Originale | Traduzione italiana di Riccardo Venturi
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ΠΡΟΣΧΈΔΙΑ ΓΙΑ ΤΗΝ ΜΑΚΡΌΝΗΣΟ | SCHIZZI DI MAKRONISSOS |
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Ι. | Ι. |
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Με το μελτέμι σου που δυναμώνει τη νύχτα | Col tuo vento etesio 1 che rinforza la notte |
Με τη νύχτα σου που δυναμώνει τη σιωπή | Con la tua notte che rinforza il silenzio |
Και μ’ ένα συρματόπλεγμα τριγύρω στην καρδιά σου | E un reticolato che ti circonda tre volte il cuore |
Νησί που κανείς σεισμός δε θα σε καταπιεί | Isola, che fai, un terremoto non t'inghiottirà |
Μακρύ σαν πέτρινη μαγνητική βελόνη | Lunga come come un ago magnetico di pietra |
Να δείχνεις το βοριά και το νότο της πορείας της ιστορίας του χρόνου | Indica il nord e il sud del viaggio della cronistoria |
Κι η θάλασσα κυλάει και φεύγει | E il mare rotola e fugge via |
Κι η θάλασσα κυλάει και φεύγει | E il mare rotola e fugge via |
Η θάλασσα δεν τ’ αντέχει αυτά τα βράχια | Il mare non ci resiste a questi scogli 2 |
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ΙΙ. | ΙΙ. |
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ΒΕΤΟ, ΑΕΤΟ, ΓΕΤΟ, ΣΦΑ, το Γάμμα Κέντρο | VETO, AETO, GETO, SFA, il Centro Gamma 3 |
Απ’ την κορφή ως τα νύχια πέτρα | Pietra da cima a fondo 4 |
Τ’ αντίσκηνα σαν σβόλοι λάσπη | Le tende come grumi di fango |
Ένα κομμάτι λάσπη οι ανθρώποι | Zolle di fango gli uomini |
Τρεμόσβηνε η ψυχή γινόταν χώμα | Si spegneva tremolando l'anima, diventava terra |
Φασματικές λάμπες κόβανε τα πρόσωπα | Lampade spettrali tagliavano i volti |
Φωτίζοντας μάτια τρελών | Illuminando occhi di pazzi |
Στόματα που ξεχύναν έντομα | Bocche che vomitavano insetti |
Κι ο άνεμος μες τις χοντρές αρβύλες του βασανιστή | E il vento tra i rozzi scarponi del torturatore |
Μαστίγωνε τ’ άγριο βουνό με τη ζωστήρα του | Fustigava il monte selvaggio con la sua cinghia |
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ΙΙΙ. | ΙΙΙ. |
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Έτσι έμαθα πόσο βαριά είναι η άμμος | Così ho imparato quanto pesante sia la sabbia |
Πόσο σκληρή είναι η πέτρα που δε σπάει | Quanto dura sia la pietra che non si spezza |
Πώς ξεριζώνονται τα σκίνα κι οι αφάνες | Come si strappano i lentischi e i pruni |
Η άμμος έμεινε για πάντα μες στο στόμα μου | La sabbia mi restava per sempre in bocca |
Η πέτρα για πάντα στην καρδιά μου | La pietra mi restava per sempre nel cuore |
Τ’ αγκάθια μείναν για πάντα καρφωμένα μες στα νύχια μου | Le spine per sempre conficcate nelle unghie |
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[1] Il meltemi (dal turco meltem) è un vento fresco e secco che soffia sull'Egeo, specialmente in estate. Tipicamente soffia da giugno a settembre. Il nome italiano di vento etèsio deriva dalla denominazione di ἐτησίαι (ἄνεμοι) “venti annuali”.
[2] Occorre notare che il verbo αντέχω dell'originale è tipico con torture e tormenti: αντέχω τα βασανιστήρια. Nell'immagine degli scogli ai quali nemmeno il vento resiste, sembra quasi che l'isola stessa assuma la funzione di torturatrice.
[3] Per questa nota mi sono servito in modo decisivo del sito del PEKAM (il PEKAM, ΠΕΚΑΜ Πανελλήνια Ένωση Κρατουμένων Αγωνιστών Μακρονήσου, è l' Associazione Panellenica dei Combattenti Prigionieri di Makronissos). Il lager dell' “Isola Lunga” (Μακρόνησος o Μακρονήσι, da cui anche la denominazione italiana di Macronissi) fu istituito nel 1946 allo scoppio della Guerra Civile greca, quando vennero costituiti anche i cosiddetti “Reparti Disciplinari” dell'Esercito a Liopesi, Larissa e Dundular di Salonicco. In tali reparti vennero confinati i soldati di fanteria considerati pericolosi perché vicini alle posizioni della Resistenza antifascista. L'anno dopo, nel 1947, tali reparti furono trasferiti a Makronissos per una “rieducazione”; viene così istituito l' AETO, ovvero A' Ειδικό Τἀγμα Οπλιτών ( I Reparto Speciale di Fanteria), seguito dal BETO (II Reparto Speciale di Fanteria) e dal ΓΕΤΟ (III Reparto Speciale di Fanteria). Contemporaneamente viene istituito anche il “Centro Gamma” (Γ' Κέντρο Παρουσιάσεως Αξιωματικών “III Centro Smistamento Ufficiali”). Il 29 febbraio e il 1° marzo 1948 avvenne a Makronissos il grande massacro dell'AETO: ribellatisi, i soldati uccisi furono centinaia, con altrettante centinaia di feriti. Dopo il massacro, 116 soldati dell'AETO furono inoltre inviati davanti alla Corte Marziale per insubordinazione e ribellione armata. Furono condannati a pene severissime.
In marzo fu costituito lo ΣΦΑ, Στρατιωτικές Φυλακές Αθηνών “Carcere Militare di Atene”, riservato specificamente ai militari ribelli; in novembre iniziarono nello SFA le ondate di torture che si protrassero fino al gennaio del 1950, quando fu ucciso a freddo il prigioniero Dimitris Tatakis. Nel 1949 cominciarono i “trasferimenti rieducativi” (πρὸς ἀναμόρφωσιν) in massa a Makronissos degli oppositori “comuni” (non militari) provenienti dai campi di Ikaria, Limno e Ai-Strati in base all' “Ordinanza OG” che prevedeva il graduale trasferimento nella mortale isola di detenuti da tutte le prigioni greche. Iniziano dei veri e propri pogrom di prigionieri politici.
L'isola di Makronissos, situata davanti alle coste dell'Attica di fronte al porto di Lavrio, ha un'estensione di circa 20 km2 ed è sempre stata disabitata a causa della sua totale aridità: esposta costantemente ai venti, è una pietraia quasi del tutto priva di vegetazione. Si può dire che Makronissos sia stato il primo centro di tortura della Guerra Fredda, dato che, dopo la guerra civile, vi furono rinchiusi proprio migliaia di combattenti comunisti che avevano lottato per la liberazione della Grecia dal nazifascismo.
Nel gennaio del 1950 si cominciò a trasferire a Makronissos anche le donne del campo di Trikeri (circa 1200 prigioniere, anche anziane e gravemente malate), sottoposte nella maggior parte dei casi a stupri. Negli anni tra il 1950 e il 1954 sono rinchiusi a Makronissos fino a trentamila prigionieri, sistemati in tendopoli esposte alle temperature più estreme (l'isola è freddissima in inverno, ma a partire da aprile fino a ottobre è un'autentica fornace). Il Partito Comunista Greco, l'EAM, l'ELAS e l'EPON hanno a Makronissos la loro Auschwitz.
Il campo viene cominciato a smantellare nel 1954 e “definitivamente” chiuso nel 1958. Le virgolette sono d'obbligo, dato che nel 1967, con il colpo di stato del 21 aprile, viene riaperto e ricomincia a funzionare, seppure in misura minore, fino al 1973. Attualmente è una sorta di “isola-memoriale”. Pensare che, nell'antichità, l'isola era nota come “Helena” poiché la mitologia racconta che vi si rifugiò proprio la bella Elena allo scoppio della guerra di Troia.
[4] Alla lettera nel testo originale: "dalla cima fino alle unghie."