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Autore Elvis Presley

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Amerika, du tar mina vänner

Amerika, du tar mina vänner
[1997]
Text och musik / Lyrics and music / Testo e musica / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Björn Afzelius
Album / Albumi: Tankar vid 50

Björn Afzelius was influenced musically by Elvis and The Beatles, among other groups from the 1950's and 1960's. In this very short song, he accuses America of being responsible for the deaths of these important musicians.
Elvis Presley died of a heart attack on August 16, 1977 in Graceland, Memphis, Tennessee. John Lennon was shot to death on December 8, 1980 outside the Dakota apartment building where he lived with Yoko Ono. He was shot in the back 4 times by Mark David Chapman and died at Roosevelt Hospital.

Björn Afzelius è stato influenzato musicalmente da Elvis Presley e dai Beatles, tra gli altri gruppi degli anni '50 e '60. In questa brevissima canzone, Björn accusa l'America di essere stata responsabil della morte di questi importanti... (continua)
Elvis är död,
(continua)
inviata da Ceil Herman 17/10/2018 - 23:54
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God

God
(1969)
Album: John Lennon/Plastic Ono Band


Questa canzone è un capolavoro. È una canzone contro tutti gli idoli, a partire da Dio e dai suoi profeti. Una canzone che parla della possibilità di mettere da parte Dio per arrivare all'Io. La canzone che è costata la vita a John Lennon.

Ma partiamo dall'inizio. I primi versi sono nati durante una seduta di psicoanalisi. All'epoca Lennon si era infatti affidato alle teorie del Dr Arthur Janov inventore della terapia dell'urlo primario (Primal Scream) che sosteneva che l'uso della voce attraverso l'urlo primordiale o primario, riconducendo alle origini, porta l'individuo che lo compie a ricongiungersi, in una sorta di rinascita, con la propria psiche liberandola dalle proprie paure e traumi attraverso l'esternazione di rabbia ed emozioni. Cosa che Lennon mette in pratica in questa canzone.

Durante una delle conversazioni con Janov, Lennon... (continua)
God is a concept
(continua)
inviata da Lorenzo Masetti 10/11/2017 - 22:21
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Cotton Fields

Cotton Fields
[1940]
Parole e musica di Huddie Ledbetter, detto Leadbelly, che incise questo brano autobiografico nel 1940. Però i primi ad includere la canzone in album e a renderla uno standard, non solo della musica nera (dato anche il suo ritmo originario, comunque “country”) furono Odetta (“The Tin Angel”, 1954, con Lawrence B. Mohr) ed Harry Belafonte (“Belafonte Sings the Blues”, 1958).
Poi le moltissime cover, fra cui spiccano quelle dei Beach Boys e dei Creedence Clearwater Revival, nonchè quelle dei soliti “saccheggiatori” Johnny Cash ed Elvis Presley.

Propongo questo brano perchè, al di là del suo ritmo scanzonato, racconta della durezza della vita dei neri nel profondo sud degli USA alla fine dell’800, quando Leadbelly era un bimbo. I campi di cotone a perdita d’occhio erano il solo paesaggio, che la raccolta andasse bene e il prezioso vegetale non marcisse a causa del parassita “boll weevil”... (continua)
When I was a little baby
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 8/2/2016 - 22:03
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Big Boss Man

Big Boss Man
[1960]
Una canzone scritta da Luther Dixon ed Al Smith e resa celebre da Jimmy Reed che la incise nel 1961 nel suo album intitolato “Found Love”
Uno dei blues preferiti da Elvis Presley e B. B. King

“Oh grande boss, mi fai lavorare tutto il giorno e quando vorrei bere un goccio d’acqua nemmeno mi fai fermare… Oh grande boss, non sei affatto grande, se solo alto, e questo è tutto…”
Big boss man
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 16:01
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Baby Boom Ché

Baby Boom Ché
[1980s]
Scritta da John Trudell (1946-2015) con Jesse Ed Davis (1944-1988), come Trudell musicista e nativo americano, di etnia Comanche, morto di overdose molti anni fa.
Nell’album intitolato “Aka Graffiti Man” (1992), forse il lavoro più noto del grande musicista ed attivista politico nativo americano, di origine Santee Dakota, scomparso di recente.

Benchè Elvis Presley e molti altri mostri sacri del rock and roll dei Fifties e Sixties non siano certo stati nella vita dei rivoluzionari, in questa canzone John Trudell – un pellerossa, uno che ha sempre lottato per la libertà e la dignità del suo popolo, contro il regime dei “visi pallidi” e che per questo pagò un prezzo grandissimo (cui forse non è estraneo il tumore che l’ha ucciso a soli 69 anni), ossia la morte, quasi certamente l’assassinio, dell’intera sua famiglia nel 1979 – il musicista Trudell arriva a paragonare “The Pelvis”... (continua)
You wanna know what happened to Elvis?
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/12/2015 - 11:15
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なに言ってんだー (Love Me Tender)

なに言ってんだー (Love Me Tender)
[1988]
Parole di 忌野 清志郎 / Kiyoshiro Imawano (1951-2009), figura di primo piano del rock giapponese.
Sulla melodia di “Love Me Tender”, scritta nel 1956 da Elvis Presley e Ken Darby (sotto lo pseudonimo di Vera Matson)
Nell’album intitolato “Covers”
Testo trovato su Japanese Protest Songs

A due anni dal disastro di Černobyl', la mitica “Love Me Tender” di Elvis venne trasformata da Kiyoshiro Imawano in un’invettiva anti-nucleare: “I don't need radiation / I just wanna drink milk.”
La Toshiba, che produceva gli RC Succession del rocker giapponese, si rifiutò di pubblicare il disco e Imawano se lo produsse da solo con una casa discografica fittizia, la Kitty Records.
何言ってんだー、ふざけんじゃねー
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 18/9/2014 - 10:32
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Peggy Seeger: The First Time Ever I Saw Your Face

Peggy Seeger: The First Time Ever I Saw Your Face
[1957]
Parole e musica di Ewan MacColl, una struggente canzone d’amore diretta proprio a Peggy Seeger, conosciuta a Londra nel 1956.
Credo che i due la incisero per la prima volta nel 1962 nel disco intitolato “The New Briton Gazette, Vol. 2”
Il brano vanta centinaia di cover, che Ewan MacColl odiava dalla prima all’ultima e conservava in qualla che chiamava “stanza degli orrori”. La più detestata fra tutte era quella offerta da Elvis Presley.
La canzone divenne universalmente famosa nel 1972 nella - secondo me - straordinaria interpretazione della cantante nera Roberta Flack, scelta da Clint Eastwood per la colonna sonora di “Play Misty for Me” (“Brivido nella notte”), il suo debutto alla regia. La Flack l’aveva originariamente incisa nel 1969 nel suo debutto discografico intitolato “First Take”.



Cari, perfidi ma sensibili Admins, vi prego e scongiuro di approvare questo Extra perchè... (continua)
The first time ever I saw your face
(continua)
inviata da Bernart 25/7/2013 - 23:15
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Bruce Springsteen: 57 Channels (and Nothin' On)‎

Bruce Springsteen: 57 Channels (and Nothin' On)‎
‎[1992]‎
Words and music by Bruce Springsteen
Album “Human Touch”‎

“Cinquantasette canali e niente da vedere… Così ho comprato una .44 magnum fatta di buon ‎acciaio e nel nome benedetto di Elvis ho fatto saltare in aria quel televisore…”

Una canzone sicuramente dettata da una vicenda personale - quando il Boss, dopo aver chiuso con ‎la E-Street Band, come un qualunque astro nascente si trasferì dal nativo New Jersey nella Città ‎degli Angeli (e dei Diavoli) – ma se sulla CCG/AWS c’è già Television, The Drug Of The Nation non può certo mancare pure ‎questo brano di Springsteen… ‎
I bought a bourgeois house in the Hollywood hills
(continua)
inviata da Dead End 22/8/2012 - 09:38
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Don't You Push Me Down

Don't You Push Me Down
‎[1954?]‎
Nell’album “Nursery Days” pubblicato nel 1992.‎

‎“… Originariamente la bandiera della Rivoluzione americana era un serpente attorcigliato che ‎recava le parole ‘Non mi calpestare’: alle origini del rock and roll c’è l’inno militante di Carl ‎Perkins ed Elvis Presley ‘Non calpestare le mie scarpe di pelle blu’. E all’origine ‎dell’educazione e degli insegnamenti di Woody Guthrie, c’è una canzoncina che si chiama “Don’t ‎You Push Me Down”. Non mi spingete a terra, tanto la polvere non può uccidermi e non ho ‎intenzione di essere trattato così. Conosciamo Woody Guthrie come il cantante dei braccianti ‎sradicati dalla loro terra e degli sfollati della ‎‎Dust Bowl, la voce che racconta ‎la storia di ‘Furore’ dall’interno e ‎senza retorica. E conosciamo Woody Guthrie come il cantante delle meraviglie della sua terra e ‎della rabbia per chi se ne appropria indebitamente. Pensiamo a Woody... (continua)
Well you can play with me
(continua)
inviata da Dead End 13/8/2012 - 15:56
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Too Much Monkey Business

Too Much Monkey Business
[1956]
Singolo poi incluso nell’album “After School Session” del 1957.

“… Sono stato a Yokohama, a combattere in guerra.
Le cuccette dell’esercito – la sbobba dell’esercito – le divise dell’esercito – i trasporti dell’esercito. Ahh!
Troppe buffonate, troppe pagliacciate,
troppi imbrogli per farmici tirar dentro!...”

Un classico del r’n’r delle origini, in seguito riproposto da Elvis Presley, dai Beatles e da molti altri.
Ispirò anche Bob Dylan per la sua “Subterranean Homesick Blues”.

Nella sua bellissima versione del 1968 Elvis Presley sostituì a “Yokohama” il “Vietnam”.

Per la cronaca, Yokohama è una città parecchio martoriata e sfigata in cui non andrei mai a vivere…
Nel 1923 fu squassata da un violentissimo terremoto che uccise più di 100.000 persone e, siccome i giapponesi credevano che il sisma fosse frutto di un maleficio, molti di loro non trovarono di meglio che scagliarsi... (continua)
Runnin' to-and-fro - hard workin' at the mill.
(continua)
inviata da Bartleby 21/4/2011 - 08:58
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Green, Green Grass of Home

Green, Green Grass of Home
[1964]
Album “Live on the Road” (1966)

Il più grande successo del songwriter di Nashville Claude "Curly" Putman Jr. e una delle più belle interpretazioni di Porter Wagoner, “il tipo smilzo dalle pianure dell'ovest", uno dei giganti della country music.
La canzone fu in seguito proposta da moltissimi artisti tra cui Joan Baez, Elvis Presley, Johnny Darrell, Gram Parsons, Jerry Lee Lewis, Johnny Cash, Merle Haggard, Bobby Bare, Joe Tex e Tom Jones.

Un uomo ritorna alla sua casa d’infanzia, che ha lasciato molto tempo prima. I suoi familiari sono lì ad accoglierlo. Anche la sua amata Mary gli corre incontro sorridente ad abbracciarlo. Tutto sprigiona amore e pace. L’uomo rivede i luoghi e le cose a lui care, come il vecchio albero dove era solito arrampicarsi… Com’è bello accarezzare la verde, verde erba di casa.
Improvvisamente l’uomo si sveglia. Era un sogno. Non è tra i suoi cari, a... (continua)
The old home town looks the same
(continua)
inviata da The Lone Ranger 4/5/2010 - 11:15
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G.I. Blues

G.I. Blues
Dal film G.I. Blues (1960)
They give us a room
(continua)
inviata da Kevin Joyce 14/4/2010 - 02:39




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