se quel florido vanesio di Clément Laurier |
Oourian coupa lou tier deis branco | ci avesse fatto morire gli Ulivi, |
Lou Buou Flori Clement Laurier | avremmo tagliato un Terzo dei rami |
Aourien agu la gaougno blanco | e ne sarebbero restati spogli: |
Dévoun agué lou répenti | se ne devono essere pentiti |
Dè temps en temps devoun s’entendré | e, ogni tanto, devon sentirsi |
Dè cè qè fasien eys prouscrit | ricordare quel che facevano ai proscritti |
Per la jarado de Décembré. | per la gelata di dicembre. 2 |
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Oou joun si diré brave jen | Osano definirsi brava gente, |
Aquello raço de despoto | questa razza di despoti. |
Dèvoun sachè qu’ou poun d’argen | Ma devon sapere che al ponte sull'Argens |
Leys fasien soouta a cou de crosso | li facevan saltare giù a calciate di fucile. |
Aven escri seys souvenir | Noi abbiamo scritto il loro ricordo |
Oou samentéri sus seys cendré | al cimitero, sulle loro ceneri, |
Per si rappella deys amis | per ricordarci degli amici |
qé nous an tua lou dous Décembré. | ammazzati il due dicembre. 3 |
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Voou canta un fet é mé raisoun | Canterò motivatamente |
D’oou sier Giraoud di l’espéranço | un fatto su Giraud, detto « Speranza »: |
Soun ami Gero de Vinoun | con il suo amico Pato di Vinon |
leys fairoun sourti de la bando | li tiraron via dal gruppo di prigionieri: |
A Salerno mêmé a Sant Clar | a Salernes, o meglio a Saint Clair |
Dous coou dè fuo leys vengue estendré | due fucilate li hanno abbattuti, |
May lou bouen Diou deys Mountagnard | ma il buon dio dei montanari |
Leys revengues lou dous Décembré. | ha reso loro la vita, il due dicembre. 4 |
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Per puni nouestey citoyen | Per punire i repubblicani |
Leys fasien saisi per la troupo | li facevan catturare dalla truppa; |
Per fayre riré leys carlen | per sollazzare i legittimisti, |
Leys fusillavoun su la routo | li fucilavano in mezzo di strada. |
A L’orgue s’en rappelaran | A Lorgues se ne ricorderanno: |
L’enfan lou pero émé lou gendré | il figlio, il padre e il genero |
N’en passéroun la couardo eys man | che passarono, con le mani legate |
Per la jarado de Décembré. | per la gelata di dicembre. 5 |
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Républicain de cinquant’un | Repubblicani del Cinquantuno, |
Si sias pa sour devès v’entendre | dovete capirlo anche se siete sordi. |
Eyci nin d’ou agué qu’ouqun | Qui ci dev'essere per forza qualcuno |
Qé si rappellé de Décembré | che si ricorda di Dicembre! |
Iou per ma part aviou sieys ans | Da parte mia, avevo sei anni |
Quan moun pèro si layssé prendré | quando presero mio padre; |
N’en faray part a meys enfant | e ai miei figli racconterò |
Deys crime doou més de Décembré. | dei crimini di dicembre. 6 |
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Crési qé su jararen plus | Credo che non geleremo più |
De la jarado dé Décembré | della gelata di quel dicembre, |
Ara ques mouar nouesté gran gus | ora che quel gran pezzente è morto |
E soun aiglo reduito en cendré | e che la sua aquila è ridotta in cenere. |
L’arc-en-ciel ven de se fourma | S'è appena formato l'arcobaleno |
En signé de grando espéranço | in segno di grande speranza. |
Lou ven d’Ameriquo a souffla | Il vento d'America ha soffiato |
Per nous veni embaouma la Franço. | col suo fresco alito sulla Francia. 7 |
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[1] Il testo è quindi datato. Ma è lecito porsi la questione se si tratti della ripresa d'una composizione anteriore, risalente al 1869-70 (19 anni, sostituiti qui da 29 anni), in modo quindi da aggirare la censura.
Il provenzale « roustissai » (probabilmente un errore di stampa per « roustissaian », come opportunamente notato da René Merle) deriva dal verbo « roustir », che ha un doppio senso: « arrostire », come in italiano, e « imbrogliare, truffare ». Abbiamo qui reso con l'italiano « arrostire » perché può avere entrambi i sensi (« arrostire » nel senso di « conciare per le feste »).
[2] Il soggetto alla terza persona plurale (« ils ») si riferisce qui ai Conservatori.
Ancora un ottimo esempio di ricorso ai giochi di parole e alle allusioni ironiche, di cui abbonda la cultura popolare: certamente il freddo terribile di dicembre ha minacciato gli olivi, ma qui, nella sua metafora vegetale, Garcin si riferisce alle elezioni del 1869 nella 1a circoscrizione del dipartimento del Var (Draguignan), nelle quali il radicale Clément Laurier, seguace di Léon Gambetta, sfidò con insuccesso Émile Ollivier, del Tiers-Parti (*). Due « pezzi da 90 » nazionali « paracadutati » nel Var. Se Laurier avesse battuto Ollivier, e in seguito eliminato Adolphe Thiers, sarebbe stata una sconfitta terribile per i Conservatori. Ma i giochi di parole proseguono: in provenzale, il termine flòri ha un doppio senso: « fiorente, florido » ma anche, per scivolamento semantico, « fiero », « orgoglioso » e, di qui, « borioso », « vanesio ». In questo modo si ricorda anche che il radicale « intransigente » Laurier, eletto deputato del Var nel 1871, aveva poi fatto il voltagabbana schierandosi in campo conservatore.
La traduzione italiana ha ovviamente difficoltà quasi insormontabili nel rendere i continui giochi di parole. Per « flòri » e il suo doppio senso abbiamo scelto...salomonicamente di tradurre con entrambi i significati: « florido vanesio ». Quanto ai giochi di parole sui cognomi dei politici, l'unica cosa possibile è stata tradurre il testo alla lettera (« Ulivi », « Terzo ») e mettere tali termini in corsivo per far risaltare che in quel punto c'è un gioco di parole. A tale riguardo, « Ollivier » ha la stessa pronuncia di « olivier » (olivo) (e il nome completo del politico era: Olivier Émile Ollivier!), e «Thiers » di « tiers » (« terzo »); aggiungiamo che « Laurier » significa « alloro ».
Il « Tiers-Parti » (alla lettera: « Terzo Partito », ulteriore elemento del gioco di parole) è una denominazione storica nella storia francese. All'epoca delle guerre di religione designava il partito dei « Malcontents » durante la 5a guerra civile (1574-1576), mentre tra il 1590 e il 1593 designava quello dei « Politici » oppure la fazione cattolica opposta ora a Enrico IV e ora alla « Ligue ». Durante la Monarchia di Luglio, il « Tiers-Parti » di André Dupin occupava una posizione di cerniera tra gli altri due partiti orléanisti, quello della Resistenza e quello del Movimento. Durante il Secondo Impero, il « Tiers-Parti » raggruppava i repubblicani moderati, che si distinguevano da quelli radicali per il rifiuto di un'opposizione sistematica a Napoleone III.
Dopo la caduta di quest'ultimo, e poi alle elezioni legislative del febbraio 1871, furono i repubblicani radicali (Gambetta, Clemenceau, Victor Hugo) che formarono un « Tiers-Parti » opposto sia alla destra monarchica, allora maggioritaria, e ai rivoluzionari d'estrema sinistra della Comune.
[4] Gero: Pato (?)
Si tratta del famoso episodio, lungamente narrato da Blache nella sua opera, dell'esecuzione capitale di Giraud, detto « L'Espérance » (« Speranza ») e di Bon, detto « Pato »: i due repubblicani, lasciati a terra e dati per morti, sopravvissero invece alle ferite e riuscirono a scappare.
[5] Terribile ricordo dell'esecuzione di quattro insorti, avvenuta a Lorgues sotto le acclamazioni dei legittimisti, in maggioranza nella cittadina.
Come ricordato anche nel testo francese di queste note, si tratta della strofa poi attribuita a Charles Dupont (v. Introduzione). I legittimisti erano detti « Carlins » dai legittimisti spagnoli, i « Carlisti » fautori dei Borboni e delle loro aspirazioni ai troni di Francia e Spagna.
[6] Una bella prova di come l'evento fu tenuto nascosto sotto il Secondo Impero, dell'ignoranza di tanti e della necessità di ricordarlo ad un'opinione pubblica ben lungi dall'avere ritrovato l'unanimismo repubblicano del 1848. Questa strofa conferma come la canzone vada in realtà situate nelle lotte del 1869/70, e ripresa durante le lotte per la difesa della Repubblica tra il 1871 e il 1878.
Da questa strofa è stato desunto che l'autore della canzone fosse nato nel 1846, ma ovviamente ancora non ne abbiamo trovato alcuna conferma.
[7] Strofa finale di vittoria, che dichiara il consolidamento definitivo della Repubblica ma soltanto per quanto riguarda lo scontro tra quest'ultima e l'Impero.
Il « Vento d'America » deve intendersi come « vento repubblicano ».