| La versione italiana di Carlo Ferrari (1995).
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PRINCIPESSA E BECCANOTE | PRINCIPESSINA E IL MUSICISTA |
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Un tempo, qui, non c'era questo giardino, | Un tempo al posto di questo quartiere, |
Ma una bidonville, con quel che ne segue: | di queste case signorili ed austere |
Stamberghe e strane catapecchie, | c'erano strade un po' più puzzolenti, |
Delle rovine niente affatto romane; | rovine non propriamente romane, |
E quanto alla fauna che ci viveva | tuguri abitati dalle facce più strane, |
Era la crema, era l'élite. | era il fior fiore delle "brave genti". |
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La crema e l'élite del lastrico, | Proprio il fior fiore delle brave genti, |
Poveracci, straccioni, emarginati, | vecchi ubriaconi ed artisti pezzenti |
Accattoni che facevano a gara di tare, | che in quanto a tare facevano a gara. |
Avanzi di galera, buoni a nulla, | Ladri e puttane ancora in pista, |
E c'era anche uno strimpellatore, | così come c'era un musicista |
Un relitto aggrappato a una chitarra. | aggrappato alla sua chitarra. |
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Adottata da 'sta bella gente intenerita | Un giorno fu ripescata in un fosso |
Una fatina un giorno era fiorita | in una fine culla di raso rosso |
In mezzo a tutte quelle schifezze. | una bambina di bella presenza, |
E siccome l'avevan trovata vicino a una fogna | da quella gente fu tosto adottata, |
Abbandonata in una culla sontuosa, | "Principessina" venne battezzata, |
Per farla breve la chiamavan "Principessa". | non si sa mai, per ogni evenienza. |
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Una sera, e proteggici, o Dio del cielo, | Passano gli anni, e in una notte stellata |
Eccola che monta sulle ginocchia | mentre lui suonava una triste ballata, |
Di Beccanote, e gli mormora dolcemente, | Principessina si fece coraggio. |
Comunque arrossendo un pochino: | Gli andò vicina, e gli disse: "Se vuoi |
"Sei tu che amo, e, se vuoi, tu puoi | puoi carezzarmi, abbracciarmi e poi |
Baciarmi sulla bocca, e anche peggio." | baciarmi in bocca, e anche peggio." |
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"Statti calma, Principessa, non andare oltre, | "Principessina, non mi devi tentare, |
Non ho poi cosi' tanto la stoffa del satiro, | non sono un satiro e non voglio rischiare, |
Hai tredici anni, e io trenta suonati; | hai tredici anni, e io trenta suonati... |
Non e' mica poco, e io ancora non son pronto | Gran differenza, e non son del parere |
Per provare un pagliericcio umido in galera..." | di farmi un giro nelle patrie galere, |
"Ma, Beccanote, non diro' nulla a nessuno..." | è molto meglio star qui tra questi prati." |
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"Non insistere", lui disse tagliando corto, | "Mio musicista, questo grande amore |
"Non sei il mio tipo, e, in ogni caso, | terrò segreto nel profondo del cuore", |
Il mio cuore e' gia' preso da una grande." | "Mi spiace, bella, ma ho già un'altra fata." |
Allora Principessa e' scappata via, | Allora lei se ne fuggì correndo, |
Allora Principessa e' scappata piangendo | allora lei se ne fuggì piangendo |
Offesa d'essere stata rifiutata. | offesa d'essere stata rifiutata. |
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Non c'e' stata corruzione di minorenne | E il giorno dopo, di buon mattino, |
E Beccanote, al mattino, di buon'ora | sul carro del venditore di vino |
Se n'e' filato all'inglese dentro al carretto | con la chitarra a tracolla è partito. |
Degli straccivendoli, grattando la chitarra; | Vent'anni più tardi tornò nel quartiere |
Ma quando passo' di li' vent'anni dopo | Lui, che non si era più fatto vedere, |
Sentì come d'avere un rimpianto. | provando un rimpianto mai sopito. |