The song “Julud,” dedicated to Aziza’s mother, is possibly the most emblematic song on the album combining intimate and stark desert poetry with an unyielding faith in the Saharawi political struggle.
انت مجد حياتي و صمود (continua)
inviata da Dq82 16/7/2018 - 17:36
Testo in inglese dal libretto dell'album
You are the glory and the foundation of my life (continua)
Nata in Algeria in un campo profughi Saharawi, presto orfana di padre, rimasto in Marocco, educata a Cuba e poi tornata nel campo profughi. Canta un po' in spagnolo un po' nella sua lingua natia, vale a dire il dialetto berbero hassanya, parlato dai Saharawi.
Il titolo del brano è in spagnolo. La sua traduzione sarebbe لا تتركني في أيد اعدويا
Nata in Algeria in un campo profughi Saharawi, presto orfana di padre, rimasto in Marocco, educata a Cuba e poi tornata nel campo profughi. Canta un po' in spagnolo un po' nella sua lingua natia, vale a dire il dialetto berbero hassanya, parlato dai Saharawi.
feat. ToteKing, Green Valley, Aziza Brahim & Shahira Amin
Singolo in sostegno alla Comisión Española de Ayuda al Refugiado (Cear).
"En la semana de la tragedia del mar de Alborán, donde han perdido la vida 49 personas, la única respuesta de nuestros gobernantes ha sido la de criminalizar a las ONG que están tratando de salvar las vidas y ponerles trabas en una labor que es responsabilidad de los estados"
This song is a protest against all the kinds of walls that there are in the world because they are a cruel infringement on human rights. And it is a clear reference to the largest sand wall in the world that Morocco built to divide the Western Sahara in order to prevent the return of the Saharawi refugees. This song also is a reflection on all the metaphoric walls that are a part of our society. For example, the prejudices that divide the people, like racism and intolerance.
Nota: il testo arabo è stato passato all'OCR, potrebbe necessitare una revisione
Los Muros (The Walls), un digno paisaje onírico del desierto, es emblemático del arte de Aziza. La letra se transforma desde una condena de las fortificaciones de arena, que Marruecos ha erigido a lo largo de la frontera con los territorios del Sahara Occidental (para prevenir un regreso de los saharauis a su tierra), en un reconocimiento de que mientras losmuros son trágicamente universales, también existe el espíritu imaginativo que nos anima a trascenderlos.
Nata in Algeria in un campo profughi Saharawi, presto orfana di padre, rimasto in Marocco, educata a Cuba e poi tornata nel campo profughi. Canta un po' in spagnolo un po' nella sua lingua natia, vale a dire il dialetto berbero hassanya, parlato dai Saharawi. [DQ82 + RV]
La canzone che qui presentiamo è tratta dall'album Soutak, del 2014; il suo titolo significa "Profugo, rifugiato".
Dopo oltre un anno dal suo inserimento viene reperito il testo originale che pertanto viene inserito. Lasciamo l'immagine dal libretto dell'album, anche se scarsamente leggibile, a memoria dell'inserimento del brano.
[DQ82 16/07/2018]
La canzone è in turco, o meglio il testo che hai inserito, è in turco; il che mi sembra c'entri assai poco con l'Algeria, sia coi saharawi e col Marocco. Sicuro di non aver inserito una traduzione turca del testo originale trovata da qualche parte...? (Nel frattempo, comunque, imposto la lingua).
A Gdeim Izik attivisti Saharawi posero un campo di protesta il 9 ottobre 2010. Durante la protesta si passò da qualche centinaio di tende ad alcune migliaia. Se inizialmente le istanze erano solo contro la povertà, la discriminazione e le violazioni dei diritti umani contro il popolo Saharawi successivamente la protesta si è evoluta in una vera e propria richiesta di indipendenza. Il 24 ottobre la polizia marocchina sparò contro un mezzo che stava entrando nel campo uccidendo un ragazzo di 14 anni. L'8 novembre il campo fu smantellato, sgombero che si concluse con 18 morti e 176 feriti, oltre a 3000 arresti. Alcuni processi sono ancora in corso
Album: Soutak
The song “Julud,” dedicated to Aziza’s mother, is possibly the most emblematic song on the album combining intimate and stark desert poetry with an unyielding faith in the Saharawi political struggle.