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Author Giuseppe Gioacchino Belli

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Er zagrifizzio d'Abbramo

Er zagrifizzio d'Abbramo
[16 Gennaio 1833]

Testo / Lyrics / Paroles / Sanat:
Giuseppe Gioacchino Belli

Musica / Music / Musique / Sävel:
Ardecore

Album: 996 – Le canzoni di G.G. Belli vol. 1

Diceva Orazio Ridentem dicere verum: quid vetat? / Dire la verità scherzando: che cosa lo proibisce? Già, ma quando si mettono in discussione o si fa ironia sui cardini del potere costituito la reazione da secoli non lascia scampo. Nella fattispecie il cardine è costituito dal “sacro”. Decostruire il sacro significa mettere in crisi le ideologie basate sulla separatezza, sulla distanza tra cielo e terra. L’ebraismo, il cristianesimo e l’islam con posture e misure diverse non lo consentono.
Siamo all’intreccio tra miti ed amministrazione del sacro. Roba per un serial di dimensioni appunto bibliche, coraniche e talmudiche, che potrebbe titolarsi “Archeologia per un massacro”: botteghino garantito.
[Riccardo Gullotta]
La Bibbia, ch'è una spece d'un'istoria, (Continues)
Contributed by Riccardo Gullotta 2023/1/11 - 23:54
Song Itineraries: Antiwar Anticlerical

The Kriegie Ballad

The Kriegie Ballad
[1943?]
Parole di Robert Garioch (1909-1981), poeta e traduttore scozzese
Sulla melodia di non so quale delle tante versioni di Botany Bay, ballata tradizionale sui trasporti nelle colonie penali australiane.
Testo trovato sull'ineguagliabile Mudcat Café

Robert Garioch era già un promettente giovane letterato, laureato nella natale Edimburgo, quando nel 1941 venne reclutato come telegrafista nella British Army e spedito in Africa. Catturato dai tedeschi nel novembre dell'anno seguente, si fece quel che restava della guerra come prigioniero in Italia. Qui da noi imparò la lingua e anche diversi dialetti e divenne un grande estimatore di Giuseppe Gioacchino Belli, la sua dichiarata maggiore influenza letteraria, insieme al poeta scozzese settecentesco Robert Fergusson.

A Brindisi e Vetralla (Viterbo), che Garioch cita nella sua "Ballata della (Crucca) Guerra", sorgevano due dei tanti campi di prigionia presenti sul territorio italiano.
Yes this is the place we were took Sir,
(Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2018/2/2 - 23:52
Song Itineraries: From World Jails
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Le risate der Papa

Le risate der Papa
‎[1834]‎
Versi del grande poeta romano dai “Sonetti romaneschi”.‎
Musica di Adriano Bono, dallo spettacolo “Adriano Bono e La Banda De Piazza ‎Montanara”, da cui è stato tratto anche un disco intitolato “996 vol.1 – I Sonetti romaneschi di G. G. ‎Belli”.‎




‎“Un sonetto estremamente caustico. Originariamente era dedicato a Papa Gregorio XVI, ‎considerato dal Belli la radice di molti dei malcostumi morali, sociali e politici che avevano reso la ‎sua Roma stalla e chiavica der monno. A questo Papa furono dedicati moltissimi ‎sonetti, e fu uno dei protagonisti più importanti dell'intero canzoniere. Tanto che quando morì, Belli ‎disse di lui: "A Papa Gregorio je volevo bene perché me dava er gusto de potenne dì ‎male". Oggi, attualizzando il discorso, mi pare che il senso del sonetto sia ‎ancora estremamente valido, e che la canzone possa essere dedicata a tutti quei potenti che un po' ‎troppo spesso si fanno vedere in televisione con ghigni o grasse risate sulla ‎faccia.Vi viene in mente qualcuno ‎in particolare?” (Adriano Bono)‎
Er Papa ride? Male, amico! È sseggno
(Continues)
Contributed by Bernart 2013/10/30 - 14:31
Song Itineraries: Antiwar Anticlerical
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La bbona mojje

La bbona mojje
‎[1834]‎
Versi del grande poeta romano dai “Sonetti romaneschi”.‎
Musica di Adriano Bono, dallo spettacolo “Adriano Bono e La Banda De Piazza ‎Montanara”, da cui è stato tratto anche un disco intitolato “996 vol.1 – I Sonetti romaneschi di G. G. ‎Belli”.‎



‎“La madre di una povera famiglia che non riesce a pagare l'affitto si rivolge al marito mentre si ‎accinge ad andare dal padrone di casa per ottenere una dilazione o una proroga di pagamento, ‎magari anche portandosi dietro la figlia minore per impietosirlo, e si raccomanda affinchè ‎l'uomo mantenga la calma in caso di rifiuto della richiesta, di non aggredirlo come fece l'ultima ‎volta, rischiando di finire in carcere e lasciando la famiglia senza sostegno. Miseria e disperazione, ‎dignità e rassegnazione, rabbia e fatalismo, pane quotidiano della plebe di tutte le epoche.” ‎‎(Adriano Bono)‎
Bbe’, ssò (1) ccontenta, sí: vva’, Ssarvatore:‎
(Continues)
Contributed by Bernart 2013/10/30 - 13:54
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Li soprani der Monno vecchio

Li soprani der Monno vecchio
‎[1832]‎
Versi del grande poeta romano – che qui si firmava “Pepp’er tosto” - dai “Sonetti romaneschi”.‎
Musica di Adriano Bono, dallo spettacolo “Adriano Bono e La Banda De Piazza ‎Montanara”, da cui è stato tratto anche un disco intitolato “996 vol.1 – I Sonetti romaneschi di G. G. ‎Belli”.‎



‎“«Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo», uno dei versi più noti di Belli. Ancora oggi capace di ‎sintetizzare in undici sillabe il rapporto tra l'autorità, i potenti - da una parte - e i sudditi, il popolo - ‎dall'altra.” (Adriano ‎Bono)
C’era una vorta un Re (1) cche ddar palazzo
(Continues)
Contributed by Bernart 2013/10/30 - 12:34




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